sabato 27 febbraio 2010

Il denaro, lo sterco del diavolo

Quando l'uomo "invento'" il denaro penso' di aver trovato un modo comodo per evitare tutta quella rottuta di balle a cui lo costringeva il "barattare" le sue cose con quelle di qualcuno.
Il pensare a cosa portare dietro da scambiare che fosse utile a un altro doveva essere una roba da mal di testa. E poi come determinare il "valore" del tuo prodotto in rapporto a quello fatto da qualcun altro? La fatica? Il tempo passato intorno all'attrezzo? L'ingegno?
Quando quella robetta di metallo prezioso inizio' a riempire le tasche dei nostri eroi il mondo sembro' più facile da affrontare.

La moneta assumeva una funzione terza rispetto a due "oggetti" e in qualche modo ne cristallizzava il valore nella prassi faticosa di una contrattazione che, in quel modo, non aveva il problema di misurare il valore a cui scambiare due "manufatti" quanto quella di determinare il valore di quell'oggetto di contrattazione, e solo di quello.

Il compratore, forse, valutava quanto era nelle sue possibilità e in funzione di ciò decideva cosa fosse per lui prioritario e più utile. Il venditore misurava la sua fatica, il tempo e di quanto quel denaro doveva "remunerare" quello sforzo per permettergli di usarne una parte per sé e il proprio sostentamento e il resto per migliorare la sua condizione e accumulare altro "capitale".

Processo lungo e complesso in cui il commercio delle eccedenze prodotte e la velocità in cui il circuito moneta/merce perpetuava la propria produzione di maggior valore innescava meccanismi moltiplicatori sia delle merci che dei capitali che della fatica spesa per produrli.

Meccanismo moltiplicatore anche di beni e dilatatore delle dimensioni del mercato cosi' come di masse di uomini che nel tempo avrebbero perso il rapporto diretto e creativo con il proprio manufatto per diventare solo una fattore parcellizzato legato alla contabilità economica e ad un bilancio.

La moneta in sé conteneva già l'inganno su cui il sistema si consolidò nel tempo. Quando la quantità d'oro (o d'argento) con cui le monete venivano prodotte fu ridotto nel tempo, in modo truffaldino a causa della difficoltà di trovare quei metalli, in qualche modo si accettò l'idea che, in realtà, il valore del denaro in quanto strumento di scambio e a ciò legato non esisteva. In fondo si trattava di una convenzione a cui era connessa l'idea che quell'inganno (e la sua moltiplicazione "infinita") bisognava salvaguardarlo.
Sarebbe lunga e faticosa una narrazione sulla storia del denaro e di come il "capitale", quella cosa in funzione della quale tutto si muove, abbia mutato la sua natura diventando sempre più qualcosa d'impercettibile e legato in misura parziale a "manufatti" e beni tangibili.

Ci interessa, però, cercare di capire qual'è il punto di rottura di quest'elastico virtuale. Perché da quello dipenderà una parte di cio' che saremo nel futuro e di come organizzeremo le nostre relazioni. Facciamo per questo un percorso in tre tappe, la prima passa da un libro del quale nel video vi leggo qualche brano. Per le altre vi diro'.
http://www.youtube.com/watch?v=2hcpk74eWjs



L'inquinamento del Lambro

mostra dettagli 10.20 (1 ora fa)
L'inquinamento del Lambro e' un gravissimo atto di terrorismo ecologico strumento di una gigantesca speculazione immobiliare: quasi 200mila metri quadri di superfici, piste ciclabili ed edifici paradossalmente "ecosostenibili" erano previsti sui terreni della Lombarda Petroli, l´ex raffineria di Villasanta a Monza, da cui qualcuno, nella notte tra lunedì e martedì, ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro per poi riversarsi nel Po. Su quell´impianto, e sui terreni che lo circondano, dovrebbero sorgere appartamenti, negozi, capannoni industriali, un grande centro direzionale (http://www.addamiano.net/ita/progetti/progetti_scheda.php?kp=3). A due passi dal Parco di Monza, dal golf Club di Monza, questa e' soprattutto un'area che si rivalutera' ulteriormente per la sua prossimita' alla costruenda Pedemontana Lombarda che si intersechera' con l'autostrada A51, o tangenziale Est di Milano, che è una tangenziale autostradale della città di Milano nella sua zona est, gestita dalla Milano Serravalle - Milano Tangenziali.

Lo sversamento criminale di milioni di litri di petrolio nelle acqua del Lambro, fino a coinvolgere tutto il bacino del Po, e' dunque un atto di guerra di chi specula sul valore di aree edificabili contro un patrimonio comune chiamato Terra e conto beni comuni come lAcqua e la Salute, delitto da denunciare con fermezza.

La logica di rendere "da risanare in emergenza" aree devastate da inquinamento industriale prima e doloso poi e' la stessa che sottende quella con cui in molte parti del Paese una certa classe imprenditrice divoratrice, in associazione con finanza e politici corrotti, tutti collusi con le varie mafie e 'ndranghete locali, ha voluto ed intende "ricostruire in emergenza" il Paese. La stessa messa in campo dove il terremoto dell'Aquila ha distrutto intere citta' o dove "l'emergenza" di normali eventi sportivi come i Mondiali di Nuoto a Roma o di ricorrenze politiche come il G8 della Maddalena-L'Aquila ha imposto appalti truccati o iperfatturati. La stessa che investe i milioni di euro di Fastweb truffati allo Stato in centinaia di case, ville e palazzi.

Ma la vicenda del Lambro nero di petrolio e' la rappresentazione piu' chiara ed evidente di come l'Acqua sia diventata uno strumento chiave nelle mani della speculazione edilizia, che, avanzando con ondate successive di colate di cemento, consuma voracemente il Territorio in un Paese dove ormai sono 1.200.000 gli appartamenti sfitti e dove invece e' totalmente ferma l'edilizia popolare a fronte di un bisogno disperato di milioni di italiani a basso reddito senza casa o sotto il ricatto di mutui dagli interessi astronomici.

A Zingonia invece si taglia l'acqua tout court a decine di famiglie, regolari proprietarie di alloggi popolari, che hanno la sola enorme colpa di vivere su terreni che, anche qui, ancora una volta sono diventati estremamente appetibili per la speculazione nell'ottica dell'ennesimo "progetto di miglioramento urbanistico" che consiste semplicemente nell'espellere, assetandoli, i poveri, in gran parte immigrati, per far entrare i ricchi. Anche qui si tratta di un' area di enorme interesse immobiliare perche' strategica, essendo contigua al costruendo asse di "Interconnessione Pedemontana Bre-Be-Mi", con progetto e lavori della "Autostrade Lombarde SpA" tra i cui soci e' ancora una volta presente la "Milano Serravalle - Milano Tangenziali SpA" .

Distruggere la qualita' dell'acqua e la salute di un intero territorio nell'area del Lambro o negarne il diritto della quantita' minima vitale e la salute a Zingonia sono le due facce della medesima moneta che potere, denaro e razzismo utilizzano contro i piu' deboli e contro la Terra che ci ospita. Una moneta che ha sempre e dovunque l'odore del cemento. Una moneta che, insieme al Territorio, distrugge la democrazia e la convivenza civile delle popolazioni che lo abitano.

Contro questa follia devastatrice dobbiamo ribellarci e rifiutare che passi nel silenzio denunciandola ad alta voc nelle sue logiche perverse e avanzando una semplice richiesta: ovunque si compiano atti di ecoterrorismo a fini di speculazione, quel territorio, come gia' avviene per gli incendi dolosi, venga vincolato e dichiarato non edificabile per almeno dieci anni. Si inauguri inoltre il catasto delle aree inquinate.

L'istituzione del catasto per i terreni incendiati ai sensi della legge 353/2000 (Legge quadro in materia in incendi boschivi) prevede infatti il divieto assoluto di edificazione su queste aree per i successivi dieci anni al verificarsi dell'incendio. Affinché tale previsione possa essere attuata, la stessa norma prevede che i Comuni censiscano, attraverso la tenuta di un apposito catasto, tutti i terreni che sono stati o che vengono incendiati. È del tutto evidente che se ciò non avviene, con il trascorrere del tempo, si può verificare che questi suoli cambino di destinazione.

Data la gravita' simbolica di quanto avvenuto in Lombardia chiediamo inoltre che tutta l'area dell´ex raffineria di Villasanta a Monza sia oggetto di un Piano di recupero che preveda l’obbligo della bonifica ambientale a cura del soggetto che ha causato l’inquinamento; se tale soggetto non provvede si dovra' sviluppare un percorso di sostituzione dell’inadempiente con contestuale confisca del terreno inquinato, secondo il principio “chi inquina paga”.

L'ex-raffineria di Villasanta diventi un parco pubblico dedicato all'Acqua.

Difendiamo il diritto all'acqua pubblica e di ottima qualita', difendiamo il diritto alla casa per tutti, no al consumo del territorio, no al terrorismo ambientale della speculazione edilizia.

Chiedo a Medicina Democrartica di prendere posizione formale su questa vicenda suggerendo l'opportunita' di scrivere un comunicato congiunto con il Forum dei Movimenti per l'Acqua.


Antonio Valassina

venerdì 26 febbraio 2010

La cultura d'impresa

giovedì 25 febbraio 2010

Chi è il terrorista?

martedì 23 febbraio 2010

Radio Black Out, spegni la censura




Sovversivi in galera a Torino

Ieri notte si sono dati un gran daffare i poliziotti. Hanno effettuato decine di perquisizioni nelle case di compagni che, secondo la questura, sono soggetti pericolosi ed appartenenti a quella fantomatica area ribattezzata "anarco-insurrezionalista".
Il magistrato che più di altri si impegna in questa meritoria opera di repressione è il dottor Caselli, piddino. Lo stesso che cautelativamente mise in galera, per qualche giorno, una serie di "irriducibili contestatori" prima del G8 dell'Aquila.
Come ai tempi del Duce.
Accade che in questa città l'antagonismo da molto tempo fa sentire la sua voce.
Ed è una voce che non piace. Una voce che è fuori da coro e che attua una serie di modalità di contestazione del sistema utilizzando azioni a dir poco "creative".
Tra le cose che si contestano c'è l'irruzione al Cambio (ristorante per ricchi rampolli) con il versamento di qualche chilo di merda sul pavimento, ci sono le visite alle sezioni leghiste (visite in cui si sono limitati a distribuire volantini e a fare incazzare qualche nerboruto pensionato in camicia verde) , c'è la visita alla sede della Bresso (quella con servizio d'ordine fornito da una s.r.l che utilizza l'ex servizio d'ordine del PD), ci sono una serie di occupazioni e di muri imbrattati.
Infine c'è la meritoria azione di contestazione nei confronti di quei lager istituzionalizzati a suo tempo dall'attuale presidente della Repubblica, i CIE. Insomma roba pericolosissima per cortigiani abituati a strisciare.
A questi compagni va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno. In un'epoca di pupari, gerontocrazia e mignotte che fanno status questa gente ci riscalda il cuore.



lunedì 22 febbraio 2010

La storia di Valerio raccontata da sua madre Carla

Nel febbraio del 2005 sono stati 25 anni che Valerio non c’è più, e sono cominciate le interviste. Si sono ricordati di ciò che avvenne il 22 febbraio 1980. Tutto cominciò con una telefonata dell’ANSA che mi chiese cosa ne pensavo della famiglia Mattei (avevano perso due figli nell’incendio della loro casa) che avrebbe voluto sapere la verità sull’uccisione dei loro figli; naturalmente risposi che erano nel loro pieno diritto e che anche io vorrei sapere chi uccise Valerio. Il giornalista dell’ansa mi disse: “Ma lei è di un altro colore politico”, ed io risposi che di fronte all’uccisione dei figli e di giovani non esiste nessun colore. Il giorno dopo i giornali riportarono ciò che dissi, e mi telefonò il dr. Bruno Vespa per invitarmi a Porta a Porta; gli risposi che non sarei andata in studio, se voleva poteva mandarmi i suoi operatori a casa. Credevo si rifiutasse, invece mandò tutta la squadra ad intervistarmi e poi trasmisero tutto a “Porta a Porta”. In seguito ci furono altre richieste di TV e tutti mandarono i loro inviati ad intervistarmi a casa. Teleroma 56 fu la migliore; poi Dossier storie, Terra, Cominciamo bene, Uno mattina, Blu notte, L’Incudine, solo Costanzo rifiutò e non mi importò niente perché mi è proprio antipatico. Poi ci furono i giornalisti dei giornali. Un giorno mi telefonò la segretaria del presidente dell’11ma circoscrizione di Roma che chiedeva un colloquio. Lo ricevetti, una persona squisita e sinceramente sembrava interessato alla storia di Valerio; da quel giorno si sono mosse altre persone. Venne il sindaco Veltroni con un codazzo di giornalisti, venne il presidente della mia circoscrizione dr. Salducco.

Il giorno dell’anniversario dei 25 anni ci furono tanti amici di Valerio e altri alla manifestazione che tutti gli anni facevano, ma quell’anno fu più imponente. I ragazzi fecero anche un murales con il viso di Valerio, ma nella nottata i fascisti lo cancellarono, ricevendo critiche da tutte le parti; ma ormai era distrutto. Il 25 Febbraio dello stesso anno, giorno del suo compleanno, Veltroni ha intitolato viale Valerio Verbano nel Parco delle Valli: è stata una bella cerimonia alla quale è intervenuto anche il papà di Valter Rossi, altro compagno ucciso, ma chi mi ha fatto veramente piacere vedere è stato il dr. Andreassi, ora prefetto.

Il sindaco mi ha messo a disposizione un avvocato, il senatore Calvi. Speriamo che riesca a fare qualche cosa. Poco tempo fa mi chiamarono nuovamente in tribunale, per farmi vedere delle foto, ma erano quasi tutte vecchie, gente che avevo già visto, e alcune non mi dicevano proprio niente. Meno male che si danno ancora da fare, questo mi consola. L’avvocato mi ha detto che ci sono delle speranze, e io spero.

Ora torno indietro di parecchi anni, nel 1979.
Valerio un pomeriggio andò con altri compagni in campagna a sparare dei pedardi fabbricati da loro, ma una pattuglia della polizia (o una spiata) li intercettò e fermò tutti quanti, solo che l’unico maggiorenne era Valerio che aveva compiuto i 18 anni due mesi prima; lo portarono a Regina Coeli, gli altri a Casal del Marmo. Mio marito ed io eravamo fuori e quando tornai a casa da sola, mentre mi stavo cambiando gli abiti, sentii suonare: aprii la porta e mi trovai di fronte alla polizia, si presentarono e mi dissero cosa era accaduto,un colpo per me, mai avrei immaginato che mio figlio potesse fare una cosa del genere; con il mandato di perquisizione che avevano, cominciarono a cercare nei cassetti, trovarono foto un dossier (il famoso DOSSIER) e per giunta una pistola. Quando la vidi mi sentii gelare, da dove sbucava? Non l’avevo mai vista. Fatto il loro lavoro se ne andarono ed io rimasi in attesa di mio marito; come raccontargli cosa era accaduto? Infatti come rimase non so descriverlo.
Vennero degli amici che avevano sentito la notizia alla radio, dalla quale avevano sentito descrivere mio figlio come un fabbricante di bombe. Prendemmo un avvocato, ma purtroppo mio figlio fu condannato a sette mesi con la condizionale. Cominciò l’odissea avanti e indietro fra avvocati e carcere per i colloqui; poi mio marito, una notte, si sentì male e lo portai al Policlinico Gemelli.

Ero rimasta sola a dover gestire tutto, lui non mangiava il cibo dell’ospedale e i medici mi fecero un permesso per portarglielo da casa. Era un viaggio andare al Gemelli ma io tutti i giorni ci andavo lo stesso, questo per 35 giorni; in più dovevo gestire il problema di fare, una volta alla settimana, i pacchi di cibo per Valerio: meno male che mi aiutavano le sue amiche compresa Manuela, ma credetemi, non auguro a nessuno quello che ho passato in quel periodo. Finalmente il processo d’appello, e ad ottobre Valerio uscì: andai a prenderlo e non vi dico la gioia che provai a poter vedere il mio ragazzo fuori di lì. Era finito l’incubo.
Mio marito stava meglio, ma gli avevano riscontrato un’epatite, diabete e ipertensione, perciò si doveva curare; speravamo che tutto fosse finito, sbagliavamo.

Un giorno Valerio era con Manuela, quando lo chiamarono perché c’era in corso una rissa a piazza Annibaliano, tra fascisti e autonomi. Lui andò e non ho mai saputo da chi ebbe un coltello; morale della favola: per difendere il suo amico Massimo diede una coltellata ad uno e lui si prese una martellata in petto. Noi abbiamo saputo questo dopo la sua uccisione, quella sera non venne a casa perché lo portarono da un medico, e telefonò dicendo che stava a casa di un amico; era vero però ci nascose il fatto, non voleva farci sapere cosa era successo. In quella occasione Valerio perse una borsa (che era mia) con dentro il documento di identità, così i fascisti seppero chi era. Quando venne a casa la mattina dopo non ci disse niente e tutto continuò come prima: andava a scuola, venivano i suoi amici di sempre, compresa Manuela; sembrava tutto tranquillo. Fino a quel maledetto 22 febbraio 1980.

Valerio è morto e il segreto è lì con lui. Ci furono i funerali il 25 febbraio, giorno del suo compleanno in cui avrebbe compiuto 19 anni: ma si può morire in quella maniera a 19 anni? È assurdo, nel fiore della gioventù! Io non posso pensare che i suoi assassini vivano ancora, magari hanno famiglia, dei figli: come fanno a vivere tranquilli, a guardarli in volto? Durante i funerali ci furono tafferugli con gas lacrimogeni anche dentro il cimitero; tanta gente era venuta anche da fuori Roma. Ci accompagnarono al loculo che avevano assegnato a Valerio in un palazzone ed io scelsi il loculo in alto: mi sembrava il meglio.
Tornammo a casa in uno stato di disgusto per come si era comportata la polizia e sempre più distrutti per aver perso nostro figlio in quella maniera.

Cominciarono dal giorno dopo ad invitarci ad andare alla Digos per farci vedere delle foto di fascisti : speravamo e speravano di poter riconoscere quello che avevo visto io, ma era stato un attimo. Provai a descriverlo: era molto somigliante ad un amico di Valerio, certo non era lui, ma era sul tipo suo; poi anche in tribunale quando vi erano dei processi di militanti di destra, ma nessuno gli somigliava.
Passava il tempo, ci erano vicini i compagni di Valerio, Manuela che era la sua ragazza, ci aiutavano a sopportare questa tragedia immensa. Nessuno delle autorità ci venne a trovare, non ci mandarono nessuno psicologo per aiutarci a trovare un poco di serenità, cosa che hanno fatto invece con le famiglie che avevano perso i figli fascisti: loro erano di serie A, e noi di quale serie? Serie da lasciare soli.
Ci aiutammo a vicenda mio marito ed io, solo che, più forte di carattere, non sono mai riuscita a piangere, cosa che invece mio marito faceva spesso. Ho pagato dopo questa mia durezza con un bel cancro all’intestino; sono colostomizzata, sapete cosa significa? Significa vivere fino alla morte con la deviazione del retto sull’addome; un bell,impiccio, che io sopporto perché dopo la morte di mio figlio tutto è niente in confronto.

Nel 1988 mio marito si è ammalato ed è morto di cirrosi epatica, una epatite trascurata se lo è portato via. Altro dolore, diverso da quello di mio figlio, ma pur sempre grande, anche perché mio marito era molto buono, adorabile, una persona che mi ha aiutato nei momenti peggiori anche a superare la mia invalidità. Ora sono sola e sto aspettando la fine, però, prima di andarmene vorrei sapere chi è stato.

fonte: Carla Verbano

A pugno chiuso Valerio

Ricordiamo Valerio Verbano


Leggendo i giornali di oggi abbiamo capito che il sindaco Alemanno ha le idee un po’ confuse. Ieri sera, in un impeto (non richiesto) di “pacificazione”, ha proposto l’intitolazione di una via a Valerio Verbano. Peccato che la strada già esiste, si trova nel parco delle Valli, inaugurata qualche anno fa da Veltroni.

Carla Verbano, la mamma di Valerio, sorvolando sulla gaffe imbarazzante, ha chiesto invece al sindaco di utilizzare il suo ruolo istituzionale e la sua storia politica per riaprire il processo e individuare i responsabili dell’omicidio.

A distanza di poche ore, nella notte, i soliti coraggiosi con la muffa in testa e il coltello in tasca hanno imbrattato i murales, nel quartiere Tufello, accanto alla Palestra popolare dedicata proprio a Valerio.

La cosa interessante è che, pochi metri dalle scritte, sono stati attacchinati i manifesti di Casa Italia Colle Verde, una delle sedi dei fascisti di Casa Pound, formazione che sostiene ufficialmente la candidatura alle elezioni regionali del vice coordinatore del Pdl di Roma, Luca Malcotti.

Una provocazione grave che segnala ancora una volta in maniera esplicita la connessione politica tra fascisti e destra di governo, non solo nella nostra città ma anche nella coalizione che sostiene la candidatura di Renata Polverini.

Inutile dire che questi episodi non ci fanno paura, anzi ci danno più forza nella costruzione dei percorsi culturali, sociali e politici che mantengono viva la storia antifascista di Valerio.

Tra pochi giorni partiranno le tante iniziative previste per il trentennale dell’assassinio, tra cui, il 18 febbraio la presentazione del libro di Carla Verbano, il 20 il corteo e il concerto a piazza Sempione, il 22 l’assemblea al liceo Archimede e il presidio in via Monte Bianco.

Ancora una volta sarà un’occasione collettiva di difesa della memoria, di lotta e di festa, aperta alla città che non si arrende allo stato di cose presenti.


Trent’anni fa veniva ucciso nella sua casa Valerio Verbano, davanti gli occhi della madre Carla, per mano dei fascisti dei Nar.
Valerio era uno studente del liceo Archimede, attivo nelle campagne di contro-informazione che denunciavano i legami tra settori dello stato, eversione nera e poteri forti.
Un anniversario dal forte valore simbolico che, ancora una volta, vogliamo vivere come occasione collettiva di difesa della memoria storica, battaglia di verità e giustizia. Ma anche come occasione di lotta e di movimento.

Non è un caso che negli ultimi anni si sono moltiplicati i progetti culturali, sociali e sportivi dedicati a Valerio, per fare della memoria uno strumento di trasformazione radicale del presente.
Ricordare oggi Valerio, significa lottare per una società più libera, contro la paura e l’egoismo, per nuovi diritti di cittadinanza, contro un modello sociale fondato ancora sullo sfruttamento. Strappare spazi alla speculazione, affermare il diritto alla casa, contrastare la precarietà di vita e di lavoro, aprirsi a una società meticcia e multiculturale, praticare autonomia e indipendenza.

Oggi la storia di Valerio vive nei percorsi e nei progetti avviati in questi anni nei nostri quartieri, nelle scuole e in tutta la città. Per queste ragioni abbiamo pensato a un calendario di iniziative che prova ad esprimere tutta la ricchezza di questo filo rosso della memoria.

Si parte giovedì 18 febbraio, alle 17, all’Astra 19 di via Capraia, con la presentazione del libro “Sia folgorante la fine”, scritto da Carla Verbano. Si prosegue sabato 20, alle 16, con il corteo cittadino che partirà da via Monte Bianco, dove abitava Valerio, per poi concludersi a piazza Sempione. Qui, dalle 20, ci sarà un grande concerto, in cui si esibiranno, tra gli altri, 99 Posse, Assalti Frontali e Colle der fomento. Un luogo simbolico, nel quartiere di Valerio, che negli ultimi anni ha visto un’importante esperienza di autogestione, produzione culturale e lotta alla speculazione, rappresentata dal centro sociale Horus. Una vertenza ancora aperta, nonostante lo sgombero militare e la distruzione del novembre scorso.

Infine, lunedì 22 febbraio, giorno dell’anniversario, ci saranno due appuntamenti: la mattina, al liceo Archimede, un'assemblea organizzata dalle reti studentesche cittadine; il pomeriggio, dalle 16, il presidio in via Monte Bianco: “Un fiore per Valerio”.

A distanza di trent’anni, vogliamo proseguire il percorso di Valerio, ricordare la sua passione per la libertà e per la vita.
Non per odio, ma per dignità.
Valerio vive.

Le compagne e i compagni di Valerio


fonte:http://www.valerioverbano.it/dblog/


Oggi sulla 1a pagina della Stampa c'è questo titolo

Almeno 27 vittime
in un attacco aereo,
McChrystal si scusa
"Siamo qui per voi"



Cosa dobbiamo dire? Pessima comunicazione? Credo, al contrario, che l'arte dell'inganno con questa gente è veramente sopraffina. Una volta si limitavano a dire "banditi" uccisi durante un rastrellamento, ora fanno i dispiaciuti e comunicano in modo trasparente il nuovo macello in attesa del prossimo.
D'altra parte il nostro è un sistema "democratico" in cui le notizie sono talmente tante e buttate lì a centinaia che è meglio mostrare candidamente quello che si è fatto piuttosto che nasconderlo e rischiare di sollevare un inferno che ti può costare paginate di giornali per settimane. In questo modo la notizia sarà ruminata insieme alle altre e tutto continuerà come prima.

E' uno strano mondo di "civilizzati" il nostro. Ci battiamo laicamente contro il Burka delle donne afghane, per la parità dei diritti e tutto ciò che può colorare di rosa la nostra splendida esistenza. Trattiamo con sufficienza e dall'alto del nostro sapere gli incolti, il popolo bue ed i trogloditi del terzo e quarto mondo. Non riusciamo proprio a concepire come non ci capiscano.
Ieri sera sdegnati abbiamo assistito alla fustigazione di una giovane donna trasmessa in TV, ed abbiamo pensato "sti cazzi, che barbari". Quando abbiamo letto il titolo qua sopra non abbiamo non potuto sottolineare la differenza " Che stile, se lo avessero fatti quegli stronzi col cazzo che ti chiedevano scusa"

venerdì 19 febbraio 2010

Ricerca sugli OGM e dubbi

Passiamo adesso ad un po' di dubbi che girano sulla questione "ricerche OGM e comunità scientifica" premettendo che, ad oggi, gran parte degli scienziati italiani si dice a favore di questa modalità di "manipolazione". Certo, ci fosse la possibilità di dire scientificamente che su certe questioni siamo in grado di mettere un punto fermo, su questa materia staremmo a scrivere di niente.
Propongo tre post.
Nel 1° il risultato di una ricerca sulla relazione tra uso dei pesticidi ed OGM
Nel 2° i dubbi che una ricerca della Monsanto fatta per la comunità europea pongono ad un blogger che si dichiara non anti ogm
Nel 3° i risultati di uno studio che dimostrerebbero la nocività di tre mais OGM prodotti dalla Monsanto.

1-

Rapporto pubblicato negli Stati Uniti stila un bilancio conclusivo: nei primi tredici anni di impiego le colture biotech hanno incrementato in modo massiccio l’uso dei pesticidi
Disattese, dopo le promesse di maggiore produttività, anche quelle di minore inquinamento
Fonte: The Organic Center - Charles Benbrook
http://www.organic-center.org/science.pest.php?action=view&report_id=159
Nei primi tredici anni di uso commerciale, le colture geneticamente modificate hanno incrementato l’uso dei pesticidi negli Stati Uniti di 318 milioni di libbre. Lo afferma, sulla base di dati ufficiali del Dipartimento dell’Agricoltura e della sua agenzia per le rilevazioni statistiche (NASS), il terzo rapporto su colture gm e uso dei pesticidi di Charles Benbrook, agronomo eminente, già direttore della commissione Agricoltura dell’Accademia Nazionale delle Scienze, oggi responsabile scientifico dell’Organic center.
Secondo il rapporto, tra il 1996 e il 2008 le colture geneticamente modificate di tipo Bt (mais e cotone) hanno ridotto l’uso degli insetticidi di 64,2 milioni di libbre, ma quelle resistenti agli erbicidi (soia, mais e cotone) hanno incrementato l’uso degli erbicidi di 382 milioni di libbre: l’impronta chimica complessiva delle colture gm è pertanto del tutto negativa.
La causa: la diffusione di infestanti resistenti al glifosate (principio attivo dell’erbicida Roundup abbinato alla quasi totalità delle piante gm resistenti a erbicidi), che gli agricoltori hanno cercato di contrastare sia con un uso più massiccio della stessa sostanza pesticida sia con l’applicazione di erbicidi aggiuntivi e più tossici come il paraquat e il 2,4D. Spiega Benbrook: “Il ricorso quasi esclusivo a un unico agente di controllo degli organismi nocivi per tutta la durata della stagione, anno dopo anno e su vaste aree di terreno coltivato, crea le condizioni ideali per l’insorgere e la diffusione del fenomeno della resistenza”.
Preoccupa, per il futuro, che l’industria del biotech non preveda altro che un potenziamento della stessa fallimentare strategia, ovvero lo sviluppo di piante geneticamente modificate per tollerare dosi più elevate di glifosate, per resistere a un numero più elevato di erbicidi o entrambe le cose.
Il rapporto segna la fine del mito della maggiore sostenibilità delle colture gm anche presso il grande pubblico e fornice alle istituzioni strumenti per iniziare a guardare finalmente altrove.
fonte:http://www.equivita.it/NewsOgm_novembre2009.htm

2-
Il mese di luglio è stato particolarmente importante per il mais geneticamente modificato, in particolare per il MON88017 x MON810(1) (per semplicità, tranne che nelle parti citate, mi riferirò a questo mais come MON810) della Monsanto. Agli inizi del mese la European Food Safety Authority, presenta una relazione su questa varietà OGM su richiesta diretta dell'azienda statunitense:
Sulla base dei risultati dell'analisi comparativa il gruppo GMO conclude che il mais MON 88017 x MON 810 è equivalente, sotto il profilo composizionale, fenotipico e agronomico, alle varietà di mais non OGM e tradizionali, fatta eccezione per la presenza nel mais MON 88017 x MON 810 delle proteine Cry3Bb1, CP4 EPSPS e Cry1Ab.
Per quanto riguarda la sicurezza, questa la conclusione del gruppo:
In definitiva, il gruppo GMO ha concluso che il mais MON 88017 x MON 810 è sicuro e nutriente quanto la versione non geneticamente modificata e che l'allergenicità complessiva dell'intera pianta è invariata.
Poiché la domanda della Monsanto riguardava un uso nei prodotti alimentari e nei mangimi, l'importazione e il trattamento, il gruppo non ha ritenuto necessario effettuare una valutazione scientifica dei possibili effetti ambientali connessi con la coltivazione del mais MON 88017 x MON 810.
Un'altra piccola chicca in questo passaggio:
Non vi sono indicazioni di un aumento della probabilità di insediamento o sopravvivenza di piante di mais selvatiche in caso di rilascio accidentale nell'ambiente di chicchi vitali di mais MON 88017 x MON 810 durante il trasporto o la lavorazione. Il piano di monitoraggio post-commercializzazione fornito dal richiedente è conforme alle destinazioni d'uso previste per il mais MON 88017 x MON 810.
Per come l'ho capita io: se un chicco del mais MON810 finisce fuori dal campo coltivato, non attecchisce, quindi oltre alle proteine inserite, c'è evidentemente una modifica genetica non dichiarata né rilevata che rende il chicco intelligente e in grado di attecchire solo nel campo coltivato e non al di fuori. Senza contare che è lo stesso controllato, la Monsanto, a proporre il piano di controllo sul prodotto che propone.
In conclusione, il gruppo GMO ritiene che le informazioni disponibili sul mais MON 88017 x MON 810 rispondano adeguatamente alle questioni scientifiche evidenziate dagli Stati membri e che il mais MON 88017 x MON 810 sia sicuro quanto la versione non geneticamente modificata, in termini di possibili effetti sulla salute degli esseri umani e degli animali o sull'ambiente. Pertanto, il gruppo GMO conclude che è improbabile che il mais MON 88017 x MON 810 abbia effetti nocivi sulla salute degli esseri umani e degli animali o sull'ambiente, nell'ambito dell'uso proposto.
E qui sta l'aspetto più inquietante: lo studio, per come è descritto, sembra un esame della documentazione scientifica della Monsanto e non basato su esperimenti che quei dati li hanno riprodotti. Non voglio sentirmi anti-OGM, ma questo modo di fare non è certamente corretto nei confronti dei cittadini in generale e della ricerca scientifica in particolare.
Nel frattempo, in Aprile, la Germiania è diventata la sesta nazione dell'Unione a bandire il mais geneticamente modificato prodotto dalla multinazionale statunitense, mentre appena un mese più tardi l'Unione ha impedito ad Austria e Ungheria, che subivano pressioni esterne, di coltivare il mais OGM. Successivamente anche Francia, Grecia e Lussemburgo hanno bandito la coltivazione di questo mais.
Tutta la situazione non è andato molto a genio al governo statunitense: ricordando che la diatriba tra Monsanto e Unione Europea è di lunga data, non c'è da stupirsi che Washington protegga gli interessi delle proprie aziende. D'altra parte ha anche ricordato all'Unione Europea di non nascondere misure protezioniste dietro scelte e politiche ambientali.
A suo tempo la Commissione Europea ha, in un certo senso, tranquillizzato il governo statunitense: l'esecutivo dell'Unione dovrebbe analizzare il nuovo studio e preparare una relazione ai 27 stati membri.
Le polemiche, però non si sono spente e le associazioni ambientaliste hanno immediatamente alzato la voce. Su tutte Greenpeace che immediatamente accusa la EFSA: ha nascosto la testa nella sabbia e ignorato l'evidenza scientifica sugli effetti negativi del mais della Monsanto sull'ambiente. La fiducia cieca sulle opinioni della EFSA farà probabilmente adirare gli stati membri che ritengono che gli studi scientifici sul mais OGM non sono indirizzati seriamente aggiunge Marco Contiero di Greenpeace.
Un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea, il così detto Co-Extra report, ha dichiarato prima di Giugno che i raccolti geneticamente modificati e i raccolti convenzionali dovrebbero essere coltivati in aree separate per incrociare studi ambientali sulla coltivazione transgenica in Europa. Poiché i campi in Europa sono relativamente piccoli e il vento può trasportare l'inquinamento genetico dalle coltivazioni OGM a quelle convenzionali anche a grandi distanze, la coesistenza delle nuove coltivazioni e di quelle tradizionali sarà possibile solo in zone dedicate.
Ormai, comunque, è cosa nota e conviene ricordarlo: le coltivazioni OGM sono costituite da piante che hanno al loro interno una o più modifiche al DNA in modo da introdurre delle caratteristiche utili ai contadini(2). Questo tipo di coltivazioni sono diffuse soprattutto in Nord e Sud America, e in Cina.
In Europa, invece, la fiera opposizione dei gruppi ambientalisti sta portando non poche difficoltà alla sua diffusione: secondo le associazioni, modifiche genetiche potrebbero portare a una corsa evolutiva nelle erbacce e nei parassiti, generando così delle super-erbacce e dei super-parassiti, immuni sia alle sostanze chimiche sia alle modifiche genetiche introdotte, i cui effetti sul resto dell'ambiente e di riflesso sull'uomo sono da considerarsi inprevedibili.
Al momento i ministri dell'ambiente europei si sono rifiutati di imporre l'eliminazione del bando sul MON810: solo Gran Bretagna, Estonia, Finlandia, Olanda e Svezia hanno appoggiato l'offerta dell'esecutivo europeo.

Un po' di cronistoria: Sul sito dell'EFSA potete trovare il parere risalente a metà luglio (traduzione italiana su Europass), mentre su Fondazione diritti genetici viene presentata una reazione dei gruppi ambientalisti, Greenpeace in testa, cui risponde comunque la stessa EFSA. Potete, comunque, scaricare un pdf del parere sul mais MON810, in italiano, sempre dai server della EFSA.

(1) Questo tipo di mais risulta dall'incrocio del MON88017 e del MON810, ottenendo una nuova varietà che risulta resistente a determinati coleotteri e lepidotteri e risulta tollerante al glifosato.
(2) ad esempio la possibilità, per le piante, di combattere più efficacemente i parassiti, come infatti fa il MON810, non costringendo i contadini a usare i diserbanti o a coltivare delle piante inutili per la vendita, ma repellenti naturali per molti dei parassiti di cui sopra, e quindi non costringendo i contadini stessi a contribuire alla riduzione dell'anidride carbonica. Diciamo la verità: è questa la caratteristica con cui si vuole vendere più facilmente ai contadini i semi OGM. L'introduzione in alcuni alimenti molto diffusi di sostanze altrimenti carenti nell'alimentazione di alcune popolazioni viene puntualmente bocciata e la ricerca su questo tipo di modifiche ostacolata a favore delle modifiche più utili non già ai consumatori ma ai produttori.

(da GMO maize strain safe: EU food agency)
fonte:http://sciencebackstage.blogosfere.it/2009/09/lassalto-della-monsanto-allunione-europea.html

3-

Personalmente non ho nulla contro gli OGM ma quello che non mi piace è la cattiva comunicazione, sugli Ogm in particolare in qualità di consumatore pretendo sicurezza e chiarezza. È stato appena pubblicato uno studio da un comitato di ricerca indipendente (composto dall'Università di Caen e Università di Rouen) sull' Intenational Journal of Biologic Science, che dimostrerebbe la tossicità di tre mais OGM della Monsanto esattamente MON810, MON 863 NK603.

Importazione è la coltivazione di mais era stata concessa dall’Unione Europea su dati di studi e ricerche e sintesi svolte dalla Monsanto, il comitato di ricerca si è rivolto alla magistratura per avere i dati completi. Si è rilevato che i test che aveva presentato la Monsanto sono realizzati nell’arco di 90 giorni, un tempo ritenuto piuttosto breve per verificare il potenziale sviluppo di malattie croniche. I test sui tre mais Ogm svolto dal comitato hanno evidenziato sulle cavie hanno evidenziato dei problemi ai reni, al fegato, cuore, ghiandole surrenali, milza. Tuttavia i stessi dati si erano rilevati con agricoltura convenzionale con i pesticidi con valori però inferiori, tuttavia visto che abbiamo a che fare con Ogm, un' agricoltura che non dovrebbe usare pesticidi è logico chiedersi se la causa di questi problemi sia la modificazione genetica. Sulla base di questi dati verrà chiesta questa settimana all’Unione Europea, l'interdizione alla coltivazione e all’importazione.

Personalmente trovo stupefacente di come si lasciano delle autorizzazione alla commercializzazione sulla base dei studi presentati "solo"dalle aziende stesse, che chiaramente hanno tutto l’interesse di dimostrate di quanto il loro prodotto sia positivo, quello che manca è un contraddittorio, specie in questo caso è necessario fare delle verifiche sui dati e studi, ritengo forse a torto che il solo chiedere che l'azienda porti a sostegno di uno studio non sia sufficiente, ma questo studio deve essere valutato, troppo spesso ho visto piccole università o anche grandi, istituti di alimentazione di fantasia, istituti scientifici di dubbia provenienza, spadroneggiare prodotti e aziende con troppa superficialità.

Fonte: Lemonde, International Journal of Biological Science

I finti tonti del PD

Facciamom una veloce incursione nel mondo degli affaccendati ex PD e (a pieno titolo) riformatori del centro-sinistra (??).
Partiamo da questa dichiarazione:

Paolo Gentiloni, che ai tempi della giunta Rutelli era il braccio destro del sindaco, ammette che «dal 2002 la Protezione civile operò senza gare e con appalti diretti, con il governo Berlusconi e dopo anche con il governo Prodi, che gli attribuì anche alcuni grandi eventi». (La Stampa)

Seguita da quel che dice il buon Salvi:

«I giudici facciano presto chiarezza su questi episodi, perché se gli interventi ci sono stati sono fatti gravi, ma se sono solo chiacchiere di imprenditori delusi allora perché metterle nel fascicolo? Detto questo, mi permetto di dare un consiglio a Bersani: si assuma la responsabilità di dire che nei due anni in cui eravamo al governo abbiamo usufruito di questa normativa che apre la porta a rischi di arbitrii e oggi chiediamo di modificare. Poi bisogna essere molto rigorosi in casa propria se si vuole essere credibili e le candidature al Sud di alcuni governatori non sono le migliori per pretendere le dimissioni di altri. Comunque sia l’inchiesta conferma l’intreccio perverso e inaccettabile di politica ed affari che coinvolge entrambi gli schieramenti». (La Stampa)

Le reazioni sdegnate non si sono fatte attendere:

Sulle intercettazioni, gli interessati rigettano sdegnati, con Veltroni che attacca i titoli di Libero e del Giornale e minaccia querele contro «le farneticazioni» e «questa vergognosa campagna condotta con le armi della calunnia e della diffamazione». E con Rutelli che da due giorni brandisce le vie legali, perché «non ho deciso in nessun caso, nella mia esperienza di amministrazione e di governo, l’esito di qualsivoglia gara, né ho mai interferito sulle decisioni riguardanti assegnazioni di lavori che spettano ai servizi tecnici e amministrativi, e non alla politica». «E’ tutta fuffa - si spazientisce Rosy Bindi - se loro vogliono provare il teorema che siamo tutti uguali, se lo scordano!». Dal presidente al segretario, fino all’ultimo dei peones, tutto il Pd - impegnato a smontare alla Camera pezzo per pezzo il decreto sulle Emergenze - fa quadrato. (La Stampa)

Chiudiamo con il grande capo che dice:

«Quella su Veltroni è una totale invenzione come ha spiegato anche lui, perché è evidente che chi parla si copre le spalle del mancato appalto dando la colpa ad altri».(La Stampa)

Ora, vogliamo solamente dire che se il sistema è concepito per essere non trasparente in termini di assegnazione questo ci porta a pensare che l'unico modo che esiste per fare breccia nella testa e nel muro dei vari soggetti, che hanno voce in capitolo, è quello di poter contare su una serie di relazioni in grado di essere persuasive.

Persuasive come? Fate un po' voi e sbizzarritevi.

Dopo di che aggiugiamo che c'è modo è modo per fare certe cose. In fondo non c'è nulla di illecito sul come il Walter ha preso casa a Roma, grazie al papà, e grazie agli enti pubblici e alla dismissione dei loro immobili fatta con legge dello stato. Pensa il capo del Walter che il suo sottoposto se la giochi né più e né meno in termini di diritti (abitativi in quel caso) come "el cariola" di mestiere disoccupato?
Pensa che le relazioni con quelli del quartierino erano talmente disinteressate che in fondo l'oggetto delle frequentazioni era dato solo dalla comune passione sportiva?
Vogliamo ricordare le gesta dei vari Consorte?

Quindi, per ritornare alla questione della Bindy, non è che siete tutti uguali è che voi siete pure peggio perché siete ammantati d'ipocrisia e fate i finti tonti.

giovedì 18 febbraio 2010

Bioteconologie naturali,OGM e pesticidi

Una delle affermazioni di Petrini (tra le tante) che più sembrano una "cazzata" a Luca è questa :" "le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche".
Ora, io non so se le piante mal sopportano modificazioni di tipo genetico. Immagino che qualsiasi tipo di "manipolazione" che impatta sul DNA (come ci spiega Altieri più avanti) di una pianta (inserendo "elementi di DNA estranei" alla stessa ) credo scombinino una serie di equilibri che sono sintesi di un processo "naturale". Credo, anche, che si abbia una qualche differenza rilevante se la manipolazione è condotta secondo logiche ingegneristiche ,che sperimentano combinazioni di DNA estranei tra loro. Questo vale per qualsiasi organismo animale o vegetale che sia. Il punto però é capire cosa intendiamo per "mal sopportazione". In fondo, visto che sembriamo indifferenti alla "sofferenza" della pianta, in quanto ci sfugge un modo che la renda evidente ai nostri sensi, quello che voglaimo capire è se la modificazione ha impatto su di noi, sull'ambiente e se produce rischi per la nostra salute e, una volta soddisfattie queste curiosità, se è utile in funzione della soddisfazione di quel bisogno primario che è alimentare miliardi di persone sulla terra.
Tra i tanti articoli che ho trovato propongo quello dell'autore citato in precedenza. Partiamo proprio da ciò che si intende per modificazione genetica applicata e biotecnologia naturale.
Una volta letto vi invito a prendere visione della discussione sull'argomento che si è sviluppata su wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Organismo_geneticamente_modificato

Biotecnologie, Agroecologia, Alimentazione: le alternative ai rischi degli Organismi Transgenici. Una Tecnologia di manipolazione non scientifica.

È necessario innanzitutto chiarire i termini scientifici, per evitare confusioni tra “Biotecnologie Naturali“ e “Manipolazioni Genetiche“, queste ultime atte a produrre Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Le prime si basano su organismi viventi “naturali” (es. Insetti utili per la Lotta Biologica allevati in Biofabbriche, Lieviti e Batteri per produrre vini, formaggi, pane, ecc.), mentre le manipolazioni genetiche alterano il patrimonio ereditario delle specie (DNA) inserendo frammenti di dna estranei.

Ciò non avviene in natura, laddove scambi di geni, per “definizione scientifica”, si hanno solo entro i confini della specie o tra specie molto vicine nell‘evoluzione (che però, nel secondo caso, daranno origine a individui sterili) e, di generazione in generazione, nel breve periodo si ha solo un “rimescolamento del pool genetico”.

Modificazioni genetiche in una specie si hanno per mezzo di mutazioni naturali ben precise e successivi adattamenti all‘ambiente, fatti che si realizzano in periodi lunghissimi di selezione darwiniana, mentre le mutazioni peggiorative o patologiche (gli “errori della natura”), in genere, si estinguono.

Nell'ultimo secolo gli scienziati hanno imitato la natura ricombinando i geni all'interno delle specie e scegliendo gli individui migliori, portando a un aumento delle potenzialità produttive in Agricoltura, anche se troppo spesso si è trascurata la resistenza delle piante e degli animali, il che ha provocato impieghi massicci di pesticidi e medicinali, che oggi manifestano drammatiche conseguenze.

Negli OGM invece, si combina il DNA di specie spesso diverse e talvolta molto lontane nell‘evoluzione e nell‘ambiante di vita (batteri e mais), con impossibilità di prevedere esattamente i risultati della manipolazione. La modificazione di un tratto del dna (in maniera tra l‘altro non precisa, dal momento che i geni vengono inseriti attraverso vettori batterici o virali o “sparati” a caso nel nucleo delle cellule) influenza infatti tutto l’organismo in cui è inserito il “transgene“ (esempio la sequenza genica di un batterio che produce tossine, inserita in un mais), comportando quelli che la genetica ha individuato da almeno 30 anni come "effetti pleiotropici".

Basti pensare che solo il 10% del dna umano serve a produrre proteine, il resto ha funzioni tuttora in gran parte sconosciute di “regolazione e interdipendenza“ estremamente complicate. L’essere vivente va visto pertanto come un ecosistema complesso di cellule, tessuti ed organi, guidato dal suo dna e inserito nel più ampio ecosistema di relazioni tra individui e specie, nell’adattamento reciproco tra ambiente e modificazioni dell'individuo, in una visione coevolutiva della selezione naturale. È pertanto necessario, in primis, combattere il “Riduzionismo scientifico“ che sta alla base delle manipolazioni genetiche e che assimila “geni a microchips (con l'equivalenza un gene = una proteina), reintroducendo il “Principio di NON equivalenza tra OGM e specie originarie non modificate”.

Si pone inoltre un problema etico sulla “sofferenza” dell’OGM, il quale tende a reagire con meccanismi di “autoriparazione del dna”. Più l’organismo è complesso, più l’interferenza di un transgene si ripercuoterà sulle diverse funzioni vitali dello stesso. Ciò comporta che all’interno degli OGM si produrranno sequenze geniche non prevedibili che, unitamente agli effetti pleiotropici descritti, comporteranno produzione di “Sostanze anomale“ incognite e impossibili da prevedere, che potrebbero avere effetti drammatici nel futuro di chi se ne alimenta e per l’ambiente, per non parlare di animali transgenici usati per xenotrapianti.

Anche in caso di lunghi studi e prove di nutrizione con cibi transgenici su animali (che non sono stati effettuati preventivamente all'immissione sul mercato degli OGM, ndr...), tali da scongiurare rischi di effetti tossici, nel passaggio all’uomo cambia il sistema digerente ed essendo dimostrato che frammenti di dna possono non venire completamente digeriti (cosa più probabile per i frammenti transgenici che hanno maggiori possibilità di non essere riconosciuti dal sistema enzimatico di una digestione abituata ad altri alimenti “naturali“ con i quali l’uomo si è “co-evoluto“…), si aprono incognite difficili da superare.

Inoltre, dal momento che il transgene inserito nel dna ospite può spostarsi, per i meccanismi naturali della riproduzione cellulare, finalizzati all’aumento della variabilità, si ha di fatto l‘impossibilità scientifica di prevedere gli effetti nel tempo a causa della “non stabilità” degli ogm, con ricerche sui rischi (ad es. da sostanze proteiche anomale) che verrebbero invalidate dalle modifiche del Dna transgenico nel tempo.

Ad appena 4 anni dalla diffusione su vasta scala delle coltivazioni transgeniche, ricerche scientifiche confermano la produzione di proteine “anomale” nel mais transgenico destinato all'alimentazione animale (con i rischi connessi, ...in fondo anche i “prioni” sono proteine) e la scoperta di sequenze geniche impreviste nella soia geneticamente modificata, come pubblicato da autorevoli riviste. Una domanda, allora, sorge d’obbligo: Come è stato possibile brevettare prodotti (ogm) che non sono stabili? L'invenzione deve essere stabile e riproducibile: è come se un motore brevettato cambi la cilindrata da solo, mentre sei in viaggio.

Quando la tecnologia supera la scienza

Ancora una volta la tecnologia ha superato la scienza, come avvenuto con l’energia atomica, con la chimica dei pesticidi, dei cloroderivati, ecc., laddove è possibile almeno prevedere gli effetti ambientali e tossicologici con modelli matematici previsionali, anche se purtroppo non è possibile ripararne i danni...

E per gli OGM, a causa della loro capacità di riproduzione, è addirittura impossibile prevedere esattamente il destino ambientale e tossicologico (i prioni delle “Carni Pazze”, suonano come un serio avvertimento in tal senso). Il Polline non ha confini, come quello che ha portato la resistenza a un virus dall'avena geneticamente modificata coltivata a quella selvatica, che rende necessari altri diserbanti chimici per combatterla, cosi come le tossine rilasciate nel suolo dal mais transgenico bt, con effetti imprevedibili sulla vita dello stesso, e dannosi sulle Coccinelle, insetti utili che si nutrono degli afidi del mais, i quali succhiano la linfa in cui è presente la tossina del Bt a cui sono insensibili a differenza delle belle Coccinelle.

Sul Mais Bt sono prevedibili così nuovi attacchi di insetti dannosi e necessità di più pesticidi, esattamente il contrario di quanto affermato da emeriti cattedratici, cui mancano probabilmente le basi di Ecologia.

Gli Organismi Transgenici, in realtà, hanno trovato spiazzata la scienza e la politica, e seguono esclusivamente le logiche del liberismo di mercato e della globalizzazione monopolistica. È necessario mettere dei freni attraverso una Moratoria a qualsiasi rilascio ambientale di ogm, in base al Principio di Precauzione Europeo, adeguando così la velocità della politica e della scienza a quella della tecnologia di mercato.

Prerogativa di una tecnica deve essere la sua scientificità, ovvero la “determinazione precisa degli effetti” (l'ingegneria addirittura, termine espropriato dai genetisti dell'ultima generazione, oltre alla precisione dei calcoli richiede un margine matematico di sicurezza aggiuntivo).

Se a questo punto dell'esperienza scientifica (in particolare dal dopoguerra) si e appurato che “l’innaturale” comporta “indeterminismo”, ne consegue che la scienza non può non fare i conti con la natura e ogni tecnologia non ecologica risulta in definitiva antiscientifica e pertanto antieconomica.

È oggi necessario, per ogni tecnologia proposta sul mercato, inserire il criterio del “Comparative Assessment”, valutando nel contempo le alternative ecologiche, ad es. gli Insetti utili contro la Piralide del Mais invece del Mais-BT ogm, che neanche funziona a causa dell‘adattamento degli insetti dannosi e della “Resistenza” che potrebbe privarci di un prezioso Bioinsetticida, il Bacillus Thuringiensis, facilmente producibile con tecnologie semplici ed avanzate, in tutto il mondo e attualmente impiegato su molte coltivazioni, innocuo e rapidamente biodegradato.

Alternative Agroecologiche: Biotecnologie pulite per l’alimentazione del pianeta

Diecimila anni di lavoro e cultura contadina hanno selezionato in tutto il mondo sistemi produttivi, varietà vegetali e razze animali adattate ai più svariati ambienti. L'Agroecologia, coniugando il recupero della tradizione agricola con moderne biotecnologie pulite (impiego di insetti utili, bioinsetticidi, biofertilizzanti), macchine ecologiche avanzate per la gestione di terreni, ecc., consente di sfamare il pianeta, evitando l'avvelenamento con pesticidi e concimi chimici, preservando la fertilità dei terreni dall'erosione e dalla desertificazione.

Oggi, con la manipolazione genetica, intere aree geografiche rischiano di perdere la propria biodiversità a favore di un'industria che, modificando un segmento di DNA, ottiene tutti i diritti.

Mentre si continuano a sperperare immense risorse per produrre organismi transgenici, aumentando la dipendenza dagli input chimici e i rischi per l'ambiente, ben poco si fa per la ricerca innovativa Agroecologica e la diffusione delle tecniche di Produzione Biologica disponibili.

Dalle colonne di Repubblica emeriti cattedratici affermano addirittura che “l'Agricoltura biologica non ha bisogno della scienza perché basta tornare indietro di 50 anni”. Certo, della loro scienza l'agricoltura biologica sicuramente non ha bisogno ( e chissà che qualcuno di loro non usi il chiavistello della Montalcini e si apra alle Scienze Ecologiche). Ma ci sono altri ricercatori. Entomologi che studiano come allevare e introdurre insetti utili Naturali per la Lotta biologica o semplicemente applicare la biodiversità (ad es. introducendo qualche “Albero di Giuda” nelle siepi intorno ai Pereti, si eliminano 10 trattamenti chimici contro la “Psilla”, un Insetto dannoso pericolosissimo, grazie all'attrazione di insetti utili naturali)....e ancora i Microbiologi, gli Entomopatologi (in Italia non c'è neanche una cattedra, ndr) che studiano microrganismi antagonisti delle malattie delle piante e degli insetti (come quel virus, “naturale e specifico” che da quest'anno è finalmente possibile acquistare anche in Italia e che ci consente di mangiare le mele Biologiche e “senza vermi”).

Questi Ricercatori in Italia come altrove non hanno fondi sufficienti, e in particolare per il “Trasferimento di Ricerca”( in cui lavora lo scrivente, ndr) non c'è praticamente una lira, mentre una rete fittissima di venditori di pesticidi e concimi avvelena ogni giorno tutte le coltivazioni e persino gli orti e gli ambienti domestici, quando la stessa industria dichiara che il 42% dei raccolti viene perso inevitabilmente, per fenomeni di resistenza da parte delle avversità e l'uso massiccio della chimica riesce a preservare solo il 27% delle produzioni.

Nello stesso tempo il 10 % dei terreni Europei è sottoposto a “Set aside”, ovvero non coltivazione obbligatoria, al fine di ridurre le eccedenze. Qualcuno dev'essere impazzito!

Manca inoltre un piano di assistenza tecnica per diffondere l'Agricoltura biologica e si stanno sperperando i Contributi Agroambientali UE (Reg. 2078/92, Piani di Sviluppo Rurale 2000-2006) per la cosiddetta “Lotta Integrata”(nel sistema, viene spontaneo da aggiungere...) con “disciplinari” permissivi che non tengono conto delle alternative ai pesticidi, e in mancanza di adeguata normativa sulle vendite di fitofarmaci, che preveda la “ricetta” da parte di un tecnico e la fatturazione obbligatoria per l’acquisto.

Tale normativa è attesa da decenni: a quando l'approvazione? ...eppure al governo c'è un Ministro Verde. Mentre In Nord Europa, alcuni Stati hanno già ridotto di oltre il 50% l’uso di pesticidi, in Italia c'è appena l'1% di consumo di prodotti biologici,e il mercato dei pesticidi di sintesi è tutt'altro che in crisi, con fatturati e quantità in aumento.

Stiamo perdendo tempo prezioso per le potenzialità di mercato dei Prodotti Biologici, gli unici al 100% senza ogm, pesticidi, e certificati nella filiera dal seme al piatto.... se il Ministro non cambierà le norme sul biologico, ad es. nell’alimentazione degli animali, laddove un recente regolamento UE consente l'impiego di % di alimenti non biologici,...siamo alle solite.

La domanda di “Bioalimenti” è in crescita esponenziale, mentre i nostri bambini subiscono dosi di pesticidi, per unità corporea, fino a 10 volte il limite di tolleranza, stabilito sul corpo di un adulto del peso di 60 Kg (altra vergogna nazionale su cui si era fatto addirittura un Referendum).

Le “Carni Pazze“ sono solo la punta dell‘iceberg di un sistema di massimizzazione delle produzioni, a danno della qualità e sanità alimentare, che ogni anno perde 10 milioni di ettari di terreno agricolo per erosione, e che per portare la lattuga sulle nostre tavole impiega 10 parti di energia petrolifera per ogni parte di energia dell‘alimento.

L’agricoltura invece di produrre consuma!! Incredibile ma vero.

Per alimentare i ruminanti da carne si perde l‘80 % dell’energia prodotta dai terreni agricoli, diffondendo CO2 e metano che aumentano l’effetto serra, aggravato dal petrolio bruciato per lavorazioni dissennate dei campi, produzione di concimi e pesticidi, nonché dalla CO2 derivante dalla distruzione dell'humus dei terreni, che si spappolano in seguito alle piogge con alluvioni disastrose. Nel contempo, ogni anno vengono distrutti 10 milioni di Ha di foreste per nuove coltivazioni intensive e pascoli che lasciano, dopo qualche tempo, il deserto.

La fame non si cura con i pesticidi e la demagogia dei brevetti sui geni, bensì con seri progetti scientifici agroecologici, a partire dalla tradizione agricola e biodiversità autoctona, molto più produttive delle monocolture industriali.

Siamo oggi di fronte a un bivio:

- da una parte la via dei monopoli agroalimentari della globalizzazione tecno-liberista, gestiti da multinazionali agrochimico-farmaceutiche (negli OGM si concentra il massimo del riduzionismo scientifico, coniugato alla massima concentrazione di capitali, il tutto protetto dai brevetti sulla vita);

- dall’altra la via della rivoluzione agrobioecologica e del progresso scientifico al servizio dell’uomo e della libertà dei popoli e dei mercati, molti dei quali hanno puntato al Bioregionalismo. E non c’è più tempo da perdere.

Migliaia di contadini in India si sono suicidati a causa del fallimento di coltivazioni chimiche e transgeniche, come migliaia di italiani ogni anno devono vendere la terra alle banche per pagare i debiti di coltivazione.

E quando non avranno più la terra? Via internet ormai moltissima gente ha capito queste cose… e non si lascerà “manipolare” facilmente. Anche gli Stati Uniti stanno puntando all'Agricoltura biologica e le coltivazioni transgeniche sono rifiutate dai consumatori. Il mercato della qualità biologica è l'occasione di rinascita che l'agricoltura europea e mediterranea non devono perdere.

Un’ultima riflessione sui “prioni” della Mucca Pazza. L’uomo, essere più evoluto(?) del pianeta, si distrugge con le sue mani a causa di una proteina simile agli accenni più primordiali della vita sulla terra... la natura non scherza, essa è semplicemente perfetta. Cerchiamo di capirne le leggi.

Tutto il DNA delle innumerevoli specie viventi è composto in fondo di soli quattro mattoni diversi (le basi azotate), quattro note di un immenso pentagramma.

Qualcuno giustifica per questo la libertà di manipolare. In realtà ogni specie ha nel suo patrimonio genetico una melodia che racconta la sua storia, composizione armonica a cui la natura ha lavorato milioni di anni, fino all'autoconsapevolezza umana. Imitare la natura deve essere il nuovo paradigma della scienza per il 3° millennio.

Non permettiamo che dei folli Stranamore ci portino alla Babele genetica, da cui risulterà solo disordine e rumore.

Autore: Giuseppe Altieri (Accademia Internazionale di Agroecologia - Perugia)

Perché ci opponiamo alla TAV

Ieri durante il presidio in Val Susa c'è scappato il primo ferito grave. Come da tradizione la militarizzazione del territorio prima e la repressione dopo sono i puntelli con cui oggi un certo tipo di "opere pubbliche" devono essere sostenute.
Per chi conosce le vicende di quella zona tornano alla memoria i tanti fatti che hanno determinato, in quella valle, una sorta di chiusura della popolazione nei confronti dello stato. Non c'è solo il riferimento alla resistenza, c'è l'idea che opporsi con i corpi e la forza delle proprie idee sia l'unico modo pratico che può indurre lor signori a cambiare idea. Non ci fosse stato questo radicalismo non avrebbero preso neanche in considerazione la necessità di cambiare i tracciati originari. In questo caso si assiste ad un movimento di resistenza evidente e sotterraneo nello stesso tempo. Ci si fa le ossa anche per il futuro e ci viene da pensare che se continua così siamo solo all'inizio di un confronto che sarà durissimo. Come pensano di gestire la situazione per i prossimi 25 anni? Deportando le migliaia di cittadini dissenzienti? Tutto questo avviene mentre interi pezzi di territorio in giro per l'Italia franano a valle. Ci sarebbero ragioni più che sufficienti per avere altre priorità in tema di lavori pubblici. Ma tant'è, cosa volete che interessi ad una classe politica ed imprenditoriale che ride per le occasioni date dalle varie emergenze e che sente odore di quattrini a prescindere dall'interesse pubblico.

di seguito una sintesi delle motivazioni del movimento NO TAV .




Questi i principali dati tecnici, economici ed ambientali sconosciuti alla gran parte delle persone:

1. Utilità‐ Nessuno studio, tanto meno i famosi “Quaderni dell’Osservatorio” hanno provato la necessità di una nuova linea. La linea attuale internazionale tra Torino e Modane è utilizzata al 30% della sua reale capacità ed anche l’autostrada è utilizzata per meno del 50%.

2. Previsioni Traffico‐ Le previsioni di traffico dei progettisti finora si sono rivelate sono errate. Si basano sul concetto della crescita infinita che prevede per ogni punto di PIL in più una crescita dei traffici di 1,4 punti. La linea attuale secondo le stime doveva essere satura già quest’anno, la cosa non è avvenuta, infatti i calcoli erano sbagliati. La crescita continua non esiste ed il trasporto di merci voluminose diminuisce costantemente, diminuendo di conseguenza le necessità di trasporto. Secondo LTF la linea futura troverebbe una stabilità di bilancio con 40 milioni di tonnellate di merci all’anno trasportate. La linea attuale ne può trasportare almeno 20 milioni. Ne vengono oggi trasferite 4,8 milioni. Anche trasferendo tutto il traffico merci autostradale sulla ferrovia attuale si arriverebbe ad un utilizzo della ferrovia attuale di circa il 50% della sua capacità.

3. Pendolari‐ I dati dicono che nel nostro paese il 95% dei pendolari ferroviari utilizzano i treni su percorsi brevi, ma per questo genere di trasporto viene investita una percentuale piccolissima degli investimenti. Tutti i finanziamenti vengono invece concentrati verso la AV che ha pochissimi passeggeri e subisce la forte concorrenza dell’aereo. Inoltre la linea in questione sarebbe mista, con costi enormi di manutenzione.

4. Merci e Flussi‐ La quantità di merci trasportate è in diminuzione generale. In particolare la concorrenza tra ferro e gomma vede la seconda prevalere anche in forza delle politiche di sostegno statale con gli incentivi all’autotrasporto. I flussi merci sono in prevalenza sull’asse Nord‐Sud, mentre percentuali al di sotto del 10% sul totale hanno un’origine e destinazione sulla direttrice delle Torino Lyon che è Est‐Ovest.

5. Concorrenza tra Corridoi‐ Potrà sembrare strano ma gran parte delle merci che già oggi circolano in valle di Susa sono dirette a Nord (Dijon) e non a Ovest. La realizzazione di nuovi valichi ferroviari da parte della Svizzera (con spese di realizzazione strutture a totale carico svizzero, si badi bene!) incrementerà ancora l’asse Nord‐Sud a discapito del nostro corridoio. Dunque per questo corridoio non c’è proprio futuro.

6. Costi‐ Mauro Moretti, AD di Trenitalia ha dichiarato che il costo a preventivo della linea è di 120 milioni al km, 3/ 4 volte in più rispetto ai costi medi francesi (vedi articoli 24 ore del 13 gennaio corrente). Inoltre i costi a preventivo aumentano in genere di 2, 3 volte a fine lavori. L’Italia ha anche sottoscritto un accordo economico per cui la parte internazionale sarebbe a carico del nostro paese per il 65%.

7. Progetti e lavori in corso‐ Finora si sono realizzati e regolarmente cestinati 3 progetti, costo pare attorno ai 330 milion Euroi. Neanche un chiodo è stato piantato in Valle, tanto meno nella zona “Internazionale di LTF, quella che la UE finanzierebbe eventualmente con circa 600 milioni, e non più del 30% complessivo dei costi stimati oggi per l’opera. Mancano al momento inoltre le necessarie rilevazioni geologiche.

8. Finanziamenti‐ I finanziamenti della UE di circa 600 milioni oggi in ballo servirebbero essenzialmente per gli studi. Le azioni a garanzia dei territori portate avanti sotto forma di “petizioni” dai cittadini ed amministratori locali a partire dal 2004 sono ancora aperte presso la UE e riguardano la mancanza condivisione del progetto (cosa facilmente riscontrabile), i rischi sanitari per i territori (verificabili oggi ed ancor meglio se partissero i lavori), i rischi ambientali.

9. Tempi‐ Ammesso che si potesse mai realizzare tale linea ci vorrebbero almeno 20 anni di cantieri. Durante questi anni i costi aumenterebbero, l’opposizione crescerebbe e tutto il traffico ferroviario dovrebbe essere trasferito per lunghi periodi sull’autostrada poiché la costruzione della nuova linea coinvolgerebbe anche la vecchia bloccandola di fatto. Non è stato finora valutato l’aspetto logistico ed i costi sociali di queste eventuali scelte, allo stesso modo non è stato fatto un rapporto costi benefici per la nuova linea.

10. Acqua‐ Il rapporto COWI commissionato da UE e LTF denuncia la perdita sicura di acqua nel caso di
realizzazione gallerie nel massiccio Ambin. Questa perdita sarebbe pari al fabbisogno di 1.000.000 di persone ogni anno, per sempre. Le aree della collina morenica e dell’Orsiera non rientrano nel calcolo.

11. Calore‐ I progetti Alpetunnel chiariscono che all’interno della galleria ci sarebbero 50 gradi (gradiente
termico). Bisognerebbe lavorare in quelle condizioni con presenza Grisou, Radon, uranio, almeno 17 faglie
con rocce in movimento, grandi quantità d’acqua in forte pressione. Poi ci sono rocce inconsistenti, laghi
sotterranei e pressioni altissime. Nessuno ha oggi la certezza che la galleria lunga di 57 km sotto alle Alpi sia realmente fattibile, né si conoscono i costi reali di costruzione ed eventualmente di gestione.

12. TAV e affari‐ Le FS sono uno dei più grandi centri di distribuzione di appalti a livello nazionale. Non deve stupire quindi se la Corte dei Conti ha già più volte criticato le modalità della suddivisone dei lavori, i loro eccessivi costi ed il DEBITO GENERAZIONALE che questi debiti creano nei confronti dei nostri figli che si troveranno a pagare senza poter utilizzare i servizi a causa del deperimento strutturale che interverrà nel frattempo che il debito possa essere estinto dai futuri contribuenti.

13. Rischio di infiltrazione Mafiosa‐ Non è possibile ignorare l’attenzione morbosa della criminalità e mafie sulle grandi opere proprio in funzione della legislazione italiana sugli appalti. Il costruttore privato attinge cioè risorse pubbliche senza dover rendere conto dei costi, anzi avendo tutto l’interesse e le possibilità di far si che i costi aumentino in corso d’opera. Insieme alla scarsa possibilità di controllo della spesa, questa situazione è l’humus ideale per le mafie.

14. Opere simili‐ C’è un’opera realizzata in tunnel paragonabile al tunnel della Torino Lyon. Si tratta del tunnel sotto alla Manica, “l’Eurotunnel”. Il disastro finanziario è facilmente riscontrabile, tanto che 700.000 francesi investitori privati hanno perso tutto il loro investimento. Lo stato Francese ha poi rifinanziato varie volte per evitare il fallimento e la messa in liquidazione delle società che gestiscono l’opera. Ultimamente anche questioni tecniche di sicurezza, ed altre collegate al forte sbalzo di temperatura tra esterno ed interno del tunnel hanno peggiorato l’immagine di questo tipo di trasporto.

15. Qualcuno dirà:”In Francia sono partiti!”‐ In realtà hanno fatto delle discenderie che tecnicamente sono indagini geologiche. Forse semplicemente le hanno fatte perché i soldi in Francia li usano meglio, e le opere pubbliche non sono collegate alle campagne elettorali! L’iniziativa a cui state per partecipare avrete ben compreso che utilizza l’immagine salvifica di un’opera principalmente per ottenere consensi e finanziamenti elettorali da parte degli imprenditori interessati alla realizzazione dell’opera stessa…

Molti altri gravi problemi esistono, sono previsti o potrebbero nascere ex novo in fase di realizzazione, altri scaturirebbero da un cambiamento delle condizioni di mercato presenti fra 20 anni, quando gli ottimisti prevedono di veder conclusa l’opera. Come se non bastasse l’investimento necessario sarebbe colossale ed ora è chiaro, totalmente caricato sulle spalle dei cittadini. Tanto ci sentivamo obbligati a comunicare. Se credete veramente nel progresso tenetevi informati

di Ambientevalsusa e Movimento No Tav



martedì 16 febbraio 2010

Ragazzi la vita è dura

Questa mattina tal professore emerito, della università Luiss, Celli ci ha raccontato che una delle cose da dire ai giovani è che la vita è dura e che bisogna prepararsi ed essere competitivi.
Queste sagge parole mi sono sembrate uno spiraglio di luce ed ho riflettuto sul fatto che in effetti è una di quelle robe che come messaggio non trasmetto mai a mio figlio.

Di solito quando parliamo delle amenità della vita evito di dirgli robe tipo " guarda che qui, visto che non possiamo contare su relazioni di amici di amici tali da poterti garantire un calcio nel culo, è meglio che ti dai una mossa perché sono cazzi acidi"

Sì la vita è proprio dura ed a questi bamboccioni bisogna che qualcuno la verità la racconti.
Poi, mi sono fermato un attimo ed ho pensato che forse a mio figlio bastano i discorsi "casalinghi" che sente tutte le sere, che forse i giramenti di coglioni sono un messaggio neanche tanto paludato e che le condizioni materiali di gran parte dei genitori dei suoi compagni e nostre sono tali che da sole e senza professori rappresentano argomenti di per sé esaustivi.
Per questa roba non ha bisogno, come il figlio del professore, di laurearsi.

Quindi devo metterci un carico da 11 come suggerisce il professore? Rompergli ancora di più i coglioni e demoralizzarlo tanto per non farci mancare niente fino in fondo?
Io penso che gran parte di questi ragazzi lo sappiano già che la vita è dura semplicemente perché la vivono già così. E poi, magari non sarebbe il caso di allevare una generazione di combattenti in grado di cambiare una vita "dura" in una vita "normale"e dignitosa almeno per i loro figli?
Per quella roba là da dove si inizia?

sabato 13 febbraio 2010

Emanuele si è suicidato, noi lo piangiamo con tutti i compagni


Siamo in lutto.
Piangiamo EMANUELE, morto perché gli hanno tolto il lavoro.
I suicidi di chi si trova licenziato, messo a margine della società dopo essere stato spremuto e sfruttato perché al padrone fa più comodo speculare che non produrre, aumentano ogni giorno. La disperazione di chi viene schiacciato dai pescecani dell’economia spesso non lascia alternative, ci sprofonda in buchi neri da cui non sappiamo più uscire. Eppure abbiamo lavorato e prodotto fino a quando a lor signori faceva comodo.
Non possiamo accettare la cultura della disperazione, della vita precaria. Una società civile significa dignità di tutti, a partire da chi lavora. Il lavoro, la vita devono essere tutelati e non esposti ad un’economia sempre più vorace, sempre più assassina.
Invitiamo tutti i lavoratori delle aziende in crisi, tutti precari, tutti i licenziati ad uirsi, ad organizzarsi per non subire nella solitudine in cui vorrebbero gettarci ma lottare per il diritto al lavoro. sicuro e stabile.
Piangiamo Emanuele e piangiamo i morti del lavoro, perché di lavoro si deve vive, non morire!
Torino, 13 febbraio 2010
I lavoratori del Presidio Agile ex-Eutelia di Torino
La Federazione della Sinistra di Torino

OGM, quando ti dicono "gli studi scientifici seri sono i nostri"

Premessa : sull'argomento OGM non ho una preparazione di tipo scientifico che mi possa autorizzare ad esprimere un'opinione di merito che in qualche modo possa avere il conforto di dati empirici e testati comprensibili. Mi devo fidare delle opinioni espresse cercando di farmene una.

Dal punto di vista generale credo che molte espressioni di ambienttalismo alla slow food soffrano di un tipo di elitismo che di fatto rende accessibile (dal punto di vista economico) solo ad una nicchia di privilegiati un certo tipo di produzione. Ho venduto nei mercatini rossi prima ed in quelli di Rifondazione poi il pane ad 1€ al kg. e la pasta a 75 centesini al kg. Ho frequentato, quindi, gente che in virtù di quel prezzo rinunciava alla pasta di Gragnano (magari a lenta essiccazione) che mai si sarebbe potuta permettere (4 € al kg,) ma che aveva in ogni caso bisogno di mangiare.

Quelle persone rappresentano la "moltidudine" per chi vuole dare giudizi od opinioni (sull'argomento) di ordine economico, sociale, politico e di cui si deve tenere conto; quindi del significato che in termini di impatto ha scegliere una strada piuttosto che un'altra,garantendo interessi generali che sono prioritari rispetto a qualsiasi altro tipo d'interesse.
Così come bisogna considerare il peso economico dei soggetti interessati e delle modificazioni che costoro possono portare nella filiera produttiva e nei rapporti tra i vari attori sapendo bene che per questi il perimetro del contendere, in questo contesto ,ha contenuti economici/finanziari che non sono trasparenti per nulla.
Ultima cosa è intendersi, alla fine, sul tipo di società che si immagina e che si ha in testa.

Rispetto, però, in slow food una visione di fondo dei rapporti sociali, del modello di vivere che più sento in sintonia con il mio modo di vedere la società e la sua evoluzione oggi. A differenza loro credo che qualsiasi illusione che quei rapporti possano modificarsi in meglio, solo perché si torna alla campagna, non ha fondamento se non si incide nel profondo della gestione delle leve della produzione e del sapere a cui questa è collegata. Se non ci si pone dal punto di vista degli interessi di classe.
Questa visione del bene comune e degli interessi dell'anello più debole, però, appunto perché parziale ha il vizio e dà la sensazione di un'operazione che a volte sembra più difendere un'idea di brand e di marchio che un'idea di società diversa. Bene, partendo da queste cose iniziamo a fornire qualche spunto di riflessione di parte:

1- i pro ed i contro
fonte: http://www.pacifici-net.it/Biologia/Biotecnologie/I%20presunti%20Pro%20e%20Contro.htm

Pro
In campo medico ha portato alla nascita di nuovi farmaci più economici, più efficaci, più sicuri (insulina per diabetici). Le nuove piante produrranno di più, con meno concimi chimici e pesticidi, in meno spazio e con meno acqua.

Contro
Le obiezioni degli attivisti sono sia di carattere etico: è moralmente giustificabile allevare animali che soffrono dalla nascita? fino a che punto il fine giustifica i mezzi? ma anche di carattere ecologico: il rilascio in natura di organismi geneticamente modificati è pericoloso; i rischi riguardano la comparsa di supererbacce e di superparassiti, la nascita di nuovi ceppi di virus o di malattie resistenti agli antibiotici, l'estinzione di specie naturali, ecc

Approfondisci in "Come ci si sta difendendo"


Più disponibilità di cibo per i paesi in via di sviluppo

La crescita della popolazione mondiale appare inarrestabile. In continenti come quello africano, asiatico e latino-americano, si concentrerà, infatti, il 90% della popolazione mondiale. L'aumento previsto della popolazione mondiale obbligherebbe, teoricamente, a raddoppiare la superficie delle terre coltivate entro i primi anni del Duemila. Le nuove biotecnologie agricole potrebbero rappresentare un modo per sfuggire ad un futuro di fame, permettere una produzione di cibo più costante e prevedibile, evitando altri interventi di deforestazione.

Il maggior problema è quello di trasferire la cultura biotecnologica in Paesi che non dispongono nè di personale esperto, nè delle necessarie risorse economiche da investire nelle piante transgeniche.

Bisognerebbe creare infrastrutture e gruppi scientifici ad hoc proprio laddove esiste la richiesta più pressante di sviluppo agricolo, per consentire una diffusione capillare di questa tecnologia.

NOTA : (Rapporto Fao sullo stato del cibo e dell'agricoltura, Roma 1998) -> La fame nel mondo proviene da una cattiva distríbuzione e soprattutto da una carenza di denaro dei paesi poveri, che sono costretti a vendere la loro produzione per alimentare i cittadini o il bestiame dei paesi ricchi .

NOTA : l'ipotesi di risolvere la grave carenza di vitamina A e di ferro, che colpisce una parte rilevante della popolazione umana, con piante geneticamente modificate a tale scopo, come il cosiddetto «riso d'oro» o «riso dorato» nel quale è stato inserito il gene per la provitamina A, rischia di risultare una beffa. Anziché offrire alle popolazioni povere una dieta equilibrata, con differenti tipi di alimenti, si pretende di continuare a imporre un solo cereale, però modificato.

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Minore impiego di pesticidi e concimi chimici

Questo è quello che viene affermato dalle multinazionali biotecnologiche ma è opportuno citare ben 3 studi distinti svolti negli Stati Uniti che danno informazione sugli effettivi rendimenti delle colture biotecnologiche e che smentiscono l'affermazione .

Il primo, effettuato su 8.200 siti sperimentali delle Università americane dal Charles Benbrook Consulting, Idaho, e pubblicato il 13 luglio 1999 («Evidenza della riduzione di produzione nelle coltivazioni di soia Roundup Ready (RR) nelle colture sperimentali universitarie, nel 1998») dimostra che la produzione di soia RR è inferiore a quella della soia tradizionale di una percentuale che va dal 6,7% fino a un 10%, mentre l'impiego di diserbante per queste stesse colture è da due a cinque volte superiore a quello della soia tradizionale.

Il secondo, effettuato dalla American Cyanamid Company, prende in esame colture di soia RR in cui è stata effettuata una sola applicazione di Roundup (come stabílito dai programmi pubblicizzati dalla Monsanto) e arriva a constatare, dopo avere fatto oltre 100 studi comparativi, che la soia RR ha in questo caso una produzione del 20% inferiore a quella della soia tradizionale (vedi Comunicato stampa della Cyanamid Company del 24 marzo 1999). Allo stesso risultato giungono studi effettuati nelle Università di Arkansas e di Purdue.

Il terzo, è quello, durato due anni, effettuato. dall'Università del Nebraska, commissionato dal Consiglio della Soia del Nebraska, su richiesta degli agricoltori. Questo studio ha rivelato (vedi Associated Press, Usa, 17 maggio 2000) che la soia Roundup Ready produce un raccolto del 6% inferiore a quello delle varietà piú simili e dell' 11 % inferiore a quello delle varietà ad alto rendimento.

Altri due studi affrontano gli aspetti economici delle coltivazioni di soia RR (Rondup Ready).

Il primo, è quello effettuato da Oplinger, Martinka e Schmitz, dell'Università del Wisconsin (riportato da Benbrook Consulting services, Sandpoint Idaho e da Genet, 18 marzo 1999): dimostra che il rendimento economico medio della varietà RR è inferiore di circa il 4% rispetto alle varietà tradizionali.

Il secondo, risalente al '97, è stato presentato dalla «British Crop Protection Conference» a Brighton (Gran Bretagna) e giunge alle stesse conclusioni. Come il precedente, spiega che l'aumento di costi è dovuto alla necessità di irrorare il Roundup non una, ma almeno tre volte, e a quella di utilizzare in aggiunta anche altri tipi di diserbanti.


2- Ma tutto quello che è naturale fa bene?
fonte: http://www.albanesi.it/alimentazione/OGM.htm

Pesto cancerogeno?

La notizia che il basilico possa essere cancerogeno era già presente nel sito nell'articolo di Nico Valerio.
Il pesto prodotto con piante di basilico giovani (inferiori a 10 cm di altezza), il migliore, contiene metileugenolo, mentre quello "industriale", prodotto con piante più vecchie, contiene soprattutto eugenolo.
In un piatto di spaghetti al miglior pesto vi è una concentrazione di metileugenolo 600 volte superiore alla dose salutisticamente accettabile. Ovviamente il soggetto che li mangia anche abitualmente non si ammalerà sicuramente di cancro, aumenterà solo le probabilità di contrarlo. (Per saperne di più).