sabato 13 marzo 2010

Storie ordinarie di cronaca politica e vecchi rivoluzionari

Approfittiamo del tempo concessoci dal supremo per fare due cose:
1- un collage di notizie dal sito macerie che racconta, nell'ordine, della scarcerazione di compagni arrestati e di ciò che accade in città e che difficilmente troverete in cronaca.
2- un tributo narrato, dal sottoscritto, ad un rivoluzionario come Emiliano Zapata, uno che non ebbe modo di distinguere tra dittatori alla Diaz e liberali compassionevoli in quanto, una volta al potere, sia gli uni che gli altri trattarono la questione della distribuzione delle terre a chi le coltivava guardando solo agli interessi dei latifondisti e dei poteri "forti". La sua storia ci insegna un sacco di cose e non è che ci sia molto da aggiungere in più.

fonte:
http://www.autistici.org/macerie/

ombrello.jpeg

Tutti liberi gli arrestati nell’operazione del 23 febbraio scorso: nessuno dovrà più stare in galera o ai domiciliari, anche se qualcuno avrà l’obbligo di firma. Dopo due settimane, si iniziano a vedere le prime crepe nel castello di accuse malamente costruito dal PM Padalino (in un ritratto) e dal capo della Digos Petronzi (nella foto).

Ma la storia senza dubbio più emozionante è l’evasione di un gruppo di reclusi dal Cie di Torino. Avremmo voluto raccontarvela in anteprima, ma qualche agenzia di stampa ha già battuto la notizia: nella notte tra giovedì e venerdì sono riusciti a scappare almeno in otto, sembra attraverso dei buchi scavati da tempo, e fino ad ora sono ancora tutti liberi.

In culo alla Polizia, agli alpini, alla Croce Rossa e a tutti i magistrati, politici e giornalisti razzisti. Viva la libertà e chi se la conquista!

Cronaca

Buttafuori (e filo spinato)

9 marzo. Via i vecchi reduci dell’Associazione nazionale Alpini, largo aigiovani buttafuori dell’Hydra Service, guidati dal noto picchiatore Diego Simioli. Saranno proprio loro, i famosi responsabili del servizio d’ordine del Pd, a garantire la sorveglianza notturna della caserma di via Asti, dove sono alloggiati alcuni dei profughi e rifugiati politici protagonisti delle occupazioni di via Bologna e corso Peschiera. Il cambio della guardia è stato deciso dalla sinistra Fondazione Dravelli (legata all’Arci), che ogni mese incassa dal comune decine di migliaia di euro da spendere per il bene dei profughi. E sempre per il bene dei profughi, già da qualche tempo alcuni punti della caserma sono stati addobbati con del filo spinato.

Integrazione

9 marzo. Ennesima retata a Porta Palazzo, questa volta sui tram della linea 4. Mentre gli alpini piantonano le porte dei mezzi, controllori e polizia chiedono biglietti e documenti. A seguire l’operazione, un paio di camionette della polizia. Tra chi i controllori c’è anche un uomo in borghese coi tratti nordafricani: potrebbe essere Mostafa El Daodi, uno dei cinque controllori di origine straniera assunti dalla GTT tre mesi fa. Ecco cos’è l’integrazione.

Benzina

9 marzo. Dopo lo sgombero dall’alloggio ATC che occupava in corso Salvemini con la moglie e quattro figli, un uomo si è cosparso di benzina e ha minacciato di darsi fuoco nel cortile della circoscrizione 2.

Goffi

8 marzo. Nella notte ignoti entrano nella sede elettorale dell’UDC, in via Cernaia 16, e portano via due computer con i dati della campagna elettorale e un telefono cellulare. Prima di andarsene, strappano i manifesti del partito e si accaniscono in particolare contro la sagoma in cartone che ritrae Alberto Goffi. «Spero davvero sia stato solo un atto di vandalismo» ha commentato Goffi, quello in carne ed ossa.

Con le pive nel sacco

8 marzo. Se ne torna a casa con le pive nel sacco l’ufficiale giudiziario che questa mattina avrebbe voluto eseguire l’ennesimo sfratto dei suoi quindici anni di “onesto lavoro”, per usare le sue parole. A convincerlo a rinviare la pratica al 1 aprile ci hanno pensato decine di solidali della Rete per il diritto alla casa, accorsi per dar man forte ad una famiglia morosa che aveva deciso di non abbandonare l’alloggio.

Fumetti

7 marzo. Moncalieri. Imbrattati nella notte numerosi manifesti del candidato sindaco del Pdl Stefano Zacà, in particolare nel quartiere collinare di Revigliasco, proprio quello dove vive il politico. Un fumetto diverso per ogni manifesto, questi alcuni esempi: «Siamo un gruppo di infami», «Mafioso? Si certo!», «Ogni mese ti tolgo lo stipendio».

Su commissione?

7 marzo. “Calabresi farai la fine di tuo padre”, questa l’ennesima scritta comparsa nella notte sui muri della sede torinese del quotidiano “La Stampa”, in via Tiziano 62. Allertati dalla vigilanza privata, che aveva visto la scena grazie alle telecamere di videosorveglianza, i carabinieri fermano poco minuti dopo due ragazzi rumeni. In un cestino poco distante i militari avrebbero trovato uno zainetto, con dentro un biglietto con la scritta incriminata. Da qui la fantasiosa ipotesi che gli autori del gesto abbiano agito su commissione.

I destini della sinistra

3 marzo. Nel pomeriggio, in una sala in pieno centro a Torino, una elegante manica di sorridenti intellettuali, si è data convegno, alla presenza del bel sindaco Chiamparino, per discutere attorno ai destini della sinistra, tematica suggerita dalla presentazione di un libro. Destini della sinistra? Un gruppo di compagni antirazzisti, con in serbo alcune impressioni a riguardo, ha sentito l’urgenza, pur senza invito, di partecipare all’incontro, distribuendo volantini e aprendo uno striscione (di fatto disturbando). […]

Determinazione

1 marzo. Idrissa stava partecipando allo sciopero dei migranti, e forse non si aspettava che gli sbirri proprio oggi avrebbero provato ad arrestarlo per non aver ottemperato all’ordine di espulsione; gli sbirri forse non si aspettavano che arrestando lui il presidio colorato delle associazioni sarebbe diventato un corteo, che infine si sarebbe rifiutato di sciogliersi fino al momento della sua liberazione. Tra i tanti striscioni della manifestazione, anche quello dal balcone di Marco, ai domiciliari per via del suo antirazzismo, che recita «Fuoco ai C.I.E.». Davanti alle provocazioni di sbirri e PM razzisti bisogna agire, insieme, con determinazione.

http://www.youtube.com/watch?v=oNVLQc5Iiaw

venerdì 12 marzo 2010

L'alternativa alla crisi? Più povertà per i soliti

Questo è quanto sintetizza Deaglio oggi sulla Stampa in termini di cose da fare per uscire dalla crisi:

Il presidente del Consiglio - e con lui gli altri capi di governo europei - dica chiaramente se ritiene di seguire la strada indicata dalla Banca Centrale oppure preferisce non accettare questa guida molto ortodossa e molto «noiosa» che obbligherebbe a «fare le riforme». «Fare le riforme» è nulla più di un eufemismo per dire che, non solo in Italia ma in tutti i Paesi europei, occorre ridurre sensibilmente, a parità di servizi erogati, il numero dei pubblici dipendenti, aumentare la concorrenza nelle professioni cosiddette «libere», far calare le aspettative pensionistiche e forse anche una parte delle pensioni attuali. 

giovedì 11 marzo 2010

Speculazione finanziaria, uomini e popoli


Dopo aver letto questo articolo mi sono chiesto : se viviamo in un sistema in cui si accetta l'idea che il figlio di un clandestino non ha diritti perché l'esigenza di garantire la tutela delle frontiere prevale sulla necessità di tutela del diritto allo studio (ultima sentenza Corte di Cassazione), pensiamo di cambiarlo in via ordinaria( il sistema) quando, al contrario,si garantisce la speculazione finanziaria perché questa non è reato anche se come racconta l'autore "Nelle ultime settimane sono uscite le incredibili notizie relative alle operazioni compiute dall'ineffabile Goldman Sachsper aiutare la Grecia a nascondere l'entità del suo deficit e poi quelle effettuate scommettendo contro la Grecia, un'incredibile doppia speculazione al cui confronto gli autori della "Stangata" sono dei pivellini."?
Ma i popoli, le persone e i loro diritti valgono cosi' poco nella logica liberista?

lunedì 8 marzo 2010

Mentre siete affaccendati e pensate a come cambiare il mondo votando un nuovo assessore ladro..

A Milano, nel Cie di via Corelli, i detenuti e le detenute in sciopero della fame cominciano ad essere debilitati ed indeboliti. Ad alcune ragazze del reparto trans sono state fatte flebo di liquidi e una è stata portata in ospedale. I reclusi hanno chiesto invano di essere pesati e controllati costantemente da personale medico, come è prassi durante ogni sciopero della fame, ma questo. Tuttavia, nonostante le difficoltà, lo sciopero continua con determinazione, anche grazie alla solidarietà degli antirazzisti che continuamente portano acqua e succhi al centro e mantengono ininterrottamente i contatti.

A Roma, nel Cie di Ponte Galeria, una ventina di reclusi continua lo sciopero: i gestori portano il cibo e loro lo rimandano indietro. Alcuni che avevano iniziato autonomamente lo sciopero qualche giorno prima degli altri sono molto provati, perché oramai sono dieci giorni che non mangiano. A differenza di quanto accade a Milano, a Roma i reclusi sono pesati e monitorati regolarmente, ma la cooperativa Auxilium (subentrata alla Croce Rossa nella gestione del centro da una settimana) non permette che i solidali portino i succhi e le bevande dall’esterno. La dotazione giornaliera di liquidi per ciascun recluso è di un litro d’acqua, ma lo sciopero non si ferma.

A Torino, nel Cie di corso Brunelleschi, lo sciopero nell’area gialla prosegue a staffetta e oggi un recluso in sciopero della fame da parecchi giorni si è sentito male. I suoi compagni di gabbia hanno chiamato la Croce Rossa, il 118 e i solidali fuori. Dopo un’ora di pressioni - dall’interno e dall’esterno del centro - il ragazzo è stato portato all’ospedale per accertamenti.

Bologna invece è un caso a parte. Nel Cie di via Mattei lo sciopero si è interrotto dopo il primo giorno, e soltanto un recluso continua il suo sciopero della fame solitario, anche per motivi personali. La situazione nel centro è molto difficile, perché sembra che l’uso di tranquillanti in questo Cie sia più diffuso che in altri. Ogni volta che i solidali riescono a contattare i reclusi, questi rispondono del tutto intontiti ed addormentati, a qualunque ora del giorno e della notte.

Infine, ecco alcune testimonianze raccolte dal Comitato Antirazzista di Milano e pubblicate sul sito noinonsiamocomplici.noblogs.org

Dalla sezione Trans del Cie di via Corelli, Milano:

“Siamo in 20 persone che stiamo facendo lo sciopero della fame. In ogni stanza siamo in 4 persone. I muri son pieni di muffa, le lenzuola vengono cambiate una volta alla settimana mentre le coperte non vengono mai cambiate. Ogni quindici giorni ci danno un bagnoschiuma. Alla sera dobbiamo pulire noi la stanza con la scopa e il secchio. Le finestre sono senza tende così la mattina presto entra la luce. Noi siamo obbligate a mettere le coperte sulla finestra per dormire. Il bagno è uno schifo, è molto sporco. Gli scarichi son tutti intasati, dobbiamo fare per forza i nostri bisogni in piedi. Alle 8 e mezza di mattina ci portano un bicchiere di latte e una brioche. Non possiamo bere le cose calde se non con la macchinetta a pagamento. Il cibo è molto scadente, ci portano spesso il tacchino. Noi che abbiamo il silicone non possiamo mangiare il tacchino. Per questo a molte di noi sono venute infiammazioni alle protesi, ai fianchi, al seno, nei glutei. Quando andiamo alla Croce Rossa per i nostri problemi di salute ci danno dei tranquillanti per togliere il dolore, ma queste gocce ci fanno addormentare. Quando abbiamo troppo dolore ci danno la tachipirina”.

“Sono qua da una settimana. Ho subito iniziato lo sciopero della fame perché non possiamo stare qua sei mesi. Inoltre sono sieropositiva, avevo da fare gli esami del sangue per valutare quali medicamenti prendere invece son stata portata qui e mi hanno fatto saltare la visita. Ho avuto tre giorni la febbre molto alta. Stavo così male che mi hanno portato in ospedale, al Policlinico, per un blocco intestinale. Dopo di che mi hanno riportato in Corelli sempre senza le medicine per l’HIV. Io sono in Italia da nove anni, mi sono ammalata in Italia e non posso stare qua dentro. Abbiamo bisogno di mantenerci e di mantenere la nostra famiglia al paese. Noi vogliamo la nostra libertà perché non abbiamo fatto nulla e ci obbligano a stare qua dentro senza potere fare nulla. C’è una psicologa che viene dentro una volta alla settimana, ma tanto alla fine ci danno sempre 30 gocce di Valium per dormire e via… poi diventiamo tutte dipendenti”.

“Io ho avuto un incidente molto grave fuori da qua. Ero ancora in cura con la fisioterapia e invece mi hanno presa e portata al Cie. Mi ero fratturata la scapola sinistra, il femore e il ginocchio. Qui spesso la ferita alla gamba mi si infiamma: vado in infermeria, mi danno una crema idratante e basta. Molte di noi sono state prese a Pisa, chi ci viene a trovare ha diritto a sette minuti di colloquio dopo 5 ore di viaggio… È pieno ovunque di scarafaggi e vermi nei water e nella doccia. La polizia ci maltratta, ci trattano come cani, ci insultano dicendo che siamo tutti gay, fanno battute sessiste nei nostri confronti. Quando diciamo cose che non gli vanno bene ci danno schiaffoni in faccia, per qualunque cosa ci aggrediscono e ci trattano come se non fossimo come esseri umani, con totale disprezzo. Sappiamo che una trans a Natale s’è suicidata qua dentro… c’è una ragazza dentro da quattro mesi che ha visto quello che è successo quando la ragazza si è suicidata e ora è del tutto fuori di testa, perché una persona normale non può sopravvivere qua dentro e molti vedono come unica uscita la morte. Ci sono persone con casi psichiatrici e dobbiamo vivere tutti assieme in una situazione di conflitto, con diverse patologie tutti assieme e qua entro siamo costretti a convivere con malattie diverse, neppure in carcere è così”.

Dalla sezione femminile del Cie di via Corelli, Milano:

“Vi racconterò la mia storia. Sono arrivata in Italia come turista perché mi piaceva molto questo paese. L’ultima volta mi ha fermato la polizia, mi hanno chiesto il permesso di soggiorno. Io avevo solo il visto come turista, ma mi hanno portato in questura dove son stata tre giorni e poi in Corelli. Mi hanno presa il 26 gennaio e avevo in tasca il biglietto dell’aereo per tornare in Brasile il 16 febbraio… beh son ancora qui! Ora dovrò uscire da questo paese come una criminale, scortata dai poliziotti. Non immaginavo che in Italia potesse esistere un posto come questo. Mi sento inutile, sto molto male. Ci trattano come animali, e questo è solo l’inizio… dovremo fare sei mesi in questo inferno per poi uscire di qua con un’espulsione per dieci anni. Chiediamo a tutti che ci ascoltino, che anche se ci dicono clandestini siamo gente di buon cuore. Siamo venuti in cerca di una vita migliore. Stiamo facendo lo sciopero per fare capire alla gente che siamo esseri umani e abbiamo il diritto di vivere qua come tutti gli altri e che non ci possono togliere la libertà. Ci dovrebbero esser altri modi per ottenere questo pezzo di carta senza passare da questo inferno. È veramente una legge ingiusta, non so chi l’ha inventata e non vogliamo rispettarla. Per noi l’unica opzione che abbiamo è lottare”.

fonte:http://www.autistici.org/macerie/?p=25213

http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/lunedi-8-marzo.jpg

Se volete scrivere ai compagni arrestati

Andrea Ventrella
via Roncata, 75
12100 CUNEO

Fabio Milan
via del Rollone, 19
13100 VERCELLI

Luca Ghezzi
via Pianezza, 300
10151 TORINO

sabato 6 marzo 2010

L'elogio di Bertolaso da parte del papa e un golpe

Uno potrebbe sorridere sulla tempestività delle dichiarazioni del papa TETESKO su Bertolaso; dichiarazioni che parlano di buoni samaritani.
In questo ci sfugge se sua santità (molto minuscolo) abbia in testa anche i buoni samaritani del coro governato da suo fratello ai bei tempi. Si, il coro in cui pescavano a piene mani un po' di pretazzi pedofili.

Tutto questo cerchio si chiude con il Berlusca che trova il tempo prima di raccontare barzellette al congresso della UIL ,facendo scompisciare gli astanti, poi di dare una sbirciatina a quella norma che di fatto cancellerà qualsiasi speranza a quei precari che magari pensavano di rivendicare un qualche straccio di diritto nei confronti dei loro datori di lavoro. Sempre con quelli della UIL che, mentre si asciugano le lacrime dal ridere, dicono che loro le barricate non le faranno per l'articolo 18.

http://www.youtube.com/watch?v=EBTA5FRCGwo
Il timbro a questa bella compagnia lo mette tale Napolitano (quello che ha il figlio che si occupa di calcio).
Napolitano, il leader dei miglioristi nel PCI compagno di corrente insieme a quel Bondi oggi alla corte del berlusca e che da tale figuro (il berlusca) si faceva finanziare la rivista su cui scrivere cazzate.
Strane convergenze.

Ora, cittadini indignati e viola voi siete qui che vi strappate i capelli gridando dell'attacco alla democrazia. Io sommessamente penso, al contrario di Bersani, che sarebbe ora che la situazioni diventasse totalmente ingovernabile. Così la smettiamo con i formalismi e andiamo al sodo delle questioni. Regolando i conti.
p.s.
ricordate, quando grande è la confusione sotto il cielo la situazione è eccellente.

http://www.youtube.com/watch?v=NE3Qq_4HAns

venerdì 5 marzo 2010

Memoria

giovedì 4 marzo 2010

Né guerra né pace, solo un sano conflitto sociale- Lo sciopero dei migranti

A Torino lo sciopero dei "migranti" ha fatto vedere un'immagine che a tanta gente non deve essere piaciuta per nulla.
Due fatti per spiegare perché.

1- Il mercato di Porta Palazzo era vuoto di banchi perché la cooperativa (lavoratori immigrati) che doveva montarli aveva scioperato al completo.
2- Durante la manifestazione è giunta voce che un "irregolare" era stato arrestato perché privo di documenti. Centinaia di persone incazzate hanno assediato Porta Nuova per farlo rilasciare (cosa avvenuta), segnando in questo modo un messaggio esplicito su quelli che sono i limiti di sopportazione.

Questi due episodi bastano da soli a chiarire perché è tempo che si volga lo sguardo verso nuovi soggetti che diventeranno i protagonisti di quella lotta "di classe" che per tanta gente appisolata non ha più significato.
Questa cosa mostra il clima di disagio e di incazzatura che gira tra quelli che sono più deboli e indifesi. Secondo me è proprio questa condizione che marca la differenza con i tanti "garantiti" che circolano nelle piazze con uno straccetto rosso immalinconito appeso al collo.

Quei lavoratori della cooperativa sono i più esposti, possono essere licenziati senza problemi e di loro non si occuperebbe nessuno. Qualche giorno fa un compagno mi ha scritto "come è difficile non so da dove iniziare, e poi la situazione e il menefreghismo.." Sarà mica anche una questione di coglioni ? Tanto per dircela tutta.

Ora mentre vi fate le vostre seghette mentali su chi e come votare occupandovi delle figure di merda del nano che fatica a presentare la sua lista di ballerine vi lascio con due questioni ancora aperte, la prima la potete leggere nel post di macerie che copio in questo spazio la seconda è che c'è gente in galera qui a Torino, messa dentro da democratici giudici della repubblica nata dalla resistenza e fondata sulla costituzione e sul lavoro ('sto cazzo), in galera, dicevo, perché sono antirazzisti.

Con tutto il cuore e l'affetto (che è tanto) ma andate affanculo popolo di sinistra.

p.s.
ricordate, né pace né guerra solo un sano conflitto sociale per muovere questo mare di merda.

“Siamo stanchi di non vivere bene. Viviamo come topi. La roba da mangiare fa
schifo. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti. I tempi di detenzione
sono extra lunghi perché 6 mesi per identificare una persona sono troppi.
Siamo vittime della Bossi Fini. C’è gente che ha fatto una vita in Italia e
che ha figli qua, gente che ha fatto la scuola qui e che è cresciuta qui. Non
è giusto. Non siamo delinquenti.

L’80 per cento di noi ha lavorato anni per la
società italiana e si è fatta il culo. I veri criminali non ci sono qui. Una
settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i
poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo
stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi come dei gabbiani e volare. Però
sei mesi sono troppi per un’identificazione, qui è peggio, peggio della galera.
La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha
pagato la sua pena, non è giusto. La gente che ha avuto asilo politico dalla
Svizzera o da altri stati in Europa e del mondo qui in Italia non li accettano,
non è giusto. I motivi dello sciopero è che i tempi sono troppo lunghi e
abbiamo paura perché due di noi sono morti dopo che sono stati espulsi altri
sono pazzi e noi non sappiamo cosa fanno loro dopo l’espulsione, e per andare
ti fanno le punture e diventi pazzo, alcuni muoiono. Entrando qui eravamo tutti
sani e poi usciamo che siamo pazzi. Inoltre rimarremo in sciopero fino a che
non fanno qualcosa per quelli arrestati di Torino che hanno fatto tante cose
per noi e che ora son in carcere.
Come scrive Dante il grande poeta
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non
dimandare”

Questo è il comunicato che i reclusi nel Cie di via Corelli a Milano hanno scritto ieri per rivendicare il loro sciopero della fame.

Da ieri infatti tutte le sezioni del Cie, maschile, femminile e transessuale, sono entrate in sciopero per protestare non solo contro la loro reclusione, i maltrattamenti e le terrificanti condizioni in cui sono costretti a vivere, ma anche in solidarietà con con chi a Torino il 23 febbraio è stato arrestato per attivita’ antirazzista; di cui due, ci teniamo a specificarlo, sono i reddattori stessi di questo sito.

fonte:http://www.autistici.org/macerie/?p=25053#more-25053


martedì 2 marzo 2010

Patate OGM e comunità europea nelle considerazioni di Carlo Bertani

Contributi:
Corriere della Sera




DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.com/

E’ un qualsiasi giorno di Primavera di un anno molto lontano – fra il 1978 ed il 1981 – quando attraverso il parcheggio, a Savona, per salire sulla mia auto: il vento è ancora fresco ma già s’avverte, inarrestabile, la bella stagione in arrivo.
La giornata è così luminosa che obbliga a strizzare gli occhi per non farsi abbagliare – chissà dove sono finiti gli occhiali da sole… – e quasi non li vedo arrivare. Sono oramai di fronte e non me ne sono accorto: concludo che mi sono comportato proprio da pessimo samurai.
Sono un ragazzo ed una ragazza sulla ventina o poco più, con un mazzo di fogli in mano. Senza chiedermi chi sono, nemmeno come mi chiamo né presentarsi mi spiattellano la richiesta: «Vuole mettere una firma per l’Unione Europea?»

Li osservo meglio; sono vestiti in modo sobrio ma con capi eleganti: lui ha i capelli corti e la faccina da bravo ragazzo, mentre lei ha i capelli biondi, sciolti, che il vento un po’ scompiglia. Entrambi hanno un’aria “acqua e sapone” o, se preferite, un po’ naif.
Mi chiedo da dove siano saltati fuori, perché vadano in giro a chiedere firme per una cosa di là da venire – all’epoca, esisteva solo la CEE, la Comunità Economica Europea – insomma, tutto ha un che di strano…



Forzo un po’ la vista perché sono controluce ed osservo che, alle loro spalle, c’è “Palazzo Nervi”, dove ha sede la Provincia. Ecco, probabilmente, da dove sono usciti: vanno a caccia di “polli” proprio nel cortile di casa.
Chissà se sono i figli di qualche assessore, mandati a soddisfare la voglia d’assomigliare a cotanto papà fra la gente del parcheggio, a raccogliere firme per qualcosa che, all’epoca, non interessava nessuno. Firme che sarebbero finite nell’archivio, alla voce “Sostegno della popolazione alla delibera n°…approvata il…la quale appoggia le richieste per…nei confronti della nascente Unione Europea…eccetera…”
Se fosse stata l’una li avrei liquidati con due parole oppure avrei scarabocchiato la mia firma, giusto per togliermeli di torno, ma è solo la mezza, e dunque gli spaghetti del pranzo sono ancora lontani. Così, argomento, chiedo.

La prima domanda è ovvia: perché dovrei apporre la mia firma per la nascente Unione Europea?
Cadono dalle nuvole: evidentemente, non solo hanno ascoltato una sola campana, ma la stessa campana li ha assordati. Balbettano «Ma…perché è giusto…» si vede che sono giovani implumi, mandati in avanscoperta in un luogo neutro come un parcheggio, tanto per far credere loro che quella è la politica, la democrazia: andare fra la gente, parlare, spiegare…
Sono di una decina d’anni più vecchio, e già so quel che loro non sanno: la vera politica – nel senso dell’intreccio fra voti ed affari – si fa poche decine di metri alle loro spalle, nel cubico fabbricato di vetro ed acciaio.

Il giovane, però, continua: «L’Unione Europea sarà la casa di tutti gli europei, una nazione senza più confini ad ingabbiarci, con pari diritti e doveri ovunque…»
C’è del vero in quanto afferma, ma mi permetto di fargli ascoltare l’altra campana: «E quando l’Unione Europea sarà una sola nazione, come si comporterà con il resto del Pianeta?» Tacciono, allora mi sento autorizzato a continuare.
«Perché, per quel che mi consta, è appena terminata una sanguinosissima guerra – sentito parlare del Vietnam? – e nessuno, qui, ha avuto niente da ridire perché Aviano fosse lo scalo principe per il rifornimento delle truppe americane.»
Il ragazzo m’interrompe: «Ma questo avviene proprio perché non siamo uniti…»
«E quando saremo uniti» ribatto «come ci comporteremo con il Terzo Mondo? Al posto di francesi, belgi, portoghesi, spagnoli, inglesi…in Congo, Rhodesia, Mozambico, Angola, Ciad…manderemo le truppe europee?»
«Ma no…» tenta di ribattere, ma la partita è persa. Li saluto e mi allontano, verso un piatto di spaghetti al pomodoro.

Quanto fa incazzare essere facili profeti, quanto se ne farebbe a meno.
Quei due giovani sono rimasti impressi nella mia mente perché, più volte, gli accadimenti m’hanno portato inesorabilmente a ricordarli: Baghdad 1991, Bosnia 1995, Kosovo 1999, Afghanistan 2001, Iraq (con qualche distinguo) 2003…ed oggi si sente parlare di “terrore islamico” per imbonire la popolazione e condurla verso una improbabile scenario iraniano. Che, confermo, non prevedo assolutamente.
In effetti, avevo solo parzialmente ragione in quella breve discussione perché, prima del 1980, non potevo assolutamente prevedere che l’UE sarebbe diventata lo spauracchio, la vera nemica delle popolazioni europee.
Non potevo, d’altro canto, già sapere che nel 1989 tutto il blocco dell’Est sarebbe crollato, lasciando la macchina capitalista correre indisturbata nel Pianeta, fino alle avventure militari per il petrolio ed il controllo delle aree “sensibili”.
Ma come ha fatto, l’UE, a fotterci così bene?

In quel “procedere” sulla strada della “parificazione” normativa fra i vari Stati, non ricordo un solo episodio dove le nostre libertà siano aumentate o siano state maggiormente garantite dall’UE. E, quando l’UE lo ha platonicamente fatto (vedi il caso di Europa7), i governi se ne sono altamente fregati.
Basta invece una semplice “nota” di Bruxelles che toglie qualcosa (si pensi alla pensione a 65 anni per le donne) per far garrire di gioia ministri ed imprenditori: lo chiede l’Europa! Sulle prime fanno la faccia contrita ed allargano le braccia ma, appena possono voltarsi, sghignazzano e si danno pacche sulle spalle: «L’hanno bevuta…»
Il resto è storia degli ultimi tempi, con una Costituzione mai varata perché liberticida, un Trattato di Lisbona scritto in modo “volutamente complicato per renderlo quasi incomprensibile” (sono ammissioni di uno dei suoi redattori, Giuliano Amato) che consegna nelle mani di persone mai elette (la penosa Commissione Europea) un potere immenso.

Sul livello di questa commissione sarebbe meglio soprassedere, perché sono stati addirittura costretti a fare un esame preliminare di “cultura generale” – del tipo “Qual è la capitale della Lituania? Risposte: Vilnius, Antananarivo, Londra. Barrare quella giusta – e la commissaria bulgara Rumyana Zheleva non ce l’ha fatta [1].
Quando, poi, hanno nominato la baronessa inglese Ashton [2] “Alto commissario per la politica estera”, siamo rimasti un po’ basiti, allorché la nobildonna ha ammesso – che ha sì tanta buona volontà – ma che no, di politica estera non ne capisce una mazza. Almeno un 5/6? No, pare proprio un 4.

Abbiamo osservato questo circo Barnum della politica europea avanzare, nominare un tipetto come Blair responsabile per la Pace in Medio Oriente – che è come incaricare Moggi per la scelta degli arbitri – oppure un trombato in mille elezioni come Tajani ai Trasporti prima ed all’Industria poi. A nostro modesto avviso, l’hanno mandato là perché iniziavano a credere che portasse sfiga.
Insomma, fino ad oggi questa pletora di sfigati che manco conoscono le capitali, confondono la geopolitica con i balli al Rotary e producono infine una quantità di carta impressionate – ci si potrebbe tappezzare San Pietro – si sono accontentati di scaldare, a suon di milioni, delle sedie pagate da noi.
Chissà che fine avranno fatto quei due ragazzi? Saranno riusciti a percorrere tutta la “filiera” della politica? Avranno lucidato abbastanza sedie e poltrone prima d’occuparle [3]? Infine, saranno stati costretti a sottoporsi ad un trapianto di lingua? Ah, saperlo…
Oggi, però, qualcosa è cambiato: meno male, direte voi, e invece no.

Si cambia sempre in peggio: questa è la legge europea. Già tutte le restrizioni per la guida sull’alcool m’avevano fatto girare i cosiddetti: ma come, per colpa degli idioti che vanno in giro strafatti di coca e di Rum, devo stare attento se bevo una birra? Oggi, però, siamo giunti al peggio: signori prego, da questa parte, si scende un altro scalino.

Quando ho letto che mi toccavano la patata, m’è salito il sangue alla testa: prendetevi pure tutto, ma la patata no!
La patata è una delle poche certezze della vita: anche nei momenti di peggior disperazione, una patatina aiuta sempre, tutti lo sanno.
Ebbene, quel mascalzone portoghese che comanda il plotone chenonsamancolecapitali ha deciso che saranno coltivate in Europa le patate Amflora [4], puro OGM, per “soli usi industriali”.
Va beh, direte voi, ci faranno amido, poi zucchero, infine alcool per autotrazione…e invece no: l’amido sarà immesso nei mangimi per animali. Per non lasciare sola la patatina, hanno deciso di “approvare” anche tre qualità di mais OGM, che saranno solo importate e non coltivate in Europa. Tre pannocchie per una patatina: però…
Piccolo particolare della patata Amflora: contiene un gene che interferisce, forse annulla – ma lo sapranno per certo? E solo quello? – l’azione degli antibiotici (uno? tre? quanti?). Non fa nulla: s’à da provà.

Ovviamente, com’è ovvio che sia e come tutti siamo certi che sarà, ogni Stato potrà decidere liberamente, poiché Barrito Barroso ha concluso con una chicca: “quel provvedimento, fa parte di una riflessione sulla politica degli OGM.”
Ora, mi scusi signor Barrito ma, se questa è la nuova logica europea, perché mettiamo in galera chi violenta una donna in un androne? Non stava anch’egli “riflettendo” sulla sessualità trasgressiva? E chi fucila? Riflette sulla pena di morte?
Confessiamo, fra un barrito e l’altro, di non riuscire a seguirla: generalmente, la riflessione precede l’azione. In modo più popolare, usa dire: accendere il cervello prima di parlare. Ah, già, non sanno manco le capitali…

L’azienda che userà quei prodotti (e chi li coltiverà in Europa? Boh…) è la nota BASF – Badische Anilin und Soda Fabrik – uno dei marchi “storici” della chimica tedesca, credo il più antico (senza la BASF, la Seconda Guerra Mondiale sarebbe durata la metà).
L’amido OGM, però, sarà usato per i mangimi che nutriranno gli animali. Domanda: quegli animali, li mangeranno i soli dipendenti BASF o tutti i tedeschi? O, peggio, prima o dopo tutti gli europei? E il pop corn fatto con quel mais, in quali supermercati sarà distribuito? Solo allo spaccio aziendale BASF?
Le norme saranno severe! Come no, abbiamo appena scoperto che un nostro senatore è stato eletto timbrando ventimila schede bianche in una notte: farete così anche per le bolle d’accompagnamento delle merci? Su quei trasporti, manderete Tajani a sorvegliare? Siamo a posto.

Ma, se da Bruxelles giungono barriti di guerra, il mondo scientifico – nonostante abbia ancora le mutande sporche per la “mucca pazza” – emette qualche guaito: “non si possono mettere dei limiti alla scienza.”
Oh, certo: andava ben ai tempi di Galileo, oramai questa risposta sa tanto di merce avariata.
Bisognerà allora ricordare che, quando avvennero le prime morti per il morbo della mucca pazza, erano decenni che in Gran Bretagna nutrivano gli animali con gli scarti di macellazione, triturati e sterilizzati nei mangimi.
I medici, i veterinari, i biologi inglesi avevano previsto che un umile pione – poco di più che un ammasso di proteine – passasse indenne nella catena alimentare per giungere, infine, all’uomo?
Chi ebbe il compito di studiare la prassi – diciamo solo assai bizzarra – di nutrire degli erbivori con della carne? Nessuno fu preso dal dubbio che, proprio perché erbivori, non avessero i necessari enzimi per demolirla? E che, di conseguenza, gli agenti patogeni sarebbero “passati” indisturbati?

Già, ma la resa in semplici termini di peso – la trasformazione dei vegetali in carne – non supera il 5-10%: invece, con il “miracolo” di nutrirli con la ciccia, s’andava oltre il 20%. Miracolo! Non assomiglia un poco alla truffa dei subprime?
La patata Amflora è stata dichiarata “innocua” (con qualche “mal di pancia”) dalle autorità competenti (guarda a caso a Parma, dove sorge il centro europeo che ha questo compito), e quindi potremo mangiare gli animali nutriti con quei mangimi: per ora solo sotto forma di wurstel, per le chips c’è tempo. Domanda: chi mette una firma sotto quel documento, qualora fra decenni dovessimo conteggiare dei morti causati dalla patata transgenica? Dove sarà, all’epoca, quel tizio? Vivo? In pensione? Vecchietto rinfanciullito?
A pagare saranno soltanto gli eventuali morti: nessun altro, lo sappiamo bene.

La scienza non è certo democratica, non lo può essere per struttura, e allora bisognerà che qualcuno si prenda la briga di controllare quel che fanno gli scienziati: per chi non lo avesse capito, quel controllo c’è già oggi, solo che l’hanno in mano le banche e le lobby finanziarie.
Altrimenti, come spiegare che un commissario all’Ambiente contrario alla patata OGM – il greco Stavros Dimas – sia stato sostituito con il, evidentemente, più “morbido” maltese John Dalli?
A questo punto, chi ha smesso di credere alla Fata Turchina avrà compreso quali sono i termini dell’accordo: qualcuno farà soldi a palate, i politici riceveranno la loro parte sotto varie forme (soldi, patatine, ecc) ed a patirne le eventuali conseguenze saremo noi.
Ci restano due punti da affrontare, e non li eluderemo: le responsabilità politiche (compresa la nostra, eventuale, voce) ed il problema di qualche scienziato che non vuole limiti. Partiamo dai secondi.

Nessuno vuole censurare la scienza, ma viviamo in un piccolo pianeta con moltissimi guai: dobbiamo esser certi che la scienza fornisca mezzi per migliorare le condizioni di questo inquinato e disastrato pianeta, non per peggiorarlo. Se gli scienziati non sono in grado di fornire questa certezza, altri dovranno controllare quel che faranno: persone non a libro paga delle banche, per capirci.
Un mezzo c’è, almeno per la catena biologica: eseguire delle ricerche sotto Natura, non sopra di essa. Impossibile?
Negli scorsi decenni, un forte impulso alla produzione di cereali fu dato dalle ricerche che condussero – solo tramite incroci, quindi “sotto” la Natura – ad un rafforzamento degli steli: prima, enormi quantità di cereali si perdevano per l’allettamento, causato dal vento. Questo è un esempio di come si possa migliorare la resa agricola senza nessun rischio.
E le coltivazioni di primizie in quota (lo fanno in Alto Adige), dove i parassiti non trovano condizioni ambientali per attaccare le piante?
C’è molta letteratura che riguarda lo studio delle simbiosi fra i vegetali, le cosiddette simbiosi “vantaggiose” per entrambe le specie. Queste ricerche, però, languono: che dite, Monsanto & Co c’entreranno qualcosa? E le banche che “lavorano” con l’industria dei pesticidi?

C’è poi, soprattutto in Occidente, la pessima abitudine alimentare di mangiare quantità smodate di carne: nessuno dei carnivori che conosciamo ha un intestino lungo come il nostro. Tigri e leoni, in rapporto alla loro altezza, hanno un intestino lungo la metà del nostro, per espellere più in fretta le tossine. Quante malattie della nostra epoca sono dovute all’eccesso di proteine?
Essere vegetariani è una buona scelta per chi se la sente ma, anche esserlo parzialmente (la vera dieta mediterranea), contribuirebbe molto alla salvezza degli equilibri per il nostro pianeta. Il quale, se qualcuno non se ne fosse accorto, sta correndo sul filo del rasoio della penuria alimentare (follia dei biocarburanti compresa).
Non si tratta, quindi, d’imporre limiti alla scienza, bensì d’affermare il primato della politica, poiché in democrazia è chi è stato eletto al governo della polis a doversi assumere queste responsabilità.
Ovviamente, quando immaginiamo una polis ordinata, non ci riferiamo al nostro tempo.

La classe politica italiana, all’unisono, ha reagito contro la decisione europea…ma…l’Italia fa parte dell’UE? Ecco i pessimi frutti delle Costituzioni non vagliate dalle popolazioni, dei trattati imposti dalla nuova nobiltà, come nei secoli bui.
Oggi, assatanati dalla prossima campagna elettorale, timorosi di perdere lo 0,1% dei consensi, ne potremmo trovare uno solo che si pronuncia a favore degli OGM? Ma va là…
Passerà un po’ di tempo, giungerà l’Estate ed andremo in vacanza (chi può…): chi non potrà, si concederà almeno qualche passeggiata serale in più e qualche TG di meno. E, quello, sarà il momento.
Non sarà necessario strombazzarlo ai quattro venti, imbastire polemiche: sarà sufficiente inserire un miserrimo comma in uno dei tanti decreti “milleproroghe” mediante i quali – di proroga in proroga – governano senza mai approvare nulla, in barba alla Costituzione, che prevede il Decreto Legge solo per le procedure d’urgenza (art. 77).
Perché lo faranno?

Poiché, mentre s’acclamano l’un l’altro per la loro contrarietà agli OGM, sono tutti convinti che ogni mezzo per incrementare il sacro PIL sia da utilizzare: gli scienziati? Mi dispiace per loro: sono soltanto dei timbracarte, gente che deve firmare di tutto per avere la vita facile. Non firmi? Ricercatore precario a vita.
In fin dei conti, OGM, “mucca pazza” e subprime sono ingredienti della stessa, mefitica pozione: credere che si possano ingannare impunemente le leggi dell’economia (oikos nomos, “norme per la casa”) e quelle della Natura.
Le seconde, ahimé, sono le più “toste”.
Se ingannare sul fronte economico può causare povertà e perdita di diritti, attentare alle leggi della Natura come apprendisti stregoni può far di peggio, molto peggio: nessuno di loro può, oggi, mettere una firma per assicurare che fra vent’anni non ci sarà la replica della “mucca pazza”. “Antibiotico pazzo 2, la vendetta”.
Eppure, strombazzano, strepitano, s’inalberano e truffano, mentre i banchieri riempiono loro le tasche di soldi, pagati con la nostra salute.

Cosa ci resta da fare?
Ciascuno, ovviamente, pensa con la propria testa ed agisce di conseguenza: già questo lo pone un gradino sopra Barrito Barroso il quale, mentre la fa, “riflette” se doveva proprio farla. Poveri i suoi calzoni.
L’unico modo che abbiamo, oggi, per far comprendere la nostra contrarietà a questa politica, a questo malaffare è non correre più dietro alle loro pernacchie. Smetterla di seguirli in TV, smetterla di votarli.
Si dirà che andranno avanti ugualmente: per certo.
In un Paese come l’Italia, però, tutto si basa sul fatto che la gente, tutto sommato, accetti questo disgusto – rigorosamente bipartisan – e che lo consideri veniale: di conseguenza, che si rechi alle urne, magari anche per votare il più “dissenziente” dei partiti. Il quale, alla prima occasione di mettere le mani sul malloppo, sostituirà il “dis” con un “con”.

Ciò che ci chiedono con il voto non è più una scelta fra diverse posizioni od idee: è semplicemente la conferma della nostra servitù al loro sistema di potere.
Qualcuno si chiederà perché non nascano nuove formazioni politiche, più vicine al “sentire” di molte persone: fin quando l’80% degli italiani li voterà, si sentiranno tranquilli e sicuri. Proviamo ad immaginare una partecipazione al voto che scenda al 60%: un assenteismo consapevole del 20-30% inizierebbe a spaventarli. Perché?
Poiché questo branco d’acchiappatopi comincerebbe a temere che, una nuova forza politica, potrebbe di colpo raccogliere un bottino consistente ed entrare in Parlamento con lo strascico rosso. Di conseguenza inizierebbero, come sono abituati a fare, a dilaniarsi fra di loro come le iene quando c’è carestia, perché un nemico silenzioso li attenderebbe al varco e metterebbe in dubbio il pasto di domani.
D’altro canto, dobbiamo ricordare a noi stessi che, prima d’intraprendere qualsiasi nuovo cammino, bisogna sgombrare le macerie, che non sarà facile: potremmo avere ancora anni di berlusconismo, anche senza Berlusconi.

Perciò, fate come credete, ma pensateci bene prima di metter mano alla tessera elettorale. E pensateci anche quando direte: mangia la bistecchina, Gigino, mangiala, è buona…

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.com
Link: http://carlobertani.blogspot.com/2010/03/de-rerum-natura-europea.html
3.02.2010