mercoledì 29 novembre 2006

Zingari e politica dei valori a Borgaro Torinese

Ieri ho letto, sulla cronaca di Torino, due articoli su una vicenda che è in corso e che ha come protagonisti Zingari, giunta e sindaco di Borgaro, interessi economici, preti e volontari.

Per un’emergenza circa 100 persone (compresi donne e bambini), sono “ospiti”temporanei di una tendopoli fatta su un terreno destinato ad altro. Su queste persone si è prodigata l’azione di volontari e preti per rendere possibile che i bambini (18) frequentassero la scuola e le donne i consultori. Meno piccoli a chiedere l’elemosina e più donne coscienti. A fine anno queste persone devono sgomberare. Ad oggi non è stata trovata una soluzione che consenta di non perdere quanto, faticosamente, si è conquistato. Le soluzioni proposte sono state rifiutate perché qualche genio (che ha nome e cognome) pensava di poterli destinare ad un’area che costeggia la tangenziale di Torino, è senza vie di accesso ed è molto pericolosa per i bambini. La giunta ,ed il suo illustre “capo” , se ne vuole lavare le mani.

Questo tipo di politici è un po’ la rappresentazione del paese, recentemente lo stesso sindaco ( così scrive il giornalista ) ha firmato una delibera che accetta che una società ( all’interno della quale siedono i figli del suo tutor politico- un ex senatore della repubblica) si occupi della costruzione del termo valorizzatore. L’articolo si dilunga su altri aspetti curiosi della vicenda (tipo che lo stesso sindaco è stato amministratore delegato della società che si occupa della raccolta rifiuti dell’area Nord, una sorta di filiera di interessi intorno alla spazzatura). Certo nulla di male e siamo certi che costui si è comportato seguendo le procedure (per il termo valorizzatore) e da buon paladino della legalità (per quanto riguarda gli zingari). Abbiamo un po’ i brividi a stare in compagnia di lor signori ma, sappiamo bene, interpretano quel sentimento caro ai più: non perdiamo tempo con le cazzate e pensiamo al business. Rimangono i preti, quei ragazzi di Acmos-terra del fuoco e gli zingari ed io che idealmente sto con loro (in buona compagnia di un consigliere dei DS e di altri). Quello che mi solletica la mente è questo: girano per il suolo patrio, fior di soggetti che sanno bene come valorizzare investimenti e soldi faticosamente accantonati. Sempre più spesso capita di notare che ci sono relazioni tra cordate di imprenditori, politici e loro parenti che, magicamente, vanno a creare società o fanno business, proprio su quelle aree o su quei servizi e mercati di sicuro sviluppo. Mi ricorda un po’ la storia di quel banchiere che fece una fortuna perché, tramite i piccioni viaggiatori, riceveva notizie esclusive su campagne militari ed altro che andavano ad influenzare l’andamento dei vari mercati borsistici. Senza sforzo lui metteva i suoi soldi lì. Non so voi, ma vorrei amministratori più attenti alla carne ed alla sorte di quegli uomini, donne e bambini che ai consigli di amministrazione di quelle società piene di amici e conoscenti. Mi farebbe stare meglio vicino al Natale

lunedì 27 novembre 2006

La lettera per mio figlio (una faccenda privata)


Mi andava così. Di metterla qui con la sua foto. Dedicata a questo piccolo brasiliano immenso. Che ha reso luminosa la mia vita e che ringrazio perchè c'è. Sabato ha giocato ed era un pò deluso.

Caro Lucas,

ti voglio scrivere questa lettera perché per qualche giorno papà non sarà con te. Mi mancherà da morire la vista del tuo bel viso, le tue bizze, i tuoi misteri e tutte le storie che ci racconti quando ne hai voglia.
Un po’ meno mi mancheranno le tue telefonate scroccate ed i disastri economici (che con la complicità di mamma) ogni tanto fai.
E’ la vita. E se guardo indietro ripenso a quanto ho fatto disperare la mia di mamma, ed a quanto oggi mi manca.
Vado a trovare mio papà perché ogni tanto ho bisogno di stare con lui, anche se non parla molto ho bisogno della sua presenza e di toccarlo. Da ragazzo, quando avevo la tua età, lo vedevo poco. Era sempre impegnato nel lavoro ed il tempo che si trascorreva insieme non era molto.
Vedrai che da grande sentirai nel profondo del cuore quelle sensazioni e quei sentimenti a cui, ora, non riesci a dare un significato. Sei troppo impegnato a crescere ed a bruciare le tappe.Il tempo che hai davanti è infinito rispetto al mio e non hai ancora voglia di guardarti indietro.
Voglio parlarti di Sabato e del ragazzo che ho visto giocare e sedere deluso in panchina. Sappi che ho ammirato il tuo coraggio quando hai provato a calciare al volo quel pallone. Non è andata bene ma i grandi campioni per essere tali devono osare. Le cose a volte riescono ed a volte no. L’importante è provarci.
Come ti ho detto eviterò di vederti giocare. Non voglio che la mia presenza ti condizioni ed è giusto che tu faccia i conti solo con te stesso.
Quello che penso di te lo sai. Sei un talento immenso, ed un grande campione. Il tuo cuore e la tua anima stanno lottando per liberare le qualità che possiedi. Lo vedo. Ci devi credere, se ci tieni. Ma prima di ogni altra cosa devi assumere un atteggiamento diverso. Più determinato, più cosciente dei tuoi mezzi, più forte fisicamente. Devi essere solo quello che sei.
Tutte le volte che ti allenerai e le volte che giocherai guarda te stesso e guarda gli altri. guarda la differenza e ringrazia chi ti ha dato quello che hai. Il fisico, la corsa, la resistenza, il coraggio. Mettici tutto te stesso, fagli sentire cosa sei. Raddrizza le tue spalle, scalda i tuoi muscoli, guarda negli occhi i tuoi compagni ed i tuoi avversari e RUGGISCI.
Sei un leone amore mio e per me lo sarai sempre.
Papà

Quando governa il centro sinistra

Sono uno di quelli che quest'anno ha preso la sua scheda elettorale ed è andato a votare per il centro sinistra, sperando di far cadere il Berlusca (cosa avvenuta) e di verificare se alle parole corrispondevano i fatti. In verità ci sono andato perchè non sopportavo oltre quella congrega, di ciarlatani, decidere e governare su cose che sono anche mie (nostre). Gli volevo fare pagare anche un pò quei giorni del G8 (dimentico per un attimo di quello che avvenne a Napoli qualche mese prima con un governo amico.ops!).Un pò di sospetto nel programma lo avevo. Troppe cose messe a bollire in quel pentolone e poi....Rutelli in grisaglia e Fassino in abito blu con la loro vocazione a rincorrere Blair e l'Inghilterra.E tutto quel tempo a rispondere sulla moralità del Consorte, un compagno che ha riempito le Coop di precari e le tasche di euro(i).
E tutto quel tempo a discutere ,con l'ex radical chic, di poltrone e di incarichi di governo. Ovvia! E' la democrazia. Peggio di quello, ho pensato, non c'è nulla. Quindi animo compagni e mettiamo (dopo anni) l'infida scheda nell'urna. Inizia l'avventura. E lor signori danno inizio alle danze e lo spettacolo lascia sbalorditi. Bertinotti santificato ed ingessato, accompagnato alla sempre abbronzata moglie, presenziare a tutti gli alza bandiera.La Melandri sul carro dei vincitori del mondiale (appena passata dal parrucchiere) dare in escandescenze vicino a Materazzi, e D'Alema compito con gli altri ricevere i trionfatori come si conviene quando si vince ( e non si fa quando si perde ). Ma sì, uniamoci al giubilo peccati veniali. E la spartizione delle poltrone? Con Cento diventato miracolosamente sottosegretario (se non erro) all'economia. Il suo curriculum è una tavola a testimonianza delle competenze acquisite. Lui è un esempio, poveraccio, ma gli altri non è che siano da meno. Se non altro il Ruta lo tengono buono con un ministero di spessore e rappresentanza a stampare locandine con i Bronzi di Riace.Orbene cosa vi attendevate voi volgo volgare da questi qui? Quali sono le priorità che avete in agenda (come mi è caro questo linguaggio) al mattino quando inizia la dura giornata? Be quelle del governo sono quasi le vostre. Tutti i giorni ci interroghiamo perchè non facciano partire queste benedette liberalizzazioni, perchè non allentino i lacciuoli che tengono questo benedetto paese. Perchè non trasferire armi e bagagli tutto (energia, acqua,strade,infrastrrutture etc) nelle mani di questi nostri capaci capitalisti. Certo qualche incidente di percorso ci sarà (guardate la Telecom) ma volete mettere il privato? E per non parlare delle pensioni. Stì soldi li volete o non li volete dare ai fondi pensione che tanto tra trent'anni non c'è n'è più per nessuno? Be certo quel 7/8% del vostro salario non varrà un cazzo. Però, insieme al 40% di quello che prendereai quando avrai 65 anni, ti permetteranno di metterci un pò prima di andare sotto i ponti. E quel buchetto da fare nella montagna per modernizzare il paese? Certo tra trentanni (forse 25) l'opera sarà realizzata e chi lo sà che sarà successo nel frattempo. Però vuoi mettere impiegare 2 ore in meno per arrivare sul bancone di un supermercato di Parigi?Si tra 25 anni ma non sottilizziamo. E poi la pace! Ad essere onesti il baffo molto si muove sull'argomento e un pò filo arabo è. Su questo aspettiamo, un pò sperando di non essere tra quelli che fanno opere di bonifica (bombardamenti) in Afghanistan.Però quell'aumentino sul bilancio dello stato per le spese militari? Ed i precari? Anche il Padoa ne ha una certa esperienza in fondo, perchè due dei suoi figlioli lo sono (lo ha dichiarato lui). E cosa facciamo per farli stare meglio. Idea da genio: aumentiamo il costo della previdenza così se e quando andranno in pensione qualche centesimo in più lo avranno. Si non sottilizziamo che chi usa un Co.Co.Co. non ha l'obbligo di darti un minimo salariale legato a qualche contratto di categoria e che quell'aumento te lo pagherai tu, ma così è se vi pare. Ora pongo la questione, si può o popolo di Kilombo parlare così del nostro beneamato governo o vi incazzate lo stesso?

venerdì 24 novembre 2006

Da miccia corta-una storia di Prima linea


Riporto una parte del libro di Sergio Segio (introduzione) intitolato miccia corta. C'è qualche numero su un periodo che io e molti di noi hanno vissuto.Tanti hanno rimosso dalla memoria. Voi in quegli anni cosa facevate e cosa pensavate. Ed ora ?

Riaprire un dibattito su cosa deve fare la politica, e su quello che è stato il terrorismo, secondo me dovrebbe servire a dare un indirizzo alla prima ed a capire se oggi c'è ancora spazio per un'approccio alla materia, ed un diritto alla critica, per quelli che non si fanno omologare e che rifuggono dai confini stretti dei partiti.

Personalmente ricordo la mia rabbia da adolescente ed a come questa non trovava risposte in strutture di partito troppo impegnate a gestire le consorterie del potere.Molti di noi non avevano un modello di società definito nel dettaglio. Vivevano sulla pelle una serie di questioni (lavoro, emarginazione. precariato) che hanno trovato uno sbocco nella lotta armata. Hanno prodotto dolore, e quello che è risultato evidente, dai processi di delazione e dal modo rapido in cui implose quel sistema, è stata la fragilità emotiva di quei soggetti. Pensavano di fare i partigiani e non ne avevano la forza e la visione.

Ma oggi? Possibile che la sinistra abbia ancora così paura dei simboli e dal modo estremo in cui vengano poste delle questioni? E la risposta è solo dire che sono dei provocatori? E' ovvio che vogliono provocare. Credo che il peso specifico delle ingiustizie non sia cambiato in questi anni.Che la distribuzione del ciò che c'è tra chi ha e chi fa fatica ad avere abbia accentuato le differenze.Che in questo c'è il seme della violenza di oggi e di domani. Che risposte dare? E quale tipo d'impegno? Loro e noi, del movimento di quel tempo, abbiamo perso. Ma quelli che hanno vinto cosa hanno vinto? E cosa produce oggi nei rapporti tra gli uomini questa loro vittoria?


«La storia di Prima Linea sinora non era mai stata scritta. I fatti forse allora erano troppo vicini. Ora sono probabilmente divenuti troppo lontani. Ma non dispero che questo Miccia corta possa innescare finalmente un prossimo lavoro più ampio e collettivo. È un valore aggiunto che mi auguro di consegnare a queste pagine.

Che escono in un momento probabilmente tra i peggiori degli ultimi anni. Anzi degli ultimi due decenni. Un momento in cui è crescente e concretamente operante uno spirito rancoroso e ulteriormente vendicativo rispetto a quelle vicende e agli anni Settanta. Uno spirito che paradossalmente è divenuto più forte ed esplicito man mano che è trascorso tempo da quei fatti e da quelle lacerazioni».

«Dovrebbero bastare le cifre a svelare quanto si sia piuttosto trattato di un ampio fenomeno di radicalità sociale: secondo una stima, o più probabilmente una sottostima, sono stati 20.000 gli inquisiti per fatti di lotta armata e almeno 4200 sono stati incarcerati a seguito dell’accusa di banda armata o associazione sovversiva. Trecento hanno avuto pene con meno di 10 anni, oltre 3100 più di 10 anni, quasi 600 più di 15 anni, centinaia sono stati gli ergastoli. Oltre 50.000 anni di galera sono stati nel complesso già scontati. Delle migliaia iniziali, quasi 200 sono ancora detenuti, parzialmente o totalmente. Tra loro 77 sono gli ergastolani. Analoga è la cifra di quanti sono fuggiti all’estero».

«Ora è rimasto solo il dolore di quanti sono stati colpiti, dei loro famigliari. Ma anche di quelli dei militanti uccisi o a lungo incarcerati. Ed è rimasto l’eterno accanimento nei confronti dei vinti».

La truffa dei fondi pensione.

Per quelli che pensano che non sia un'inculata e che così le nuove generazioni staranno meglio.
Qui si parla di fondi pensione, una materia ostica. Il pregio dell'articolo, che vi invito a leggere, è quello della chiarezza e della semplicità. Mi sento di porre alcune questioni sull'argomento.Il tipo di società e di ammmortizzatori sociali che stiamo progettando, è molto vicina ad una specie di mostro nel quale lo spazio per i servizi e la loro fruibilità da parte di tutti noi, sarà sempre più difficile.la discriminante del reddito e della capacità dell'individuo di poter far conto, nell'arco della sua vita (scuola,lavoro,periodi di disoccupazione, malattie invalidanti,pensione e vecchiaia), ad una copertura di quelli che sono i suoi diritti di base è ormai messa nell'angolo e l'orizzonte è nero. Prendo spunto da un paio di episodi che mi sono capitati nell'aultimo periodo.
Amico precario con contratti co.co.co (istruttore di ginnastica in una palestra).Un giorno si reca al lavoro in bicicletta.Lo fà per risparmiare i soldi del pulman.Una macchina lo investe. Periodo di 15 giorni di inattività. Chiede all'inail di essere risarcito perchè l'incidente è capitato durante il suo spostamento casa/lavoro (in questo periodo soldi niet).Risposta: l'inail non risarcisce perchè aveva l'alternativa del pulman che è meno pericoloso.E' chiaro che questa persona non si può permettere un'assicurazione.
A mio suocero viene diagnosticato l'Alzaimer(malattia terribile). Chiediamo sostegno al comune.Il reddito da pensione è di circa 650€ al mese perr lui e di circa 350€ al mese per sua moglie. hanno un rispamio di 10.000€ in bot.Risultato dovremo aspettare 2 anni per avere una qualche possibilità che sia ricoverato.per fortuna riusciamo ad attivare un assegno di sotegno che permetterà di pagare una badante (circa 800€) per il resto cazzi nostri.
Leggo che la CGIL è in polemica con la FIOM per il sostegno di quest'ultima ad una manifestazione contro il precariato.Lor signori vivono in una torre di cristallo, ed il segrtario di quel sindacato è forse troppo impegnato ad acquistare case a Parigi per occuparsi di cose serie(demagogia).Quando ritorneremo ad occuparci di cose di sostanza. Quando riprenderemo una marcia con una visione strategica di maggiore equità e giustizia sociale? Quand'e' che ritorneremo ad occuparci delle persone in carne ed ossa?
"leggi cliccando sul titolo"

giovedì 23 novembre 2006

I tempi ritornano e le cose non sono cambiate nel Chiapas

Nel 1993 il 31 di Dicembre ero a S.Cristobal in Messico. A mezzanotte qualcosa cambiò nella mia vita. Ho letto il giornale oggi. Parla del Messico e del Chiapas. Si sentono rumori di spari nelle strade. Mi sono ripreso quello che scrissi all'ora.
"14 ore e saremo a S.Cristobal.La notte che passo su questo vecchio pulman massacra il mio povero collo. Maurizio corteggia un'americana che viaggia con il suo fidanzato.La strada si inerpica tra le montagne.La nebbia ci viaggia attorno velocemente.Le cime appaiono e scompaiono all'improvviso.Fa freddo. Nel dormiveglia percepisco il passare dei nuovi passeggeri che il pulman raccoglie lungo la strada. I volti sono i soliti di sempre: indios.
L'arrivo risveglia le energie residue.L'albergo che decidiamo di occupare è in via degli insorti.
Chi cazzo è che bussa freneticamente alla porta?
Sono le 8 ed abbiamo dormito 4 ore.Dal profondo delle lenzuola emerge il volto del mio amico.Certo che si ha una bella aria da coglioni.In mutande apriamo la porta.Il padrone dell'albergo si precipita dentro per dirci di rimanere chiusi in camera perchè lì fuori c'è pericolo di morte.Il paese è circondato dalla guerriglia e lui non garantisce per la nostra incolumità. L'drenalina percorre velocemente le viscere. Pericolo di morte. E' un buon motivo per assaporare quella sensazione amarognola che si prova sempre in quei momenti. Incoscienza. O forse la percezione che questi sono anni scoloratissimi e di merda. La luce del sole mi costringe a camminare con gli occhi semichiusi, la macchina appesa al collo.
Vedo una specie di barricata all'angolo della piazza.Mobili spaccati ed accatastati.Sul fondo, verso il municipio, gruppi di persone. Gli occhi nerissimi dietro il passamontagna, sembrano attraversarmi tutto mentre provo a fotografare quello che vedo. Galleggio in un sogno ed ho voglia di urlare. Nel mezzo di un casino o una rivoluzione il 1° di gennaio!
Uomini piccoli, volti seminascosti da fazzoletti rossi, divise verdi oliva, fucili artigianali, qualche mitra. Donne,bambini assonnati, una comunità disperata e stanca. Osservano la nostra curiosità da dietro i loro fucili. In alto si sente il rumore di qualche aereo. Uomini piccoli,stanchi,con gli occhi semichiusi dal sonno, famiglie intere intorno ad un genitore con un fucile in mano. Uomini grandi e grossi, grassi delle loro vitamine e della giusta dieta per vivere il più a lungo possibile, camminano tra quegli uomini piccoli con cineprese all'ultima moda.
Gnomi nell'animo, colpiti da questa gente sfacciata, presente lì a festeggiare un anno con la rabbia e la critica sintetica di un fucile artigianale tra le mani. Assaporo la gioia del disordine generato da questa gente. Non aconosco ancora le ragioni della loro presenza, ma intuisco che non sono certamente quelle di chi accetta supino che qualcuno abbia già deciso l'ordine delle cose. Uomini piccoli mi riscaldano l'anima, sento una carica dirompente scuotermi dall'interno. Un caos magmatico di pensieri, sensazioni ed emozioni.
La riunione è sotto il porticato, viene distribuito un volantino con scritte le ragioni della lotta.Gente che muore di dissenteria, un territorio depredato per estrarre petrolio, alberi abbattuti per costruire pavimenti in qualche casa lontana, medicine che mancano, analfabetismo e mortalità infantile. Un urlo disperato e soffocato da sempre. I poveri hanno solo il diritto alla pietà, non al riscatto. devono saper accettare una violenza che si consuma tutti i giorni sulla loro pelle, per la semplice ragione che gli viene riconosciuto il diritto a spostarsi un pò più in là.E che non rompano i coglioni. Il problema è che un giorno questa gente arriva sul limite di uno spazio dove bisogna scegliere se saltare e morire o provare a vedere cosa accade se ci si rifiuta di farlo. Scelte individuali di violenza disperata, quella che ho provato in mille altri luoghi anche su di me.
Ricordo il Perù,il Marocco, ovunque qualcuno ha tentato di sottrarmi quello che mi apparteneva. Qui potrebbero fare lo stesso.
la dichiarazione di guerra viene letta e commentata da quelli che smbrano i rappresentanti di questa gente. Tra tutti uno in particolare, con il volto coperto dal passamontagna, una tuta nera ed il petto attraversato da due bandoliere piene di proiettili. Il subcomandante Marcos parla lentamente della sua gente, del tempo necessario ad organizzare tutto. Della volontà di morire lì in quello spazio piuttosto che nella selva di fame e di freddo. Conclude il suo intervento ed un spazio di silenzio, di gente impietrita e colpita dalle sue parole, viene interrotto da una selva di pugni alzati in aria, sombreri scagliati gioiosamente verso il cielo, fucili e pistole galleggianti tra decine di teste. W la rivoluzione.
La coscienza afferrata da una mano gigantesca, sembra rattrappirsi di fronte a fatti che sono la sintesi di discorsi sempre fatti in casa.Sono distrutto dentro, ripercorro il mio tempo passato, il presente e quello che mi aspetta a casa.Mi sento colpevole di non so quale crimine, forse l'indifferenza alla vita di questi ultimi anni. Ripenso alle cose viste ed ascoltate in salvador, a quello che si intuiva in Marocco, alle Land Rover del Polisario che un giorno ho visto correre sulle dune del deserto inseguite dai blindati.Ripenso a quel saluto che insieme a Franco facemmo ad un barcone pieno di laotiani armati sul fiume Mekong, ai loro pugni alzati con i mitra.Ripenso alle parole di quel venditore di tavolini in Birmania, il suo disprezzo verso un governo che ne opprimeva la voglia di sentirsi libero.Ho negli occhi le donne Karen di un villaggio Birmano, vuoto di uomini impegnati a difendere una striscia di terra.Ripenso alle parole di abdel ad Erfoud, alla sua disperazione nel sentirsi così lontano dal mio mondo e dai miei privilegi.Rivedo quella colonna di profughi al confine con l'Honduras. I villaggi Kmer tra Cambogia e Thailandia, quelli dei rifugiati guatemaltechi non lontani da qui. Rivedo i bambini di Londonderry, i blindati dell'esercito inglese,le strade buie di belfast, le bombe del Sinn Fein, i suoi martiri sui muri, la cocciutaggine di cattolici e protestanti, tutti attaccati allo stesso slogan: non arrendersi.Ripenso a casa mia, all'ordine perfetto di tutte le cose presenti, alla mancanza dello spazio sovrano presente in Perù, ai campi della Dea al confine con la Colombia.Bambini che mi rincorrevano disputandosi una moneta. al mio fastidio per un barbone.I pulitori di scarpe, la famiglia di campesinos che di notte ci chiese pochi soldi per andare a dormire. Il ritorno a casa carico di regali.E poi lo spazio, solo quello, i tanti momenti trascorsi nel silenzio con immagini di gente a piedi per le strade del mondo.Le tante schiene chine, armoniosamente allineate e composte nei movimenti, dei contadini nelle risaie in Cina.Mi viene in mente Giulio, l'ultimo incontro prima di strade divise e la sua partenza per il Nicaragua.Osservo i ricordi qui in questa piazza, in questo 1° di gennaio e per la prima volta da tanto tempo piango.
Le luci della piazza e quelle del palazzo vengono accese verso le 19.
dalle finestre e dai balconi del municipio i guerriglieri spuntano armati.
Viene montato un altoparlante. Marcos si rivolge a noi dal balcone centrale.
" Ci avete chiesto se abbiamo intenzione di uccidervi, se vogliamo tenervi prigionieri, avete paura per la vostra libertà. Nessuno di voi ci ha chiesto in verità cosa può fare per noi. Nessuno ci ha chiesto cosa può fare per aiutarci"
Quando di giorno ci allontaniamo, gli aerei iniziano i bombardamenti dei villaggi occupati dagli indios.Sentiamo il fragore delle bombe che devastano e straziano terra, uomini e gente disperata. In due giorni di combattimento i morti saranno 600. So che loro sono lì, e non si arrenderanno.

martedì 21 novembre 2006

La sinistra e la sua classe dirigente

"Abbiamo fatto tutto nella legalità" questo farfugliava il governatore ex sindaco ed ex ministro sig. Bassolino. " Abbiamo fatto tutto seguendo le regole" questo balbettava l'assesore Tricarico in risposta a chi gli chiedeva conto della svendita di casa Gramsci. LE REGOLE, la legalità. Ho nelle orecchie i fiumi di parole che lor signori hanno speso su questi due semplici concetti. Ho nelle orecchie le loro parole, ho negli occhi le loro facce ed il risultato delle loro azioni. Bè credo che valga la pena fare un pò le pulci a questa classe dirigente, a come gestiscono il potere (il loro potere), alle consorterie degli amici che gli girano attorno, a come ci prendono per il culo ed a quanto ci abbiamo creduto.
Avete visto che spettacolo il Bassolino in televisione? Ve lo ricordate il Cofferati che davanti a tre milioni di persone, con i capelli scomposti dal vento ci raccontava che noi si appartiene alla cultura della solidarietà e non dell'elemosina? Lo avete visto com'è grigio e tetro quando parla di regole e prende a calci nel culo quattro straccioni baraccati? Secondo voi avrebbe scelto Stalin o Rosa Luxemburg uno così?
Avete visto il Fassimo uomo di governo e di partito parlare di riforme strutturali e di banche come se fosse Tommaso Padoa secondo?
Ma questo ci vuole raccontare che per fare stare bene i precari di oggi domani dobbiamo tagliare quattro soldi a ch prenderà 1.000 € di pensione e farlo lavorare di più ?
Ed il Massimo baffino con quel vestito e la croce al collo genuflesso di fronte sua santità? (come vorrei essere spagnolo)
Ed i loro manager? Quelli della coop che prendono una paccata di milioni di euro di consulenza e vanno tranquillamente all'estero per evadere le tasse.
Penso sommessamente che questa gente debba essere rimandata a calci (metaforici) in qualche quartiere di periferia e da lì provare a gestire un semplice condominio. Secondo me gli manca il contatto con quel momento magico che è l'assemblea di un gruppo di persone che si accapiglia su tutto, che cerca di capire nel dettaglio perchè deve fare qualcosa e che vuole capire s eè possibile fare le stesse cose spendendo meno soldi.Li vorrei vedere senza il codazzo di consulenti pagati profumatamente, spiegare e chiedere consenso sulle loro scelte.
Devo dirvi popolo di corvi rossi, di precari e di evasori fiscali che mi sono rotto i coglioni e che ho un profondo disgusto per quanto accade tutti i giorni. Vivo a Torino città amministrata da un sindaco che crede di essere un sorta di re sole, persona che prova fastidio nel dare risposte perchè pensa che le domande si fanno solo una volta ed ogni cinque anni. Bè a questa persona un pò di cose le vorrei chiedere, ad esempio : perchè non ha chiesto i danni a chi ha prodotto quella indecenza che si chiama parcheggio Fusi, perchè ha prodotto la svendita di un simbolo della sinistra, perchè vuole ricomperarsi dalla Fiat e da Cazzola (con i soldi nostri) il Lingotto,perchè li dentro come presidente c'è un loro amico e non uno scelto dopo pubblico concorso e con maggiorre trasparenza, perchè dice di non avere soldi per amministare e poi pensa a cose così impegnative dal punto di vista economico, perchè non taglia un pò di consigli di amministrazione e di consiglieri pagati da noi dentro quella miriade di società di cui non si sà un cazzo, perchè costruisce parcheggi che poi costeranno 2€ l'ora e non si vede un euro d'investimento per rendere più respirabile l'aria, perchè vuole convincerci che un'opera che buca una montagna e che per essere prodotta ha bisogno di 25 anni di lavoro è una delle condizioni per non essere tagliati fuori (ma tra 25 anni quante trasformazioni avrà subito questo paese?). Questa classe dirigente di sinistra! Che orrore il prodotto di tante lotte. Si lottava per estendere i diritti ed abbiamo i peggiori messaggeri del liberismo senza regole (Treu docet). pensavamo che dovessimo dare un orizzonte diverso alle nuove generazione e produciamo lo stesso tipo di cultura della destra (competitività, gomiti aguzzi e faccia feroce per sopravvivere, è il mercato bellezza!)Provare a ripartire? Non lo sò, datemi un pò di conforto e qualche speranza. IO QUESTI NON LI SOPPORTO PIU'.

lunedì 13 novembre 2006

Gli eroi e le persone normali


Io voglio celebrare il coraggio di quelli che si espongono. Di quelli che lo fanno a mani nude, senza armi e con l'incoscienza di voler afferrare gli anni e di volerli vivere intensamente, dando un senso a tutto quello che è vivere. Voglio celebrare chi stà con i deboli, chi asciuga le loro lacrime e strappa un sorriso ai loro bambini. Voglio celebrare quegli uomini e quelle donne che mi fanno stare bene.
Vi propongo la seconda mail ricevuta da questa nostra amica che opera come dottore a Kabul.
Buona lettura.


Oggetto: Re:R: R: kabul


che bello sono finita su un blog!!!!!!!non ricordo i particolari della mia
mail speriamo.. non ho visto dalema ma non ho neppure sentito parlare di lui
qui si vede che non ha lasciato grandi tracce! qui il lavoro è sempre uguale
anche se con il tempo più rigido sembra che la gente si spari meno e che i
bimbi cadano meno dall'alto non diminuscono invece gli incidenti da mina e
purtroppo recentemente abbiamo dovuto amputare un bimbo e oggi un adulto e
pensare che queste mine le costruivamo noi in italia! dovresti vedere che
distruzione producono nel corpo questi ordigni! oltre tutto questi pazienti
spesso sono coscienti ma mai una lacrima e neppure un lamento! qui il tempo
è freddo di notte e di giorno spesso piove e le strade diventano un disastro
con incidenti che ci fanno affluire molti pazienti fratturati e con traumi
cranici per il resto non ci sono altre novità grazie per aver telefonato a
carlo alberto: è un caro ragazzo e spero che riesca a realizzare i suoi
studi per me è sempre un bel ragazzo ma la mamma non fa testo spero che il
tuo piccolo continui ad avere successo con il pallone salutami mario

domenica 12 novembre 2006

La politica con la P maiuscola e l'acqua


Torno un attimo a distrarmi con la politica, e con ciò che accade nel nostro magnifico villaggio.
Lascio il Killer del Buio e la Luce e mi occupo di cose terrene.
Quando penso alla politica, non posso fare a meno d'immaginare che le persone che la rappresentano dovrebbero essere in primo luogo TITANI in grado di spingere, con la loro visione del mondo e della società, noi umili cittadini verso traguardi ambiziosi e di largo respiro. Dovrebbero farci alzare al mattino con l'orgoglio di essere parte di una comunità forte e salda nei suoi valori di riferimento, con la consapevolezza di essere parte di un progetto ambizioso ma bello.
E invece cosa ci capita? Omuncoli che biascicano parole incomprensibili, stretti nelle loro giacchette stirate all'ultima moda. Tutti uguali e distanti da noi, dalle nostre gioie, dai nostri guai e dalle nostre debolezze. Si sogno un leader, o una comunità di leader in grado di scuotermi negli andri più remoti della mia coscienza, che mi dia di nuovo la voglia di occupare il tempo occupandomi degli altri, che abbia chiara la differenza tra grandi obiettivi e sopravvivenza grigia. Provate un pò a fare l'lenco delle priorità e di quello che vorreste cambiare, mettete su una colonna questi vostri desideri e sull'altra le cose di cui sentite parlare in televisione da lor signori. Faccio qualche esempio. E' di moda parlare di infrastrutture e di opere in grado di modernizzare il paese, elementi foondamentali per la competitività del sistema. Belle parole, per fare questo ci dicono che bisogna costruire più autostrade, bucare montagne, far circolare più velocemente le merci etc. Poi accade che in fondo alle cose accada sempre più spesso che qualcuno dica: signori attenzione la nostra risorsa più preziosa è l'acqua e tra un pò non sapremo come fare per farla arrivare. Nelle abitazioni, nelle fabbriche, negli ospedali . L'elemento essenziale della vita , quello da preservare, quello su cui investire tra un pò sarà così scarso che potremmo anche farci a pezzi per procurarcelo e sopravvivere.
Non sembra un problema che interessi granchè..adesso. Parlo dell'acqua perchè questo è un modo per dire di quanto siamo distanti dalla sostanza delle cose. Di come siamo persi nel confabulare di cose che non mutano in meglio il nostro modo di vivere e di pensare.Di come non investiamo per le future generazioni, di come in fondo non ci importi un gran chè di come andrà a finire.Bene vorrei un leader che, partendo dall'acqua, si alzi un giorno e dica:
" Gente ho un sogno nella mia testa, vedo i nostri figli uniti ai padri formare una catena di braccia. Raccogliere la sabbia da quel pozzo in cui abbiamo buttato i nostri sogni. Arrivare alla fonte di quell'acqua che una volta scorreva in superfice e riportarla qui tra di noi. Sogno una generazione che sappia distribuire e non accumulare. Costruire e riparare e non distruggere. Fermarsi a pensare e non urlare. Camminare e non correre. Sogno di riportarvi ad una dimensione di uomini. A come siete stati nei vostri sogni di ragazzi e a come rimpiangete di non essere stati da vecchi. Vi voglio portare verso un nuovo futuro.... nello stesso vecchio mondo"

mercoledì 8 novembre 2006

IL BUIO E LA LUCE 4

Ci sono viali lunghissimi a Torino. Gli alberi lungo le strade per lo più sono malati. Le foglie rosse di quest'autunno cadono in ritardo. Dicono che dipende dal clima che cambia. I viali sono larghi, per la maggior parte. Le macchine li percorrono veloci. Il paesaggio di questa città è ordinato, anche in periferia. Lungo il greto dei fiumi i rifiuti, e le buste di plastica, sventolano dai rami dei cespugli. In un posto simile trovi tempo per essere malinconico, triste, allegro, pazzo e depresso. E' quello che accade ora. A me!
Questi pensieri si muovevano nella sua testa. Mischiava tutto. Pensava senza un ordine logico a quello che la città stimolava in lui. Le cose che lo circondavano.E le persone. La differenza rispetto ad altri luoghi, in cui era stato, la faceva la gente. Forse era quello l'impulso che lo aveva fatto scendere dal letto con in testa l'idea di rimettere tutto in discussione. Non voleva cambiare le persone, il loro modo di pensare e di agire. Le voleva semplicemente eliminare. Per lui , in quell'istante, tutti erano uguali. Nulla che li differenziava. Non le loro storie, o i loro abiti. Non l'ostentazione del tanto o delniente. A tutti imputava una responsabilità. e per quello avrebbero pagato. Le due signore . Si ricordò della volta in cui provò a chiedere una mano per risolvere una situazione di pacifica coabitazione. Lo colpì la loro ritrosia, quella volta. Il non volere immischiarsi. E lui era rimasto da solo, con il suo problema. Vivere chiusi diventando vecchi. Ed allora a cosa servi? Aveva pensato questo rimettendo in ordine le cose e pulendo il pavimento dalle macchie di sangue. Era questa la missione di una vita. Non giudicare passando dai se e dai ma. Fare pulizia. Rigenerare il paesaggio liberandolo dalle scorie. Gli venne in mente quella canzone che ascoltava da ragazzo. Parlava di quella città, dei viali alberati e delle montagne scintillanti all'orizzonte. Si rilassò e sorrise. Alla radio già parlavano di lui.