venerdì 30 maggio 2008

Tra nucleare, ambiente e sviluppo

Ad Ivrea hanno scoperto che l'azienda che doveva occuparsi dello smaltimento di amianto e materiale tossico, lo faceva disperdendo il tutto in campi e discariche abusive.Mentre gli abitanti di 54 comuni pagavano per la raccolta differenziata, i manager (vicini al PD) aggiustavano i bilanci del consorzio tagliando i costi in quel modo.
Non molto distante, a Saluggia, c'è il sito che conserva le scorie nucleari della vecchia centrale.E' stato costruito a 100 m. dal fiume,ha 200 m3 di scorie (plutonio ed uranio) e la piscina nella quale ci sono due tonnellate di biossido di uranio è a 700 m dalla piena.Già nel 2000 si era sfiorato il disastro e nessuno fece nulla per non ripetere lo scenario.
I tecnici hanno rassicurato anche se, hanno sussurrato, si sentiranno meglio quando le scorie saranno lontane da quel sito.
In compenso, mentre siamo tranquilli stante la qualità degli uomini e le capacità dimostrate nel gestire queste questioni, Realacci si dice preoccupato per l'atteggiamento dei giudici a Napoli.
Berlusconi, nello stesso tempo, si rende conto che certe cose bisogna gestirle "borderline" con le leggi e fare di necessità virtù.
Secondo voi quando misurano la crescita del PIL, dove li mettono questi costi ed in conto a chi?
Da nessuna parte e li pagate voi, facendo però crescere il PIL.
In compenso vi faranno pagare meno ICI ed i clandestini verranno messi in galera per 18 mesi.
Il tutto mentre il PD si concentra su rete 4 e quel fine giornalista di D'Avanzo si dedica a Travaglio.

giovedì 29 maggio 2008

Quando ero giovane


Quando ero giovane i guai me li andavo scientemente a cercare.La militanza politica era qualcosa che mi occupava il tempo e la vita.Ho attraversato città dentro cortei pieni di rabbia e di violenza.Ho visto cose brutte e sconvolgenti come l'incendio dell'Angelo Azzurro e Crescenzio ridotto ad un manichino informe su una sedia, con il fumo che avvolgeva la sua figura.Ho visto finire al telegiornale la vita di compagni, stesi sul pavimento di un Bar in un quartiere operaio.

Ho condiviso il rischio, l'adrenalina, la paura ed il coraggio di tanti.
Ho visto, vicino casa, il dolore di un genitore che piangeva il figlio morto, ucciso da compagni che volevano fare un agguato ad una volante.
Ho portato il passamontagna e la spranga.Ho picchiato ed inseguito, sono stato braccato ed ho ricevuto minacce.Mi hanno distrutto il portone di casa spaventando a morte i miei vicini.Hanno scritto il mio nome, insieme ad altri, sui muri di scuola promettendomi di tutto.Ho frequentato gente che si è pentita e che un attimo prima cercava di convincermi di quanto fosse giusta la lotta armata.
Quando frequentavo il liceo sono stato espulso e sospeso per una settimana.Cosa avevo fatto?Ero entrato dentro la classe di uno che il giorno prima, fuori dai cancelli, si era presentato con una pistola minacciando dei compagni e lo avevo cacciato via a calci in culo.

Ho rivisto, in questura, le foto segnaletiche di gente che non vedevo da anni.Di altri ho perso le tracce. Di molti rivedo le facce in televisione mentre organizzano convegni o si scannano per una poltrona.

Quando la mia vita è cambiata, perché il caso mi ha portato a fare altro, ho riempito il vuoto della mia vita viaggiando.
Sempre rigorosamente con zaino e sacco a pelo.
La cosa più bella che ci sia, dal mio punto di vista. Ho preferito andare, e conoscere, realtà che sentivo in qualche modo vicino alla visione che ho io della lotta e della vita. Luoghi in cui scegliere e sentirsi nel giusto.A posto con la coscienza.Tra tanti posti il Guatemala, Il Salvador ed il Messico.Ho ritrovato, per caso, negli archivi del corriere della sera un articolo che mi ha visto involontario protagonista insieme ad un mio amico.La rivolta del Chiapas e l''occupazione di san Cristobal da parte di Marcos.Perché scrivo di questo? Forse perché quello che accade oggi mi riporta indietro nel tempo.Con tante differenze però.La prima differenza è in noi.In ciò che antropologicamente siamo diventati.Al fatto di dover vivere in un continuo equilibrio tra ciò che riconosciamo come valori e ciò che manifestiamo, nei nostri comportamenti di vita concreta, omologati ai tanti.
Al nostro vivere temendo di perdere quello che abbiamo. Nel non andare fino in fondo nelle cose che ci raccontiamo di questa società.
Probabilmente è diventato tutto più difficile ed incasinato.
O forse è tutto maledettamente più semplice.C'è una cosa di cui sono sicuro.Abbiamo scelto, fin da giovani, di complicarci la vita e viverla un po' male.E credo che, adesso, avremmo voglia di voltare le spalle ed occuparci solo di noi stessi.Solo che non ci riusciamo ed in fondo godiamo ad essere così.

Gli indios assaltano la citta' di San Cristobal

Rivolta indigena in Messico cinque morti e 20 feriti bloccati due turisti italiani,300 indios armati si sono impadroniti della localita' san Cristobal de Las Casas nel Chiapas

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Gli indios assaltano la citta' di San Cristobal TITOLO: Rivolta indigena in Messico Cinque morti e 20 feriti Bloccati due turisti italiani CITTA' DI MESSICO . Rivolta indigena in Messico. Trecento indios, pesantemente armati, si sono impadroniti della localita' turistica di San Cristobal de las Casas nello Stato del Chiapas provocando almeno 5 morti e una ventina di feriti fra le forze dell' ordine. Due turisti italiani sarebbero rimasti bloccati in un hotel della cittadina. I ribelli hanno detto di appartenere all' "Esercito di liberazione nazionale Emiliano Zapata", dal nome dell' eroe della rivoluzione del 1910 20. Dopo aver tagliato le linee telefoniche e le strade d' accesso alla citta' , il gruppo composto anche da alcuni bianchi avrebbe occupato e saccheggiato il municipio. I due italiani, M. P., 36 anni, di Torino, e xxxxxxxxxx, 33, di Genova, sarebbero bloccati in un albergo del centro. Lo ha rivelato la moglie di P., xxxxxxxx: "Mio marito . ha spiegato la donna . e' riuscito a parlarmi per telefono solo per pochi minuti, poi e' caduta la linea. Mi ha detto che i guerriglieri hanno occupato il municipio e l' albergo "San Cristobal" dove si trovano alcuni stranieri, in maggioranza statunitensi, e che nella citta' sta arrivando l' esercito messicano". Gli indios si sarebbero sollevati anche nelle localita' di Ocosingo, Altamirano e Las Margaritas, sempre nello Stato di Chiapas, confinante col Guatemala. E' la prima volta negli ultimi 20 anni che gli indigeni messicani impugnano le armi contro le autorita' . Nella "dichiarazione di guerra", distribuita alla popolazione e affissa sui muri di San Cristobal, i guerriglieri affermano: "Siamo coscienti che la guerra che stiamo dichiarando e' una misura estrema, ma essa e' giusta". Quindi invitano le popolazioni indigene del Chiapas, uno degli Stati piu' poveri del Messico, ad unirsi alla rivolta per opporsi ai "dittatori che da diversi anni conducono una guerra genocida" contro i popoli indigeni. L' obiettivo finale e' di "marciare sulla capitale, vincere l' esercito federale e permettere ai popoli liberati di eleggere democraticamente le autorita' ". Il governo ha reagito inviando sul posto l' esercito e bollando la rivolta come "atto di violenza e di provocazione".


martedì 27 maggio 2008

Brigate musicali

SE UN MINISTRO DICE CHE NE VUOLE LICENZIARE UNO PER EDUCARNE 100, NOI CI LIMITEREMO A SUONARNE "BENE" UNO CERTI CHE IL POPOLACCIO ABBIA LA COMPIACENZA DI APPREZZARE.

Ribellarsi è giusto


Quello che segue al fondo è un estratto di ciò che commenta quel genio di D'Avanzo, su Repubblica, parlando della situazione di Chiaiano.Se non fosse un fustigatore di un certo modo di fare giornalismo ci sarebbe solo da lasciar perdere.Tra tanti coglioni che discettano e fanno opinione uno in più cosa volete che sia.
Solo che lui è quello che critica un certo modo di fare giornalismo.Se non altro quel modo mette in fila una serie di notizie.Ma lui che fa?
Lui mischia ad arte situazioni diverse, fa un bibitone in cui non parla del perché accade una cosa ma del come.Un formalismo perfetto che, oltre che dire cose che andrebbero un minimo documentate, lascia dietro di se notizie più di spessore.Un modo di narrare con un po' di stereotipi (gli ultras cocainomani), tanto per stare nel campo delle banalità modello pizza e mandolino.
Ad esempio perché non dice, il nostro, che nel decreto del governo sulle discariche qualcuno,per pararsi il culo ha previsto il fatto che, non potendo distinguere, tra i rifiuti ci siano anche materiali dannosi per la salute umana?E perché questo? Perché così si evitano denunce.
Se il problema è uno squallido abbattimento del valore immobiliare di qualche malavitoso che faccia nomi e cognomi. Che scriva "il signor x ha assoldato il signor y per fare solo casino".
E invece lui viaggia sui massimi sistemi.Provi lui a fare qualche inchiesta sulla camorra, a raccontarci, dando nome e cognome, quali sono gli imprenditori del Nord e del Sud che hanno avvelenato, coscienti, mezza Campania.
A lui non interessano le ragioni, lui costruisce disinformazione ed alimenta così lo scontro.
In un paese come il nostro in cui si scopre che in Abruzzo ci sono soggetti conniventi che barano sui risultati delle analisi dell'acqua, facendola bere agli abruzzesi, per non mettere in crisi interessi, in cui fermano la costruzione di un supermercato perché si accorgono che le analisi del terreno danno come riscontro la presenza di materiale altamente inquinante in un rapporto di 200 a 1 contri il 5 a 1 stabilito per legge, nel quale un giornale come il suo mette in un angolo il risultato delle ultime ricerche scientifiche su quanto disastro hanno provocato gli inceneritori in tema di cancro (questo il testo :“Nelle popolazioni che vivono in prossimità di impianti di incenerimento dei rifiuti è stato riscontrato un aumento dei casi di cancro dal 6 al 20 per cento.Lo dice una ricerca, resa pubblica dall’istituto statale di sorveglianza sanitaria francese, l’ultima delle 435 ricerche consultabili presso la biblioteca scientifica internazionale Pub Med (www.ncbi.nim.nih.gov) che rilevano danni alla salute causati dai termovalorizzatori per le loro emissioni di diossina, prodotta dalla combustione della plastica insieme ad altri materiali. Questa molecola deve la sua micidiale azione ala capacità di concentrarsi negli organismi viventi e di penetrare nelle cellule. Qui va a “inceppare” uno dei principali meccanismi di controllo del Dna, scatenando le alterazioni dei geni che poi portano il cancro e le malformazioni neonatali.”),il problema è la rivolta di quella gente o il sistema che l'ha prodotta? Il problema sono quelle donne o amministratori che non amministrano e politici conniventi con la criminalità?La questione è l'ordine o la salute della gente?
Quelli che propongono le soluzioni sono gli stessi che hanno prodotto i disastri.Contro questa gente ribellarsi è giusto.

Da Repubblica.
"Non c'è la camorra con la C maiuscola e sarebbe un errore enfatizzarne la potenza, la pervasività. È delinquenza di quartiere che ha piccoli interessi edilizi intorno alle cave e li vedrebbe impoveriti dallo smaltimento dei rifiuti. Ingaggia bande di ultras, facili alla cocaina, già viste in azione nella "battaglia" di Pianura, intorno ai roghi dei capi rom di Ponticelli. È questa delinquenza che sfida lo Stato e ha la possibilità di farcela soltanto se protetta dalla presenza di bambini, donne, anziani. Senza questa inconsapevole difesa, è perduta. E' contro di essa che dovrebbe muovere una prova di forza del governo che ci si augura non sia indiscriminata, brutale ostentazione muscolare."

lunedì 26 maggio 2008

Quando la realtà è elementare

Sherlock Holmes e il Dr. Watson vanno in campeggio.
Dopo una buona cena ed una bottiglia di vino, entrano in tenda e si mettono a dormire.
Alcune ore dopo, Holmes si sveglia e, col gomito, sveglia il suo fedele amico:
'Watson, guarda verso il cielo e dimmi cosa vedi... '

Watson replica: 'Vedo milioni di stelle'.

Holmes: 'E ciò, cosa ti induce a pensare?'

Watson pensa per qualche minuto: 'Dal punto di vista astronomico, ciò mi dice che ci sono milioni di galassie e, potenzialmente, miliardi di pianeti. Dal punto di vista astrologico, osservo che Saturno è nella costellazione del Leone. Dal punto di vista temporale, deduco che sono circa le 3 e un quarto di notte. Dal punto di vista teologico, posso vedere che Dio è potenza e noi siamo Solo degli esseri piccoli ed insignificanti. Dal punto di vista meteorologico, presumo domani sia una bella giornata.

Invece lei cosa ne deduce Holmes?'

' A Watson... ma xxxxxxxx... c'hanno fregato la tenda!!

Nucleare, e se l'uranio non basta?

Ugo Bardi è presidente di Aspo Italia.Si occupa di energia e di fonti rinnovabili.Nel link che vi propongo (http://www.aspoitalia.net/intro.html) c'è un'interessante intervento in materia di petrolio e picco energetico, con alcune considerazioni sullo stato dell'arte e sulle prospettive di esaurimento di questa fonte di energia.

L'altro articolo che segue, a firma dello stesso Bardi, ha come soggetto l'utilizzo dell'uranio (centrali termonucleari) come fonte alternativa. Ci si ferma, qui, solo a considerare la quantità di uranio necessaria e la sua disponibilità nel tempo.

A leggere sembra che i fautori della soluzione nucleare evitino di parlare dell'argomento anche perché "avrebbe un cittadino l'interesse ad investire soldi in una soluzione che presenta problematiche evidenti in termini di sicurezza, costi e volume degli investimenti, quando la prospettiva è quella di avere una situazione non molto dissimile rispetto all'utilizzo del petrolio?"

La discussione è appena iniziata ma sarebbe sterile se, nello stesso tempo, non ragionassimo anche sul modello di sviluppo da perseguire a fronte di scenari di questo tipo.

Gli argomenti sono complessi, solo che le soluzioni prospettate banali e dolorose.Forse perché è il "modello" che non funziona e non offre più prospettive alla gran parte del pianeta?

E’ stato bello finchè è durato

Uranio e petrolio. Picchi in parallelo?
di Ugo Bardi

Di fronte alla presa di coscienza dell'imminenza del picco del petrolio, la prima reazione emotiva è, spesso, "allora useremo l'uranio". In effetti, l'energia nucleare viene spesso presentata come il toccasana che risolve tutti i malanni e che ci permetterà di superare senza danni la crisi energetica ormai in corso da qualche anno. Ma, ahimé, le cose non sono così semplici e i fautori dell'energia nucleare spesso glissano elegantemente sulla questione della disponibilità di uranio; il quale è una risorsa minerale, limitata così come lo è il petrolio. Quanto uranio abbiamo, realmente? E' possibile che siamo vicini al "picco dell'uranio", allo stesso modo in cui ci stiamo avvicinando al picco del petrolio?

Il problema è complesso e difficile, ma qualche elemento di valutazione lo possiamo ottenere dai dati. Un primo elemento lo possiamo ottenere dall'andamento dei prezzi (da www.uxc.com). Vediamo che il prezzo dell'uranio si è quasi decuplicato dal 2001. E' oggi di quasi 50 dollari la libbra, mentre era circa 5 dollari la libbra nel 2001.
Uranio1
Si dice che il prezzo dell'uranio non è un parametro molto importante per l'industria nucleare; è il costo degli impianti che conta. Questo è stato vero per un lungo periodo della storia dell'industria nucleare, ma è perfettamente possibile che il prezzo dell'uranio aumenti a un livello tale da diventare un fattore importante o addirittura predominante. Alla fine dei conti, se la produzione di uranio non è sufficiente per soddisfare la domanda, non importa quanto costa: qualcuno rimarrà senza. E questo sembrerebbe essere quello che sta succedendo, come vediamo dal grafico seguente.
Uranio2
La linea rossa rappresenta l'uranio utilizzato dai reattori attualmente in esercizio mentre le "montagne" colorate rappresentano la produzione. Il primo picco di produzione dell'uranio corrisponde alla corsa agli armamenti nucleari degli anni '60, il secondo è correlato allo sviluppo delle centrali nucleari, che ha avuto il suo massimo negli anni 70-80. Come si vede, a partire dagli anni 80, le centrali nucleari consumano più uranio di quanto l'industria minerale non produca. Non è impossibile che lo stop alle nuove centrali, avvenuto circa in quel periodo, sia stato dovuto in buona parte alla scarsità di uranio e non, come si dice di solito, all'incidente di Chernobyl e alle manifestazioni di ambientalisti esagitati con capelli lunghi e zoccoli.

La differenza fra produzione e consumo di uranio è stata coperta dal 1980 a oggi smantellando vecchie testate nucleari. Di per se, questa di trasformare "spade in aratri" è un'idea encomiabile, ma la quantità di materiale fissile che se ne può ricavare è limitata. Basta guardare il diagramma per vedere che stiamo utilizzando per i reattori l'uranio estratto negli anni '50 e '60 che era stato immagazzinato nelle bombe. Questo uranio non potra durare ancora a lungo, anche ammesso che i paesi che hanno armi nucleari vogliano liberarsene totalmente.

Cosa sta succedendo? Perché non si riesce a produrre uranio dalle miniere in quantità tali da soddisfare la domanda? E' possibile che siamo vicini alla "fine dell'uranio"? Dal punto di vista puramente fisico, sembrerebbe di no, L'uranio, a differenza del petrolio, è un minerale relativamente abbondante nella crosta terrestre; il problema è che è raro trovarlo sufficientemente concentrato da poter essere considerato "estraibile". L'andamento dei prezzi e della produzione suggerisce che i giacimenti di uranio concentrato siano stati in gran parte sfruttati e che ora sia necessario estrarre da giacimenti piu' diluiti. Questo richiede forti investimenti, il che spiega l'andamento dei prezzi, sui quali i maggiori costi di estrazione si riflettono.

Vediamo quindi per l'uranio lo stesso andamento che stiamo vedendo con il petrolio, dove i costi di estrazione sempre maggiori causano quello che viene chiamato il "picco del petrolio". Sembrerebbe che anche l'uranio sia vicino, o abbia già passato, il proprio picco di estrazione ("picco dell'Uranio") anche se l'andamento irregolare della produzione non ci permette di dirlo con certezza.

Di fronte a questa situazione, le prospettive dell'industria nucleare sono incerte. Al momento c'è un evidente tentativo di ripartire con la costruzione di nuove centrali, ma il rilancio del nucleare non può esimersi dal considerare la scarsità di uranio minerale. Il problema si potrebbe fronteggiare investendo ancora di più nell'estrazione di uranio oppure investendo in tecnologie nucleari più efficienti, ovvero che usino meno uranio. Entrambe le strategie richiedono costi di investimento immensi, nonché tempi molto lunghi. A lungo andare, comunque, non sarebbero che dei palliativi di fronte al progressivo
esaurimento delle risorse minerali.

E' ancora possibile produrre abbastanza uranio per mantenere attivi i reattori esistenti, che possono supplire in parte al declino dei combustibili fossili. Tuttavia, mantenere la produzione, o anche espanderla con nuove centrali, è destinato a costare sempre più caro. Ne consegue che l'energia nucleare non potrà mantenere la promessa che aveva fatto negli anni '50 e '60, ovvero produrre energia talmente abbondante e a buon mercato che "non sarebbe valsa nemmeno la pena di farla pagare agli utenti". Tanto vale prenderne atto e non farsi troppe illusioni che il nucleare per magia ci risolva tutti i problemi.

domenica 25 maggio 2008

Quando il gioco si fa duro


E' iniziato il festival dell'orrore. A Torino ieri è morto un immigrato dentro un CPT, a Roma naziidioti hanno manganellato un po' di negozianti extracomunitari,in precedenza un conduttore di una radio è stato aggredito perché omosessuale, a Chiaiano lo stato fa vedere i muscoli manganellando donne e bambini .
Maroni, tanto per non smentirsi, dice che il razzismo è colpa di quelli che delinquono.Come se lui, con le sue ronde padane, fosse l'unico legittimo rappresentante del sentimento popolare.
Alemanno, quello con la croce celtica al collo, ha paura a girare per la sua città (tanto per abituare la gente al coprifuoco).Ma chi sa da dove arrivano tutti quei ragazzotti con la testa rasata, i muscoli gonfi da ore di palestra ed il cervello rachitico e raggrinzito.Ma quale cultura rappresentano se non quella dell'ex camerata.Chi è che fa paura e che alimenta scientemente questo clima?

In compenso un fine giornalista come D'Avanzo scrive che lo stato non si può arrendere di fronte ad un quartiere con 30.000 abitanti. Secondo lui la soluzione qual'è? Probabilmente quella di spianare il tutto buttandoci sopra il sale.
E pensano che il tutto accadrà senza colpo ferire?
E' tutto uno sfoggiar di muscoli, di simboli di forza e di messaggi di "fermezza".
Ci stiamo ritrovando dentro una guerra in cui, nel casino, qualcuno gioca sporco nel definire i confini e ciò che distingue.

In questo delirio, si leggono anche notizie paradossali di quello che è il "senso" comune di una parte di paese.
A Lainate una signora di 75 anni teneva segregata nella sua villetta, a pane ed acqua, una colf romena di 55 anni.Sembra che i vicini non abbiano avuto nulla da eccepire sul comportamento di quella vecchietta.Quelli che hanno denunciato il fatto sono stati connazionali della persona coinvolta.
Sempre nel profondo Nord, dove evidentemente l'unica cosa a cui pensano è produrre metallo e plastica griffata, si mobilitano anche per una carovana di Rom che ferma in uno spiazzo celebra un fidanzamento.E vai con le ronde e la sicurezza.

Il paradosso è che quando li intervisti questi cultori dell'ordine ti raccontano che "noi se andiamo nei loro paesi mica ci comportiamo così da delinquenti".
E no! noi ci limitiamo ad esportare mafia, camorra,ndrangheta e sacra corona unita.Oppure, tanto per passare il tempo, ci dedichiamo ad un po' di sano turismo sessuale con bambine del terzo mondo.Vuoi mettere? Lontano dagli occhi lontano dal cuore.
Questo sta diventando un paese di merda.Forse, anzi sicuramente, non è l'unico.Però mai vista un'accelerazione di questo tipo.E poi siamo cattolicissimi noi.fermi nel negare diritti a gay e coppie di fatto.
Mica possiamo buttarla nel cesso la forma.

Ed in tutto questo fango che emerge cosa fanno gli eroi dell'opposizione a botte di 15.000€ al mese? Niente!
Cosa dicono? Niente!
Come protestano? In nessun modo.
Tra un po' ci ritroveremo a fare i cortei come nell'america segregazionista degli anni 60, avremo un Martin Luther King di qualche altro paese a guidare i cortei perché dove cazzo lo trovi una decente tra quelli del PD?


sabato 24 maggio 2008

Il governo ha deciso

Tra le tante cose decise da Berlusconi e soci spiccano alcuni provvedimenti che, tradotti per quello che sono in realtà, indicano la pochezza della politica economica e sociale del nuovo Andreotti del nuovo millennio.
In termini generali si nota una certa propensione a punire quelli che, in funzione del loro patrimonio personale e della situazione lavorativa, sono l'anello più debole della catena.
Se non hai una casa di proprietà e sei precario sei escluso dalla manna governativa.Per altro se sei già ricco di tuo, dopo i regali che ti hanno fatto per spostare di nuovo in Italia i soldi che avevi trasferito all'estero, adesso ti tolgono la tassa sulla tua prima casa.Con quello che risparmi potrai sempre farti una cenetta con la tua amica da Maxim.

Partiamo dal più subdolo, tra le cose decise .Trattasi della possibilità di rinegoziare il mutuo a tasso variabile in uno a tasso fisso avendo come punto di riferimento la media dei tassi del 2006.

Da basso una breve spiegazione del meccanismo tratta da Repubblica.
Guardando le tabelle si vede che su un mutuo trentennale stipulato a fine 2005, per 150 mila euro, la rata mensile calcolata a maggio 2008 sarebbe stata di 861 euro mentre con le nuove condizioni si pagano 740 euro. Questa, in caso di rinegoziazione, diventerà la nuova rata a tasso fisso, per i prossimi 27 anni e mezzo.

Ma ovviamente una banca non fa beneficenza e quello che eventualmente si risparmierà su ogni rata diventa un debito futuro, accantonato su un conto apposito intestato al cliente. È una sorta di nuovo finanziamento che il cliente restituirà, quando avrà finito di pagare il mutuo "principale", con altre rate.
Di quanto sarà il nuovo debito? Dipende da come andranno i tassi di interesse da qui ad allora. L'unico punto fermo resta il tasso medio 2006. Il che significa che le rate future saranno tutte uguali. Se i tassi aumenteranno salirà il debito futuro; se invece scenderanno, il debito si ridurrà e diventerà addirittura un guadagno per il cliente se i tassi caleranno sotto il livello del 2006.


La questione è che si corre il rischio di un accumulo di debito su debito, spostando il problema un po' più in là.La domanda sul debito futuro riguarda,anche, quanto verrà fatto pagare in termini di interesse su ciò che si accumulerà con le nuove rate.Perché scommettere su un ulteriore indebitamento degli italiani e non prevedere meccanismi automatici di abbattimento dei costi dei mutui per classi di reddito specifiche? In relazione ai valori immobiliari, dal mio punto di vista, mancano quelli che sono gli interventi che dovrebbero correggere la struttura dell'offerta del mercato immobiliare.
Cioè azioni che dovrebbero incidere sul valore complessivo del bene da acquistare.Ci riferiamo alla mancanza di investimenti su un patrimonio immobiliare pubblico, sulla mancanza di interventi che vadano a mettere sul mercato strutture sfitte o non utilizzate etc.
Mancano anche interventi che tocchino in maniera sensibile i "costi" di acquisizione di una casa.Ad esempio sui costi degli atti notarili.


L'altro punto riguarda gli straordinari.
In pratica per avere un beneficio di qualche decina di euro al mese (per essere generosi) bisognerebbe programmare una giornata di lavoro di almeno 10 ore.
Dove questo è necessario e dove le fluttuazioni economiche lo permettono.
Il tutto in una situazione dove la questione rimane quella dei redditi, per i quali il meccanismo previsto non porta nessun beneficio.
Da questo, in ogni caso, sono esclusi gli statali (tanto quelli non fanno una cippa di niente), precari con contratto a progetto, partite iva finte etc.

Ci si chiede come mai sia così difficile concepire, con tutti i limiti di governi di questo tipo e di altri che lo hanno preceduto, un intervento sui salari che tocchi chi ha bisogno.
Sarebbe interessante capire di quanto si muoverebbe l'economia in presenza di un redistribuzione massiccia di quote di reddito da una classe sociale ad altre.
Banalmente, togliere 4 milioni di euro di prebende a Montezemolo e distribuirlo su una platea più ampia (ipotizziamo 200 nuclei familiari) forse avrebbe una efficacia diversa per spingere sui consumi interni o no?
Da questo punto di vista rimaniamo dei vetero comunisti e pensiamo che bisognerebbe colpirne 1 per "aiutarne" a vivere meglio 200 (in questo caso).Oltre all'indubbio valore educativo e morale per le nuove generazioni.

La parte più interessante è quella forcaiola. Adesso, se lo stato lo decide, un sito può diventare di importanza strategica e quindi autorizzare all'impiego dell'esercito per difenderlo e ciò comporta il rischio di anni di galera se si prova a protestare.
Se così è e se aumenta il rischio, tanto vale radicalizzarle di più le lotte.Se la prospettiva sono 5 anni di galera per un sit in pacifico che almeno ne valga la pena (è ironico, per far risparmiare tempo agli imbecilli).
Cosa concludere, viviamo un momento "mediatico" che tra breve si scontrerà con le questioni vere.Sarà interessante vedere cosa accadrà nel perdurare di una situazione in cui i costi del "sistema" nel suo complesso continueranno a crescere, in cui i salari continueranno a perdere potere di acquisto ed in cui protestare aumenterà rischi e livello di scontro.Una situazione nella quale l'opposizione istituzionale non esiste e dove l'unico luogo politico rimane la piazza ed il posto in cui vivi.

Detto fatto, non è passato neanche un giorno che le modalità di composizione "civile" di quelle che sono questioni che toccano la carne della gente hanno mostrato in che modo questo governicchio intende operare.
E' cambiato anche l'atteggiamento.Se fino alla scorsa settimana i camorristi che incendiavano i campi rom camorristi non erano più, ma solo gente che era stufa del degrado e della delinquenza, ecco che cambiata la prospettiva e cambiati gli interessi siamo di fronte a "camorra" e gente che pesca nel torbido.
A noi quelle barricate piacciono, e se questo è il terreno di scontro o di confronto che un governo di destra intende percorrere per tanta gente si aprono praterie.

Siamo solo all'inizio e già i manganelli e gli scontri fanno i primi feriti, contusi ed arresti.Anche se non vuoi, l'atteggiamento militare per risolvere questioni di "spessore" porterà ad una radicalizzazione dei contenuti delle lotte e delle sue forme operative.Siamo partiti con la questione della "monnezza", per la quale registriamo che la raccolta differenziata non ha prodotto un Kg in più da quelle parti, e continueremo con Tav, ponte sullo stretto e questione nucleare.
Se la soluzione, per questi signori, è quella di militarizzare il territorio per procedere spediti con le grandi opere, avranno bisogno di molti carabinieri e poliziotti e, forse, riusciremo a far tornare a casa qualche militare impegnato in Afghanistan.Non c'è che dire, una mano alla disoccupazione la daremo anche noi. Vuoi mettere quanti concorsi pubblici per coprire le necessità?

I soldi li spenderanno lì.Per foraggiare appalti da dare agli amici degli amici, pagare gli stipendi di quella parte di pubblico impiego che gira con il manganello ed una cippa di niente a chi ha già poco.
Però che bello un governo decisionista.

venerdì 23 maggio 2008

Tisbe, Kilombo e le risposte che mancano


Mi accodo al post che questa mattina Tisbe ha inserito su Kilombo.
Non voglio entrare nel merito di vicende che hanno portato a scazzi dei quali, personalmente, avrei fatto a meno.
Quello che non capisco, e su cui voglio che si risponda, è la palese violazione di "regole" che, per quanto opinabili, scritte male o fate un po' voi, non prevedono attività che reputo censorie nei confronti di chi chiede di entrare in Kilombo.
Qual'è il motivo per cui non è stato accettato Max?E' un fascio? E' uno che ha scritto cose orripilanti in tema di diritti civili?Ci sta sul cazzo perché è sionista o filoisraeliano?C'è una motivazione "politica", razionale, comprensibile ai più che ci illumini?Non dovrebbe essere Kilombo un luogo, una piazza in cui certe situazioni ed informazioni devono essere condivise se non altro perché rispettiamo in noi e negli altri la capacità di ragionare ed opinare?
La stessa questione riguarda chi in questo momento è sospeso a "divinis".Cloro e Dacia.
Che roba è?
Tempo fa ho ricevuto una mail in cui si stigmatizzava l'uso improprio del contenitore per "polemiche" del tipo che abbiamo letto.Tra le cose scritte si faceva riferimento anche ad una presunta denuncia. Questa roba qui sembra far cagare nelle mutande un sacco di gente.Sarà perché chi scrive ha visto denunce un po' più di spessore con le quali si rischiavano anche 15 anni di galera, ma essere appesi a questo fantasma virtuale che mammamiachecazzomipuòcapitareemi toglieilsonno a me fa ridere.Ora poiché non mi sembra che Kilombo sia un sito di controinformazione con i contro cazzi, con gente che viaggia con la scorta per le verità scomode che scrive, vi pregherei di riammettere i "reietti" (se lo vogliono) e di non scassare la minchia con atteggiamenti da deficienti.Al contrario, toglietevi dalle palle pure voi che abbiamo altro a cui pensare.


sabato 17 maggio 2008

Ammazzateli sono italiani

Quella che segue è la cronaca di una strage di nostri connazionali che avvenne in Francia circa 1 secolo fa.
Gli ingredienti e le motivazioni, così come il clima creato ad arte,sono le stesse di quanto ci offrono le cronache in questi giorni.
Scaricare le frustrazioni e le difficoltà del vivere sull'anello più debole della società non richiede molto sforzo.Quello che lascia allibiti è il cosciente e disinvolto uso che ne viene fatto da media e politici.In questo, devo confessare, mi sarei aspettato una reazione di qualche tipo da parte di quel signore che si chiama Veltroni, che vorrebbe andare in Africa,e dei suoi parlamentari da operetta.Eppure nulla.Neanche il tentativo di far sentire la propria voce.
Mi chiedo con quale faccia si celebrino la shoah , si evochino diritti e superiorità della civiltà con cui ci copriamo le spalle,e puliamo l'ano a tre quarti dell'umanità, senza sentire un minimo d'imbarazzo nell'osservare ciò che succede.






Fonte:Enzo Barnabà

Morte agli Italiani.
Questo volume era stato anticipato dallo stesso autore nel 1990 con un più breve saggio contenuto nell'opera collettanea Gli italiani all'estero, Autres passages, edito dal Circe parigino a cura di Jean Charles Vegliante (si veda la recensione su Altreitalie, 6, 1991),
Gli scontri di Aigues-Mortes sono solo uno dei tanti episodi di rivalità etnica e di lavoro nella difficile congiuntura di fine secolo. Essi sono diventati tristemente celebri non solo per la gravità dell'epilogo ma perché suscitarono subito un'accesa reazione dell'opinione pubblica francese e italiana ed ebbero anche un'ampia ripercussione diplomatica nelle già difficili alleanze internazionali dell'epoca.
Aigues-Mortes era una delle tante mete del lavoro stagionale degli immigrati italiani in Francia: l'esodo verso il Sud-est francese interessava per lo più i piemontesi delle aree meridionali della regione per i quali i percorsi nel Midi si iscrivevano nell'ambito di una mobilità territoriale diretta verso quei lavori agricoli, edili e minerari che permettevano un'integrazione dei redditi familiari al proprio paese senza ricorrere a un esodo definitivo. Tanto è vero che sul macabro bilancio dei morti durante i massacri - nove, tra liguri, toscani e piemontesi - ben cinque operai erano appunto piemontesi. I lavoratori italiani coinvolti nel massacro del 17 agosto erano occupati presso le saline della Fangouse e svolgevano il faticoso e dequalificato lavoro del trasporto del sale. Nei lavori erano occupali anche operai francesi con i quali scoppiarono i contrasti che portarono al massacro degli italiani.
Gli avvenimenti di Aigues-Mortes sono inquadrati dall'autore nella crisi economica francese di quegli anni e in quella specifica del Midi, che si vedeva sempre più subordinato alle scelte del governo di Parigi proprio quando la filossera e la crisi di alcuni settori della produzione agricola colpivano gravemente la viticoltura locale. In mezzo a queste difficoltà economiche si aggravarono i rapporti tra gli operai italiani immigrati e i nativi: rapporti già difficili non solo perché gli immigrati contribuivano ad abbassare i livelli salariali ma erano spesso crumiri che mettevano in discussione gli esiti delle rivendicazioni. Inoltre il sistema di lavoro esistente era un altro motivo di tensione costante; il cottimo - praticato dai capisquadra italiani imponeva infatti indesiderati e pesanti ritmi di lavoro anche ai nativi.
Su entrambi i fronti i protagonisti degli scontri furono le frange più dequalificate della manodopera, gli addetti ai lavori delle saline reclutati sia tra la manovalanza immigrata sia tra i trimards, ossia tra quegli operai francesi che con l'industrializzazione avevano assistito alla fine della propria autonomia e al crollo del tradizionale sistema del compagnonnage. In tale contesto non esisteva ancora una forza organizzativa e politica dei partiti operai, dei socialisti in particolare; gli organismi internazionali erano solo dei progetti, mentre l'organizzazione sindacale dei lavoratori immigrati era ancora una meta da raggiungere. Non esisteva dunque una coscienza soggettiva né un'organizzazione internazionale che fosse in grado di tutelare i diritti di tutti i lavoratori.
A questi fattori economico-sociali si accompagnarono inoltre le responsabilità politiche francesi. Con le incitazioni, indirette o esplicite, alla caccia allo straniero le autorità locali si fecero portavoci di quel clima di revanchismo politico stimolato dalle sconfitte militari della Francia, dalla gara colonialista e dal connesso razzismo, fomentato anche dalle frizioni franco-italiane provocate dall'occupazione francese della Tunisia e dalla guerra doganale. Durante gli scontri l'odio verso gli stranieri fu incoraggiato dai sentimenti xenofobi diffusi dalla stampa nazionalista e fu legittimato dalle stesse autorità mediante comunicati che chiedevano l'espulsione degli italiani e inneggiavano all'amore di patria. Basti ricordare - a dimostrazione della capillare diffusione dei sentimenti antitaliani nella società civile francese e della forza coercitiva della xenofobia espressa dai giornali - che gli italiani feriti durante gli scontri furono rifiutati a lungo dall'ospedale locale mentre ai colpevoli fu consentito di fuggire dal dipartimento e - nel dicembre dello stesso anno, quando l'attenzione interna, internazionale e anche quella italiana, era ormai diminuita - di essere anche assolti al processo che li vide imputati,dell’eccidio.
Per comprendere fino in fondo gli avvenimenti occorre sottolineare un altro elemento, che l'autore non trascura: la crisi economica, la conflittualità operaia, l'assenza delle organizzazioni, il nazionalismo e la xenofobia francesi furono accompagnati, sul fronte italiano, dall'uso strumentale degli avvenimenti da parte delle autorità diplomatiche. In ossequio infatti alla politica estera antifrancese i rappresentanti diplomatici italiani ebbero all'inizio reazioni assai vivaci, assecondando anche le manifestazioni di piazza che scoppiarono nel nostro paese; esse seppero tuttavia rimuovere l'evento quando fu necessario far rispettare le mediazioni che si imposero nel nuovo clima politico internazionale.
L'autore fornisce una documentata cronaca dell'evento e, del clima economico, politico e sociale che favorì il massacro. La sua ricostruzione dei fatti di Aigues-Mortes si basa su un ampio materiale documentario tratto in gran parte dagli archivi del dipartimento del Gard - entro cui si trova Aigues-Moites - e dalla stampa francese e italiana, nonché dai resoconti consolari. L'uso privilegiato di questi documenti - soprattutto dei rapporti di polizia e dei verbali del processo - risponde a una precisa scelta di metodo; nella sua analisi l'autore privilegia infatti la cronaca degli avvenimenti e le testimonianze dirette dei protagonisti. Tale procedimento ha l'esplicito obiettivo di seguire le sequenze spazio-temporali dei movimenti, delle posizioni assunte in essi dai vari attori sociali e delle manipolazioni di opinione che a essi si intrecciarono; una scelta che va apprezzata proprio per le caratteristiche dell'argomentò affrontato; essa consente infatti all'autore di ricostruire con la dovuta attenzione un episodio così controverso, pieno di lati oscuri e sul quale pesano tuttora le interpretazioni dell'epoca. L'uso delle testimonianze ha anche un'efficacia narrativa: richiamando le scene dell'accaduto - apprezzabile tentativo di opporsi al trionfo attuale dell'immagine - l'autore rimanda di fatto alla sequenza visiva dei vari episodi di violenza. La scelta di ricostruire la cronaca incalzante degli avvenimenti ha così la funzione di mostrare i vari passaggi dell'episodio e di leggere anche, attraverso di essi, l'insensatezza della violenza xenofoba.
Proprio quest'ultima, assieme alle strumentalizzazioni politiche che di essa furono fatte, rende attuale il contenuto del volume; l'analisi minuta della conflittualità tra i lavoratori italiani e francesi sposta continuamente la prospettiva del lettore dal passato al presente e lo aiuta così non solo a risalire a un episodio del passato opportunisticamente «rimosso» da molti, ma ad affrontare anche i problemi di quella che è stata ridefinita recentemente come la «grande migrazione» di oggi. Di fronte alle nuove ostilità, che mostrano il moltiplicarsi dei sentimenti xenofobi nella realtà odierna, aggravati in molte società contemporanee proprio da quegli aspetti che si possono leggere nei fatti di Aigues-Mortes — la crisi economica, la disoccupazione, la conflittualità, il conservatorismo e la le­gittimazione della violenza xenofoba da parte di governi, gruppi di opinione e media — è importante richiamare la memoria di quanto è già accaduto nella lunga storia delle mi­grazioni di lavoro; la memoria di uno scomodo passato che il breve saggio di Barnabà aiuta appunto a richiamare.

venerdì 16 maggio 2008

Italiani brava gente o pezzi di merda?

















La tabella dice quanta gente è sbarcata, clandestinamente, sulle coste italiane dal 1998 al 1° trimestre del 2007.
Come racconta il testo, a margine, la maggior parte della gente lo fa con altri mezzi che non il barcone.Possiamo presumere che se questo accade è in funzione di due elementi:
1- ti chiama qualche tuo parente o conoscente che, in qualche modo, ha la possibilità di procurarti un alloggio o un lavoro
2- parti all'avventura perché immagini di trovare condizioni di vita diverse dal posto in cui vivi.

Eppure, anche su un dato riscontrabile con un minimo di ricerche, Castelli della Lega Nord non ha mancato di dire la sua ennesima cazzata sull'argomento.
Secondo lui al solo sentore del nuovo governo gli sbarchi sulle coste, la scorsa settimana, sono stati pari a zero?
"Sarà un caso?" ha sottolineato sornione.
Secondo lui, uno che vive in un posto in cui il pozzo d'acqua più vicino è a 20 Km, sente alla radio che c'è il senatur che strepita contro i clandestini e si caga sotto e dice alla moglie" cara, sai quella gitarella nel mezzo del deserto e poi sul 13 metri del Giangi? Be, è saltato perché ci ho un problema con l'Umberto"
Mah, sarà un caso che hanno eletto gente come te in tempi bui come gli attuali?

In compenso prosegue l'opera di pulizia etnica dentro il nostro mirabile territorio.
Tra le tante conseguenze di quest'ondata xenofoba e razzista iniziamo a registrare i primi segni evidenti che la mano è scappata a qualcuno.
A Torino, ieri, un ragazzino romeno di 13 anni è stato picchiato da coetanei che gli hanno detto:" che è un essere inferiore,che lo bruceranno vivo e lo appenderanno al muro con un chiodo".
Il capo branco si chiama Christian (testimonianza di battesimo cristiano, come per Magdi Cristiano Allam) e lui Adrian.
Per fortuna il branco si è trovato di fronte un muro di ragazzi che hanno difeso Adrian ed hanno invitato gli assalitori a sparire.
La scuola è la Ugo Foscolo ed ha tra i suoi allievi 100 ragazzi stranieri.

Siamo messi molto male, ed ho la sensazione che l'accettazione supina di questa deriva, che non ha alcuna giustificazione, non potrà che portare drammi.
Ricordo che abbiamo bombardato, con uranio impoverito, civili e città serbe, giustificato una guerra contro la pulizia etnica che è stata fatta nei Balcani perché impietositi dalle immagini di persone che venivano rimandate in Albania senza tanti complimenti.
Noi siamo quelli che vanno in Afghanistan ed in Irak perché "siamo italiani" e quindi diversi ed i rapporti con gli altri li pensiamo come la sintesi di "mandolino ed o' sole mio".
Amiamo di noi l'immagine dell'Italiano buono.Quello che quando colonizza costruisce le strade, quello che tutti ricordano per la sua bontà.

Siamo gente e popolo da fumetto per bambini, eppure siamo dei gran pezzi di merda.Sempre di più.

La questione di fondo, oggi, non è l'intolleranza verso il crimine.Rimane difficile pensare che sia questo il motivo per gente che accetta, senza dire nulla, di convivere con mafia e camorra.Rimane difficile credere che lo sia per chi sfrutta manovalanza in nero, è abituata a non pagare le tasse e pensa solo a come rendersi visibile in una società decerebrata.
Come cambia la nostra società a me fa paura e mi impressiona.
La realtà è che vorremmo non vederle vivere con noi quelle persone.Vorremmo che, dopo aver lavato le chiappe dei nostri vecchi, sparissero dalla vista con tutti i loro problemi.Quello di abitare, di provare a farsi raggiungere da mogli e figli, di poter pisciare in un bagno pubblico e di essere liberi di pregare il loro Dio senza rotture di coglioni.

Nelle stesse pagine che ospitano la cronaca che ho raccontato, si raccolgono le dichiarazioni di Ardito responsabile delle case popolari.
Uno legge il titolo "Basta case ai nomadi, le riducono a bivacchi" e pensa "Questi zingari sono proprio incorreggibili".Dopo di che, tra le righe, si scopre che "su 55 famiglie residenti nomadi in città, abbiamo ricevuto segnalazioni di criticità in 5 o 6 casi".Andando oltre emerge la questione vera "Ho parlato con alcuni residenti che hanno acquistato l'alloggio.....è emersa la preoccupazione di veder abbassare il valore di mercato delle abitazioni.Sembra che lo status sociale raggiunto da alcuni non sia compatibile con la presenza di ex nomadi"
Parliamo, quindi, delle stesse persone a cui i torinesi non affittavano la casa perché terroni, o di cui le leggende metropolitane narravano di come coltivavano il prezzemolo nella vasca da bagno e dormivano con le galline in camera da letto.
Abbiamo guadagnato, dopo tanta fatica, la condizione sociale di stronzo.Magari farà dormire sani e tranquilli la notte.

Di questa melma raccogliamo anche i segnali "deboli".Ieri sera aspettavo mio figlio e parlavo con altri papà del più e del meno. Ad un certo punto un ragazzo di colore, passando, ha buttato dei fogli per terra. Uno di noi lo ha richiamato e lo ha invitato a raccoglierli.
Fin lìniente di male.
Dopo di che sono iniziati i primi accenni " Cosa dobbiamo fare? iniziare a bruciare la gente anche qui?"
"Ti portano ad essere razzisti"
"Questi cazzo di Marocchini, mica lo fanno al paese loro.Lì li prendono e buttano via la chiave"
Questo è l'ordine di grandezza delle reazioni per uno che ha buttato due fogli di crata per terra.
Cosa ho fatto io?
Ho iniziato a dire: Questa mattina al mercato non mi hanno fatto lo scontrino fiscale. I commercianti sono tutti dei pezzi di merda e ladri"
"Tre ragazzi italiani hanno ucciso una coetanea di 14 anni perchè in cinta, è successo in Sicilia, i Siciliani dovrebbero essere seppelliti con la lava"
Alla fine, guardando gli scheletri nell'armadio di un paio di quei signori, ho detto" Ho saputo che durante l'ultima trasferta, tre dei nostri ragazzi hanno sfasciato una porta ed un televisore dell'albergo.Poiché mio figlio non c'era per infortunio, chiederò che vengano allontanati dalla squadra perché sono teppaglia da chiudere in galera e buttare la chiave"
La serata si è conclusa con mezz'ora di imbarazzato silenzio e con gente che guardava nervosamente l'orologio in attesa del figlio.

giovedì 15 maggio 2008

Domanda alla comunità ebraica ed a quella gay

Una domanda semplice alle "comunità": perché la comunità ebraica, quella omosessuale e tutte quelle che vivono e che hanno vissuto sulla loro pelle il razzismo, la prevaricazione, la violenza e la discriminazione non forniscono un attestato di solidarietà al popolo dei rom, oggi qui in questo magnifico luogo che si chiama Italia?

Una domanda banale a chi ha votato PD perché Berlusconi è il lupo cattivo:come vi sentite adesso, ad appena due o tre giorni dall'insediamento del governo, in compagnia dei vostri rappresentanti in parlamento? Che effetto vi fa vedere Tabacci fare l'oppositore o, quanto meno, mostrare quella dignità che manca anche nei discorsi che i "vostri" rappresentanti hanno fatto in senato e camera?Non vi crea un pò di imbarazzo, quando cianciate di politica, pensare al buon Walter in compagnia di Silvio oggi a pranzo? Non lo chiamavate inciucio tutto questo?

venerdì 9 maggio 2008

Hezbollah e la ricostruzione di Beirut


Quando finì l'attacco di Israele al Libano, nel 2006, un po' di prestatori internazionali si fecero avanti per per fornire fondi per la ricostruzione di ciò che era stato distrutto.
La vicenda che ne seguì è ben sintetizzata da Naomi Klein nel suo Shock economy, testo da cui ho ricavato gli elementi salienti.

I danni che furono calcolati ammontavano a circa 9 miliardi di dollari e la proposta che arrivò da Parigi, nel 2007, era di coprire con 7,6 miliardi di dollari dati in prestito e sovvenzioni parte di quella cifra.
Le condizioni poste, per garantire la restituzione di ciò che veniva dato, andavano dalla privatizzazione delle compagnie elettriche e telefoniche, all'aumento dei prezzi del carburante, al taglio dei servizi pubblici fino all'aumento di una tassa che gravava sui beni di consumo.
La stima che fece l'economista libanese Kamal Hamdan fu di un aumento medio del 15% sui costi dei servizi essenziali.

La ricostruzione sarebbe stata fatta con l'utilizzo di compagnie straniere senza, peraltro, l'obbligo di assumere manodopera locale.
La reazione che seguì fu quella di uno sciopero generale organizzato da partiti politici, sindacati e dal movimento islamico degli Hezbollah.
Il sit in che seguì alla manifestazione durò per circa due mesi.
L'occidente vedeva, in questi fatti, una prova di forza di Hezbollah ma una lettura, che ne dette Mohamad Bazzi del Newsday di NY, sottolineava come " la motivazione che spinge gran parte di coloro che si sonno accampati nel centro della città non è l'Iran o la Siria, o i dissidi tra sunniti e sciiti.E' l'ineguaglianza economica che ha afflitto gli sciiti libanesi per decenni. E' una rivolta dei poveri e della classe lavoratrice."

Il luogo in cui si manifestava, con il sit in, si chiama Solidere. Questo luogo era stato ricostruito alla fine della guerra civile, durata 15 anni, dal miliardario Hariri che, ottenuto dallo stato la proprietà dell'intero centro cittadino , lo trasformo' in una specie di città dei sogni.
Una città dei sogni da cui i suoi abitanti originari furono mandati via e che fu rivenduta a chi poteva permettersi il costo per risiedervi.

Al di fuori del centro la maggioranza della popolazione viveva, e vive, nelle baraccopoli e nei quartieri popolari.In questi spazi, privi di acqua potabile, elettricità e trasporti, Hezbollah iniziò a consolidare il rapporto con la popolazione fornendo generatori e trasmettitori, organizzando la raccolta dei rifiuti ed occupandosi della sicurezza.

L'esperienza, fatta con la vicenda Solidere, fece da collante ideologico alle manifestazioni contro il governo Siniora che seguirono alla proposta di aiuti da parte dell'occidente.
In una sua dichiarazione il primo ministro, per giustificare l'accettazione delle condizioni poste, disse" non è stato il Libano ad inventare le privatizzazioni"

La strategia che utilizzo' Hezbollah, per consolidare il suo peso politico tra la gente, fu quella di fornire comitati di quartiere che iniziarono a girare per le case quantificando i danni e fornendo i primi aiuti economici, 12.000 dollari per nucleo familiare, per coprire le spese della prima emergenza (circa sei volte quello che la Fema, negli USA, assegnò agli sfollati sopravvissuti a Katrina).Gli aiuti furono forniti direttamente agli sfollati, senza alcun tipo di intermediazione esterna. Nella ricostruzione degli edifici furono coinvolte imprese edili locali, furono mobilitati 1500 ingegneri e furono organizzate squadre di volontari.

In questo l'Iran ha fornito il suo sostegno che, nello stesso tempo, non avrebbe sortito alcun effetto se le caratteristiche politiche di Hezbollah non fossero state quelle di un movimento indigeno e politico radicato nella società, riconosciuto dalla gente ed in grado di offrire un'alternativa concreta ed in linea con i bisogni dei suoi concittadini.

In questo contesto e con alle spalle questa storia oggi in Libano si è riaperto il conflitto.
In questa realtà si trovano ad operare le truppe italiane alle quali qualcuno vorrebbe cambiare le regole d'ingaggio.



giovedì 8 maggio 2008

Peppino




Oggi, 9 maggio, moriva Peppino Impastato.
Uno che ha vissuto con la schiena dritta.E voi come la vivete la vostra vita?











Foto di Peppino da bimbo-dal suo sito

La paura


Ci spiegano che la percezione di un fenomeno è qualcosa di più del fenomeno in sé.
Non conta quello che l'esperienza empirica ti dimostra, conta quello che ti raccontano e che tu trasferisci nel tuo rapporto con la realtà.
Per descrivere questo rapporto con la realtà non ho di meglio che copiare la trama del mito della caverna (tratto da wikipedia).


"Si immaginino dei prigionieri che siano stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro.

Si pensi, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco ed i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada sia stato eretto un muricciolo, lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e questo attrarrebbe l'attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.

Mentre un personaggio esterno avrebbe un'idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (si ricordi che sono incatenati fin dall'infanzia), sarebbero portati ad interpretare le ombre "parlanti" come oggetti, animali, piante e persone reali.

Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del fuoco ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.

Allo stesso modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.

Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno. Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che:


« è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e ad essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e suoi compagni vedevano. »

(Platone, La Repubblica, libro VII, 516 c - d, trad.: Franco Sartori)

Resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati". Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento ed, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte."

Questo preferire le ombre alla realtà e la fatica che richiede elaborare in modo diverso il nostro rapporto che c'è con la società ci porta ad isolarci dal contesto, pensare che in fondo non ne vale la pena.

A quello della caverna,per noi, si sostitusce il mito dell'isola e la voglia di mandare a ramengo tutto pensando che, forse, spendere il tempo che rimane a cercare di convincere gli altri a guardare il sole è tempo speso male.E che il nostro tempo è una risorsa non infinita.

Quello che ci stanno costruendo attorno è un mondo fatto da tanti muri.Oltre quei muri la sostanza delle cose non muta, i rapporti di forza rimangono identici, anzi peggiorano a favore dei soliti noti.
Vandana Shiva nel suo libro India spezzata, sintetizza bene il rapporto che c'è tra l'uso della paura ed il contesto del mondo globalizzato:

"l'insicurezza e le inevitabili ricadute della globalizzazione accrescono la vulnerabilità dei cittadini nei confronti delle politiche che teorizzano l'esclusione.Per chi esercita il potere , la politica dell'esclusione sta diventando una necessità: va a colmare il vuoto creato dalla crisi della sovranità economica, del welfare state e di una politica fondata sui diritti economici per tutti, sostituendovi una politica dell'identità.Per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi della globalizzazione-la mancanza di lavoro, di mezzi di sostentamento e di beni essenziali-il fondamentalismo e la xenofobia intervengono come strumenti della globalizzazione capitalista.Dividono,distolgono e distraggano la gente garantendo al progetto di globalizzazione una sorta di immunità"

In sostanza mentre siamo impegnati a parlare di sicurezza si ristrutturano i diritti essenziali, mentre si ipotizzano ronde e città con coprifuoco si normalizzano le relazioni tra capitale e lavoro a favore del primo, mentre si fa vedere lo stupro del rumeno, in televisione, si tace sulla consistenza dei fenomeni e, cosa più importante, sul fatto che dovremmo guardare meglio a casa nostra.mentre si armonizza il sistema produttivo e si dilata il tempo di lavoro non si fa nulla contro la progressiva crescita della povertà nel paese, così come non ci si interroga su quello che significhi il togliere tempo ai rapporti con gli altri , con i propri figli per dedicarlo a produrre sempre più cose inutili.Il tutto parlando, scientificamente, allo stomaco rancoroso ed incazzato di individui che, progressivamente, si sentiranno sempre più impauriti rispetto a ciò che non riusciranno a governare della loro vita.
Risalire alla catena delle cause e delle relazioni tra le stesse, oltre che spiegare i fenomeni che generano, sarà fatica improba ed il risultato non è certo.

Lo scenario che ci si presenta,per il futuro prossimo venturo, è quello di un mondo in cui qualsiasi bene diventa oggetto di scambio e di business.L'acqua ed anche la qualità dell'aria che respiriamo.Nello stesso tempo le risorse disponibili sia in campo energetico che alimentare sembra non siano infinite.Questi elementi combinati alla correlazione che esiste tra domanda ed offerta ed alla prevedibile ulteriore crescita dei prezzi che effetto potrà avere sulla nostra società? Una società che invecchia progressivamente e che si impoverisce in modo proporzionale (per fasce sempre più ampie della popolazione) alla necessità di dover scegliere cosa e come consumare in rapporto al reddito disponibile.

Probabilmente si dovranno modificare stili di vita e di consumo in un contesto nel quale manca la capacità di trasmettere una visione che sia altro sia dei modelli di sviluppo che dei rapporti sociali.

Ecco, rispetto alla dimensione di questi problemi e delle scelte tutto tace, in compenso il nostro orizzonte è rappresentato da Bondi ai beni culturali e Veltroni all'opposizione.Con la testa all'interno di una cornice che ricorda tanto il sentimento di Verona.


mercoledì 7 maggio 2008

Sicurezza e redditi

Questa tabella indica, per area geografica, l'incidenza su 100.000 abitanti dal 1984 al 2006, di borseggi, furti in appartamento e scippi





















Questo è il grafico che indica
l'andamento dei furti suddivisa per tipologia di reato



















Questa tabella ci indica quella che è la percezione della paura dal 1993 al 2005 suddivisa per area geografica

















Questo grafico illustra la tendenza degli omicidi dal 1994 al 2005


















Questo grafico a barre indica la suddivisione del reddito in rapporto alla % di famiglie italiane.
La lettura è,partendo da sinistra, fatto 100 il reddito disponibile (non la ricchezza) il 28% delle famiglie ne detiene il 2% etc.

















Mi fermo qui con i grafici e vi risparmio quelli su altre tipologie di reato (rapine ad esempio) o quelli sulla violenza alle donne che vede il70% dei reati consumati tra casa ed amici.
Così come alcune considerazioni sul fatto che aumenta l'età media degli italiani e quindi aumenta, con la vecchiaia,il senso d'insicurezza.
Manderemo ad altri post quelli sulla suddivisione della ricchezza( i patrimoni ) così come quelli sull'immigrazione (con il trend attuale sono previsti 10 milioni di stranieri nei prossimi 10 anni)
Fermo restando che non si vuole parlare di altro quando si parla della sicurezza delle persone,quello che vogliamo offrire come spunto di discussione e dei prossimi post è: cosa incide di più sul condizionamento delle persone, e delle loro elaborazioni, ciò che veicoliamo in termini di informazioni o ciò che loro vivono quotidianamente?
E quello che vivono cosa èun riflesso del sentito dire e di una estremizzazine del problema o uno sfogo ad altro?
Si può governare solo con la paura?
Qual'è l'ordine dei problemi e quali le politiche per la sinistra?

martedì 6 maggio 2008

La rabbia dei nazifasci


Quello che segue è parte dell'articolo che, sulla Stampa, parla dell'ambiente nazifascio nel quale si sono formati i cinque eroi che hanno ucciso a calci un ragazzo a Verona.
Quello che continua ad emergere, nella subcultura di questa gente, è l'idea che la rabbia sia lo sfogo di fenomeni sociali che hanno la loro causa nell'immigrazione.
Loro sono arrabbiati perché l'onore di andare a cercare lavoro e pane, in giro per il mondo, lo concepiscono solo quando si indossa una mimetica, un basco e con un mitra in mano si porta la civiltà giudaico cristiana a plebi che hanno bisogno di essere civilizzate.
Magari se nel passato di qualche loro parente, trattandosi di genti del Veneto, c'è stata la valigia di cartone per risolvere il problema questo non conta.
Che rabbia può avere uno che passa il tempo a vendere servizi finanziari? o che fa lo studente di liceo a 20 anni?La rabbia di non sapere come passare il tempo o quella dell'emarginazione e del sentirsi gli ultimi della terra?La rabbia dei borghesi che hanno bisogno di mantenere pulita la loro vetrina e che si incazzano per il barbone davanti al negozio, o quella di dover sopportare l'arroganza e l'ignoranza di gente che, solo perché sei nero, ti tratta da merda?
Che rabbia ha questa gente da giustificare quello che fanno? La caccia al marocchino o quella al terrone?
Che merda esce dalle loro pance quando cagano e pensano contemporaneamente?
Adesso hanno anche uno che, dallo scranno della camera, li tratta da teppisti e li paragona a quelli che bruciano le bandiere d'Israele. Come se fosse la stessa cosa.Anzi meno. Probabilmente lui gli ebrei era abituato vederli cuocere nel forno dei suoi avi, non gli torna che ci sia una politica che manifesta contro uno stato né più e né meno come si faceva nel 1896 quando si manifestava contro la guerra in Abissinia, o come si faceva per il Vietnam o come fanno per la Birmania ed il Tibet.
Solo che quelli sono pezzi di stoffa e gli altri sono uomini in carne ed ossa.
Gli uni rappresentano quello che pensi quando ti mettono dietro un muro, gli altri cosa rappresentano?Forse chi i muri li costruisce come lui.




«Come Fiamma Tricolore ci sentiamo molto vicini al sindaco Tosi», dice Alessandro Castorina, segretario provinciale del partito, pure lui ex Skinhead, il negozio Camelot di stoffe inglesi a Porta Trento saltato per aria due volte, una condanna per tentata violenza privata per aver dato dell’«amico dei negri» a un camerata che si era fatto da parte. Giordano Caracino, presidente del Veneto Fronte Skinhead, braccia tatuate, zero capelli, prende le distanze da quello che è successo, poi prende la mira: «Le risse fanno parte dell’euforia giovanile. Noi non siamo per l’etica cristiana del porgere l’altra guancia. Si parla tanto di questa cosa, solo perchè a Verona siamo tutti di destra». I cinque balordi - «Cani sciolti, più cani che sciolti», sorride Caracino - adesso non li vuole più nessuno. «Il disastro è stato fatto vent’anni fa. Gli immigrati andrebbero separati dai veronesi. L’uomo deve stare coi suoi simili», tira le fila il capo degli skin. «Verona è accogliente, l’epurazione degli immigrati avrebbe avuto senso venti anni fa», dice il consigliere Miglioranzi, nel suo ufficio accogliente in Comune con i manifesti di Paolo Conte e degli U2. Una bella differenza con il ritmo indiavolato dei «Gesta bellica» che ascoltavano i cinque ragazzini perbene che «si sono rovinati la vita», ammazzando a calci e pugni uno qualunque incontrato per caso, una sigaretta negata a innescare la miccia e a far esplodere la rabbia che cova in questa città che da vent’anni fischia i giocatori di colore allo stadio, la caccia al marocchino è l’altro sport e alla fine parla solo di lirica all’Arena e di Giulietta e Romeo.

domenica 4 maggio 2008

I camerati



Dicono che il tempo stempera le tensioni e che oggi non ha più alcun senso mettersi lì a fare le pulci al passato delle persone.
Sarà che mio padre, che ha 80 anni, è una memoria storica vivente e narrante di cosa è stato il fascismo per la mia famiglia, ma vedere Alemanno sindaco di Roma mi fa un certo effetto.
Io non credo che le persone abbiano la capacità di seppellire fino in fondo gli ideali per i quali si sono battuti.
Magari in mezzo a tanti si comportano e dicono cose ovvie.Certo, qualcuno si è talmente auto convinto di quello che racconta (ammesso che tra quello che si pensa e ciò che si dice ci sia una relazione coerente e vera) che quando lo osserviamo ci fa una certa impressione per come è cambiato.All'apparenza.
Poi quando gratti la scorza senti che le questioni sono sempre identiche ed immutabili nel tempo.
L'ordine, l'identità, lo spazio in cui si vive, la tradizione,la difesa dei valori,la patria, l'appartenenza, i camerati.

Raccontano di Alemanno come di uno dei leader della destra sociale. Io non ho mai capito bene di cosa si tratta quando si parla di destra sociale.Distinguono nel fascismo le diverse anime, quella popolare e rivoluzionaria e quella borghese.
Un po' come distinguere nella rivoluzione di Ottobre i soviet dagli apparati e dalle oligarchie.

Se fosse stato rivoluzionario il fascismo,e non conservatore, come mai servì bene gli interessi dei latifondisti o quelli della borghesia nel 22?
Perché si accanì così tanto, per ristabilire l'ordine, contro operai e contadini?Solo tra il 19 ed il22 le loro spedizioni punitive fecero più di 500 morti.

Perché il loro concetto d'ordine si ferma all'estetica? al non sopportare i poveracci, quelli che di solito appartengono alla classe degli ultimi?
Qual'è il popolo a cui fanno riferimento? quello delle borgate? ed allora perché hanno servito e servono i borghesi?

Nella retorica della destra c'è un filo nero che lega la sostanza di quello che sono stati con ciò che rappresentano oggi: uno strumento utile, simile ad un randello, da usare quando la società e la comunità è sufficientemente spaventata.
Hanno bisogno di costruire muri e cementarli con il terrore per poter operare al meglio. C'é bisogno di una società perennemente attaccata ai suoi "beni", da difendere ad ogni costo, per poter avere un senso ideologico.

Oggi ci sentiamo smarriti rispetto a quello che ci accade intorno. Vediamo una marea montante, fatta di intolleranza e di simboli che avremmo voluto veder seppelliti a piazzale Loreto.Li ritroviamo, un po' più rispettabili con le loro giacchette di taglio sartoriale, sempre uguali nella sostanza e nell'ideologia profonda.Occupano scranni, ottengono patenti di riconoscimento e parlano di percorsi ideologici che hanno prodotto mutamenti. Noi non ci crediamo.Pensiamo che continuino ad essere degli utili idioti.

Per riprendere un po' di quella memoria che vogliono seppellire ho riletto alcune delle motivazioni che portarono centinaia di persone, quelli che resistevano quando il fascismo era al suo apice, al confino a Ventotene.
Così, tanto per ricordare a chi oggi ha paura che c'è sempre qualcuno che cammina con la schiena dritta anche quando i più leccano il culo al potente di turno.E sono supini per questo.

Marinella Fiorentini 21 anni, fiorentina, al confino "perché sorpresa con altre compagne mentre accendeva lumi e disponeva fiori sulla tomba di un comunista.
Piero Ferrari, 24 anni, cinque anni al confino perché la polizia sospettava che dietro la sua indifferenza e passività si celassero sentimenti di accanito antifascista.
Igor Barra, 30 anni, contadino, al confino perché si era rifiutato di cambiare i nomi ai suoi figli
: Libertà, Libero, Libero Pensiero, Libero Amore, e Nuova Idea
Alessandro Morreale, 81 anni,ebreo, cinque anni di confino perché aveva al suo servizio domestiche ariane.
Luca Carenna, barbiere, al confino perché si era rifiutato di acquistare giornali fascisti per la sua bottega.
Flavio Addis, al confino perché non si era tolto il cappello durante la trasmissione del bollettino di guerra.


sabato 3 maggio 2008

Nebbiaekiller


Si voltò dall'altra parte, disturbato da quel rumore puntuale come tutte le mattine. Immaginò il corpo di sua moglie alzarsi nel chiarore dell'alba. Quel giorno non avrebbe portato nulla di nuovo.Strinse gli occhi più forte. Maledisse quel rumore. Voleva tornare ai suoi sogni nel buio immaginario dove tutto si formava secondo i suoi desideri. Che cazzo si poteva aspettare. Le solite cose. Intanto l'assenza del discutere, di qualcuno, umano, con cui condividere qualche pensiero. Porcate e niente. Si rivoltò di nuovo. La bocca amara. La giornata stava per ricominciare allo stesso modo. Il solito odore del caffè. Il gatto che passava veloce. Il rumore del traffico che iniziava a farsi insistente.
Attese qualche minuto e si alzò. Passò nel cesso una buona mezza ora. Si guardò allo specchio e si lavò la faccia. Lasciò quel filo di barba. Salutò lei che partiva contenta e già indaffarata per il lavoro, guardò la desolazione della sua solitudine, latv accesa e la colazione pronta sul tavolo. Non rimaneva niente altro che far passare il tempo. In cucina il coltello, quello più grande, era fuori dal solito cassetto. Lo prese e lo nascose nel suo giaccone.

Passò per prima cosa dalla vicina. Provò a pensare agli attimi successivi.Si eccitò all'idea di quei minuti che separavano la vita dalla morte. Per la prima volta avvertì la sensazione di disporre di un potere enorme.Qualcosa che non avrebbe condiviso con altri.
Problemi di coscienza? neanche l'ombra. Avrebbe vivacizzato per un po' quella città vuota e piena di gente finta. Avrebbe scaricato la tensione e l'adrenalina sarebbe stata finalmente libera.
La gola arsa. Immagini come flash.Un cervello che lavorava velocemente.
E fuori una mandria di gente in fila.In attesa.

Suonò il campanello ed attese che gli aprissero l'uscio.

Quando uscì si sentì meglio. Tornò a casa e pulì la lama sotto il rubinetto. Il sangue ancora fresco scivolò via sul fondo. Risentì sotto le dita la pelle liscia aprirsi e colorarsi di rosso. Rivide quegli occhi sbarrati e si sentì più libero.Ridiscese le scale e si avviò verso il centro della città con chiaro in testa il percorso. Lo aspettava una lunga giornata.


Una cazzo di città.Da quando la guardava, quasi tutti i giorni, dal finestrino della sua auto di pattuglia gli sembrava solo una cazzo di città.Grigia e nera, con sprazzi di verde pieni di tossici.Parcheggi fatti per macchine finiti per ospitare topi ed uomini lerci e stanchi. Non gli piaceva molto fare quel mestiere,lui uomo del Sud . A Torino poi. La chiamata lo proiettò in quell'appartamento, primo piano. Un cancello, un piccolo cortile e due rampe di scale.Erano già arrivati tutti, le casse da morto aspettavano di essere riempite.

Nell'ingresso c'era la colazione del suo collega.Oltre che una cazzo di città, una giornata di merda. Ma come ti può venire in mente, se fai il poliziotto, di fare colazione con le uova ed il salame, penso'. Fanno schifo e puzzano lì sul pavimento. Lui si era abituato e la differenza tra i morti ed i vivi in fondo non era poi tanta. Le due vecchiette erano sedute per terra. Schiena contro schiena.Il nastro isolante intorno alla bocca. Lo sfregio dalla base dell'orecchio destro, girava intorno alla gola e scendeva in basso. Sotto la spalla. Le costole aperte, ed il cuore che penzolava rosso scuro e pieno di sangue.
Torino è una città di gente silenziosa. Si produce molto ferro rumoroso ma le persone non amano parlare. Pochi i curiosi sul marciapiede. Non una traccia. Niente. Risalì sulla macchina. Prestò il fazzoletto al collega. Avviò la macchina ed iniziò a guardare la gente. Non c'è nulla di più bello che fare lo sbirro, puntare gli occhi su uno stronzo in giacca e cravatta e fargli abbassare lo sguardo. Sentiva che sarebbe stata dura la giornata.


Ci sono viali lunghissimi a Torino. Gli alberi lungo le strade per lo più sono malati. Le foglie rosse di quest'autunno cadono in ritardo. Dicono che dipende dal clima che cambia. I viali sono larghi, per la maggior parte. Le macchine li percorrono veloci. Il paesaggio di questa città è ordinato, anche in periferia. Lungo il greto dei fiumi i rifiuti, e le buste di plastica, sventolano dai rami dei cespugli. In un posto simile trovi tempo per essere malinconico, triste, allegro, pazzo e depresso. E' quello che accade ora. A me!
Questi pensieri si muovevano nella sua testa. Mischiava tutto. Pensava senza un ordine logico a quello che la città stimolava in lui. Le cose che lo circondavano.E le persone. La differenza rispetto ad altri luoghi, in cui era stato, la faceva la gente. Forse era quello l'impulso che lo aveva fatto scendere dal letto con in testa l'idea di rimettere tutto in discussione. Non voleva cambiare le persone, il loro modo di pensare e di agire. Le voleva semplicemente eliminare. Per lui , in quell'istante, tutti erano uguali. Nulla che li differenziava. Non le loro storie, o i loro abiti. Non l'ostentazione del tanto o del niente. A tutti imputava una responsabilità. e per quello avrebbero pagato.

Le due signore . Si ricordò della volta in cui provò a chiedere una mano . Lo colpì la loro ritrosia. Il non volere immischiarsi. E lui era rimasto da solo, con il suo problema. Vivere chiusi diventando vecchi. Ed allora a cosa servi? Aveva pensato questo rimettendo in ordine le cose e pulendo il pavimento dalle macchie di sangue. Era questa la missione di una vita. Non giudicare passando dai se e dai ma. Fare pulizia. Rigenerare il paesaggio liberandolo dalle scorie. Gli venne in mente quella canzone che ascoltava da ragazzo. Parlava di quella città, dei viali alberati e delle montagne scintillanti all'orizzonte. Si rilassò e sorrise. Alla radio già parlavano di lui.Non lo sapevano che era lui e questo lo rese ancora più euforico.

Dicono che porta palazzo è il mercato di ambulanti più grande d'Europa.
Quando ci arrivi da via Milano, le prime bancarelle che vedi, a destra e sinistra vendono capi d'abbigliamento. I prezzi sono scritti con pennarelli su cartoni ritagliati e scoloriti.Cinesi, rumeni e napoletani si contendono lo spazio.
La parte che piaceva di più ad Eugenia era quella dei banchi di frutta e verdura.
Quella mattina gli odori erano più intensi, saranno state le verdure o i mazzi di basilico, o le foglie di menta che i marocchini vendevano ai margini della piazza.
Come d'abitudine si avvicino ad Hamed e lo salutò nel solito modo "salam aleik".
Lui la guardò nel solito modo ironico e le rispose in italiano "buonciorno".
Guardò nella sua borsa di plastica, toccò il pane caldo e se ne fece incartare una pagnotta.
Notò appena la macchina della polizia che, con i lampeggianti accesi,passava veloce .
Rifece a mente l'elenco della spesa e si inoltrò nel mezzo del mercato.

-continua?-