sabato 30 giugno 2007

Sinistra





Un mirabile e conciso articolo apparso sulla Stampa oggi.Autore Jena

"Ottiene l'applauso di Montezemolo e sostiene che Berlusconi ha fatto cose ragionevoli.Come leader della sinistra ha cominciato alla grande."


Anche se in sciopero le agenzie di stampa ci hanno informato che:
per Walter se aumenta l'età media di vita proporzionalmente deve aumentare il culo che ti fai.Anche perché ti aspetta una pensione di merda.

Massimino, infastidito, ha detto che ci sono tre milioni di pensionati sotto i 60 anni che pigliano un sacco di soldi e tolgono lavoro ai giovani.

La prossima dichiarazione toccherà agli zingari, ai negri ed ai marocchini che tolgono lavoro agli italiani e stanno in mezzo alla strada a fare un cazzo (come faranno a togliere lavoro e fare un cazzo?).

per il momento i cinesi li lasciano stare.Sono ancora comunisti ed incarnano bene lo spirito gioioso della nuova frontiera socialcapitalista.

E' proprio la generazione degli illuminati che aspettavamo.

LED ZEPPELIN

Ascoltavo questa canzone e mi sentivo carico a palla.
Si usciva e sotto i portici ci si metteva su due colonne.
Le chiamavamo ronde proletarie.
Le facevamo contro spacciatori e fasci.
Oggi è tutto diverso.
Oggi i ragazzi vanno ai cortei allegri e con le mani dipinte di bianco ed alzate, e le botte le prendono lo stesso.


giovedì 28 giugno 2007

Rovesciare il tavolo

Due questioni, apparentemente lontane tra di loro, sono oggetto di dibattito da parte degli economisti e dei politici.
La prima fa riferimento alla libertà necessaria al capitale per poter realizzare meglio i suoi obiettivi e, di converso, produrre valore e ricchezza per la società nel suo insieme.
La seconda è legata al welfare e, per quanto ci riguarda, alle risorse da destinarci, al come distribuirle tra assistenza e pensioni.
L'orientamento prevalente è quello di far passare un'idea per la quale l'economia ha bisogno di pochi vincoli.Che questo è dato dai processi di globalizzazione in atto e che per poter competere e mantenere standard di vita adeguati bisogna :
-rendere ancora più flessibile il sistema di utilizzo del lavoro salariato
-spostare risorse da asset improduttivi, come le pensioni, al sistema economico che ha bisogno di un minor carico fiscale e di politiche mirate(e risorse economiche di sostegno).
In questa visione "liberal" si inseriscono due interventi distonici rispetto all'appiattimento generale.
Partiamo dal primo.
Il professor Paul Krugman insegna economia all'università di princeton.E' un fervente sostenitore del liberismo e della necessità di rendere globale il mercato.Senza nessun tipo di protezionismo.
recentemente in un suo articolo manifesta molti dubbi rispetto a questo suo modo di vedere le cose.Il titolo è di per sé esemplificativo "SE GLI SCAMBI AUMENTANO L'INGIUSTIZIA".
Il ragionamento parte da una preoccupazione che si manifestò tra gli anni 80 e 90:
-la globalizzazione avrebbe favorito l'aumento delle disuguaglianze di reddito.
La tesi contraria affermava che questo fenomeno sarebbe stato marginale fino ad annullarsi nel tempo.
A sostegno di questa ultima tesi, Krugman, affermava che una più alta specializzazione degli esportatori dei paesi in via di sviluppo avrebbe prodotto maggiori opportunità di reddito e maggiore ricchezza per quei paesi (e per i suoi lavoratori).
Nel 95 scriveva " Di pari passo con la loro crescita, il vantaggio comparato dei paesi di nuova industrializzazione può allontanarsi dalle produzioni a bassissima intensità di specializzazione".
rispetto a questa prospettiva, due sono gli elementi che hanno mutato lo scenario e che, all'opposto, hanno prodotto risultati inversi (aumento delle disuguaglianze):
1- la Cina
2- l'ulteriore frammentazione del processo produttivo
I dati e l'esempio che fornisce sono i seguenti:
- l'ingresso della Cina nel mercato globale ha significato un ulteriore abbassamento del parametro del costo del lavoro. Se nel 95 il costo orario delle 4 tigri asiatiche era il 25% del costo orario statunitense, oggi la Cina sposta questo parametro al 3%.
- il commercio crea nuove aree di alta intensità di produzione e bassa specializzazione anche per prodotti e servizi ad alta tecnologia e specializzazione.
Ad esempio la produzione di microprocessori prevede due fasi,la fase "fabs"(stampaggio dei circuiti su dischi di silicone) è sempre localizzata in paesi avanzati. le fasi di assemblaggio e prova son appannaggio di paesi meno avanzati.
Che impatto hanno questi assetti nella nostra società?
La prospettiva per chi è nella parte finale della catena (la maggior parte delle persone che lavorano), posto nel quale si esplicano attività a basso valore aggiunto, è quello di un confronto con una logica economica che vede nel costo della manodopera e nella intensità del suo sfruttamento l'unico parametro di riferimento. Le aziende non hanno una missione sociale nei confronti della comunità, il loro obiettivo è una crescita dei margini di profitto attraverso una compressione dei costi.
L'altro articolo l'ho copiato direttamente dal sito della repubblica.Tratta delle pensioni e cita una ricerca dell'economista Roberto Pizzuti e sfata alcuni "dogmi" dell'opinione prevalente sull'argomento.
La mia considerazione, nel merito,è legata alla relazione tra fiscalità generale ed assistenza e sistema pensionistico e contribuzione allo stesso da parte dei lavoratori.
Nell'assistenza rientrano anche, ad esempio, la cassa integrazione nei casi di ristrutturazione aziendale.
Perché di questo si debbano fare carico i pensionati ancora non lo ha spiegato nessuno. Perché non lo si debba fare pagare, quel costo, a quella classe d'individui che ne sono i maggiori beneficiari (industriali) è questioni di scelte di classe sociale e di forza di rappresentanza nel paese.
la prospettiva "sociale" con cui dovremo confrontarci è quello di un sistema che schiaccia verso il basso ampi strati della popolazione, che crea "concorrenza" tra i poveri perché è questo l'effetto di questo processo organizzativo.Che destina poco o nulla a chi da queste dinamiche risulterà schiacciato (pensionati, precari, lavoratori precari etc.).Che crea classi di privilegiati ed un sistema di valori e controllo coerente.
Costruire una politica altra, significa partire da questi scenari.Forse è il caso di pensare che quel tavolo, più che di riforme, ha bisogno di essere rovesciato.

DA LA REPUBBLICA
Sono i pensionati che finanziano il bilancio pubblico, e non viceversa. L’affermazione, decisamente controcorrente, è contenuta nel “Rapporto sullo Stato sociale 2007”, presentato oggi, 27 giugno, all’università di Roma La Sapienza. La tesi è sostanziata da una tabella a pagina 231 del Rapporto. Il saldo tra spesa e prestazioni è negativo per circa 50 miliardi di euro, ma 30 di questi sono dovuti a prestazioni assistenziali (quelle a fronte delle quali non ci sono contributi versati e dovrebbero dunque essere poste a carico della fiscalità generale); rimarrebbe un deficit di 20 miliardi, ma lo Stato ne incassa quasi 28 dalla normale tassazione sul reddito dei pensionati. Alla fine, dunque, il saldo risulta attivo per il bilancio pubblico, per quasi 7.300 miliardi.

Il Rapporto, curato come ogni anno dall’economista Felice Roberto Pizzuti e promosso dal Dipartimento di economia pubblica della Sapienza e dal Criss (Centro di ricerca interuniversitario sullo Stato sociale, presieduto da Maurizio Franzini), contesta a suon di cifre una serie di affermazioni considerate scontate nel dibattito economico-politico. Sul costo dell’abolizione dello “scalone” previdenziale, per esempio: negli attuali conteggi, osserva il Rapporto, non si considera che la prospettiva dello “scalone” ha già modificato i comportamenti, accelerando la “fuga” dal lavoro di chi ha potuto permetterselo, mentre molti sono comunque obbligati a rimanere il più possibile – a prescindere da qualsiasi norma – per procrastinare la riduzione del reddito che avranno andando in pensione. Se si rifanno i conti tenendo conto di questi fattori, il costo dell’abolizione – o della trasformazione dello scalone di tre anni in tre scalini da un anno – risulta assai ridotto.

Quanto alla famosa “gobba”, cioè l’aumento della spesa per pensioni previsto intorno al 2030, era stata calcolata stimando l’ingresso di 150.000 lavoratori stranieri l’anno, ma la media degli ultimi anni è stata un numero più che doppio: tutti lavoratori che verseranno contributi che non erano stati considerati, facendo così sparire la “gobba”.

mercoledì 27 giugno 2007

L'africano de roma

In Africa lo aspettano ancora.In compenso ce lo dobbiamo puppare noi.E' iniziato l'evento mediatico e ci toccherà per un pò.
I contenuti del discorso?
Acqua fresca.
Le prospettive?
Una grande coalizione nel medio periodo.
Cosa cambierà per la gran parte della gente?
Niente, solo un peggioramento delle condizioni di vita.
Precarietà= W la legge Biagi
Ambiente= No Tav toglietevi dalle palle, il paese deve andare spedito
Pensioni= tagliatele graziosamente, ai vecchi ed ai giovani (che come cazzo faranno con i contratti che hanno?)
Solidarietà sociale= lasciamola alle parrocchie.
Problemi? combattere la povertà non la ricchezza.Pensa che credevo si trattasse di ridistribuirla meglio, per iniziare.
Crescere, crescere, crescere.Senza non ci sono risorse.Per meglio dire, chi ha, ha.Chi non ha si attacca ar cazzo!
Auguri, africano de Roma.

lunedì 25 giugno 2007

Ribellarsi è giusto

Le Ferrovie: "Tutti devono pagare il biglietto". Marco Mancini dell'ufficio stampa di Trenitalia, è convinto che ogni trattativa con i manifestanti deve partire dal principio che "chiunque usa le Ferrovie, prima di tutto, deve pagare il biglietto. E' un atto di rispetto verso il nostro azionista che è il ministero delle Finanze, cioè il popolo italiano".

Partiamo da questa dichiarazione.E' stata fatta in relazione all'occupazione dei binari della stazione di Roma da parte di 200 manifestanti (pendolari).Ecco come Repubblica racconta le motivazioni dell'azione.

"Tariffe troppo care". La protesta è iniziata stamane all'alba. I due binari sono stati invasi dai pendolari che dalla Campania si muovono verso il nord per raggiungere il luogo di lavoro con il treno notturno 830 Salerno-Milano. Grazie ad una convenzione con la Regione Campania, fino a poco tempo fa i pendolari pagavano un biglietto ridotto, ma ormai l'accordo è scaduto "e adesso - spiegano i manifestanti - siamo costretti a versare anche 60 euro per abbracciare i nostri figli: è troppo per i nostri miseri stipendi". "Sei mesi fa - racconta un operaio napoletano - il biglietto costava 15 euro. Inoltre il treno delle 23 da Napoli è stato eliminato. Io guadagno 500 euro al mese, ho bisogno del biglietto a prezzo ridotto".

Duecento sui binari. La protesta è scoppiata quando i controllori hanno contestato ai pendolari che avevano fatto il biglietto solo fino a Roma e non fino alla stazione milanese di arrivo: duecento, dei circa mille passeggeri del treno, sono scesi dalle carrozze e hanno invaso i binari della stazione bloccando il traffico ferroviario.


Questa è una delle tante cose che accadono ogni giorno nelle nostre città. Quando la protesta assume i contorni eclatanti di Roma, abbiamo la possibilità di sapere che qualcosa accade sotto il cielo e che non tutto scorre tranquillo.
Ieri un servizio di un telegiornale ci raccontava della protesta degli infermieri di un ospedale.Il 50% di questi si è messo in malattia perché protestano contro i tagli alla sanità della regione Lazio. Il deficit di 10 miliardi e la strategia di rientro finanziario, ha portato ad un aumento delle ore di lavoro degli addetti (una media di 16 ore al giorno),al taglio di ferie e permessi.
Il professor Ichino si è affrettato a raccontare che quell'azione di lotta è passibile di denuncia all'autorità giudiziaria. Si tratta di truffa secondo l'eroe di tanti lavoratori fannulloni.Da buon tecnocrate, senza neanche fare un minimo accenno alle motivazioni di una lotta così estrema, è passato a sanzionare "moralmente" chi agisce in quel modo.
Qualche giorno fa il redivivo Silvio Berlusconi, ha parlato delle proteste No Tav e di quelle contro le discariche in Campania.
Secondo questo signore miliardario, lo stato deve poter utilizzare la forza contro "situazioni di rivolta locale".
Tra i tanti commenti al suo discorso (tenuto in veneto) nessuno si è soffermato su questi aspetti.
Ricordiamo bene la logica che il governo di destra utilizzò durante il G8 a Genova ed il prezzo pagato dal movimento.
E' recente l'uscita di Montezemolo sulla rappresentatività sindacale.
In questo scenario si saldano tre tendenze,
la prima è di tipo economicista: lo stato ha bisogno di tagliare i suoi costi partendo da quelli che non producono ricchezza. In questo le pensioni, l'assistenza in genere ed i servizi resi ai cittadini. Una maggiore efficienze del sistema vuole che ad esso siano lasciate poche cose, l'amministrazione della giustizia, un esercito di professionisti (compresi polizia e carabinieri) e l'emanazione di leggi quadro (coerenti con il sistema europeo).Il resto può essere lasciato al mercato.Strumenti di questo passaggio, una legislazione del lavoro che svincoli le aziende dai troppi lacci esistenti ed un sistema di contrattazione il più individuale possibile che abolisca di fatto "classi" e "categorie" di lavoratori.Il fine è premiare il merito.
La seconda tendenza è sui valori di riferimento:
Il mercato e l'economia sono gli unici punti cardinali della società. Se crescono i valori quantitativi di questi due elementi la società migliora.Intorno a queste due categorie si riordina il linguaggio e si trasforma il significato delle parole.
Esistono consumatori come categoria trasversale, l'interesse di questi soggetti è avere una competizione che offra un sistema di prezzi e servizi efficiente e di qualità proporzionale.
le altre categorie da quella ambientale a quella dei diritti, devono essere funzionali alle prime due. Se l'ambiente e lo sfruttamento delle risorse assumono un costo troppo oneroso per la remunerazione del capitale, a quel punto la questione diventa un problema. Prima no. I conti non giustificano tanta attenzione.
Lo stesso vale per i diritti. Lì vale il principio che un sistema di "mediatori" istituzionale ben retribuito ha il compito di rendere accettabili le scelte. In particolare quelle che riportano indietro le conquiste degli ultimi anni.
Se quello non basta, vale l'opzione Berlusconi ed il sistema di repressione legale.
La terza tendenza è sull'uso della violenza:
questa non esiste come espressione della difesa dello status quo, non ha quel significato. E' un uso della forza proporzionato agli eventi che può portare ad una serie di eventi collaterali, disdicevoli e reprecabili, ma giustificati dal contesto.
da qui la morte di Carlo Giuliani non suscita sdegno perché quel "terrorista" agiva contro l'istituzione e l'immagine di lui che alza un estintore non ha bisogno di spiegare la sua morte.
Non ha la stessa forza evocativa della morte di Raciti, un poliziotto e quindi un legittimo utilizzatore della forza.
Così la repressione di un gruppo di famiglie che occupano "abusivamente" un palazzo vuoto difende quel diritto alla proprietà sancito anche dal nostro diritto. La forza di chi ha da difendere il "diritto" ad una vita degna non trova legittimità. Per quelle persone non esistono tutori dell'ordine o del diritto.
In questa asimmetria, credo, che tutti dobbiamo scegliere da che parte stare. anche quando una lotta scomoda ci toglie tranquillità e ci fa perdere del tempo.
Un movimento "politico", dovrebbe avere la forza di saldare tra di loro tante manifestazioni così diverse ed eterogenee.Dovrebbe fornire un collante "ideologico" che aiuti a costruire e rafforzare categorie e valori diversi.Che dia l'orizzonte di un'organizzazione sociale secondo priorità di altro tipo.
Un movimento politico deve avere la forza di partire da ciò che si muove contro, per organizzare i propri strumenti di difesa, per essere dentro la società che si muove sul territorio con punti di riferimento fruibili dalle persone, deve saper organizzare le lotte e sostenerle, deve assumere un ruolo nei media e nella comunicazione utilizzandone le contraddizioni ed il fatto che, quell'industria, ha bisogno della notizia per poter vivere,ha bisogno di creare consenso partendo dai bisogni e dalla qualità della vita.

venerdì 22 giugno 2007

Il compagno Priebke

La vicenda di Priebke è una storia scomoda. Ci costringe a confrontare noi stessi con l'esigenza di conciliare quello che pensiamo in genere sulla giustizia e sul ruolo della pena con quello che quell'uomo rappresenta.
Iniziamo da quest'ultimo punto.
Priebke è l'occasione, per molta gente, di rifare la storia ed analizzare in modo strumentale quello che accadde dal 43 al 45.In questo c'è un tentativo smaccato di rifare i conti con il passato tracciando delle linee di demarcazione tra le ingiustizie e le violenze subite, in cui gli aggressori perdono questa loro identità per diventare alla fine vittime.In cui il dolore che si subisce nel momento in cui qualcuno, violentemente, risolve le questioni aperte accomuna tutti indistintamente. Il fatto di agire con violenza, indipendentemente dalle cause e dal contesto, pone tutti sullo stesso piano.Partigiani, nazisti e fascisti. Nel momento in cui subisci violenza automaticamente diventi vittima.Non importa se sei stato un carnefice.Tanto basta per ridisegnare i confini, dimenticare le responsabilità o annacquarle.
La lotta partigiana è stata dura e violenta. ha avuto eccessi in un momento in cui i monti, le valli e le fabbriche erano occupate da lupi e non da agnelli.In quel contesto, molti rinunciarono alla sicurezza del nascondersi in cantina per andarsene con un fucile ad ammazzare nazisti e fascisti.Lo fecero con ferocia ed odio. Con quella determinazione necessaria a combattere un mostro che aveva divorato milioni di uomini.
Alla fine di quel periodo, in Italia, un comunista firmò un atto che di fatto rese liberi migliaia di complici di quel regime.
Lo stato riaccolse tra le sue braccia funzionari ed ex repubblichini che diventarono lo strumento per colpire operai e contadini che provavano ad alzare la testa.
negli armadi della procura di roma, per decenni, si occultarono fascicoli che parlavano delle stragi nazifasciste degli ultimi tre anni di guerra.
Furono scoperti per caso quei fascicoli. Di tutti quegli orrori solo due alla fine pagarono.Priebhke e Kappler.
Durante il tempo trascorso, molti nazisti erano emigrati negli stati uniti o in sud america. Aiutati in questo dai servizi segreti americani e da qualche prete (come nel caso di Priebke).
Una volta celebrata la sconfitta del nemico, impiccando le effigi a Norimberga, si potevano riutilizzare tutti quelli che facevano comodo nella lotta contro il nuovo pericolo rosso.
Nazismo e fascismo furono espressione, in Italia e Germania, di una borghesia spaventata dalle lotte che negli anni 20 si svilupparono in Europa.
Quei regimi non mettevano in crisi l'idea di sviluppo che il capitalismo aveva.Certo non erano democratici, ma cosa poteva importare. In fondo quello che interessava era contrastare un'idea in cui ti costringevano a tenere conto delle necessità di milioni di uomini senza nulla.
La storia procede in modo lineare.la tensione che esprimono i rapporti tra classi di uomini diseguali, tra modelli di sviluppo antitetici, produce strumenti e regimi che servono ad un solo scopo e ad un solo padrone.
La vita di Priebke, la sua tragedia è parte di questo muoversi.
Concretizzò la sua ferocia facendo uccidere centinaia di civili.
Di questo noi teniamo conto e, se lo avessero preso, il suo posto era a piazzale Loreto.
Ma cosa è oggi quell'uomo.E' un vecchio di 93 anni.Vicino alla morte.Un vecchio che scrive lettere alla sorella di un diciasettenne che lui fece uccidere.
Si richiama a Cristo ed al papa molte volte. Mai un accenno di pentimento o di autocritica in quelle sue missive.
La pena di vivere accerchiato chiuso nella sua casa.
Per quanto mi riguarda potrebbe andarsene dove gli pare. A morire.Sono convinto che troverà, in un'altra vita forse, pena sufficiente a scontare quello che fece.
Se celebriamo la pena di Priebke allora celebriamola sempre e per chiunque.In questo, però, non dimentichiamo di celebrare e raccontare quello che siamo come prodotto di una storia che, in fondo, non ha innocenti.

giovedì 21 giugno 2007

Chi è più di sinistra TPS o Tremonti -2

Qualche tempo fa ho scritto un post che aveva l'obiettivo di provocare, il titolo era lo stesso di questo che leggete.
La cosa ha sortito come effetto una discussione su dazi doganali e politiche di sostegno.
Andando molto fuori tema, si è parlato di altro rispetto alla questione che mi premeva mettere all'attenzione.
Una politica economica è progressista solo perché afferma di "voler liberalizzare il commercio" e, quindi, dare opportunità identiche a tutti i paesi protagonisti del mercato globale. Oppure e' progressista una politica economica che afferma di voler fare giocare tutti con le stesse regole e, quindi, guarda ad esempio alle condizioni di lavoro di chi produce nei paesi meno avanzati?
Le multinazionali ed il capitale hanno la necessità di liberarsi da vincoli e lacci.Lo fanno non perché vedono nel libero mercato un sistema che emancipa le persone, ma l'opportunità di andare dove meno regole significano condizioni di lavoro disumane e sfruttamento intenso delle risorse disponibili e delle persone.
E' chiaro che le scelte non sono indolori e che gli attuali protagonisti (TPS e Tremonti) tutelano interessi diversi della stessa classe borghese.
In questa lotta il prezzo lo pagano solo i lavoratori.Da un estremo all'altro del globo.
Come non farsi schiacciare dalla demagogia e da quella sorta di illuminismo borghese espressione dei grandi interessi?
In attesa che si apra il dibattito vi allego un interessante intervento di Tarcisio Bonotto


Ho cercato di addentrarmi nei meandri dei 'principi e dei valori' che hanno spinto il WTO a redigere 27.000 pagine di trattati e regolamenti sul commercio internazionale, dando inizio alla cosiddetta globalizzazione economica.

Per la semplice ragione di poter comprendere i motivi per i quali sia aumentata la forbice tra ricchi e poveri a livello mondiale, perchè sia aumentata la disoccupazione locale e perchè le promesse di un abbassamento dei prezzi, di moltissimi prodotti e un innalzamento del tenore di vita per tutti, paesi poveri compresi, non siano state mantenute.

Sono molti i paesi ad aver firmato le regole WTO nei suoi tre trattati principali TRIM, TRIP, GATT, nella maggior parte dei casi senza averle lette in toto, o averne compreso appieno l'impatto sociale ed economico per i singoli paesi. Accettate come 'atto dovuto' affermava l'On. Fassino, firmatario per l'Italia. Accettate senza dibattito, solo perchè redatte da autorità USA e da un numero spropositato di multinazionali, o firmate da importanti paesi industrializzati, o perchè ormai era già stato avviato il processo di globalizzazione e non si poteva rimanerne fuori?

Perchè il libero commercio suggerito dal WTO? Uno dei 'principi' basilari del WTO, che trovate nelle pagime web del sito www.wto.org, è descritto come 'vantaggio assoluto e vantaggio comparativo' per i paesi che decidono di scambiarsi le rispettive merci. In generale, secondo il WTO, il libero mercato dovrebbe portare automaticamente ad un arricchimento di tutti i paesi. Ma vediamone i contorni.

In particolare, il WTO propone la teoria di David Ricardo sul Vantaggio assoluto e comparativo.
"Supponiamo che il paese A produce automobili meglio del paese B e che il paese B produca pane meglio del paese A. E' ovvio (gli accademici direbbero 'elementare') che entrambi ne beneficerebbero se il paese A, specializzato in automobili e il paese B, specializzato in pane, si scambiassero i rispettivi prodotti. Questo è il caso del vantaggio assoluto.

Ma se un paese non è in grado di produrre bene nulla? Il commercio cancellerà tutti i produttori locali? La risposta secondo Ricardo è no e la ragione è nel principio del vantaggio comparativo.
E dice che sia il paese A che B, possono ancora beneficiare entrambi anche se il paese A è migliore di B nel produrre tutto. Se il paese A è migliore nel produrre automobili e leggermente migliore nel produrre pane del paese B, il paese A deve continuare ad investire nella sua specialità, automobili, ed esportare nel paese B, il paese B deve investire nella sua specialità, pane, ed esportare nel paese A anche se non è così efficiente come A. Entrambi beneficieranno da questo scambio commerciale. Un paese non deve essere per forza il migliore nelle diverse produzioni per guadagnare dal commercio. Questo è definito come vantaggio comparativo. (Allegato B)
Questa teoria è dell'economista classico David Ricardo. Una delle più comprese dagli economisti. Una delle meno comprese dalla gente comune perchè questo concetto è scambiato con il 'vantaggio assoluto'.

Si dice che qualche paese (paesi poveri - ndt.), ad esempio, non possa avere alcun vantaggio comparativo in alcun settore. Questo è virtualmente impossibile". (Affermano al WTO).

Considerazioni
Non è sempre vero che il vantaggio assoluto sia effettivo per entrambi i paesi. Nel caso in cui ciascun paese non produca i relativi prodotti, tutto torna. Un esempio il Mango o il Licci non si riesce a produrli in Italia e li importiamo. Esportiamo Alta Moda italiana, perchè altri paesi non riescono, per ora, a crearla.
La tendenza naturale, comunque, è di produrre in loco tutto ciò di cui si abbisogna e che si può produrre. Esempio: Il riso Carnirolo di Verona, oggi non si esporta più in Giappone perchè lì viene coltivato localmente. Così pure il Vialone Nano, coltivato in California.
Oltre a ciò i prodotti attualmente scambiati sono di nicchia e non risolvono in toto i problemi economici di un paese.

Molta della veridicità della proposizione di Ricardo, dipende dal livello di sviluppo del singolo paese. Dove è necessaria una produzione ad alta intensità di manodopera è di beneficio per l'economia locale produrre anche ciò che si produce in modo meno efficiente di altri paesi, per garantire una capacità di acquisto adeguata, l'utilizzazione massima delle risorse locali e il lavoro. Un esempio: il Burkina Faso. Si fabbricano aratri di legno per le coltivazioni locali. Sarebbe più efficente l'uso di un trattore, ma in quale contesto si troverebbe tale trattore? Rifornimento, riparazioni, educazione all'uso sono tali da richiederne la presenza? La produzione locale di attrezzi agricoli crea un indotto virtuoso, un utilizzo compresibile, una maggiore fiducia nella bontà ed equilibrio del sistema.

Per il vantaggio comparativo, l'affermazione è ancora più dissonante.
Supponiamo che nel paese B, produttore di pane, vi sia un minimo livello di produzione agricola. Se questo paese è meno efficente nella produzione di automobili o trattori o attrezzature, dovrebbe smettere tali produzioni? Diremo di no, per il semplice motivo che il paese rimarrebbe agricolo e non potrebbe mai industrializzarsi. Il valore aggiunto di un'automobile del paese A è molto più alto rispetto rispetto al valore aggiunto del pane scambiato dal paese B? Ma sta di fatto che i prodotti agricoli dei paesi poveri non possono essere scambiati con i paesi ricchi e che i prezzi sono fissati dai paesi ricchi (proposta NAMA).

Certamente l'Italia è tra i migliori paesi nella produzione di moda, mentre la Germania è specializzata nella produzione di prodotti tencici. L'import/export, limitatamente a questi prodotti specialistici, è avvenuto anche prima dell'avvento dei trattati di libero scambio del WTO. La stessa cosa vale per le Ferrari italiane, che esportiamo. Questo esempio di vantaggio assoluto, ci dice: ciò che non è possibile o non si è in grado di produrre in loco può essere importato e fin qui nulla di male.

Quello che fanno discendere invece, dal concetto di 'vantaggio comparativo', al WTO, è che si può importare di tutto, quindi commercio libero senza restrizioni, per ottenere comunque dei vantaggi per tutti i paesi. Una forzatura che ha in sè il germe della dipendenza economica per moltissimi paesi, compreso il nostro, ma soprattutto per quelli in via di sviluppo.

Oggi lo scambio di prodotti viene sospinto più dall'enorme differenza nei costi di produzione, molto bassi nei paesi in via di sviluppo, più che da questione di efficenza produttiva ai medesimi costi.
Ricardo non faceva menzione dei prezzi dei prodotti commerciati, comunque si potrebbe stimare che parlasse di vantaggi tra due paesi a prezzi di scambio simili. Ma il liberismo economico ci dice che tutto può essere importato, non ci si limita ai prodotti specialistici, e quello che conta sono i minori costi di produzione, come 'vantaggio comparativo'. Ma tale vantaggio diventa solo 'virtuale' per l'acquirente finale.

I pomodori prodotti in Italia sono migliori di quelli prodotti in Cina, perchè la produzione è controllata da leggi molto severe rispetto a quelle cinesi, perchè non esportiamo inostri pomodori in Cina mentre sono quelli cinesi che invadono il mercato italiano? Quale vantaggio comparativo abbiamo da questo scambio? I produttori di pomodoro italiani non producono più, aumenta la disoccupazione del settore, le industrie non lavorano più i pomodori. Lo svantaggio evidente è lo smantellamento di un settore dell'agro-economia che in Italia produceva reddito e occupazione. Quali vantaggi comparativi? Chi importa pomodoro dalla Cina, si arricchisce enormemente. I prezzi di vendita al pubblico non sono molto diversi dai prezzi dei prodotti locali. Si sono rimossi centinaia di posti di lavoro e si è aumentato l'arricchimento di poche persone.
In questo mercato aperto vi è qualche cosa che ci sfugge. Quale vantaggio comparativo possiamo avere dall'importazione di frutta e verdura dalla Cina? Fino ad ora si sono viste solo preoccupazioni: la CIA (Confederazione Italiana Agricoltura) afferma: Un milione di aziende agricole a rischio, per le importazioni dall'estero". Settore tessile: 80.000 posti di lavoro a rischio. Settore metalmeccanico: 30.000 posti di lavoro in bilico...

Se questo è il risultato del vantaggio comparativo, o il WTO non ha preso in considerazione tutti i parametri necessari perchè vi siano vantaggi comparativi, o eleggono Ricardo a loro baluardo, portavoce di un concetto vecchio, forse applicabile nel suo tempo, per proprie finalità: il libero mercato favorisce l'apertura di nuovi mercati per i poteri economici e finanziari forti. Nulla a che fare, sembra, con una politica di sviluppo equilibrato sia dei paesi poveri che industrializzati, di garanzia delle necessità basilari per tutti.
Il concetto del 'libero scambio' senza restrizioni avanzato dal WTO non dovrebbe discendere dal concetto del vantaggio comparativo di Ricardo, non si riesce con questo a giustificarlo.

Inoltre: questa semplice teoria del vantaggio comparativo, delineata più sopra, richiede diverse importanti assunzioni, per diventare vantaggiosa per i paesi in questione:

* Non ci sia nessun costo di trasporto - Invece c'è e incide sia sull'ambiente che sui prezzi

* I Costi sono continui e non ci sono economie di scala
Ci sono non solo economie di scala ma soprattutto costi di produzione molto diversi

* Ci sono solamente due economie che producono due beni - Non siamo in questa situazione teorica

* La teoria presume che i prodotti negoziati siano omogenei (cioè identici) - Non è questo in caso

* Si presume che i fattori di produzione siano perfettamente mobili
Terra, (fertilità, piovosità etc) - lavoratori (capacità, qualità etc) non sono perfettamente mobili

* Non ci sono tariffe o le altre barriere doganali - Sono state tolte dal WTO, perciò coincide

* C'è conoscenza perfetta, cosicchè tutti gli acquirenti e venditori sanno dove trovare i beni più convenienti a livello internazionale -
Non sempre è vero, anzi non è normale ricercare sempre a livello mondiale il prezzo più conveniente, ci sono problemi di approvvigionamento, conflitti sociali, tempi di fornitura etc che ne impediscono il corretto espletamento
(da http://iang.org/free_banking/david.html "La teoria del vantaggio comparativo")

Detto questo possiamo prevedere che il rilancio del capitalismo mondiale attraverso i trattati di globalizzazione, non sia altro che questo: vantaggi solo per i poteri economici forti, multinazionali e grosse aziende nazionali, distruzione della struttura economico-finanziario-produttiva dei singoli paesi, aumento della disoccupazione locale.

Quindi globalizzazione dei vantaggi? No. Krtashivananda definisce questo evento globale una cospirazione delle multinazionali. Una cospirazione dei gestori della dissacrante alleanza WTO-FMI-BM.
Una cospirazione contro l'umanità, contro la gente che muore di fame nei paesi in via di sviluppo attanagliata dal debito e dalle calamità naturali. Con questo non affermiamo che la globalizzazione non sia un evento necessario, ma in una globalizzazione per tutti, le sue regole e le sue metodologie, dovrebbero essere totalmente in contraddizione con quelle attuali del WTO. Per semplificare, ora, le definiamo in due punti: Aree Socio-Economiche Autosufficienti, e applicazone della Democrazia Economica.

Se guardiamo all'allegato C - David Ricardo e Vantaggio Comparativo - potremmo ricavare dall'analisi delle assunzioni o requisiti per la veridicità della teoria che le condizioni espresse non esistono sul campo. Si può dedurre che la teoria del vantaggio comparativo fatta propria dal WTO, non porta vantaggi a nessun paese se non a quello che ha la possibilità di esportare di più. Fatto riconosciuto che i fatturati di molte multinazionali superano di gran lunga i budget nazionale di molti paesi e poichè le multinazionali dettano le regole del commercio internazionale, non si può parlare di benefici evidenti per i singoli paesi interessati.

Cambieremmo così, volentieri i principi del commercio internazionale, del libero scambio, seconto i trattati TRIM, GATT con alcuni principi tra i quali elenchiamo, per dare qualche spunto:

* Ristrutturazione dei paesi in aree socio-economiche che abbiano omogeneità interna.
Spieghiamo: Gli inglesi hanno creato l'IRAQ, che comprende 3 etnie: Shiiti, Sunniti e Curdi. Questo causa all'nterno del paese profondi conflitti. La proposta è di includere gli shiiti in un proprio territorio, con l'Iran ad esempio, creare dei paesi in cui vi sia omogeneità etnica... L'Alto Adige è stato annesso all'italia, prima apparteneva all'Austria. La creazione di zone socio-economiche omogenee è il primo passo per la creazione di unità sociale e amministrabilità politica.
* Creazione di Comunità Economiche omogenee: formate da paesi con simili livello di sviluppo, di potenzialità economiche, come la UE, ANDEAN, etc.
* Ogni area socio-economica deve tendere alla autosufficienza economica

Tarcisio Bonotto
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Allegato A.
from www.wto.org

TRUE AND NON-TRIVIAL?
Nobel laureate Paul Samuelson was once challenged by the mathematician Stanislaw Ulam to "name me one proposition in all of the social sciences which is both true and non-trivial."
It took Samuelson several years to find the answer — comparative advantage.

Comparative advantage
This is arguably the single most powerful insight into economics.
Suppose country A is better than country B at making automobiles, and country B is better than country A at making bread. It is obvious (the academics would say "trivial") that both would benefit if A specialized in automobiles, B specialized in bread and they traded their products. That is a case of absolute advantage.

But what if a country is bad at making everything? Will trade drive all producers out of business? The answer, according to Ricardo, is no. The reason is the principle of comparative advantage.

It says, countries A and B still stand to benefit from trading with each other even if A is better than B at making everything. If A is much more superior at making automobiles and only slightly superior at making bread, then A should still invest resources in what it does best — producing automobiles — and export the product to B. B should still invest in what it does best — making bread — and export that product to A, even if it is not as efficient as A. Both would still benefit from the trade. A country does not have to be best at anything to gain from trade. That is comparative advantage.

The theory dates back to classical economist David Ricardo. It is one of the most widely accepted among economists. It is also one of the most misunderstood among non-economists because it is confused with absolute advantage.
It is often claimed, for example, that some countries have no comparative advantage in anything. That is virtually impossible.

Think about it ...
Ci abbiamo pensato...



Allegato B.
L'analisi della distribuzione dei redditi servì a Ricardo per formulare una teoria "pessimistica" dello sviluppo economico capitalistico. Posta come condizione allo sviluppo stesso l'esistenza di un saggio di profitto sufficientemente elevato da permettere un'adeguata accumulazione di capitale e quindi un aumento della produzione, l'economista inglese rilevò che la tendenza del saggio di profitto a diminuire (in quanto la necessità di coltivare terre sempre meno fertili in seguito allo sviluppo demografico avrebbe determinato da una parte un aumento della rendita e dall'altra un aumento del prezzo delle derrate alimentari e quindi dei salari correnti) avrebbe frenato lo sviluppo economico. Di notevole importanza sono anche i contributi di Ricardo alla teoria del commercio internazionale (alla cui base egli pose il principio dei costi comparati) e alla teoria monetaria (a lui si deve una delle prime formulazioni della teoria quantitativa della moneta).

In sostanza, Ricardo, pur condividendo i princìpi liberistici di Adam Smith, non ritiene che la legge della domanda e dell'offerta possa condurre ad un'equa redistribuzione della ricchezza: a tal proposito, Ricardo individua due fattori di sperequazione. Il primo è dato dal rapporto tra la rendita fondiaria, cioè il reddito prodotto dalla proprietà della terra, e la crescita demografica. Per sfamare la popolazione sarà necessario coltivare anche i terreni meno fertili, con maggiori costi di lavoro e una minore rendita. Giacchè la popolazione crescerà sempre di più, sarà sempre più vasto il ricorso a terreni sempre meno fertili con rendite sempre più basse. Per questa via la "rendita differenziale", ovvero la differenza tra la rendita dei terreni più fertili e quella dei terreni meno fertili diverrà sempre più grande. Il secondo fattore di sperequazione economico/sociale è dato dalla cosiddetta legge ferrea dei salari, secondo la quale, in base alla legge della domanda e dell'offerta, i salari tendono ad abbassarsi sempre più, per attestarsi al mero limite di sopravvivenza del lavoratore. La consapevolezza di tali squilibri socio/economici indusse molti intellettuali - che pure si definivano "liberali" e "liberisti" - a formulare un'analisi della società e un progetto operativo che prevedessero una più equa redistribuzione della ricchezza e una politica di emancipazione sociale e culturale delle classi subalterne; ma tali risoluzioni furono tutto fuorchè soddisfacenti. Dalla presa di coscienza del loro fallimento, muoverà Marx, il quale - alla strada del riformismo dall'"alto" - opporrà quella della rivoluzione dal "basso". http://www.filosofico.net/davidricardo.htm


Allegato C.
David Ricardo e Vantaggio Comparativo

La Teoria del Vantaggio Comparativo

David Ricardo, nella prima parte del 19° secolo, comprese che il 'vantaggio assoluto' era un caso limitato di una teoria più generale. Consideriamo la Tabella 1. Si può vedere che il Portogallo può produrre più a buon mercato dell'Inghilterra sia grano sia vino, (cioè ha un vantaggio assoluto per entrambi le merci). David Ricardo vide che poteva essere ancora mutuamente benefico per entrambi i paesi specializzarsi e commerciare.


Tabella 1
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Paese Grano Vino
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Costi Unitari Costi Unitari
in Ore/Uomo in Ore/Uomo
Inghilterra 15 30
Portogallo 10 15
----------------------------------------

Nella Tavola 1, un'unità di vino in Inghilterra costa come produrre 2 unità di grano. La produzione di un'unità addizionale di vino significa produzione di 2 unità di grano (cioè il costo di un'unità di vino è 2 unità di grano). In Portogallo, un'unità di costi di vino 1.5 unità di grano per produrre (il costo di un'unità di vino è 1.5 unità di grano in Portogallo). Poiché costi relativi o comparati differiscono, sarà ancora mutuamente vantaggioso per entrambi i paesi commerciare anche se Portogallo ha un vantaggio assoluto su entrambe le merci.

Il Portogallo è relativamente migliore a produttore vino che grano: quindi si dice che il Portogallo abbia un Vantaggio Comparativo nella produzione di vino. L'Inghilterra è relativamente migliore a produttore grano che vino: quindi si dice che Inghilterra abbia un Vantaggio Comparativo nella produzione di grano.

La Tabella 2 - mostra il vantaggio del commercio. I costi di produzione sono espressi nella Tabella 1. Si presume che l'Inghilterra abbia 270 ore / uomo disponibili per la produzione. Prima che abbia luogo la transizione commerciale si producono e si consumano 8 unità di grano e 5 unità di vino. Il Portogallo ha meno risorse con 180 ore / uomo di lavoro disponibili per la produzione. Prima che abbia luogo la transizione commerciale si producono e si consumano 9 unità di grano e 6 unità di vino. Produzione totale tra le due economie è 17 unità di grano e 11 unità di vino.


Tabella 2
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Paese Produzione
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Prima della Dopo la
Transizione Transizione
---------------------------------------
Frumento Vino Frumento Vino
Inghilterra 8 5 18 0
Portogallo 9 6 0 12
Totale 17 11 18 12
---------------------------------------

Se entrambi i paesi si specializzano, il Portogallo produce solamente vino e l'Inghilterra produce solamente grano, la produzione totale sarà di 18 unità di grano e 12 unità di vino. La Specializzazione ha permesso all'economia globale di aumentare la produzione di 1 unità di grano e di 1 unità di vino.

Questa semplice teoria del vantaggio comparativo delineata più sopra richiede diverse importanti assunzioni, per diventare vantaggiosa per i paesi in questione:

* Non c'è nessun costo di trasporto.

* I Costi sono continui e non ci sono economie di scala.

* Ci sono solamente due economie che producono due beni.

* La teoria presume i prodotti negoziati siano omogenei (cioè identici).

* Si presume che i fattori di produzione siano perfettamente mobili.

* Non ci sono tariffe o le altre barriere doganali.

* C'è conoscenza perfetta, cosicchè tutti gli acquirenti e venditori sanno dove trovare i beni più convenienti a livello internazionale.

http://iang.org/free_banking/david.html

mercoledì 20 giugno 2007

Dopo Veltroni non rimane che San Gennaro

Una volta si diceva che non rimaneva altro da fare che raschiare il barile.I DS, dopo aver bruciato i furbetti di Via delle Frattocchie (Fassino, D'Alema, La Torre e soci), si affidano al sindaco di Roma per provare a resistere e raccattare ancora un pò di gente che gli dia retta.
Gli eredi di quello che una volta fu il partito della classe operaia, provano a rendere più credibile l'attuale immagine. Immagine che li vede non molto diversi dai loro compari dell'altra sponda. Molto tempo per gli affari e le strategie sui massimi sistemi, poco o nulla per le questioni spicciole della gran parte delle persone.
Quello di questi signori, la loro attenzione al business, è una storia di vecchia data.
La figura del partito imprenditore è parte della storia dell'ex PCI.Attraverso la lega delle cooperative, già negli anni 70, era un soggetto che attraverso le proprie cooperative interveniva in diverse aree di business in Italia ed all'estero (in particolare paesi dell'Est).All'epoca le strutture portanti erano soggetti come Unipol, Fincooper (che si è occupata della concessione di prestiti e fideiussioni oltre che essere un organismo di scambi internazionali),Intercoop(che si poneva al servizio di cooperative, imprese artigiane, piccola e media impresa).

Forse è grazie a certe relazioni che la Montedison assunse il ruolo di principale partner dell'URSS,che Fiat e Pirelli ebbero la possibilità di stabilire unità di produzione in quei paesi.


Nulla di nuovo, quindi, per gente che si è dovuta attrezzare per misurarsi con i nuovi scenari geopolitici ed economici.
E' bastato riposizionare la barra e tenere conto delle nuove realtà.

Il punto non è capire se sia lecito o meno fare queste cose. Il punto è spiegare se, un partito ed una classe dirigente di sinistra, pensi che l'intervento in questi aspetti, nel modo che tutti oggi possiamo osservare, siano una cosa che butta alle ortiche i tuoi valori di riferimento o no. Se quello è il modo per fare gli interessi di chi ti ha votato.

Il sospetto è che in realtà quelle sono domande vecchie e superate.La prassi e le scelte ideologiche di questi anni, sono la naturale conseguenza di un modo di essere e di pensare che risale ai primi anni 60.
Quello che rimane è un modesto partito di centro.Un pò laico e con le idee molto confuse in materia di diritti, solidarietà, politiche sociali e classe di riferimento.
Insieme a ciò che rimane della DC di "sinistra" proveranno a resistere per un po'.

Sono convinto che una buona parte di quei dirigenti, non troverà sconveniente ( a tempo debito ) un passaggio all'altro lato. Nell'interesse generale.

martedì 19 giugno 2007

Una faccenda privata




Mio figlio ha tredici anni e gioca a pallone.Mio figlio ascolta musica di gente a cui si sente istintivamente vicino come lui


ha affrontato subito un paio di problemi Lucas.
Ricordo quando, per la prima volta in Italia,con lui che aveva due anni ho fatto la fila in questura per il suo permesso di soggiorno.
Ti trattano un pò così quando sei in fila, quando fa caldo e speri che qualcuno sia un pò gentile con quella gente e con te, che lì sei come loro.
Guarda il mondo con rabbia ogni tanto mio figlio.
le battute a volte sono "spiritose".Se mette una maglietta a maniche corte nera gli chiedono perchè lui le ha comunque lunghe le maniche.
Non vi dico poi al mare.
Noi ci sorridiamo e lui con noi.La gente non vuole ferirti e non capisce cosa può esserci nella testa di un tredicenne.
Nessuno di noi vuole darci peso.
E' un fatto che, crescendo, le battute spiritose aumentano.
Ma è forte il mio Lucas.E' forte nel corpo e nello spirito.Noi gli insegniamo la tolleranza, il rispetto e proviamo a fargli capire cosa è giusto e cosa no.
Vede carrette di profughi con il colore della sua pelle.Si chiede se la povertà appartiene solo a quelli come lui o no.
Ha paura istintivamente del rifiuto che si ha per quelle persone, ha paura che quel rifiuto riguardi anche lui.
Ha avuto una insufficienza quest'anno Lucas. In religione.Dice che in Brasile non tutti sono cristiani e che lui ancora deve decidere.Con il prete è stato subito conflitto.Duro e senza riguardi per la tonaca.
Anche in comportamento non è il massimo. Lui dice che c'è razzismo ed ipocrisia (non è questo il termine esatto).Che è facile prendersela con lui.
Non è un bullo Lucas.Non ha mai usato violenza.
Mi auguro che la sua vita sia serena e forse mi illudo. Con Carla lo guardiamo crescere e la sera lo salutiamo con un bacio prima di lasciarlo ai suoi sogni.

lunedì 11 giugno 2007

Dove cammina questo movimento?

In due giorni ci sta' tutto quello che vorresti capire di questo cazzo di paese.Una manifestazione bella e radicale, fatta di tanto e di tanti, confusa ma potente.Una piazza vuota con vecchie bandiere senza più cuore. Un ex comunista che dice che "quella piazza non gli piace".Uno che di mestiere fa il ministro degli esteri intercettato che parla di affari,uno che ti dovrebbe rappresentare e che non sai chi cazzo sia.Tanta gente che non vota perché ne ha pieni i coglioni.A Parigi come a Genova.Tanti miopi che non vedono che quella è la realtà di questa politica vuota.La fuga verso il niente.
Scriverò di quello che penso di questo periodo tra qualche giorno, ho bisogno di riflettere.Riflettere e pensare su cosa può essere oggi un movimento di massa.
Prima di andare, però, vi raccomando una lettura: LA BANDA BELLINI-di MARCO PHILOPAT
per stuzzicarvi vi fornisco un breve assaggio di quello che è questo libercolo.

"Ci sono compagni che a furia di strapazzi si sono sciupati, con la pelle aggrinzita e con il sangue che pompa per inerzia.Una pesantezza nel vederli invecchiare senza nerbo, la fine peggiore che si possa immaginare.Ma ci sono altri che sono rimasti dei banditi, banditi dalla società, come la banda Bonnot.
Noi non abbiamo fatto la loro fine e nessuno è passato dall'altra parte.Non c'è dubbio, ci è andata di culo.quando eravamo sbarbati tutto girava nel senso giusto, non si era mai vista una tale voglia di cambiare, non si sognava nemmeno per scherzo una vacanza ai tropici, il caldo era sprigionato dall'attrito che c'era.L'avevamo capito da subito chi ci voleva rimettere al nostro posto, quello degli sfigati.Quello dei giovani cafoni sfigati....."Bellini ma tu come vorresti crepare?"
Mi sembra chiaro non l'avete ancora capito?
"No"
Davanti al plotone d'esecuzione per salvare cento, mille giovani cafoni......Comodamente seduto direi al capo
"lasciatemi finire branco di maiali e non sbagliate mira, beccate solo me!Quelli dietro non c'entrano"

sabato 9 giugno 2007

Non fare di Kilombo una palla, liberalo dai notai e..... dai cravattari della P2

garantisciti uno spazio di libertà, comunista e libertario.Vota per chi su questo si è sempre battuto.
Sostieni Mario


venerdì 8 giugno 2007

Burg l'ebreo che parla di "ghetto sionista di giudeo-nazisti"

Il quotidiano Haaretz ha intervistato Avraham Burg ex presidente del parlamento Israeliano.Il titolo dell'intervista è "Explosive material" e Francesca Paci ne fornisce una breve sintesi a pag. 17 del quotidiano la Stampa.
Le frasi che vengono messe in evidenza, dimostrano il tormento di uno dei personaggi che è parte della storia di Israele.
"Questa è una nazione militarista, non ce l'hanno ancora detto ma siamo tutti morti"
"definire ebraico lo Stato d'Israele è come sancirne la fine"
"l'sraelianità è corpo senza anima"
La società israeliana viene descritta come "paranoica che costruisce muri contro le sue paure"
Le frasi che creano maggiore critica ed imbarazzo sono:
"è difficile capire la differenza tra il primo nazionalsocialismo e la teoria nazionalsociale israeliana di oggi"
"la legge del ritorno è l'immagine allo specchio di Hitler, presuppone di accogliere chi lui discriminatoriamente considerava diverso.Ci stiamo facendo dettare l'agenda da Hitler"
"l'ebraismo si basava sui mutamenti, il sionismo ha ucciso questa attitudine.Non c'è ebreo senza narrativa e qui non c'è più narrativa"
"Israele, un paese ossessionato dalla forza, violento sulle strade, in famiglia, contro i palestinesi"
" associare allo stato d'Israele gli aggettivi ebraico e democratico equivale a produrre nitroglicerina: il paese è la versione contemporanea della Germania degli anni 30"
Chi è Burg?
Dal 1999 al 2003 è stato presidente della Knesset,ex presidente dell'agenzia ebraica dell'immigrazione.
Ebreo praticante, ex paracadutista,simpatizzante di peace now.
Il padre di Avraham, Yossef morto nel 99, è stato tra gli anni 60 e 70 capo del partito nazional religioso.
A Burg, un suo intervistatore in "modo scherzoso", ha consigliato un giubbetto antiproiettile.

giovedì 7 giugno 2007

Come lavorare in una redazione, tra compagni

Prima che passiate al filmato, e vi facciate un'idea di come penso debba essere gestito un confronto, ricordate per un momento due vittime. Due donne. Una uccisa di fronte a suo figlio, otto anni, il suo nome era Zakia Zaki.Era una giornalista Nel commemorarla un suo collega, Samander, ha ricordato il suo impegno contro i signori della guerra e la denuncia delle loro porcherie "spesso praticate dagli stessi scanni che occupano il parlamento".
L'altra donna è stata buttata fuori dal Parlamento Afghano, il suo nome è Joya Malalai. Venti giorni fa aveva attaccato, in Parlamento, i signori della guerra accusandoli di "essere peggio dei maiali e delle vacche".All'espulsione sono seguite minacce di morte.
Quando usiamo le categorie morali per giudicare avvenimenti lontani da qui, la percezione del bene e di dove questo si trovi,ricordiamole.
Pasolini ha scritto, a proposito della strategia della tensione
"Io conosco i colpevoli. Mi mancano solo le prove".


mercoledì 6 giugno 2007

Perché votarmi e perché no



Iniziamo dal no.
Se sei uno di quelli che ha preso questo Metablog maledettamente sul serio, influenzato dal tuo lavoro in cui, da precario del cazzo e per quattro soldi, pur leggendo i migliori manuali per poter fare carriera non riesci ad emergere e rovesci qui la tua solitudine ed il tuo genio incompreso, lasciami perdere non faccio al caso tuo.
Garantirò il tuo diritto, non ti preoccupare, anche perché non é che abbia tanta voglia di correrti dietro e di "sanzionarti" solo perché qualche volta scrivi "cazzate"(per me s'intende).
Se sei uno di quelli che frequenta la parrocchia e poco la periferia e la frontiera, se ogni tanto svuoti l'armadio dalle tue belle cose e le doni ai poveri e pensi che così ce la caviamo.Lascia perdere non faccio al caso tuo.pensa che una volta (era il lontano 75) ad uno che mi chiedeva un'offerta risposi che avrei donato alla condizione di comperare un mitra.Per quelli che non hanno. Fui portato in questura ed il maresciallo si fece due ghignate sulla vicenda dicendo "ma questi proprio a me devono scassare la minchia". per fortuna non accadde nulla e l'offerta non la feci.
Se sei uno che ha studiato notte e giorno sostituendo i tuoi libri di filosofia con i testi sacri di marketing scritti da Kottler e soci, se godi nel cambiare il lay out ai barattoli della Nutella o ti impegni ad immaginare un logo che faccia vendere di più, lascia stare siamo lontani anni luce e passo il mio tempo in montagna a cercare di riconoscere i fiori.
Se sei uno così che vive il brivido al cinema e le vacanze le fai rigorosamente in villaggi distanti da tutto, lasciami perdere non abbiamo molto di cui parlare.

Le ragioni per avermi in redazione
Sono scorbutico e poco incline ai salamelecchi, però ascolto ed evito di offendere le persone.Sono vecchio e stanco e vorrei lasciare ad altri un testimone avendo la possibilità di collaborare con un gruppo.
Nelle questioni, mi vado a cercare quelli che di solito non hanno spazio e possibilità di dire. Il mio obiettivo è garantirgli quella possibilità.
Amo quelli che, con la loro vita e le loro esperienze,provano a camminare dritti e senza lasciarsi omologare.
Vorrei che questo spazio si arricchisse di contributi che facciano riflettere e che diano "conoscenza".Vorrei uscire da questo spazio per provare ad andare tra le strade con chi ha voglia.
Vorrei essere lì per ricordarvi che la verità è rivoluzionaria e, in quanto tale,non ci piace.
Vi chiedo scusa sin d'ora se avrò tradito le vostre attese, non sono perfetto.

martedì 5 giugno 2007

Quelli che non usano la violenza e sono rispettabili

"Alcune persone dicono che gli operai hanno una missione nei confronti dell'umanità.Queste sono chiacchiere dannose.Gli operai sono la parte più avanzata dell'umanità quando hanno capito che le cose vanno per loro nel modo peggiore se stanno fermi....quelli che hanno una missione sono quelli che vengono mandati...Gli operai devono considerare con particolare diffidenza tutti quelli che li mandano a prendere qualcosa" Bertolt Brecht






Titolo un pò retorico per il post. Andiamo al dunque.Il dott.Ing.carlo De Benedetti, tra il tanto che possiede, ha nel suo impero economico tale azienda Patelec. Gli operai ed i lavoratori di quel sito se la passano un pò male. Sono in cassa integrazione e, giusto ieri, l'hanno rinnovata per altri sei mesi. L'accordo che è stato raggiunto è rivoluzionario. I lavoratori, se la vogliono, dovranno restituire all'azienda (leggi proprietà)2.500€ di maggiori oneri (fonte tg regione Piemonte). Sembra che per questo abbiano diritto ad una rateazione (la cosa non è ben chiara).Carlo De Benedetti è quel signore che ha chiesto la tessera n° 1 del partito democratico. Direi un ottimo inizio e più di un indizio per capire la pasta di quelle persone.
Nello stesso tempo, sempre da queste parti, gli operai della Thysen Group si dilettano a bloccare una delle maggiori arterie di scorrimento di Torino. Sono previsti 400 licenziamenti.Qualche km. più in là gli operai della Gessaroli di Trofarello passano il loro tempo a presidiare i capannoni. Il timore è che portino via i macchinari.
Alla Pininfarina, durante un picchetto davanti ai cancelli della fabbrica, un operaio è stato ferito da un "crumiro" che ha tentato di forzare il blocco.Quei lavoratori sono incazzati perchè, il loro padrone, gli riconosce 570 € lordi di premio di produzione contro i 1.000 richiesti.
Un altro illustre nome dell'industria nostrana (Bertone), ha risolto per altri sei mesi la vertenza con le sue maestranze. Ci saranno altri sei mesi di cassa integrazione e poi si vedrà. Della cosa sono interessati in 1500.
Sul sito di un Blogger, ieri, è apparsa la notizia che una nota azienda italiana di nome San Lorenzo ha intenzione di chiudere i call center mandando a casa 600 persone. la chiamano delocalizzazione. La cosa che più impressiona nella vicenda è che se fate un giro sul Blog di uno dei titolari di quell'azienda, sarete proiettati in un mondo fatato. Gente impegnata nel sociale e nella carità. Ci sono banner che rimandano ad organizzazioni che si occupano di adozioni a distanza, volontariato e carità cristiana.Ad una proposta del sottoscritto di boicottare i prodotti del signore, un blogger ha risposto che non è d'accordo. Sarebbe utile guardare il bilancio dell'azienda, prima.
In attesa di capire le ragioni dell'altro, ho dato un'occhiata a quello che accade a Venaria.Ieri, circa 300 persone hanno assediato il comune.Hanno prvato ad entrare nel municipio con la forza e sono stati bloccati dai C.C.Il motivo della manifestazione è la raccolta differenziata dei rifiuti. Quelle persone vogliono che siano attrezzate delle aree ecologiche in cui mettere i cassonetti ed i contenitori.
Il sindaco, uno di quei decisionisti che tanto piacciono,dice ai manifestanti che" Se c'è lo spazio condominiale dentro i cortili i bidoni devono stare lì."
E' finita con una sospensione della delibera ed i rappresentanti dei cittadini hanno convenuto sulla necessità del confronto.

Mentre siamo immersi in metafisiche discussioni sulla correttezza del linguaggio, sui simboli della violenza e su quanto sono cattivi i black bloc, la vita ordinaria scorre.
In questo scorrere sembra che non tutti abbiano in testa il significato di "legittima protesta".
Molti, istintivamente, ad una società che vuole trattare i problemi sociali guardando ai singoli individui per indebolirli, reagiscono. Lo fanno come possono e con le forze che riescono a mettere in campo.
In questo procedere scoordinati, una cosa inizia ad essere chiara. Non siamo una grande famiglia e questo non è il villaggio delle favole.Ci sono re e tiranni, orchi gnomi e qualche fata.

domenica 3 giugno 2007

La sicurezza della società opulenta

"Una certa libertà ed una certa uguaglianza svanirono dalla vita umana, quando gli uomini abbandonarono il nomadismo.Gli uomini pagarono con la libertà e con la fatica la sicurezza,il rifugio e i pasti regolari(....)Con l'estendersi della civiltà, si ebbe un processo di riduzione in schiavitù;i capi ed i sottocapi acquistarono sempre più potere ed autorità, mentre l'uomo comune non riuscì a tenere il loro passo."
H.G.Wells-Outline of History



In un bel articolo, Antonio Scurati, affronta il tema della sicurezza e la percezione che di questa hanno le persone comuni.
Scurati inizia il suo pezzo con una massima di Hobbes, il filosofo dello Stato assoluto:" La sola grande passione della mia vita è stata la paura"
Nell'articolo, si descrive come inutile ogni tentativo di rendere razionale la percezione di insicurezza che orienta il pensare della gente comune.
Il fattore sicurezza è sempre stato un elemento sbandierato dalla destra nei paesei occidentali.La sua definizione ha avuto come simbologia rappresentativa il comunismo (fattore K)nel periodo della guerra fredda, oggi l'immigrazione e (aggiungo io) l'islamismo.
Nel descrivere il fenomeno, l'articolista ricorda come molti orientamenti del pensiero delle persone dipendano più da quello che i sociologi indicano come "costrutto sociale" ( la rappresentazione collettiva di un'emergenza indipendente da elementi oggettivi della stessa), che da fattori che tendano a spiegare e misurare i fenomeni.
Il pericolo percepito è prevalente sul pericolo reale.
Su questo piano, un elemento fondamentale sono i mass media.Al di là dell'orientamento e della qualità professionale di giornalisti, i media giocano un ruolo fondamentale a favore della destra.
La minore capacità analitica, per il corpo elettorale, è vista come un vantaggio e le ricette che ne conseguono sono identificate come le più appropriate.
Il paradosso di questa situazione è, per l'autore, il fatto che l'unica strategia possibile, per la sinistra, sarebbe quella che adottò il fascismo nel periodo del suo governo:
PROIBIRE LA CRONACA NERA

sabato 2 giugno 2007

La tolleranza

"Il primo che recinse un terreno e dichiarò questo è mio e trovò persone tanto ingenue da dargli retta, fu il vero fondatore della società ineguale.Quante guerre, assassinii, miserie e orrori avrebbe risparmiato al genere umano colui che, strappando i pioli, avesse gridato ai suoi simili: non ascoltate questo impostore; se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra di nessuno siete perduti!"
Rousseau-il contratto sociale (1762)n>

Quanto è sovversiva una frase di questo genere? E a quanta censura può dare luogo se, con il bilancino e la lama di un bisturi ideologico, fosse pesata e tagliuzzata a cercane nella disposizione delle parole il reale messaggio che vuole dare?data in pasto ad un popolo di pance vuote che effetto avrebbe? Che tipo di azione violenta sottintende affinchè la si realizzi per il suo fine?
Io credo che il censore attento, risolto il problema della forma e della liceità del linguaggio, su questi aspetti allargherebbe il suo raggio d'azione per cassarla definitivamente dai libri di scuola.Cosa già fatta in periodi storici neanche tanto lontani.
Quello che mi spaventa, in una comunità di persone che si dicono pronte a dialogare, è la ragionevole e razionale lucidità dei più, che potrebbe portarle a pensare che di quel pensiero sovversivo non c'è bisogno.
George Orwell ha scritto " Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato"
Quanto riusciremo ancora a conservare di quel modo di leggere il passato ed il presente che ci preservi dal controllo totalizzante di una società non disposta a far circolare le idee. Anche le più estreme?

venerdì 1 giugno 2007

La mia candidatura in Kilombo

Mi sono candidato.Mai fatto nella mia vita.Eppure questa arena di gente scazzata ed incazzata mi piace.
Se volete votarmi fatelo pure, al contrario scegliete ma almeno fatelo chiedendo conto su cosa lavoreranno in redazione. Con quali obiettivi e secondo quale codice di sopportazione del prossimo e delle sue opinioni.Onde evitare sorprese.In questo si raccomanda una prosa chiara ed esauriente.
Io vi dirò di me.
Ho 50 anni, se le statistiche non sono un'opinione due terzi del viaggio sono già andati.E' stato un bel viaggio finora? E' dipeso dai momenti.Direi intenso e pieno di cose belle e di dolore.
In questo primo post vi intratterrò solo su due questioni:
- cosa avrei fatto in redazione sulla questione sollevata da Karletto Marx
- chi sono
Domanda:
avresti votato a favore o contro le varie censure ai post (quelli di cui ho traccia)?
Risposta
-contro
Domanda:
c-cosa pensi della polemica su KM e sulla richiesta di espulsione?
Risposta
-corretta la questione che ha sollevato, non condivido la forma e lo stile.Lui è lui ed io sono io.Contro l'espulsione (una curiosità, ma è a vita?)
Di me
Una parte di cosa sono e di cosa penso la trovate nei post del mio blog.
Mi definisco come uno che sente di non aver scelto cosa essere in modo chiaro. Ed in questo vivo le mie contraddizioni e le relazioni con il prossimo.
Ho mangiato pane e politica sin da giovane. Militanza dura e, per un tratto della mia vita, estrema.Sono stato segnato da diversi accadimenti e quelle esperienze condizionano pesantemente il modo in cui affronto alcune questioni.
Tra le persone che hanno attraversato con me un pezzo di vita ne ricordo tre:
Tonino Miccichè, era un operaio che un giorno (il 17 aprile del 1975) fu ucciso da una guardia giurata mentre occupava case alla Falchera a Torino.Era di Lotta Continua.
Matteo Caggegi,più giovane di me di due anni.Si è fatto ammazzare in un bar mentre, inseguendo il suo delirio da sognatore, cercava di togliere la vita ad uno come lui.Un terrorista secondo il più classico dei riferimenti.Uno che avrei voluto salvare e con il quale ho fallito.
Nino, un ex operaio Fiat. Uno dei 61 cacciati via da Agnelli perchè troppo estremista.avreste dovuto conoscerlo. Se qualcuno di voi, mai, ha frequentato via Pò ed i banchetti in cui si vendono libri usati, sicuramente lo avrà visto. Lui era lì con il suo basco sulle ventitrè, la barba enorme e bianca.Uno che fabbricando auto decise di non prendere mai la patente. una delle persone più aperte e tolleranti che abbia mai incontrato.
Io arrivo da lì e da quella gente. Se mai mi avrete ospite in redazione saprete così un pò più cose del necessario.
La prossima volta vi dirò come penso di contribuire se il popolo vorrà.
Amen