lunedì 18 dicembre 2006

Questo governo e quella specie di presidente


Anche il presidente Napolitano scende in campo e se la prende con i clandestini.
Attenzione, nel discorso in realtà l'uomo offre uno spaccato di quella che è la situazione di certa sinistra.
Io l'ho trovato delirante, senza cuore e privo di quella onestà intellettuale che ci si aspetta da uno come lui.
In sostanza il presidente dice che e'vero siamo stati un popolo di emigranti (nel passato), ora lo siamo molto di meno ed esportiamo solo gente con il bollino blu (specialisti e professionisti).
Secondo il rapporto MAE sulla comunità italiana nel mondo (anni 1985/1987), ci sono 58.000.000 di oriundi italiani all'estero.
Tra il 1870 ed il 1980 circa 27 milioni di Italiani hanno lasciato il proprio paese.
Secondo le stime della Caritas (dato aggiornato al 2004) in Italia risiedono 2.598.223 stranieri.
Nel 1949 il reddito medio di un nostro conyerraneo era di 159$ anno contro i 1453 di un americano. Oggi il reddito medio nostro è di 26.000€ circa contro i 3.800 di un marocchino ed i 6.500 di un romeno.
Al presidente dispiace che qualcuno finisca in fondo al mare ma, ci vuole "rigore con i clandestini e la strada dell'integrazione è lunga".

Mi torna in mente la mia famiglia. Mio nonno partito a 15 anni per gli Stati Uniti come muratore, tre zii che vivono divisi tra la Francia, l'Inghilterra e gli USA.Ricordo i loro racconti e le motivazioni che li spinsero ad andare via.
Ce lo siamo dimenticati e tanto vale concedersi alle folle con dei luoghi comuni. Si fa meno fatica ad ottenere consenso in questo modo.

Tra i tanti futigatori veterocomunisti come il sottoscritto, massimalisti e non al passo con i tempi come quei quattro fischiatori di professione di Mirafiori( per non parlare di precari, co.co.co e compagnia cantando), c'è uno che di mestiere fa il senatore dei DS e si chiama Salvi. Nell'ultima intervista rilasciata alla Stampa di Torino, questo signore ha osato dire che "nella manovra finaziaria un pò di porcherie ci sono" (testuale nell'articolo). Se avete voglia cercate quell'articolo e leggetevelo, potrete trovarvi qualche argomento che forse vi farà venire voglia di farlo anche voi un fischietto all'inquilino di palazzo Chigi.
Parla di buona politica, di costi della stessa e di incongruenze moralizzatrici dell'attuale classe dirigente.
Sempre per rimanere a commenti e contenuti sulla finaziaria segnalo quello di Mario Pirani sulla Repubblica di oggi (lunedì 18 Dicembre).
Il suo intervento riguarda l'ambito economico della Finaziaria.
Mettiamola così, vi risparmio le mie "critiche distruttive e veterocomuniste"(se volete potete cercarle sul Blog) e vi lascio in buona compagnia di un social democratico e di un borghese liberale.

venerdì 15 dicembre 2006

I post di Kilombo


Abbiamo solo voglia di piangerci addosso oppure esprimiamo solo l'esigenza di aprire la bocca, urlare e tornare ordinatamente dietro ai tanti casini che ci opprimono tutti i giorni?
E' uno sfogo ragazzi, oppure vi prudono le mani?
Pensate che questo muro del pianto ci assolva dal non fare nulla per il resto dei nostri giorni?

Leggo post belli, pieni di tensione e viscerali.Non capisco se scritti sull'onda emotiva di una pasticca di acido guardando la faccia di Padoa Schioppa, oppure di rabbia e voglia di menare le mani (metaforicamente s'intende).

Se è la prima cosa vi chiedo scusa, passata la sbronza tornerete umili all'ovile.Per l'altro caso forse è ora che alziate il culo. Anzi che vi alziate in piedi e che iniziaste a sporcarvi un pò le mani.

Altri (post) scritti da gente che scimmiotta una classe dirigente già persa, fantasticare su formule di partito democratico, contenuti per il contenitore, passione misurata con la bilancia della moderazione.In sintesi una delle tante scoregge che si perderanno in quest'universo fatto di poche stelle luminose.

Non ci piace il bollito che ci stanno servendo tutti i giorni, sarebbe bello riprendersi una piazza o semplicemente l'interno di un cinema per iniziare a parlarne.

L'alternativa? Morire rancorosi ed incazzati girandosi dall'altra parte dopo avere mandato in culo il resto



da leggere ascoltando Hei girl hei boy -Chemical brothers

mercoledì 13 dicembre 2006

Siete pronti per la mensa dei poveri?


Fare l' economista è un brutto mestiere. Si tracciano scenari macroeconomici, si evidenziano tendenze, si fanno previsioni e sulla base di quelle si danno consigli e si programmano azioni di governo. Alla fine si scopre che i conti sono un po' sballati.
La cosa peggiore, poi, è affrontare un tema e dare su quello un' informazione distorta e parziale con l' obiettivo di orientare in un certo modo il pensare delle persone normali.

E' un po' che i nostri amabili economisti riformisti ci dicono che uno dei problemi di questo paese è avere un sistema pensionistico che abbia un equilibrio finanziario nel lungo periodo.
Le cose che si tacciono, sulla questione, non sono di poco conto ma tanto vale nasconderle. Tanto il popolo beone che strumenti volete che abbia rispetto a lor signori per capirci qualcosa.

Il nostro sistema previdenziale dovrebbe destinare alla nostra beneamata pensione quelle risorse che, anno dopo anno, ci vengono trattenute.
Che queste poi, in realtà, finanziano anche fasi di ristrutturazione aziendale (Cassa integrazione), mobilità breve e lunga e fondi pensione di altre categorie (in deficit come artigiani e commercianti) cosa volete che importi.
In sostanza il nostro buon Cipputi destina una parte del suo salario a salvare e rifinanziare il rischio imprenditoriale del suo datore di lavoro, toglie le castagne dal fuoco a qualche soggetto che forse qualcosina in più a quello dovrebbe destinare ed alla fine di questo periglioso percorso si ritrova con una pensione che, stando alle tabelle pubblicate sulla Repubblica, per uno che andrà in pensione nel 2020 con 37 anni di contributi sarà l' equivalente del 60,1% della sua ultima retribuzione.
Arriverà al 67,4% se destinerà il tuo TFR ad un fondo pensione (sulla base di quale calcolo finanziario non si dice).
In soldoni l' equivalente di 1.200 € di salario (oggi) varranno circa 720€ al momento in cui appenderai la tuta al chiodo.Circa 800€ con il fondo integrativo.
E pensi che quella cifra si rivaluti nel tempo? Su questo tutti tacciono e non dicono che nessuna pensione è garantita dall'inflazione che anno dopo anno ti mangia un po' del tuo potere di acquisto.
Se in questo ci mettiamo che, oggi, lo stipendio medio di un precario non raggiunge i 700€ netti mensili, che un giovane su due viene assunto con contratti a tempo determinato o co.co.co. e se, sulla base di quello, facciamo una semplice proiezione dell'equivalente in valore della pensione, possiamo tranquillamente dire che stiamo programmando una società massicciamente impoverita. Fatta di soggetti deboli. Speriamo che le parrocchie aumentino lo spazio per i refettori e per i dormitori, perché è di quello che dovremmo preoccuparci.

Parlando di TFR tutti scandalizzati a dire: è dei lavoratori, quindi lasciamo che decidano loro se lasciarlo in azienda, destinarlo all'INPS o ad un fondo integrativo.
Io sommessamente aggiungerei una opzione e darei un suggerimento:
Dare la possibilità, ai lavoratori, di prenderselo quando ne hanno voglia.
Remunerare il capitale depositato presso il padrone o l'Inps a tassi di mercato (magari con un piccolissimo sconto)

Nello stesso giornale il buon Bersani fa un pò di autocritica. Dice che il titolo del film é sbagliato.
Non me ne ero accorto, in verità, di essere comodamente seduto in sala e che solo di un film in fondo si tratta.
Ci dice che ogni anno dobbiamo prendere 70 miliardi di euro e con quelli pagare gli interessi del debito pubblico.
Dobbiamo quindi diminuire il debito.
Nello stesso tempo comuni, regioni e province hanno anche loro iniziato a stampare BOT ed il governo permetterà loro di mettere delle tasse di scopo.
Devo dire che sono un pò confuso e non capisco come lor signori pensano di abbattere lo stock di debito pubblico (1.600 miliardi di euro).Ed in quanto tempo? Perchè a quello è vincolata la possibilità di avere migliori servizi e stare un pò meglio.
Mi chiedo, e se iniziassimo a chiedere un pò di soldoni (prestito) a tutti quelli che accumulano ricchezze ed a nessuno rendono conto?
Glieli potremmo restituire tra trent'anni come fanno loro con il nostro TFR (anche se in verità da precario non mi spetta) remunerandogli il capitale alle stesse condizioni.
Populismo da comunista. Può darsi, ma se per lor signori il reddito e la capacità su quello di programmare una vita decente non è un obiettivo strategico per cosa vi abbiamo votato a fare?

martedì 12 dicembre 2006

Lerner Gad, quello di Lotta Continua


Oggi ho letto sulla repubblica un articolo di Gad Lerner. Uno di quegli articoli politicamente corretti.
Parla di Mirafiori e fornisce qualche cifra.
Il rapporto tra la retribuzione di un manager e quella di un operaio è passata da 45 a 1 (nell'ottanta) ad un rapporto di 500 a 1(giorni nostri).In soldoni per ogni euro guadagnato da una tuta blu, uno in giacca e cravatta e master alla Bocconi ne porta a casa 500 (una volta arrivato in cima alla scala).
Il Gad fa rilevare che la solidarietà al manager d'area Consorte, da parte dei vertici dei DS, ed i recenti incontri di D'Alema con il gota della finanza nostrana, forse non sono molto apprezzati dalla massa di quel popolo che ha permesso all'esimio professore di Bologna di sedere sullo scranno.
Avanza, tra le righe, il dubbio che non sono forse loro i soggetti a cui una sinistra di governo dovrebbe guardare ed avere come orizzonte.
C'è un passo di quest'articolo che condivido pienamente:il messaggio del buon esempio: da anni si invoca una maggiore propensione al rischio da parte dei lavoratori"garantiti"....Ebbene, quali rischi hanno dimostrato di essere disposti a correre nel frattempo gli imprenditori, gli azionisti di riferimento che distruggevano ricchezza ma non rinunciavano nè al potere nè alle liquidazioni miliardarie?"
Poi l' articolo prosegue dicendo che non si vuole fare della demagogia e parla della necessità di porre una quota di rischio anche ai più forti e potenti etc. etc.
E così l' articolo scivola tristemente nell'ovvio e anche lui, il Gad quello che un giorno fu di lotta continua e che intervistò Sartre,in fondo pensa che a quella moltitudine di gente basti un tozzo di pane per dormire sonni tranquilli.Ed in coscienza.
Cosa è che blocca un giornalista come il Gad dal portare alle estreme conseguenze il suo ragionamento? La paura di non poterli più ospitare nel suo salotto quei manager e quei capitani d'industria?
Un pò di tristezza e di malinconia mi prende a leggere il Gard, quello che un giorno gridò slogan di fuoco ed oggi balbetta mezze verità.

P.S.
da leggere ascoltando "In un giorno di pioggia" dei Modena city ramblers

lunedì 11 dicembre 2006

Prodi ed i fischi


Tira una gran brutta aria. Il nostro esimio presidente del consiglio si prende un pò d'insulti, a Bologna, durante la sua visita al motor show.Le immagini e le voci di quel giorno ci rimandano un'Italia populista, fotografia di Berlusconi e figlia di quel pensiero debole (ma forte nella sua elementarietà)che da anni aleggia su questo paese.
Prodi in quello spazio ha incontrato una parte di paese che vive in modo viscerale il bisogno di non volersi prendere carico della sua parte di responsabilità in quello che è un panorama fatto di sfascio economico, mancanza di principi di solidarietà e rispetto del prossimo.
Non c'è un messaggio politico, in quei fischi, comparabile a quello degli operai di Torino.Altra storia ed altre esigenze.C'è un'Italia che persegue un sogno velleitario di ricchezza individuale (quella materiale) a discapito delle ragioni dei più deboli e di quelli che non possono.A discapito di tutto, anche di quel tessuto connettivo fatte di regole che ci tiene insieme.
Sono sordi a tutto, non hanno voglia di misurarsi con i contenuti delle questioni che ci riguardano. Sono prigionieri della forma.Non gli interessa individuare nella propria condizione di vita, che può essere anche difficile, delle motivazioni che sono altro rispetto a come viene rappresentata dalla destra. Non gli interessa prendere atto che in questo modello di società c'è molto solo per pochi.Indipendentemente da qualità individuali e sforzi.
Nello stesso tempo le statistiche ci dicono che più di un terzo della forza lavoro è fatto da lavoro operaio.Manuale.Gente che produce ricchezza dietro ad un tornio e ad una catena di montaggio.
Gente che è stata parcellizzata in unità produttive che hanno fatto proliferare la micro impresa.
Ci sono altri individui che vivono in modo precario il loro presente (il futuro non ha orizzonte)che vivono affollati nei call center, nelle coooperative di servizio ed ai banconi della grande distribuzione. La maggioranza di questo paese è fatta da soggetti economicamente deboli.Da lavori a basso valore aggiunto.da gente che vive quotidianamente la flessibilità nella impostazione dei propri ritmi quotidiani.
A chi vuole parlare la sinistra? Chi vuole rincorrere questo governo? E con quali azioni?Qual'è la classe dirigente ed il suo stile di vita?
Manca un progetto di vita per le generazioni. Manca la capacità di rivendicare dei modelli culturali e stili di vita alternativi a quelli dominanti. Chi ci prova è tacciato di velleitarismo. Se non si costruisce un'idea forte di società, che sia altro ripetto a quello che vediamo, si è destinati ad una sconfitta dura e lacerante.
Ci vorranno anni e solo la storia, con le sue leggi e le sue dinamiche sotterranee,risolverà la questione affidando ad altre generazioni e ad altri leader il compito di ricostruire quello che sarà stato distrutto.

sabato 9 dicembre 2006

La settimana

Si chiude una settimana densa di cose.E la si chiude in bellezza.
A Trieste la giunta di centro-destra (o di destra e basta) decide di segare le panchine delle piazze per evitare che i barboni le usino per riposarsi e dormire.
L' assessore ha giustificato questo suo intervento dicendo: niente in confronto al muro di Padova ed alle ruspe di cofferati a Bologna. In onestà gli si può dare torto?
In un CPT un clandestino si suicida perchè lo vogliono rimandare a casa.L'autorità e la maggioranza silenziosa si chiedono perché questa gente insiste a voler venire qui.Si fa così fatica a convivere tra di noi, pensa un pò tu se c'è bisogno di gente in più che ti toglie spazio e lavoro.questa è gente che gli dai un dito e si prende un braccio.Prima le colf in nero che puliscono la merda dei nostri vecchi, da quello operai per le fabbricche in cui si produce con veleni e dove è meglio che i nostri ragazzi non vadano.Se a questi gli salta in mente, poi, di far arrivare qualche cugino laureato in ingegneria come la mettiamo.E gli si può dare torto?
A Torino gli operai, un po' incazzati, spernacchiano sindacalisti che si ripresentano dopo 26 anni.Non capiscono i vantaggi della finanziaria.Fanno due conti e vedono che il sindaco e la regione si riprenderanno un pezzo di quello che gli ha dato Prodi (per sintetizzare).capiscono che essere sfigati vuol dire pagare più caro il bollo dell'auto.Quella maledetta uno con motore inquinante.Che una nebulosa circonda il loro tfr.Che il figlio precario non muterà la sua condizione a breve ma che dovrà pazientare.Che torneranno a lavorare il sabato, che la loro vita è fatta di sveglia alle 5 e ritorno a casa alle 7 di sera.Che così fanno fatica ad incontrare mogli,mariti e figli.E tutto per 1.200€ al mese.Gli si può dare torto?
A Roma il dott.Cimoli conta quanto guadagna a giornata.Circa 5.000 € (al giorno).E' un pò incazzato perché lo indicano come uno dei responsabili del tracollo della compagnia di bandiera.In cuor suo non capisce perché ce l' abbiano con lui.In fondo è lo stesso uomo che fu scelto per risanare le FS (si proprio quelle che Cipolletta ha detto sull'orlo del baratro se qualcuno non tira fuori 6(sei) miliardi di euro).Gli si può dare torto?
A Roma, in parlamento, dotti uomini di fede cristiana discutono di pacs e di valore della famiglia.Il vaticano è irritato.Sono gli stessi che convivono amabilmente con le loro compagne (Casini, Santanché docet), che hanno diverse consorti al seguito (Berlusconi docet). Non capiscono perchè qualcuno si ostina a voler considerare lo stato come una specie di entità laica, al di sopra delle confessioni e dei dogmi.In grado di rappresentare tutti allo stesso modo rispettandone valori, inclinazioni sessuali, credo religioso e quant'altro gli individui decidano di pensare.In fondo anche la moglie di Fassino con realismo ha deciso di dare una bacchettata a quella personcina un po' vivace della Turco.Gli si può dare torto?
In un letto di dolore un uomo, con grande dignità, chiede che si ponga fine alla sua sofferenza.Gli stessi uomini, che amano la vita e che la difendono a tutti i costi, non capiscono perchè qualcuno rinfaccia loro di avere avuto altro metro quando si trattò di Moro. Gli si può dare torto?

Pezzi di vita quotidiana. Difficile fare un passo avanti.In attesa passiamo il tempo e ci adombriamo un pochino.

giovedì 7 dicembre 2006

Mirafiori ed i cortigiani. Operai e padroni


Ieri a Torino la triplice, dopo 26 anni, ha fatto di nuovo il suo ingresso nella fabbrica simbolo della classe operaia in Italia.
L'articolo della Repubblica, che riporto, coglie qualcosa delle contestazioni e delle critiche fatte ai tre segretari confederali.
A mirafiori oggi lavorano circa 14.000 persone.
Negli anni 60 erano 70.000.
Questa gente ha pagato sulla propria pelle un pocesso di ristrutturazione che ha reso collettive le perdite dell'azienda (cassa integrazione, prepensionamenti e licenziamenti) e privati i profitti che, ciclicamente, quei i "padroni" portano a casa.
Uno dei personaggi che è parte dell'entourage di casa Agnelli si chiama Galateri.
Questo signore (il suo nome per intero è Gabriele Galateri di Genola, come gli antichi nobili)di mestiere fà il presidente di Mediobanca. Quest'anno porta a casa una plusvalenza in azioni pari a 6.000.000 (seimilioni) di euro.
Questa cifra sarà prontamente reinvestita in altre azioni (dice il nostro che sorride nella foto che accompagna l'articolo).la tassazione sulle rendite finanziare è pari al 12,5% ed il dott.
Galateri, pagherà (se lo farà), meno di quello che paga sulla sua busta paga un operaio di Mirafiori.Mediamente un operaio, con 25 anni di anzianità, porta a casa 1.200 € netti al mese.
Quando un manager Fiat viene licenziato (parliamo di alti livelli) può consolarsi con una buona uscita di svariati milioni di euro. Quale valore produce questa gente è uno di quei misteri che non riesco ancora a capire. Un management che ristruttura così pesantemente un'azienda e che riesce in questo solo perchè lo stato si prende in carcico quei costi, secondo me, non dovrebbe guadagnare più di quello che guadagna il sig.Cipputi.
C'è gente incazzata che gira per questo nostro beneamato paese. Ci sono un pò di cose che dovrebbero essere messe a posto .Per farlo la classe dirigente deve essere credibile.
Non prendetevela se, continuandò così le cose, qualche estremista perderà il controllo, guardando la sua busta paga ed il sorriso di Galateri, e qualche bullone di Mirafiori vi sfiorera' il capo.




Notizie dal fronte.Quello dell'opposizione ....di classe però!


TORINO
- Sindacati confederali contestati stamane nel corso delle assemblee sulla Finanziaria allo stabilimento Mirafiori della Fiat. In particolare gli operai hanno incalzato i segretari generali di Cgil e Uil, Guglielmo Epifani e Luigi Angeletti. Nel pomeriggio è previsto anche l'intervento del segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni in un'altra assemblea.

"Guglielmo, questa non può essere la Finanziaria dei lavoratori, il sindacato deve mantenere un atteggiamento critico e incalzare il governo anche quando è di centrosinistra", ha detto un operaio delle Carrozzerie, dove si sono riuniti circa duemila lavoratori nella grandissima sala dove si fanno i test delle auto.

Stesso tono, poco distante, alle Presse, dove Angeletti parlava davanti a 1.500 dipendenti anche delle ex Meccaniche e della Costruzione stampi. Negli interventi introduttivi dei leader c'è stato qualche momento di contestazione quando si è parlato di pensioni e di Tfr.

Alle Presse è stato anche presentato un ordine del giorno su Tfr e altre questioni della Finanziaria. "Non dobbiamo fare la stampella del governo", ha detto un lavoratore ad Angeletti, che ha respinto questa critica: "Ci dipingono così ma non è vero, non ci sono governi amici. Gli unici amici siamo noi stessi e dobbiamo pensare a difenderci".

E c'è stato anche chi ha chiesto di scioperare contro il governo: "Lo abbiamo fatto contro Berlusconi, perché non lo facciamo anche ora?". Alle Carrozzerie è stato molto fischiato l'intervento di un rappresentante della Ugl, il sindacato vicino ad An.

(7 dicembre 2006) La Repubblica

Montezemolo ed un popolo di fannulloni (metà)


Il caro Leoluca Cordero di (un nome bellissimo, quanto avranno studiato i suoi genitori per pensarlo) ci dice che metà dei nostri concittadini non fanno una beneamata cippa di niente (scusate la scivolata). Io non sò se sono tra questi. Fino a Gennaio probabilmente no, dopo si vedrà e molto dipenderà dal fatto che riesca a trovare un buco che mi permetta di lavorare.Mi sono interrogato sul significato vero della sua provocazione (si dice così), dei soggetti a cui si riferisce. Mi chiedo se tra costoro possiamo annoverare il dott.Cragnotti (quello della Cirio), se c'è Tanzi e famiglia (quello della Parmalat), se ci sono i vari finanzieri del quartierino e l'ex governatore di Banca Italia (sapete che ha un'ufficio con segretaria a Roma , auto blu,probabile scorta e pensione faraonica?Indovinate chi paga questi piccoli benefits a questo signore che i più ricordano per le sue sparate contro le pensioni), osservo il panorama e penso che forse non si riferisce al dott. Feltri quello di Libero proprio quello che paga il dott. farina o'spione e che con fare distinto incassa ogni mese una bella pensioncina, cerco tra nomi illustri e penso che forse non ci sono i vari Fresco e Cantarella (si proprio quelli che stavano facendo fallire la Fiat e che se ne sono andati con liquidazioni nell'ordine dei 40.000.000 €-avete letto bene quarantamilionidieuro), per non parlare poi di tutta quella classe dirigente che ha passato il tempo a tagliare teste nelle fabbriche e che quando è toccata a lui un posticino di riserva lo ha trovato (Magnabosco ex capo del personale docet-si quello del processo sulle schedature Fiat- oggi può guardare con serenità al suo futuro: ha due incarichi prestigiosi).Vogliamo forse riferirci alla pletora del sottobosco politico: 1.000 parlamentari, 110 province con relativa corte di prestigiosi assessori, regioni a statuto speciale e no, comuni e comitati di quartiere, 200.000 sindacalisti che la fabbrica ed il luogo della produzione lo vedono solo quando ci passano davanti, per non parlare di tutti quei consigli di amministrazione di società pubbliche e partecipate in cui entrano solo gli amici, per non parlare della ASL (leggetevi cosa ha testimoniato l'ex governatore del Lazio sui criteri di nomina).Potrei continuare all'infinito ma in fondo conosco la risposta. Non sono loro che ci succhiano il sangue.No sono quei quattro straccioni della sinistra radicale. E tutti quelli che non capiscono di quanto sarebbe bello questo paese senza di loro. E' così gente e non c'è un cazzo da fare.
Un'ultima domanda mi sovviene : ma non è che si riferisce anche a Lapo?
P.S. da leggere ascoltando musica crepuscolare tipo i Madrugada

mercoledì 6 dicembre 2006

C'è l'alba

C'è l'alba oggi che si è colorata di rosso. da tanto tempo si aspettava la pioggia. Oggi c'è.le strade riflettono ombre e luci. finalmente l'aria sembra più pura. E' solo un momento.Kanye West canta Jesus Walks. Tra un pò si torna nei ranghi. E' stato solo un attimo.

Le cose ovvie sulla violenza

L'arte dell'ovvio quando si sposa alla retorica produce una serie di banalità che, per il solo fatto di essere tali, potrebbero farci risparmiare un pò di fatica lasciando che il nostro intelletto si interroghi su altre cose e cerchi risposte per altra materia.
La trattazione dei periodi storici di questo paese fatta con l'approccio di chi butta il discorso sulla questione della morale e dell'uso della violenza, del corretto e dello sbagliato, tralascia di solito la concatenazione tra quelli che sono fatti che hanno la loro causa in altri fatti.
Sono il prodotto di accellerazioni violente date da protagonisti che, volenti o nolenti, lasciano la loro traccia (nel bene e nel male)nella vita della gente e segnano i tempi.
Questo paese, limitandosi alla sua storia dalla fine della grande guerra, è sempre stato un fiorire di azioni e fatti violenti che ne hanno ridisegnato i confini di convivenza. C'è sempre stato un vincitore che, dall'alto della sua torre, ha definito la categoria morale del bene e del male. Quelle azioni rispondevano all'esigenza di difendere un'ordine costituito e la sua messa in discussione.
Lo ha fatto il fascismo che manganellava e reprimeva chi gli si opponeva.Che definiva violenta la resistenza di intere città (Parma) quando si faceva avanti e vinceva nel resto d'Italia. Che definiva terroristi i partigiani facendo strrage d'innocenti e trasformando gli uomini in lupi.
Gettava, in questo suo procedere, i semi della vendetta da parte di chi aveva subito e che, ancora più duramente, se possibile avrebbe ripagato il conto con gli interessi. Si può chiudere quel discorso facendone una sintesi e condannando così la violenza generata? E' innocente quella classe di borghesi che, miopamente, per non rinunciare ad un centimetro di privilegi ha gettato le basi del disasto che da lì a poco è venuto? Certo oggi è facile ergersi a giudice senza avere vestito i panni della vittima.
Quelle azioni sono il risultato di interessi contrapposti e non conciliabili.
Quel furore ha percorso il nostro paese negli anni a venire. I celerini manganellavano chi occupava le terre e , se non bastava, in nome dell'ordine pubblico ne facevano strage. Le classi subalterne, con la loro violenza, hanno contrastato chi si opponeva in nome dell'ordine alle loro richieste. Sappiamo tutti cosa è accaduto in quegli anni e quanto c'è voluto per chiudere un periodo così duro. In questo non ci sono innocenti (politici s'intende) tra le classi dirigenti ovunque costoro abbiano militato. Ognuno di loro portava avanti la propria visione della società e rappresentava interessi forti e consolidati. Con le stragi di stato e con gli omicidi di poliziotti. Cosa avrebbero potuto fare per evitare tutto questo? Io penso nulla. Oggi quello che si può fare è riprendere la lettura di un periodo storico lasciando che le generazioni dei giovani se ne facciano un'idea. Tralasciando per un attimo le categorie morali. lasciando che parlino i protagonisti e che spieghino cosa e perchè è accaduto (dal loro punto di vista s'intende). Potrebbe essere un modo per definire quei confini di tolleranza e di regole che ci evitino per il futuro di ripercorrere le stesse strade.

martedì 5 dicembre 2006

Qualcuno ci spieghi cosa è la fase 2, per favore usate parole comprensibili.

Fase 2. Sembra la soluzione al consenso. Aleggia questa sorta di fantasma. Ma come, hanno fatto un programma dettagliatissimo di circa 300 pagine e si sono persi il capitolo della fase 2?
Scusate, perchè la fase 1 è già finita?
Aiutatemi per favore, non ci capisco granchè però, se la gente dice che è incazzata perchè in realtà le tasse aumentano, pensate che le cose migliorino se gli tagliamo un pò di pensioni?.
Se la gente è distante dal palazzo, pensate che le cose migliorino se aumentiamo il n° dei ministri (o meglio lo lasciamo stabile) e non diminuiamo il costo della politica?
Se la gente è arrabbiata perchè il figlio è sempre più precario, pensate che le cose migliorino se parliamo di privatizzazioni?
Illuminatemi(ci)

lunedì 4 dicembre 2006

Lotta continua, ve la ricordate?


Mi è capitato tra le mani un libro il cui titolo è : I ragazzi che volevano fare la rivoluzione.L'autore è Aldo Cazzullo un giornalista nato nel 1966, quindi non protagonista in prima persona di quel periodo e di quelli successivi (1977 primi anni 80). Dico subito che il libro mi piace molto, è asciutto nella scrittura ed è molto preciso nella ricostruzione di un periodo, del quale, mi ritornano voci, suoni ed atmosfere. Sono un ex militante di quel gruppo extraparlamentare e quindi la mia visione dei fatti, di quel periodo, è sicuramente di parte e poco obiettiva. Ho vissuto in LC un periodo importante della mia vita, iniziato a Napoli quando avevo 15 anni e sono entrato in contatto con un mondo che si occupava di autoriduzione delle bollette (luce, gas etc.), di case da requisire per i senza dimora (famiglie intere di proletari e sottoproletari). Ho proseguito questa militanza a Torino fino al 1977. Dopo le strade si sono divise.
Cosa è rimasto?
I tanti nomi che, in quell'organizzazione, hanno speso il fiore dei loro anni e le loro energie con approdi molto diversi. Ci sono Liguori, quello che parla della Roma e di calcio sulle reti del berlusca, Mughini che di mestiere adesso fa il tifoso della juventus (una volta si prendeva un pò di denunce per le sue idee sovversive), Gad Lerner che intervistava Sartre (ora si occupa più di banche e salotti buoni) per non tacere di Adriano Sofri, Viale (Guido), Vernetti (attuale sottosegretario e Margherita dipendente), Bobbio e via discorrendo. Io ci potrei aggiungere Cosimo Palumbo (attuale presidente dell'ordine deglli avvocati e difensore di uno di quei signorini che si è tanto divertito a picchiare un disabile), McPilli (che non so più cosa faccia), Giancarlo Bracci (adesso è vigile urbano), Renato Asprea (che lavora in provincia) e via.
Tra quei nomi, tra i tanti, Tonino Miccichè ammazzato da una guardia giurata mentre occupava le case della Falchera.Tonino, un operaio. Insieme a Tonino tutti quegli operai, studenti, sottoproletari che ci hanno creduto e che si sono sentiti soli, un bel giorno. Il vento era girato, le scelte erano diventate radicali e senza via di fuga. Tanti hanno scelto di bruciarsi fino in fondo una vita a cui non volevano più rimanere appesi, una parte è ritornata nella casa sicura e tranquilla, in collina o alla crocetta, in attesa di poter tornare in ranghi più affini in termini di appartenenza sociale, in mezzo migliaia di persone che d'un tratto si sono trovate sole.Sole in fabbrica dove hanno pagato e caro il loro mettere in dicussione tutto, sole nei quartieri dove i circoli del proletariato giovanile erano stati spazzati via senza lasciare spazio neanche alle parrocchie, sole di fronte a modelli sociali di rampantismo e di successo a tutti i costi, sole con se stesse.
L'altra cosa che mi ha ricordato, il libro, è la radicale e potente energia che per un pò ha scombussolato tutto.
Gli operai della Fiat che nel 69 si riappropriano della fabbrica, mettono in discussione organizzazione del lavoro e del tempo di produzione, salari e livelli, sindacati e capi. La forza di quelle lotte che in pochissimo tempo costringe una organizzazione fino a quel momento invincibile, cedere e concedere cose fino ad allora impensabili. Un sindacato costretto a rincorrere piattaforme alternative ed a mediare rappresentando interessi veri. E quando la situazione, o gli eventi, lo richiedeva la forza sovversiva di una moltitudine di persone pronte a rivendicare, in piazza, la loro radicalità ed a difenderla nei loro quartieri.Gli scontri di Corso Traiano e quelli del teatro Lirico.
Quella organizzazione è stata un potente albero di trasmissione della richiesta di maggior giustizia sociale per molti soggetti senza diritto di parola. Operai, detenuti, studenti, precari, poveri e borghesi.
Un confronto, di quel periodo, con quello che c'è è difficile. Troppo diverso il clima e troppo diversi i soggetti. Quello che mi resta è un pò l'illusione (o la speranza) che certe dinamiche e certe energie si liberano all'improvviso. Quando tutto ti sembra piatto ed all'orizzonte si intravede una linea indefinita ed incolore. Io sono orgoglioso di esserci stato per un pezzo della mia vita. E preferisco parlare di questo alle generazioni che ci sono ed a quelle che verranno. Il motore della storia e lo spirito degli uomini ha bisogno di scintille per progredire ed andare avanti. Sono quegli incendiari che ci rimangono nella mente. Sono loro che ci constrinsero a pensare. E' quella la politica che ci appartiene.