mercoledì 23 dicembre 2009

In attesa del santo Natale




AUGURI UNA MINCHIA ANARCOCOMUNISTI DI 'STA CIPPA









In attesa che gli uomini diventino più buoni per un giorno vi consiglio di ascoltare la voce di chi le feste le passerà dentro un lager.
Per ora si limitano al reato di clandestinità, per quello di povertà si stanno attrezzando. I soldi disponibili non gli permettono di costruire nuove galere, aspettano che passi la crisi.

Fonte: macerie

Senza pietà

Diario

«È una persecuzione, fanno come ha fatto Hitler con gli ebrei. Sono senza pietà con noi». Questa è la conclusione del breve racconto che ci ha fatto al telefono un giovane ospite del Cie di Ponte Galeria questa sera. Ieri un suo compagno di gabbia ha provato a darsi fuoco per protesta nell’infermeria del Centro. Sbarcato da poco in Italia, una mano paralizzata a causa di una operazione malriuscita fatta nel suo paese, stava chiedendo al responsabile sanitario del Centro se era possibile farsi curare in Italia, ricevendone in cambio, più o meno, questa cortese risposta: «non ce ne frega niente della tua mano, è un un problema vecchio, vai da Berlusconi e fatti aiutare da lui». Per fortuna il fuoco è rimasto circoscritto al petto, causando pochi danni.

E poi ci sono tutte le altre storie di Ponte Galeria: il riscaldamento che non va, i tentativi continui di suicidio, l’autolesionismo diffuso, la brutalità della polizia, il cibo scadente.

Qui per le testimonianze dal vivo


domenica 20 dicembre 2009

State Agitati


Torino ieri durante lo shopping!!

giovedì 17 dicembre 2009

Anarchici

E così siamo arrivati alla bomba. Non è esplosa (per fortuna) durante un'ora affollata di gente. Ha fatto, però, quel minimo di rumore da far sobbalzare sulle sedie lor signori.
C'è già una marea di persone che in queste ore si esercita sulle ipotesi più varie. C'è chi associa la cosa al "clima d'odio" di cui il Duomo in faccia a Berlusconi è stato un prologo.
C'è chi si accorge, ora, che forse quel segnale è associato ai CIE ed alle lotte che da mesi si portano avanti contro quella specie di lager.
Su queste strutture abbiamo visto un servizio su Rai news che descriveva le condizioni di vita all'interno di uno di questi. Se vi capiterà di osservare quelle immagini troverete, forse, un po' di pietà per quella gente; poi tornerete ad occuparvi di altro.
Fino al momento in cui scoppierà un altra bomba e voi ricomincerete con il giochino del " a chi serve?".
E se quei segnali fossero semplicemente in linea con quello che si accumula come energia tempestosa sotto il cielo? Niente di elaborato e raffinato ma solo sintesi di una rabbia montante? Cosa pensate possa interessare ad uno che vive in gabbia, ed al freddo, targato come clandestino e condannato a vivere, nella migliore delle ipotesi, su un pezzo di cartone delle alchimie politiche? Pensate che la rabbia abbia un'orizzonte razionale definito dai confini del " a chi giova?".
Io passeggio tra folle di uomini ridotti a numero. Gente senza identità, merce non spendibile per questo sistema perché manca lo spazio. Eccedenze che non deperiscono in pochi giorni, ma che al contrario, accumulano frustrazioni e rabbia.
Quando altre eccedenze scenderanno dai tetti e si salderanno a loro allora avrete di che aver timore.
Fino ad allora, purtroppo, qualche giovane vita avrà sacrificato la sua per me e voi che siamo inadeguati ed indegni per tanto.

In tutto questo chiedete sui vostri giornali a loro ed a chi li rappresenta di spiegare quale idea di società hanno in testa? Be', guardatevi intorno forse è il contrario di ciò che osservate dal vostro angolo caldo tutti i giorni.


Vi rimetto un post che parlava di anarchici qualche mese fa.





Queste sono le dichiarazioni di due compagni anarchici della redazione di Macerie, rilasciate nell'aula del tribunale che li giudicava, per i quali è stata deciso di applicare la misura della sorveglianza speciale . La sentenza prevede rispettivamente un anno e due mesi a uno, un anno e quattro mesi all’altro. Significa non poter condurre una vita normale, non poter frequentare le persone con cui si fa politica. E' una misura di stampo intimidatorio e fascista in linea con i tempi.

Nell'esprimere la solidarietà ai due voglio solo ricordare che l'intimidazione, la repressione sono all'ordine del giorno da queste parti. Certo, se state con il culo al caldo in qualche mansarda, ufficio o semplicemente a casa vostra la cosa non vi tocca.La loro colpa? Aver lottato contro quella roba che chiamano CIE e che sono in realtà lager dentro i quali si chiudono i poveri, quelli che non hanno diritti.


fonte:

http://www.autistici.org/macerie/


Trovo imbarazzante dovermi difendere dall’accusa di rappresentare un pericolo per la tranquillità di questo ordine sociale. Per non cadere nel ridicolo, non lo farò. Ma mi preme precisare una cosa: rifiuto categoricamente di essere definito “leader” di un qualsiasi movimento. Se lo scrive un giornalista, è solo una volgarità che non merita neanche una risposta. Ma se lo scrive la Questura, allora si tratta un grossolano errore. Chi lo dice non ha capito assolutamente nulla di come pensano, si organizzano e agiscono gli anarchici. Ed è un bene che sia così: non intendo fornire al nemico ulteriori elementi utili alla comprensione. Quanto alle rivolte nei lager per gli sfruttati stranieri, rivolte che io contribuirei a provocare, è semplicemente risibile l’idea che esse abbiano bisogno di volantini, scritte sui muri, petardi o palline da tennis per continuare a scoppiare. Per quello, basta la violenza delle guardie e la follia di un Ministro degli Interni.
Qualcuno penserà che in fondo me la sono cercata, che me la sono voluta. Anche, per esempio, con questa dichiarazione. A costoro rispondo con un sorriso, dicendo che il mio unico rimpianto è quello di non aver fatto abbastanza, e abbastanza bene. Proprio nei momenti come questo, momenti in cui è più evidente che la Legge è sempre dalla parte del più forte, del più potente, del più arrogante, momenti in cui un poliziotto può pensare di far ritrovare delle finte molotov per giustificare una carneficina, momenti in cui un pubblico ministero può pensare di telefonare a un giudice per raccomandare una severa condanna, proprio in momenti come questo i limiti stabiliti dalla Legge non possono rappresentare un vincolo per fare quello che ciascuno di noi ritiene giusto, e necessario. In fin dei conti, converrete anche voi, la libertà è sempre una questione di forza.

F.M. - Torino, 9 ottobre 2009

Prendo la parola per pochissimi minuti, perché è uno solo il punto che vorrei sviluppare in quest’aula e di persona rispetto alle richieste che vi ha presentato la Questura di Torino nei miei confronti. Degli altri aspetti di questa vicenda se ne può occupare meglio di me il mio avvocato nel quale ripongo piena fiducia.
Sappiate che mi costa un certo imbarazzo questo breve intervento. E già, perché qui vi debbo parlare non degli “episodi delittuosi” che mi hanno visto protagonista negli ultimi diciannove anni - per usare le parole della Questura. No. L’argomento della discussione di oggi sono io. Sono io con le mie scelte di vita e le mie attitudini. E come sapete è sempre imbarazzante parlare di se stessi. Ma altrettanto imbarazzante dovrebbe essere per un giudice discutere di cose impalpabili come le vite degli altri, come le scelte degli altri, e non di fatti materiali ed accertabili. E quando queste scelte che vengono messe sotto la lente d’ingrandimento sono scelte di campo nella lotta sociale, ecco allora che siamo di fronte ad un pauroso slittamento del Diritto e delle sue teorie. Slittamento che è indicativo di un’epoca e che conferma ciò che quelli come me hanno sempre pensato del ruolo concreto della Legge e dei tribunali nella Storia.

Veniamo al dunque. Nelle battute conclusive della lunga nota da lui redatta, il Signor Vicequestore Spartaco Mortola parla di me come di un individuo totalmente privo di scrupoli e di principi morali. Salto d’un balzo discussioni tediose sulla differenza tra etica e morale per dirvi solo questo: proprio perché sono un anarchico, proprio perché sono uno di quegli amanti spassionati della libertà che pensano che non debba essere la Legge a guidare i passi degli uomini, proprio per questo ogni cosa che faccio è ispirata a delle scelte etiche, a delle scelte di campo, ad una idea di giustizia precisissima ed esigente. Non posso dimostrare di esserci riuscito sempre e fino in fondo, certamente: ma che non mi si parli di “assenza di scrupoli e di principi”.

Del resto, se non avessimo “scrupoli” e “principi” né io né i miei compagni avremmo speso tanto tempo e tante energie per batterci contro i Centri di detenzione per stranieri senza documenti. Cosa ce ne viene, da questa lotta? Guadagni e promozioni? Visibilità sociale? Potere? Niente di tutto questo. A motivarci c’è solo la certezza che la libertà degli altri determini anche la nostra. La gente senza scrupoli va cercata tra chi li ha costruiti e chi li gestisce, i Centri, tra chi sorride di fronte ai pestaggi, alle umiliazioni, alle violenze. Non certo tra chi li vorrebbe chiudere per sempre.

Se proprio dobbiamo parlare di scrupoli morali e di principi, allora, parliamone sul serio. Chi ha redatto le note che avete tra le mani si chiama Spartaco Mortola e verrà ricordato per chissà quanti anni ancora per il sangue sparso sui pavimenti della Diaz nel 2001 genovese. È lui che è privo di scrupoli, non io. Il ministro degli Interni che gli fa da principale, poi, si chiama Roberto Maroni. Quello che ha detto che bisogna essere “cattivi con i clandestini”, quello che ha riso insieme a tutta la gente del suo partito di fronte alle stragi nel Mediterraneo di questa estate, quello che non ha fatto una piega quando gli sgherri di Gheddafi, per proteggere le nostre frontiere, hanno ucciso a coltellate e a colpi di bastone i profughi somali evasi dal campo di detenzione di Ganfuda. E mi si viene a parlare a me di principi morali e di violenza?
Ironia della sorte, anche il Pubblico ministero di questo procedimento, il dottor Padalino, ha le sue belle responsabilità. Penso solo alla legge - da lui tanto rumorosamente voluta e propagandata - che punisce chi si cancella le impronte digitali. Per colpa di quella legge sono finiti in carcere in Sicilia dei disertori dell’esercito eritreo che si erano abrasi i polpastrelli per riuscire a raggiungere i propri parenti nel nord dell’Europa. Uomini scappati dalla guerra e scampati al naufragio che finiscono in carcere appena sbarcati, tritati dall’isteria securitaria di questi anni oscuri. E sono io quello che non pensa alle conseguenze delle proprie azioni?

Vedete, c’è una distanza incolmabile tra personaggi come quelli che mi accusano e la gente come me e i miei compagni. Ed è data proprio da questo: noi gli scrupoli ce li abbiamo, noi non muoviamo passo se non siamo proprio sicuri che ciò che facciamo sia giusto fino in fondo, se non siamo sicuri che i nostri mezzi siano coerenti con i nostri obiettivi. Senza nessun interesse nascosto, senza ricercare il potere e neanche la fama. Gratuitamente, senza aspettarci nulla in cambio, solo per un senso di giustizia che sempre più spesso è completamente al di fuori della Legge.

A.V. - Torino, 9 ottobre 2009

mercoledì 16 dicembre 2009

Offerta.Il souvenir del Duomo te lo tirano dietro



Mi è arrivata una mail da parte di una persona spiritosa che dice:
"
offerta!!!!

qualcuno vuole comprare un souvenir del duomo di milano?
quest'anno te li tirano dietro!!!!!


Mi chiedo se questo messaggio sovversivo potrà mai, un domani, essere oggetto delle attenzioni da parte della Digos.
Di sponda a questa preoccupazione ho ascoltato quello che si sono detti questa mattina un pò di giornalisti, magistrati e politici sulla questione Berlusconi.
Una comica?
Magari, ci sarebbe almeno da seppellirli con una risata.
C'era la Concia con il suo argomentare inutile ed equidistante modello "basta con la demonizzazione dell'avversario e con chi dice che Berlusconi è un mafioso", c'era Facci che ricordava a Storace (fascista tropo grasso per rifarsi un'altra passeggiata a Roma a piedi) quando spegneva una sigaretta sul braccio di un socialista all'epoca di tangentopoli, con quello che diceva una roba tipo "Io???? ma che stai a dì, ti querelo"; non mancava De Michelis che con la faccina da orsacchiotto bastonato ricordava i tempi di quando lo misero in gattabuia (poraccio) e rimarcando come l'odio ha le sue radici nello smantellamento di quella stagione fulgida per la democrazia.

Confesso che mi sono immalinconito ad ascoltare tutte queste argomentazioni ed a vedere le facce di quelle persone.
Mi ha fatto malinconia il coraggio dell'ex fascista, l'ipocrisia della piddina, il nulla del Facci, la paraculaggine del socialista DeMichelisprendotuttoio.
Il top, con la sua bella figura, è stato,però, l'intervista sul tg2 al prete che ha visitato il ducetto di Arcore.
Siamo prossimi al Natale ed ho singhiozzato quando l'ho ascoltato dire " Mi ha chiesto perché mi odiano? Ed io ho guardato la croce del Cristo alle sue spalle"
In mezzo a tanto miele contornato dalle acute osservazioni della Guzzanti sulla fierezza del Berlusca (pure lei) do un nove alla modestissima Bindi. Echecazzo!!

Ed ora aspetto il discorso dell'emerito presidente della Repubblica. Per quella sera è previsto cotechino, salsicce e fagioli come cena a casa mia. Ho idea che mi scapperà da ruttare. Mi chiedo "potrò?"


lunedì 14 dicembre 2009

Quando la violenza si esercita su chi non è un Berlusconi

Ieri ho commentato l'aggressione a Berlusconi ed oggi per caso ho letto una notizia vecchia di qualche giorno:

"Nelle scorse settimane il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria aveva avviato un’inchiesta interna per accertare eventuali responsabilità di guardie carcerarie o militari nella morte di Stefano Cucchi. È di ieri sera la notizia che scagiona tutte le persone indagate per il presunto pestaggio che avrebbe causato lividi e ferite al ragazzo, morto all' ospedale Pertini di Roma lo scorso Ottobre.

L’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, ha commentato incredulo la decisione del Dap:” Questa tragedia ha preso dei toni grotteschi. Mica Stefano Cucchi sarà morto in sei giorni di vecchiaia?”.
Il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria, dal canto suo, canta vittoria per la notizia “importante e confortante”, mentre l’organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria si mostra fiduciosa che “l’inchiesta si concluda con esiti altrettanto favorevoli per l’intera categoria”.


Dopo la morte di Stefano e le polemiche che ne sono seguite, cambiano le regole all’ospedale romano Sandro Pertini: da oggi infatti i familiari dei detenuti ricoverati lì potranno parlare con i medici. La notizia è stata diffusa dal presidente della commissione d’inchiesta sul servizio sanitario Ignazio Marino. ”Mi sembra un grande passo avanti per il futuro, ha dichiarato in proposito Ilaria, sorella di Stefano, che nessuna famiglia debba passare più quello che abbiamo passato noi”.

Alessandra Pugliese"


Per caso un anonimo ha lasciato un commento al post precedente. Quello in cui si parla di Berlusconi e di ciò che accade a Torino.

Il commento è questo:


"Ieri sulla pagina torinese di repubblica Alberto Campo (che di mestiere fa il critico musicale) manifestava la sua meraviglia per il trattamento che Venerdì uno stuolo di poliziotti, bardati alla robocop, hanno riservato ad un gruppo di studenti (il più vecchio di 17 anni) che manifestavano con un sit in contro i tagli alla scuola pubblica dalle parti di via S.Ottavio.
A sua figlia (quindicenne) sono toccati calci e manganellate."

sarò cattivo ma io ci ho gusto.
ci ho gusto.
ci ho gusto.
ci ho gusto.
ci ho gusto.

perché sti' giornalisti e "gente bene" si accorge di quanto è brutto il sistema SOLO quando tocca a loro. cazzo.

solo QUANDO li tocca sul personale-

perché altrimenti, tutti buoni e zitti a glorificare i padroni dalla carta stampata.

voglio proprio vedere se Campo si indignava e scriveva il suo ridicolo j'accuse da operetta se a prendere le legnate era un immigrato, un senza tetto, un operaio, uno studente "normale" che non ha papino giornalista, che non ha diritto di replica e di voce in questo schifoso paese... cose che succedono da anni senza che i giornalisti facciano pè, ma anzi tutti solidali contro i "facinorosi".

voglio vedere se se ne accorgeva! Campo. se a prendere le legnate era un figlio di pezzenti operai o un precario.

una volta tanto non capita ai poveracci vero? e SOLO ORA VE NE ACCORGETE di quanto è brutta.

sarò cattivo. ma ci ho gusto. anche se per la ragazza, personalmente, mi dispiace anche un po'. "

Provate voi a mettere in collegamento il tutto. Fino a che il conflitto si eserciterà in forme individuali lor signori potranno dormire sonni tranquilli ed a pagare saranno sempre i più deboli.

Magari qualche borghese tenerone se ne accorgerà quando la figlia quindicenne tornerà a casa con i lividi in una fredda mattinata torinese.

Qualcuno farà un inchiesta per vendere qualche copia di giornale in più; basterà una visita al questore con papà e tutto tornerà alla normalità; forse con le scuse della polizia.

Ma quando sei povero? Quando sei un cassaintegrato o uno che non ha più niente e che per questo prende calci nel culo nella manifestazione? Chi scriverà per te un pezzo sulla Repubblica?

Ci sarà un TG nazionale ad occuparsi della tua vita? Un Minzolini che fa un editoriale? E allora smettetela con questa ipocrisia della condanna del gesto. L'unica debolezza di quel gesto è il fatto che è isolato e stupido, che ancora questa classe dirigente non è stata messa di fronte al suo fallimento in modo tangibile.

Altro che volemose bene.







qq

domenica 13 dicembre 2009

L'aria che tira mentre si parla di Berlusconi


Quella che vedete è una delle immagini che testimoniano cosa è successo dopo lo sgombero di un centro sociale qui a Torino; la trovate nel sito di Macerie insieme ad una serie di articoli che parlano di uno dei tanti segmenti della vita di tutti i giorni in cui, in questo momento, si manifesta un conflitto duro e con pochi riflettori da parte dei media: la lotta contro i CIE.

L'ultimo post parla dell'aria che tira su questo fronte e riporta le parole di Franco Maccari (segretario generale del sindacato di polizia Coisp):

«[…] aspettando di vedere se la prossima volta saranno ancora i pochi colleghi schiacciati sotto il peso di un servizio disumano ad avere la meglio, o se magari resteranno vittime della violenza che ingiustamente si scatena contro di loro, o saranno costretti a gesti estremi.»

in poche parole si preannuncia il morto.

Da sottofondo a questo scenario avanza nella società civile un impercettibile disagio rispetto a situazioni che stanno assumendo il profilo della normalità.
Ieri sulla pagina torinese di repubblica Alberto Campo (che di mestiere fa il critico musicale) manifestava la sua meraviglia per il trattamento che Venerdì uno stuolo di poliziotti, bardati alla robocop, hanno riservato ad un gruppo di studenti (il più vecchio di 17 anni) che manifestavano con un sit in contro i tagli alla scuola pubblica dalle parti di via S.Ottavio.
A sua figlia (quindicenne) sono toccati calci e manganellate. Il bilancio parla di circa 10 contusi tra i manifestanti e quattro tra le forze dell'ordine (così ci racconta la questura). Andate a vedere come sono le contusioni tra i manifestanti e fate un paragone con quelle delle forze dell'ordine e vi farete un'idea di come stanno le cose.

In questa normalità c'è un pezzo d'Italia che assume come normale stivare la gente su autobus con le grate ai finestrini in movimento per la città e a caccia di "clandestini".
Capita a Milano così come capita che a Roma si esibisca la forza ed i muscoli per operare veri e propri rastrellamenti contro immigrati ed "eccedenze umane" non regolari.
C'è un altro pezzo d'Italia che crede che queste cose non siano giustificate e che la corda si sta per spezzare.
Di questo pezzo in molti fanno di Berlusconi il fantoccio contro cui tirare le freccette, perché mafioso e nemico dei giudici e della costituzione.
E' un pezzo d'Italia che si rassicura quando riempie una piazza ma che fa fatica ad intercettare, e in alcuni casi a vedere, la parte più profonda del malessere.
Un malessere che non si nutre solo di vuote alchimie politiche o simboli astratti come l'indipendenza della magistratura ma che si alimenta di condizioni di disagio e sofferenza materiale, cose tangibili come può essere tangibile la mancanza di un lavoro o di una casa. Il nascondersi perché "clandestino".

Un altro pezzo crede che Berlusconi è parte dello stesso zoo; questo pezzo di società prova a guardare alla sostanza dei comportamenti, a quello che passa il convento ed a cio' che sanciscono le leggi, quale classe d'individui riempie le carceri, quale i dormitori e chi fa la fila alla mensa dei poveri. Chi costruisce le gabbie e chi sancisce i privilegi. Chi può pagarsi un avvocato e chi no.Quale percorso ci porta a questo stato di cose e chi è connivente con il sistema.Il sottoscritto, che si trova in quel pezzo, non riesce a vedere grandi differenze tra il "Peron" di Arcore ed il "Macchiavelli" ex abitante di Botteghe Oscure (D'Alema).

Ci risparmiamo la lista della spesa sui tanti che hanno seminato il terreno che oggi consente ai più di guardare alle cose che accadono, contro i pezzi più deboli della nostra società, come a cose normali e necessarie per consentire loro di continuare a dormire al caldo.
Ci risparmiamo l'ipocrisia di quanti si scandalizzano per il "vile" gesto di un poveraccio fuori di testa, magari cianciando dal loro blog deberlusconizzato.

Io penso, al contrario, che quell'uomo sia l'unico cuor di leone in questa società di nani. La cosa triste è sapere che a lui hanno affidato la loro inconsistenza politica e la loro frustrazione i nani dell'opposizione istituzionale disconoscendolo nel momento in cui agisce.
Si sono spaventati a morte tutti. Fossi in loro guarderei oltre e mi preoccuperei di altro.








Colombia, lotta all'università e sbirri nostrani


Un compagno colombiano mi ha inviato questa foto. Anche lì ricorrono slogan identici a quelli dell'onda qui da noi.
Tanto per mantenesi in forma Venerdì i poliziotti hanno fatto vedere quanto sono forti, bardati da robocop, contro quindicenni che facevano un sit in in centro a Torino.
Roba da Sudamerica.
Ci provano anche contro gli operai, ogni tanto. Solo che lì incontrano gente con le mani callose ed incazzata e non è proprio come manganellare degli adolescenti.
Leccatevi il sangue, ragazzi. Assaggiatene il sapore, fa crescere .
A guardare certe scene mi chiedo se Pasolini scriverebbe ancora lo stesso su quei poliziotti. Quelli non sono figli del popolo. Ammesso che lo siano mai stati per qualche tenerone.

venerdì 11 dicembre 2009

Lo zio Tom (Obama)


Oggi abbiamo a che fare con un tizio che parla di guerra e pace riuscendo a distinguere le guerre giuste e le guerre ingiuste.
Questo tizio ha quello che si definisce "il fisico giusto per interpretare il ruolo".
E' nero (negro per i suoi detrattori razzisti), non si capisce se sia anche musulmano ed arriva dalla gavetta (così dicono).
Criticare lui, liberal e democratico, è un po' come sparare sulla croce rossa.
Ieri sera lo hanno celebrato per il suo discorso "imbarazzato"; mentre ritirava il nobel per la pace scorrevano le immagini dell'ennesimo massacro di civili in Afghanistan fatto "per errore".
Nel raccontarci quanto sia faticoso promuovere guerre giuste non ci ha pero' detto se quelle guerre è giusto giustificarle con la menzogna.
Ci viene in mente l'Irak, o l'intervento a Panama oppure quello dei Contras contro i Sandinisti quando un suo predecessore usava gli stessi argomenti che poi Bush usò per giustificare la guerra contro Saddam.
Questo solo per stare a cose che conosce perfettamente.

Se una guerra si fonda sulla menzogna è difficile che sia giusta.
Forse è giustificata la guerra che si fa per reagire quando ti attaccano. Da questo punto di vista l'unica guerra giusta che mi viene in mente è quella dei palestinesi. Ma sappiamo che quella non conta.
Ve lo immaginate uno di colore e liberal come lui che dice ad un sionista israeliano,che usa ancora a giustificazione delle sue azioni in Palestina il tallone di Hitler nei suoi confronti, di togliersi dai coglioni da territori che non gli appartengono sennò gli farà una guerra giusta?

Io non me lo vedo. Penso solo che in molti casi è meglio tacere, è meglio.
Sarebbe come dire che è giusta la guerra di resistenza, il terrorismo. Che era giustificata la bomba algerina in un bistrò parigino o il kamikaze su un pulman in Israele. Un discorso complicato quando si inizia a cercare il pelo nell'uovo.
Mi consolo proponendo il dibattito che si aprì sull'uso dello zio Tom, negli anni 60, nella comunità afroamericana e quello che pensava Angela Davis della politica statunitense sul Vietnam.
Quest'ultima è una "niger" che all'establishment bianco non piaceva per nulla. Mi chiedo il perché.


La condizione razziale ad uso e consumo

fonte: WWW.PARODOS.IT
La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe entrò nella storia come il più grande bestseller dell'Ottocento. Malgrado la brutalità dello schiavismo americano fosse narrata attraverso uno stile melodrammatico, il libro costituì un grande atto di accusa contro la sottomissione dei neri in America.
Il movimento di protesta afroamericano degli anni Sessanta si schierò contro il romanzo, poiché esso conteneva accenni all'inferiorità razziale dei neri. Tuttavia, il romanzo della Stowe costituì e costituisce ancora oggi un documento per comprendere le dinamiche razziali negli Stati Uniti dell'Ottocento.

«Così lei è la piccola donna il cui libro ha dato inizio a questa grande guerra», le disse il presidente Lincoln ricevendola alla Casa Bianca nel 1862. E anche se quel «piccola donna» non deve esserle sembrato un gran complimento, la guerra civile americana che Harriet Beecher Stowe aveva contribuito a fomentare con La capanna dello zio Tom era stata senza dubbio grande. Almeno quanto l'impatto del suo romanzo abolizionista sulle coscienze di chi l'aveva combattuta. Uncle Tom's cabin è stato il più grande bestseller dell'Ottocento non solo in America ma in tutto il mondo, secondo solo alla Bibbia con due milioni di copie vendute e chissà quanti miliardi di lacrime versate sul sacrificio del nobile schiavo picchiato a morte dal più vile dei padroni. Ma è stato anche un clamoroso esempio di romanzo politico, che ha usato gli strumenti del melodramma per protestare contro una legge del 1850 che obbligava tutti i cittadini americani, anche quelli del Nord non schiavista, a denunciare gli schiavi fuggiaschi. Dopodiché, abolita la schiavitù, è stato osannato, insegnato, ammirato [...] e poi, negli ultimi sessant'anni, ridimensionato, deriso e vilipeso. Nel 1949 il grande romanziere nero James Baldwin lo ha demolito con un saggio intitolato Everybody's protest novel. Negli anni Sessanta il Black Power ha trasformato «Zio Tom» in un insulto - che Mohammed Alì usava sul ring per esasperare i suoi sfidanti di colore. E ora il più autorevole intellettuale nero americano, Henry Louis Gates Jr, con l'autorità della sua cattedra di «African-American studies» ad Harvard [...] riabilita questo schiavo incline al perdono e «ansioso di compiacere i bianchi», lo spoglia del suo stereotipo negativo, e provocatoriamente rilancia il romanzo di Harriet Beecher Stowe con lo smalto di una grande edizione annotata (Norton) [...]. L'obiettivo di Gates è quello di riconoscere a La capanna dello zio Tom il ruolo di documento centrale nella comprensione dei rapporti di razza in America, soprattutto nelle loro implicazioni morali e politiche, e di restituirgli la sua dignità letteraria, con buona pace di George Orwell che lo aveva chiamato «un esempio supremo di buon cattivo libro», anche se «profondamente commovente e veritiero». La storia è quella di uno schiavo venduto da un padrone di buon cuore che si trova in difficoltà finanziarie. Così Tom è costretto a separarsi dalla sua famiglia per seguire un mercante di schiavi che lo venderà al padre di Eva, una bambina bionda che si affeziona a lui moltissimo. Ma Eva muore, suo padre anche, i loro schiavi vengono venduti e Tom cade nelle mani dell'odioso Simon Legree che gli impone di maltrattare gli altri schiavi della sua piantagione. Sostenuto dalla fede cristiana, Tom rifiuta di trasformarsi in un aguzzino e Simon Legree si vendica facendolo picchiare a morte. Le ultime parole dello schiavo, che spira tra le braccia del figlio del suo antico padrone, venuto a riscattarlo e riportarlo a casa, saranno di amore e di perdono. Per uno scrittore come Baldwin l'intera operazione era un insulto: un libro «pessimo» sul piano letterario, rovinato da un «virtuoso sentimentalismo», con tutti i limiti del «romanzo di protesta», e di un uso ipocrita del cristianesimo. Quanto alla sua autrice, i suoi «occhi bagnati di lacrime» non lo convincevano neanche un po' e sospettava che servissero a mascherare una «segreta e profonda disumanità».
Giudizi da rivedere, risponde oggi a Baldwin Henry Louis Gates Jr nella sua edizione annotata. È vero che la Stowe non riesce a nascondere la propria condiscendenza verso i neri neanche nei momenti di maggiore empatia; è vero che suggerisce a più riprese la loro inferiorità razziale; e anche che non si vergogna di usare gli strumenti del peggior melodramma vittoriano per raggiungere il suo scopo. Ma la qualità dei suoi dialoghi è «accurata fino alla precisione antropologica», le voci dei personaggi sono cariche di personalità, il romanzo nel suo insieme è «culturalmente capace», e la sua protesta commovente. Anche John Updike sul «New Yorker», ammettendo di avere letto il romanzo della Stowe per la prima volta solo ora, concorda che è da riscattare. Scrive con ammirazione di trovare «il fervore dell'autrice contagioso», e anche «centrato, non una ma mille volte, il suo obiettivo politico di mostrare che lo schiavismo americano era un veleno che contaminava chiunque ne venisse a contatto». Anche se a metà della sua recensione racconta di aver cestinato la preziosa edizione annotata di Henry Louis Gates Jr, tanto era irritato dalla petulanza delle sue note, per godersi Zio Tom e la sua capanna in una vecchia edizione senza pretese.

Angela Davis

Perché è comunista?
Prima di tutto io sono nera. Ho consacrato la mia vita alla lotta per la liberazione del popolo nero, il mio popolo asservito, imprigionato!
Io sono comunista, perché il motivo per il quale noi siamo costretti con la violenza a vivere miseramente, ad avere il livello di vita più basso di tutta la società americana, è in stretto rapporto con la natura del capitalismo. Se noi riusciremo un giorno ad emergere dalla nostra oppressione, dalla nostra miseria, se riusciremo un giorno a non essere i bersagli di una mentalità razzista, di poliziotti razzisti, dovremo distruggere il sistema capitalistico americano. Bisognerà sopprimere un sistema nel quale si garantisce a qualche ricco capitalista il privilegio di continuare ad arricchirsi, mentre un intero popolo, costretto a lavorare per i ricchi, non può mai elevarsi in maniera sostanziale, e ciò vale soprattutto per i neri.
Sono comunista perché credo che il popolo nero, il cui lavoro e il cui sangue hanno reso possibile edificare questo paese, ha diritto ad una gran parte delle ricchezze che hanno accumulato gli Hugh, i Rockefeller, i Kennedy, i Dupont, tutti gli strapotenti capitalisti bianchi d'America.
Sono comunista perché penso che i neri non dovrebbero essere costretti a fare una guerra razzista e imperialista nel Sud-Est asiatico, dove il governo USA rifiuta con la violenza più inumana ad un popolo non bianco il diritto di autogovernarsi, esattamente allo stesso modo in cui, durante interi secoli, ha usato la violenza per sopprimerci.
La mia decisione di iscrivermi al gruppo Che-Lumumba, collettivo nero militante del partito comunista, deriva direttamente dalla mia convinzione che la sola via per la liberazione di tutti i neri è quella del rovesciamento completo e totale della classe capitalista e di tutti i suoi mezzi di oppressione. Il compito del gruppo Che-Lumumba è di organizzare i neri in funzione dei loro bisogni immediati; ma, allo stesso tempo, di creare un'armata di combattenti per la libertà che rovesceranno i nostri nemici. Noi sappiamo che, per raggiungere questo scopo finale, dobbiamo unire le nostre forze a quelle degli elementi progressisti della popolazione bianca di America, che ha visto come noi la natura della bestia capitalista.

giovedì 10 dicembre 2009

Il premio nobel dato a zio Tom



E' giusto che, se siete arrivati fin qua, vi becchiate questo spot "amerikano" fatto di maionese e spaghetti; lo spot paga il pezzo della band che segue (non male) che narra di Natale e di zoo.

In fondo siamo messi così, non distinguiamo più i sapori e ci tocca ascoltare tutto ed il contrario di tutto. Ruminiamo sul sofà ributtando indietro quel pezzo di rigatone che ci torna su dallo stomaco mentre il colored presidente degli Stati Uniti ci racconta di come la guerra sia cosa giusta e necessaria; il tutto mentre raccatta un po' di dollari per un premio nobel che hanno dato ad un sacco di gente e che dovrebbe testimoniare cosa sia la pace.
Quei dollari saranno dati in carità a qualche ospedale in cui si cura, forse, qualche ragazzino fatto a pezzi da bombe umanitarie o ridotto così da qualche compaesano a cui, di contrabbando e tramite qualche multinazionale, hanno venduto mine antiuomo per ammazzare qualche soldato dagli occhi azzurri.
Il mondo va così.

Oggi questa notizia l'ha commentata tale Vittorio Zucconi il quale ha risposto per le rime a Fidel che ha osservato (sommessamente) che in quel premio c'è un filo d'ipocrisia.
Il nostro ha detto che "Fidel non deve parlare perché lui rischio' di far scoppiare una guerra atomica ospitando i missili sovietici". Infatti a lui il premio nobel della pace mica l'hanno dato.
Lo danno a questa specie di zio Tom, uno che va di moda nel mondo liberal e progressista (ma anche conservatore e reazionario) perché anche la forma ed i simboli in fondo sono sostanza.
Da quelle parti (in Svezia) sono abituati a numeri di questo tipo, in fondo celebrarono con lo stesso premio gente come Kissinger (l'amico di Pinochet)
Lo danno per sancire cosa? Una frase che passerà alla storia:

"La pace
si raggiunge con la guerra giusta"


Mah! Tutto 'sto tempo perso per sentire sparare cazzate ammantante di qualunquismo presidenziale?
Sembrerebbe proprio di sì.
Ah, un'ultima considerazione su Zucconi "baciami il culo yankee di mierda"

p.s.
c'è un ex assicuratore con l'elmetto in testa che mi dedica un post in cui scrive del sottoscritto come di un razzista.
L'embolo forse non sa che contro lo stereotipo del negro alla zio Tom si batterono negli anni 60 gli afroamericani negli USA.
E' colpa dei rigatoni, poveraccio.


sabato 5 dicembre 2009

Alex

venerdì 4 dicembre 2009

La guerra dell'acqua è iniziata

Da Antonio ed attraverso la mailing list di medicina democratica ricevo e pubblico:

Segnalo la gravissima situazione igienico sanitaria che si è creata oggi a Zingonia dove è stata tagliata l'acqua in pieno inverno a 150 famiglie di migranti. I media non ne parlano perchè interessati alla "grave" crisi politica dei rapporti tra il Berlusca e Fini. Intanto donne e bambini si devono lavare per strada al freddo, mentre i media sono preoccupati per la "gravissima" epidemia di influenza H1N1.

Chiedo a Medicina Democratica di prendere posizione con un comunicato ufficiale di condanna per il gravissimo rischio per la salute di queste persone che abitano in queste case dopo averle pagate tramite mutui agevolati. Chiedo che si ribadisca con fermezza che l'acqua è un diritto per la vita e per la salute che la stessa OMS e l'UNICEF fissano in almeno 50 litri al giorno per persona.

ANSA) - BERGAMO, 3 DIC - Ore di tensione a Zingonia, in
provincia di Bergamo, dove da questa mattina cinque palazzi,
oltre 150 famiglie, la maggior parte composte da
extracomunitari, sono senza acqua dopo che l'azienda competente
ha interrotto l'erogazione perche' da anni nessuno paga le
bollette. Il debito ammonterebbe quasi 300.000 euro. Tutta
l'area e' presidiata dai carabinieri in vista di una
manifestazione di protesta prevista nel pomeriggio.
La Bas SII, azienda della A2A che eroga l'acqua nel paese
della Bassa Bergamasca, ha disposto la chiusura del servizio
dopo aver sollecitato piu' volte il pagamento delle bollette
insolute. Alle 9 i tecnici dell'azienda si sono presentati, come
annunciato nei giorni scorsi, e hanno letteralmente tranciato i
tubi che portano l'acqua negli appartamenti. In giardino sono
state installate due fontane per l'approvvigionamento degli
inquilini.
Con il passare delle ore la situazione, anche dal punto di
vista igienico, e' diventata sempre piu' drammatica.(ANSA).


Leggi su questo il post di Antonio Palladino


A ZINGONIA E' INIZIATA LA GUERRA

Tutti i cambiamenti iniziano dagli ultimi. Se poi si tratta della privatizzazione dell’acqua, le nuove regole del governo riguardano gli ultimi tra gli ultimi. Questa mattina a Zingonia - in provincia di Bergamo - è partita la battaglia più turpe di questo governo, con il taglio della fornitura idrica per 150 famiglie.

Le prime vittime sono centinaia di migranti, che abitano il condominio Athena, palazzi che fino agli anni ’80 ospitavano i “terroni”, ed oggi sono il rifugio per gli stranieri che nel profondo nord nessuno vorrebbe come vicino. Donne e uomini sfruttati di giorno e costretti, ora, a sperimentare per primi la gestione privata dell’acqua.
I bambini ieri si sono dovuti lavare all’aperto nelle due fontanelle pubbliche aperte da A2A per “le esigenze vitali”. I sanitari non funzionano più, creando una situazione drammatica in una zona già degradata.
L’operazione di A2A - la stessa società, è bene ricordarlo, che gestisce l’inceneritore di Acerra - è in realtà la prima fase di una vera e propria pulizia etnica e sociale della zona, che è entrata nelle mire degli speculatori finanziari. Prima hanno mandato i provocatori fascisti della Lega - Borghezio e altri squadristi - che hanno creato un po’ di baccano e tanta propaganda. Poi hanno preparato i progetti di “riqualificazione”, nel senso di cacciare le famiglie e preparare il terreno ai palazzinari della Lombardia da bere. Ora - per terminare il lavoro - hanno deciso di assetare il nemico, di farlo rimanere senza un bagno, di rendere insopportabile la vita.
Servirà una reazione chiara da parte del movimento per i beni comuni, anche perché iniziano dai migranti, ma arriveranno nelle nostre case. E forse sarà già troppo tardi.


Quelli che nella vita incontri

Nella vita capita d'incontrare un sacco di gente. Quelli che alla fine ricordi sono i tizi che ti hanno colpito per qualcosa (in positivo o negativo) ed i pochi con cui hai diviso l'amicizia.
Tra i primi e tra questi quelli che negli ultimi anni mi hanno, in qualche modo, "impressionato" c'è una serie di soggetti virtuali incontrati a vario titolo ed in diverse occasioni su questo blog, andandoli a trovare a "casa" loro ed infine in quel luogo mitico della "sinistra" che si chiama Kilombo.
Qualcuno dirà: "Che palle!! di nuovo con 'sto Kilombo?"
Ebbene si, di nuovo.

Ora, c'è un tizio che un giorno insieme a degli amichetti ed amichette di merenda ebbe la meravigliosa idea di aprire un luogo (il Kilombo) pensando così di fare cosa buona e giusta e di arricchire con quell'iniziativa le piazze di dibattito in cui far convergere le diverse anime della sinistra.
Era l'epoca antecedente al mitico governo Prodi (l'amico dei banchieri).
Sono un paio di secoli che la sinistra si divide e litiga quasi su tutto (qui da noi), non ci sono riusciti personaggi mitologici ad unire le diverse anime figuratevi se lo poteva fare una piazzetta della minchia come quel contenitore.
Per di più con una carta che doveva sancire le "regole" con cui frequentare lo spiazzo.
Insomma un condominio con un bel regolamento da condominio con robe molto generiche e contorte tipo "non disturbate dalle 14 alle 16". Una roba scritta da avvocati e con lo spirito di rompere i coglioni senza specificare bene cosa con quello si intende. Sapete, una di quelle pippe che viene interpretata in mille modi diversi e che fornisce l'occasione per fondare emerite scuole di pensiero.

Non starò a ripercorrere tutte le fasi degli scazzi.
C'è, però e tanto per dare un'idea dell'ambiente, qualche episodio illuminante di come, stancamente, la vicenda si è protratta negli anni.
Si iniziò rompendo le palle a militante autonomo perché aveva osato esporre una bandiera dei sionisti israeliani con una croce uncinata. Sia mai.

Continuò la storia con un premio dato, in senso di amicizia per la pace tra i popoli, anche ai Kilombari (che per la cosa fecero anche un referendum, accettarlo o no?) sponsorizzato da una tizia che diceva di rappresentare (più o meno) l'opinione ed il voto di 2000 musulmani aderenti all'iniziativa.
Scoprimmo in seguito che il premio era taroccato e che dei duemila (2000) musulmani rimanevano giusto i parenti stretti e qualche amico.
E pensare che per questa roba si scrissero migliaia di post tutti BELLISSIMI e con una serie di argomenti che neanche la corte costituzionale si sogna quando vuole prendere a sberle il Berlusca.

Si arrivò anche a chiedere conto di ciò che esattamente si intendeva dire con quello che si era scritto nel post perché non si capiva bene e se non si capiva bene e veniva male interpretato poteva anche essere censurato perché, sai, il proprietario del dominio può anche essere denunciato e lui si caga negli slip per questo (il rivoluzionario dei bambascioni).

Si passò attraverso una guerra sfibrante in cui volente o nolente ti dovevi schierare. Salvo scoprire che la tizia che l'aveva scatenata è una che di mestiere (e con il culo coperto da amicizie altolocate) se la prende con mezzo mondo e che grazie a questo sport ha riempito le colonne dei giornali di mezza Italia. E già perché denunciare, una roba da onorevole, è qualcosa che mica tutti si possono permettere. Hai bisogno di soldi, tempo e voglia. Roba da borghesi insomma e se hai il problema della sopravvivenza figurati se puoi permettertelo.

Pensate che, i democratici kilombari che in massa parteciparono alla manifestazione sulla libertà d'informazione, sono riusciti pure a falsificare le elezioni per eleggere i redattori (si avete capito bene hanno inventato i voti) e che quei redattori eletti invece che rassegnare le dimissioni hanno pure magnificato la loro elezione con mirabolanti post sull'argomento. Prima di allora si è scoperto che hanno taroccato un paio di referendum, tanto per non farsi mancare nulla. Adesso in redazione c'è uno che ha superato la quarantina e si fa fotografare con il fazzoletto sul viso, che (rigorosamente per senso femminista) esibisce sul suo blog una guerrigliera modello Barbie con un mitra tra le cosce. Si, lui è quello che ha preso metà dei voti falsi. E controlla gli altri.

In tutto questo una serie di personaggi per me sono mitici. Uno per la sua coerenza ed al quale riservo l'onore delle armi (non farò il suo nome perché non mi frega un cazzo continuare oltre la polemica). Il tipo per un po' di tempo ha esibito sul suo blog il mio nome (Mario) e l'iniziale del mio cognome (P) associandomi ai suoi "persecutori" (i famosissimi troll che è una roba che fanno tutti ma che quando la fanno a te ti incazzi come una bestia e frigni solidarietà). Un cuor di leone che probabilmente ha avuto come consiglio, dal sindacato dei pensionati, il fatto di non scrivere per intero nome e cognome che non si sa mai nella vita che quello ti denuncia.
Lo stesso tizio per un po' ha soggiornato in redazione, dimettendosi la prima volta e mettendoci le radici la seconda con l'obiettivo di monitorare solo quello che scrivevo io e qualche altro "resistente" e censurarlo. Il genio, mentre Guerrillaradio si beccava un di bombe sioniste in quel luogo ameno chiamato Gaza, arrivò anche a censurargli un post sempre perché esponeva la bandiera israeliana con la croce uncinata. E sia mai 2. Adesso è di nuovo lì che scorrazza in Kilombo scrivendo di "tolleranza" e di palestra della sinistra. Ma dai!!!!

L'altro personaggio è il mitico "padrone" a questo vorrei dedicare un solo pensiero. Prima di farlo immaginate uno che con voi ordisce una trama guerrigliera, che condivide tutto di quello e che con voi prende la bisaccia e la borraccia, si mette la bandana che portava al mare, impugna il mitra,si infila gli scarponi e poi vi segue in montagna. Ecco guardatelo mentre impugna il mitra e vi spara alle spalle, non vi becca e mentre vi voltate per capire da dove arrivano i colpi lui guarda in alto ed indica una parte della collina in cui non si vede anima viva. Riprendete il cammino e questa volta non sbaglia il colpo. Vi becca proprio alle spalle. Ecco, a quest'uomo coraggioso vorrei dedicare un solo epitaffio : VAFFANCULO.

Chiudiamo chiarendo che da quel luogo siamo usciti per sempre. Se uno vuole anime candide a cui accompagnarsi, in lotta contro le ingiustizie del mondo forse è meglio che frequenti qualche camposanto o che emigri in altre latitudini. Questi sono merda e basta.

giovedì 3 dicembre 2009

Ferrero, i rifondaroli ed il nulla da rifondare.

L'intervista di Paolo Ferrero su Liberazione (che trovate qui:
http://www.paoloferrero.it/?p=1845)
ha dato lo spunto a Massimo di chiedere a me ed a Paolo un'opinione a riguardo.
Queste le nostre risposte, il dibattito è aperto.
Caro Massimo Caro Mario

devo dire che non sono entusiasta dell'intervista. Faccio le seguenti
riflessioni:

SUL TEMA DEL RECUPERO DI UNA POSIZIONE POLITICA CHIARA E POSSIBILMENTE UNIVOCA ALL'INTERNO DELLA SOCIETA'

Mi sembra che si ripetano solo degli slogan frusti e stentati (sia qualitativamente che quantitativamente).

Continuiamo a dirci che dobbiamo "riposizionare chiaramente" il baricentro (ora) della Federazione nel conflitto di classe.

Mi sembra che riposizionarsi all'interno del conflitto di classe non significhi ancora nulla o comunque poco.

Che cosa vuol dire stare dentro il conflitto ? Che la Federazione della Sinistra è a favore dei lavoratori ? E ' un po' poco ...

Bisogna fare una scelta di campo chiara e dire se siamo anticapitalisti o semplicemente non capitalisti o per così dire indifferenti rispetto al tema del controllo e/o della titolarità del controllo del capitale. Insomma dobbiamo spiegare all'opinione pubblica come intendiamo curarlo o prevenirlo o estirparlo 'sto benedetto conflitto sociale.

STARE NEL CONFLITTO DI PER SE' E' UNA POSIZIONE SCOMODA - SE SI VUOLE SOSTENERE UNA LOTTA BISOGNA ANCHE DICHIARARE QUAL' E' L'OBIETTIVO CHE SI PERSEGUE NELLA LOTTA - LIMITARE I DANNI, PRENDERNE IL MENO POSSIBILE O CERCARE DI TIRARE ANCHE QUALCHE CAZZOTTO ALL'AVVERSARIO ?

A oggi nessun cittadino (informato sulla politica) al quale venisse chiesto qual è il programma di politica economica del PRC saprebbe rispondere ...

Perchè in effetti non c'è o almeno non è dichiarato.

Se ci nascondiamo e/o eludiamo il problema perchè riteniamo o temiamo che una chiara scelta di campo sul tema del capitalismo (lotta e contrasto allo
stesso, suo superamento in qualche modo da precisare o almeno delineare) possa per così dire precluderci una qualche fortuna, be' ragazzi allora
possiamo veramente passare ad altro nella vita.

Ciò significherebbe che la destra avrebbe ormai vinto definitivamente ed irrimediabilmente la lotta che si è sviluppata nel secolo scorso.

Lo so che cosa state pensando che forse è così: be' ma allora se è così vale quello che ho detto prima. Andiamocene a casa ...

TEMA DEL RAPPORTO CON IL PD

Anche qui mi sembra proprio che sia assolutamente maturo il tempo di una nettissima presa di distanza da parte della sinistra radicale o Federazione che sia (o che sarà) rispetto al PD.

Credo che il nostro partito dovrebbe porsi un obiettivo tanto ambizioso quanto l'unico che oggi abbia o possa avere una sua dignità, stante appunto l'attuale posizionamento sociale e politico del PD. A mio avviso la Federazione deve porsi in competizione diretta con il PD nel senso di evidenziarne nella maniera più netta, continuata e reiterata possibile che il PD non è un partito di sinistra (nemmeno moderata) perchè è al contrario al soldo della Confindustria e dei poteri forti (banche e quant'altro). Su questo punto Berlusconi ha ragione da vendere. La Federazione dovrà/dovrebbe incalzare e mettere in mora il PD il più possibile in ogni sede e circostanza. Col cazzo che fino a quando il PD avrà l'attuale posizione si possa pensare a qualunque forma di collegamento o coordinamento con esso.

Il PD ha fatto la sua scelta (che non è ovviamente tattica bensì) strategica: quella di competere al centro, nel pieno dell'area moderata, con il PDL. Che ci resti e ne subisca tutte le conseguenze, ma non può certo pretendere (non glielo si può consentire) di presentarsi avanti all'opinione come partito di sinistra moderata ma nemmeno come partito di centro-sinistra.

Dal punto di vista della politica economica il PD è ancora più puramente liberista che non il c.d. centro destra che come sappiamo ha della venatura
populiste-protezioniste da destra sociale.

Bisogna dire chiaramente che la politica economica seguita dai governi Prodi ha impoverito la classe lavoratrice forse ancora più di quanto non siano riusciti a fare i vari governi Berlusconi. (Pazienza se c'eravamo dentro, l'autocritica non è un dramma, senza dire che ce ne siamo anche sfilati - nel 98 - e nelle ultime politiche ... OK sappiamo com è andata ... ).

Se un attacco frontale di tal fatta dovesse riuscire (quanto meno) nel medio periodo ben venga una scissione a sinistra dal PD. In Italia c'è sicuramente spazio (o bisogna altrimenti operare in questo senso) per una vera ed autentica sinistra moderata e (così ci piace ancora di pensare) per una vera ed autentica sinistra radicale.


TEMA DELL'ANTI-BERLUSCONISMO E DEL RAPPORTO CON I MOVIMENTI

Le dichiarazioni di Ferrero che ho trovato più autocontraddittorie sono state quelle sull'antiberlusconismo e più deleterie quelle sul rapporto con i movimenti.


E' vero che Berlusconi ha una concezione fascista del potere. Però se è vero (ed è vero) che la "forza del premier è quella di riuscire puntualmente a cambiare il terreno di discussione e far discutere di sè anzichè dei problemi del paese e che invece dovrebbe rispondere riguardo ai problemi del paese rispetto ai quali non è in grado di produrre nessuna soluzione", ecco qua la dimostrazione che incentrare tutta la linea politica di opposizione contro la figura personale del premier è appunto un enorme errore.

Proprio perchè è ormai provato (dalla famosa discesa in campo di Berlusconi), lo ricorda lo stesso Ferrero, che la semplificazione / riduzione / personalizzazione della politica ad una continua sollecitazione al "popolo" (tirato da un parte e dall'altra) di pronunciarsi sul gradimento / non gradimento (o disgusto) rispetto alla persona di Berlusconi non fa che spostare l'attenzione della "gente" dai temi veri che sono quelli ben noti e non certo se Berlusconi sia più o meno fascista, se sia decoroso o meno che il premier utilizzi prostitute etc etc.

La questione del rapporto con i movimenti: Ferrero mena vanto del fatto che la Federazione di Sinistra ha avuto "la prontezza e l'intelligenza di riconoscere questo protagonismo del popolo della rete e di aderire immediatamente alla manifestazione senz'altra pretesa".

Anche qua mi sembra che Ferrero pretenda di esibire l'abilità di nascondere il totale deficit (una volta di più) di iniziativa politica dei partiti della sinistra radicale.

Se il ruolo del/i nostro/i partito/i si limita ad essere quello di avere la prontezza e l'intelligenza di riconoscere quello che fa spontaneamente il popolo della rete vuole dire una volta di più che siamo panati.

Siamo una società complessa, d'accordo, ben venga l' attivismo e lo spontaneismo della base, ma ... porca pupazza il ruolo del partito deve essere quello di dare forma e contenuti a questa spontaneità a questo attivismo ... perchè se no vuol dire che ci resta solo quello che oggi come oggi è praticamente nulla e cioè totale mancanza di strategia, di iniziativa politica vera su obiettivi (anche pochi, pochissimi, per carità, ma) definiti.

Dico solo questo, accontentarsi di tentare di dare la spallata con manifestazioni di piazza a Berlusconi non vuol dire nulla.

Primo perchè non si dà nessuna spallata a Berlusconi con manifestazioni di piazza (anzi finisce che lo rinforziamo una volta di più, nella migliore della ipotesi non cambiamo di una virgola la situazione).

Secondo perchè anche riuscissimo a dargli la spallata ... lo sappiamo cosa provocheremmo, un cambio della guardia con un altro governo di (centro)destra con al posto suo un altro premier.

Un'ultima osservazione. Ho trovato agghiacciante quest'altra frase "nessuno è più in grado di fare da catalizzatore dell'opposizione in quanto tale ... E' questa una evoluzione che dobbiamo avere della nozione di internità ai movimenti che abbiamo avuto a Genova".

E allora viva i centri sociali e facciamo che dissolverci definitivamente al sole della prossima primavera ...

Auguri !!! Ciao Paolo

Carissimi,
confesso che le interviste di Ferrero non mi entusiasmano per nulla.Anzi.
Quando leggo quello che scrive dopo un po' ho il mal di mare.
Trovo le osservazioni di Paolo convincenti, in particolare dove scrive circa il conflitto di classe.
Qualche giorno fa , come sapete, vicino a casa mia hanno occupato l'ex facoltà di economia e commercio. Ieri c'è stato lo sgombero. Mi chiedo se, per PRC, quel tipo di conflitto (simbolico ma evidente) è un modo di stare nel "conflitto di classe".
L'impressione che ho è che questo partito non è in grado di produrre e definire nulla che abbia un senso da quel punto di vista. Viaggia in attesa degli eventi e si accoda a tutto ciò che fa fine e non impegna come la manifestazione del 5.
Sono troppo vecchio e non ho tempo e voglia di stare dentro quelle logiche. Oggi sento l'esigenza di imparare da altri e quegli altri non stanno dentro Rifondazione.
Quello che mi "sconforta", in questa vicenda, è il constatare come in attesa di un cenno di benevolenza da parte della Bresso questo partito si è ingessato in giochi e giochetti dialettici lasciando scorrere tutto ciò che viaggia alla sua sinistra.
Dal modesto osservatorio dei miei contatti in FB noto anche come grande sia la confusione sotto il cielo. Un partito liquido in cui ognuno fa un po' il cazzo che gli pare.
Sarò drastico nel mio giudizio però credo, purtroppo, che la generazione che ha militato in rifondazione appartenga ad un passato che non è tanto quello della simbologia e dei miti (falce e martello) quanto quella di un partito istituzionale come il PCI dalle radici del quale non mi attendo né radicalità, né conflitto. Tanto meno di classe.
Ed in ogni caso, in questa fase, molto meglio i centri sociali.
Un saluto ed auguri
Mario

martedì 1 dicembre 2009

Storia di finanza e borghesia, dal 1864

"Poiché siamo chiari sopra di ciò e alle ricerche che seguiranno nelle prossime lettere, è tolto ogni veleno e ogni sospetto di essere instituite a pro o a danno di chi si sia, io devo dire quale vantaggio ci ho visto, quando, son più mesi, mi risolvetti di scriverle. Il vantaggio è questo. I Governi liberi sono la maggior benedizione o la maggior peste d'un paese, secondo che questo prende maggiore o minore o punta parte alla politica che gli è fatta dalla classe d'uomini che ci si applica, e che, quantunque è scelta da'cittadini, pure resta, su per giù, in certi limiti, eccetto circostanze affatto straordinarie, per lungo tempo la medesima. Ora, le principali condizioni perché il paese sorvegli cotesta classe e la tenga soggetta alla sua influenza legittima, sono queste due: ch'esso sappia come la si comporta, e quello che fa od ha fatto: e che sappia anche che cosa esso vuole e deve volere. Ora, bisogna confessare che queste condizioni sono appunto mancate in Italia sinora. Una chiara cognizione dei mali nostri, e dei rimedii che comportano per la maniera in cui sono via via comparsi e hanno preso piede, mancava tanto agli elettori del 1865, che la Camera da loro scelta risolvette per prima cosa un' inchiesta pomposa su tutte le amministrazioni della finanza dal 1859 sin allora; risoluzione così ridicola, che non si potette neanche cominciare a metter mano ad eseguirla, quantunque la Commissione, per informare, fosse nominata con grandissima aspettazione dei fannulloni, e tra le risa, com'era naturale, di chi se n'intende. La Camera, uscita fresca fresca dall'urne, era tutta impregnata degli umori cattivi e dei vani sospetti del paese; e dove avrebbe dovuto trattare e curare reali ed aspre difficoltà di cose, si mostrava persuasa che non le bisognasse che scartare persone ed uccidere riputazioni, perché la finanza del Regno rifiorisse, e le tasche dei* contribuenti si ricolmassero.

Da un così basso stato d'informazione sulle cose nostre ci siamo rilevati assai oramai; ma, se forse dalla mente di molti molte vane opinioni sono scomparse, e molti sospetti scipiti si sono dileguati, non mi pare che in luogo di essi si sia già surrogata una cognizione netta e precisa delle cagioni che ci hanno condotti dove siamo, dei modi e dell'ora in cui ci siamo andati accostando, un passo dopo l'altro, a questa rovina, e, perciò, di quello che dobbiamo oggi fare per non cadérvi dentro."

Da: storia della foinanza italiana- lettere di Giuseppe Saracco