Ricordi
lunedì 24 dicembre 2007
mercoledì 19 dicembre 2007
Sospensione blog...per un tot
Come mai? Diciamo che mi sono rotto un pò le palle ed è ora di dedicarsi ad altro.In primo luogo mio figlio. Ha tredici anni ed è complicato stargli vicino. Non ci capisco un cazzo, e la cosa mi ha messo maledettamente in crisi.
Dicono che bisogna stare vicino ai figli. Ricordo mio padre e le sue assenze, siamo cresciuti lo stesso. La differenza la faceva quello che ci circondava.
Noto la sua noia. La sua non voglia di studiare.Su questo quello che mi fa incazzare è l'assenza totale di curiosità.
Forse sono troppo opprimente (che guaio!), spero in un interesse per quello che lo circonda .Mi dice che lui pensa alla sua vita come ad una giornata che deve passare.Non se la vuole complicare e mi spiega che bisogna farsi furbi.
Sono disarmato ed incazzato. Guardo come studia, i suoi libri e la qualità dei suoi insegnanti.Gente scoglionata e senza passione. Cosa c'entra la passione con lo stipendio signori miei?
I suoi libri.Un incentivo al fancazzismo.Oggi sono pieni di riassunti e di riassunti del riassunto.Domande chiuse o aperte il minimo indispensabile. Con due righe per dare una risposta.
L'ho beccato mentre provava a rispondere ad una domanda su un testo in inglese. Gli ho detto di leggere il testo, prendere il vocabolario per la traduzione e la grammatica per capire la costruzione delle frasi. Mi ha guardato come un marziano. Mi ha detto" il professore ha detto di rispondere ad una domanda, questa. perchè devo leggere tutto il testo? cerco solo quello che mi interessa.Facciamo tutti così" "E il tuo professore cosa dice?" "Lui neanche li guarda i compiti".
Intorno il nulla.
domenica 16 dicembre 2007
sabato 15 dicembre 2007
Bilancione

Fa il bilancio della sua non esistenza, la tizia, ed in più si riscopre perseguitata da un sacco di gente. Poraccia.Sarà.Magari un po' di responsabilità l'avra' anche lei.
Noi per solidarietà alla compagna trattata in quel modo ci limitiamo a mettere una foto segnaletica somigliante alla tipa, sia mai la doveste incontrare saprete che è proprio lei.
p.s.
Attenti ai provocatori, quelli che trattano la morte degli altri esteticamente perchè loro le mani non se le sporcheranno mai.Fanno un mestiere di merda e lo stato li paga anche per quello.Come lo fece un tale che si fece chiamare padre mitra e che sembrava un rivoluzionario che più rivoluzionario non si può.
venerdì 14 dicembre 2007
Ferrero, i camionisti, gli operai e le massaie
Il suo pensiero è questo: Tornare in piazza.Farci sentire perchè se manteniamo la questione sul piano politico la sinistra da sola non riesce a spuntarla...
Tutto perfetto tranne quando a domanda sul comportamento di Turigliatto, che voterà no sul welfare, afferma: In queste condizioni il voto di sfiducia è solo propaganda....
Mi sorge spontanea una domanda per il compagno di governo ferrero: perchè gli operai, e più in generale quanti vivono quella condizione, dovrebbero fidarsi di uno che in sostanza dice "fate casino che poi ci pensiamo noi"? Tenuto conto dei risultati che questo atteggiamento, meschino, produce nella realtà? ne hanno guadagnato qualcosa i No Tav o i compagni di Vicenza?
E poi, quale paletto "istituzionale" e di "compatibilità", con la presenza del partito nelle istituzioni, pone il compagno Ferrero?
Se si rovescia qualche cassonetto e si bloccano un pò di strade cosa succede? Ci pensa sempre lui a dare copertura e giustificazione a quel movimento? Molto semplicemente penso che gli operai e gli sfruttati in genere devono trovare altre forme di rappresentanza ed altri soggetti che li rappresentino. Soggetti che sappiano declinare le forme di lotta con le proposte e le richieste assumedosi la responsabilità di stare su quelle barricate, non guardando lo spettacolo in TV. Abbiamo già sperimentato la politica dei figli della "borghesia" rivoluzionari a parole ma piagnoni di fronte al primo sbirro e dentro una cella al freddo.E' costata morti, delatori e tanta galera.
Certo mi sarei aspettato un atteggiamento diverso, trasversale. la capacità di dire: compagni c'è gente che blocca strade perchè pone questioni legate al salario, allo sfruttamento ed alla sicurezza. Raggiungiamoli, portiamo viveri, usciamo dalle fabbriche e dai call center e costruiamo un movimento che cambi lo stato di cose presente.
Invece abbiamo visto gente che ha continuato a provocare, parlando di fermezza e di rispetto delle regole.Tra questi un ingegnere professore tal Bianchi che, a dispetto dei comportamenti reali, non vuole rinunciare alla falce e martello.
Parolai, questo è il termine esatto.Parolai, servitori di un signore che garantisce compatibilità a settori della borghesia molto facilmente identificabili.
Brutta fine per gente che voleva rifondare il comunismo. Finire a fare i portaborse di uno che tutela interessi borghesi forti contro un altro che, nella stessa famiglia, ha qualcun altro da accontentare.Soldatini di guerre tra bande "borghesi".
Cosa c'entrano in tutto questo le massaie? Nulla, se non per un consiglio. Hanno aumentato i prezzi speculando sul fermo dei Tir? Provate a ridurre di metà la spesa per un paio di giorni, fate in modo che le scorte si accumulino di nuovo nei magazzini e che non vendano nella quantità sperata, Andate di fronte alle varie coop con casseruole e mestoli e costringeteli ad abbassare i prezzi. Aggregatevi in gruppi di acquisto e negoziate per 1.000 di voi e non per una.Scommettete che vincerete una battaglia?
Quiz
"...andirivieni per i livelli di qualche sistema gerarchico, alla fine dei quali possiamo anche inaspettatamente ritrovarci al punto di partenza"
Se così fosse potremmo anche guardare alla "nostra" vita come ad un tentativo di sovvertire delle cose che in realtà riconducono sempre al loro punto di partenza. L'impotenza, reale, nella constatazione della indistruttibilità della struttura.
Provate a leggere questa frase:
" Per i romani sopportò troppo, sin a morire"
Ora, tra quelle lettere dovete cambiare posto ad una ed una sola, e dovrete leggere in ordine inverso la stessa. Ragionando un pò fuori dagli schemi, vi accorgerete che non avete cambiato nulla e che la frase è rimasta intatta nel suo significato.
Quindi, se non si rimescola nella sua integrità la struttura della frase come possiamo ambire a darle un altro significato?
giovedì 13 dicembre 2007
A pugno chiuso

Ci siamo asciugati le lacrime, stretto il pugno salutando i nostri fratelli.Ascoltato le parole di quelli intorno raccontare cosa è la vita in fabbrica. Non solo quella. Cosa è la vita tutti i giorni.Un tempo qualche casa del popolo o sezione di partito avrebbe accolto quelle persone.Oggi non c'è nulla dentro cui sedimentare la tua rabbia, raccogliere le energie e provare a cambiare quello che tutti i giorni ti attraversa velocemente l'orizzonte.
Quei morti ci ricordano come vivere.Con un pò di dignità e con la testa alta.Provando a cercare tempo per noi, i nostri figli ed i nostri amici.Rallentando il passo.
Rimangono questioni aperte. Lo sono da sempre e mai riusciremo a chiuderle.Ci proveremo, se non altro passando il testimone a qualcun altro. Per fare questo è necessario un lavoro duro, però anche in quello la consapevolezza di sapere che è un modo per dare un senso ai nostri giorni.Un pò come per i pionieri che sapevano solo di avere strada davanti.
mercoledì 12 dicembre 2007
martedì 11 dicembre 2007
La sinistra, i camionisti e la lotta
Il mercato dell'autotrasporto è stato, sin da subito, uno dei più sensibili ai processi di liberalizzazione (quelli veri) e di riorganizzazione di intere aziende clienti.La frammentazione degli operatori, la loro debolezza contrattuale ed il fatto di lavorare, nella maggior parte dei casi, per terzi ne fa una delle categorie più sfruttate sotto il profilo dell'intensità del lavoro. Per inquadrare la lotta è necessario fornire qualche elemento sul contesto in cui questa si inserisce.
Oggi i padroncini forniscono il loro servizio nella stragrande maggioranza dei casi a grandi operatori di logistica e distribuzione (DHL, TNT,Fercam,Cooperative, Consorzi etc.). Questi operatori compongono un'offerta, per i clienti potenziali, che è la somma di vari soggetti operativi: trasportatori (padroncini), cooperative di movimentazione, magazzini di stoccaggio etc. Chi opera nel trasporto è un singolo che con un camion offre le sue braccia ed il suo "investimento" ad un terzo che , a sua volta, negozia il costo del servizio con un cliente.
In questa tenaglia il padroncino (imprenditore) non può che subire quelle che sono le condizioni tra chi "organizza" il servizio e di chi lo acquista.
Quando le aziende negoziano il prezzo, lo fanno avendo cura di "congelare" le tariffe almeno per un anno. In molti analizzano il merito dell'offerta segmentando quelle che sono le varie voci di costo che incidono sul prezzo finale. Nel fare questo non considerano la variabile del "fattore di produzione uomo" in quanto, secondo questa visione, questo "fattore" si deve preoccupare, nella sua autonomia imprenditoriale, di trovare le soluzioni per far girare di più il camion per renderlo più produttivo . La realtà prevalente è che "l'imprenditore" coincide quasi sempre con chi guida l'automezzo, la sua organizzazione del lavoro finisci lì. O lo fa girare lui, il camion, o difficilmente potrà rendere più profittevole il suo business.
Siamo di fronte, quindi, ad una prima mistificazione.Il non riconoscere ,in questo meccanismo, uno dei tanti modi di "sfruttare" forza lavoro "indipendente" dal punto di vista giuridico ma "dipendente" nei fatti dai processi e dalle condizione del mercato.Una sorta di precariato e di flessibilità operativa senza pari, oggi.
Per tenere fermo questo meccanismo, e questa debolezza strutturale, si incentivano le creazioni di aziende fittizie ad Est che con l'utilizzo di manodopera a basso costo riescono meglio a fruttare il gioco della domanda e dell'offerta.
Si buttano, quindi, sul mercato altri "padroncini" o, visto il costo, dipendenti (polacchi, romeni etc.) che scatenano una guerra al ribasso sulle tariffe.
Siamo di fronte ad una di quelle distorsioni del liberismo che, nel meccanismo della competizione, meccanicamente comprime al ribasso diritti, condizioni di lavoro e salari.
Di fronte a questa situazione forse è il caso di interrogarsi come dialogare con questa categoria di lavoratori.In virtù di un motivo anche identitario. Quando le fabbriche espellono manodopera una delle prime opzioni valutate da un disoccupato è quella di comperare un furgone ed iniziare ad offrire la propria manodopera a terzi (la seconda è quella di fare l'ambulante).
Ci troviamo di fronte ad una modificazione della composizione di "classe" di questa categoria.Su questa un soggetto "serio" dal punto di vista politico dovrebbe indagare e costruire le condizioni per portare questa gente sotto una unica bandiera.
Prevalente è, al contrario, l'atteggiamento di rifiuto tipico di chi rinuncia ad analizzare i fenomeni per quello che sono nella realtà. Si preferisce parlare di scomparsa della classe operaia e di società che produce pil grazie ai servizi, salvo non accorgersi che quella produzione avviene nelle stesse condizioni di sfruttamento tipiche della fabbrica.
I ben pensanti ora gridano all'attentato delle libertà individuali (esempio movimento). A mio modo di vedere, al contrario, sarebbe opportuno cercare dei punti di contatto con chi lavora in certe condizioni.Una delle cose che questo paese non si può permettere è che per garantire la "libertà" di pontificare alle varie caste, protette da rendite di posizione vera (politici, manager,giornalisti,liberi professionisti) gente che non produce nulla, che congela immense risorse e consuma reddito in modo parassitario, la stragrande maggioranza degli "altri"debba continuare a caricarsi sulle spalle il loro costo subendo ogni sorta di condizione mortificante.
Si chiama coscienza di classe e necessita di umiltà e di lavoro poltico per produrre frutti.
Lotta di classe e gente che capisce come si fa
Dopo un assedio ed un blocco senza se e senza ma hanno ottenuto:
un aumento del 18% sulle tariffe e, leggete bene, 2€ di supplemento se il taxi arriva entro 5 minuti, 4€ se arriva entro 10 minuti etc.
Nuove licenze dal 2009.
Il tutto benedetto dal buon Walter che, evidentemente, ha poca resistenza alle stizzatine sui coglioni.
In sostanza è l'applicazione un nuovo concetto di marketing e di servizio al cliente conquistato dalla categoria. Ti becchi un servizio di merda e paghi di più.
Secondo me neanche il buon Kotler sarebbe mai arrivato a tanto.
I camionisti sono incazzati e fermano mezza Italia mettendo i Tir di traverso.
Le loro rivendicazioni riguardano i "salari" bassi e le condizioni di lavoro.
Al buon Montezemolo fischiano le orecchie e già minaccia.
La cosa non disturba i nostri amici che, oltre che tagliare i copertoni ai crumiri e lanciargli sassi dai cavalcavia, lo attendono per negoziare. Lui e confindustria.
Intanto i nostri sindacalisti da salotto si dicono preoccupati,la politica assiste allibita a questa nuova edizione della lotta di classe, e la cosa rossa si interroga.
Io ho un solo suggerimento, anzi due:
1- una scuola di formazione per futuri sindacalisti presso qualche associazione di tassisti e di camionisti
2- far coincidere le scadenze dei contratti dei metalmeccanici, e di quanti arrancano, con quello di queste due categorie. Ho la sensazione che se si fa blocco i signori hanno la diarrea e trovano qualche soluzione in tempi rapidissimi senza far attendere oltre.
P.S.
naturalmente dopo aver mandato a quel paese la triplice, Tito Boeri, il buon Damiano ed ex compagni associati
lunedì 10 dicembre 2007
PAGHERETE CARO E PAGHERETE TUTTO
Torino ha rivisto i suoi operai. Non sono spariti.Quando sembra che ci sia calma piatta, questa città produce rivolta. Occhio alla penna signori.
sabato 8 dicembre 2007
Lavorate di più, sempre di più,ancora di più
Quattro persone che hanno chiuso con i problemi legati alla produttività, alla competitività, alla flessibilità, alla precarietà.
Che non si sentiranno più dire dal giovane professore d'economia di turno alla Boeri che bisogna pagare di più chi produce di più e meglio.
Che non sentiranno più le filippiche di Montezemolo sugli assenteisti.Lo fossero stati giocherebbero con i loro figli.
Che non leggeranno più articoli sulla fine della classe operaia. Quelli sulla fine dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo non li hanno mai letti. Sembra non essere un obiettivo nobile.
Bisogna lavorare di più, produrre di più, fare più case e strade, più merci e più servizi. Di più, sempre di più.
Ma se sempre di più avremo la testa china per fare di più, cosa ricorderemo di noi e della nostra vita?
Ricordati con un minuto di silenzio alla scala perchè, come ha detto uno dei due vice presidenti del consiglio,"qui dove c'è gente che produce ricchezza è giusto ricordare queste cose".
Loro sono "queste cose".
Forse bisognava dire "qui, dove ci sono dei parassiti di merda che incassano rendite non dovute grazie allo sfruttamento ed alla produzione di ricchezza fatta da quei quattro poveri cristi, ci fermiamo un minuto.Giusto il tempo di andare al cesso a pisciare e rimetterci in sesto la coscienza. Amen"
Lavorare come schiavi per un salario del cazzo per sedici ore al giorno che cazzo di produttività ha dato alla vita di quelle persone? Di quanto cambierà la sorte ed il futuro dei loro figli? Di quanto la loro esistenza ha reso più colme di danaro le tasche di qualcun altro?
Io ne ho le palle piene. Avrei voglia di mettere una bomba da qualche parte,in qualche salotto buono, tra dame rifatte e giovani predatori di denaro e fama, così tanto per guastare un pò il natale a lor signori.
Non servirebbe a nulla? Perchè cosa è che serve?
Li voglio ricordare con una canzone di lotta, quando i sindacalisti erano meno collusi con il potere economico, quando un partito comunista avrebbe riempito le piazze per una strage del genere, quando si era meno soli.
Che roba contessa all'industria di Aldo, han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti,
volevano avere i salari aumentati, dicevano pensi, di essere sfruttati.
E quando è arrivata la polizia quei quattro straccioni han gridato più forte,
di sangue han sporcato i cortili e le porte, chissà quanto tempo ci vorrà per pulire.
Compagni dai campi e dalle officine
prendete la falce e portate il martello
scendete giù in piazza e picchiate con quello
scendete giù in piazza e affossate il sistema.
Voi gente per bene che pace cercate,
la pace per fare quello che voi volete,
ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra,
vogliamo vedervi finire sottoterra.
Ma se questo è il prezzo lo abbiamo pagato,
nessuno più al mondo dev'essere sfruttato.
Sapesse contessa che cosa mi ha detto un caro parente dell'occupazione,
che quella gentaglia rinchiusa là dentro di libero amore facea professione.
Del resto mia cara, di che si stupisce, anche l'operaio vuole il figlio dottore
e pensi che ambiente ne può venir fuori, non c'è più morale contessa.
Se il vento fischiava ora fischia più forte,
le idee di rivolta non sono mai morte,
se c'è chi lo afferma non state a sentire
è uno che vuole soltanto tradire.
Se c'è chi lo afferma sputategli addosso,
la bandiera rossa ha gettato in un fosso
venerdì 7 dicembre 2007
Al volo su internet
| Perché | ||
| ||
mercoledì 5 dicembre 2007
Facce d'Italia
Al suo sodale Craxi provò a garantire una via d'uscita e tutti sappiamo come è andata grazie a lettere ed ad iniziative come queste. Adesso si occupa di lavavetri ed emarginati.Il suo governo varerà quello che passerà alla storia come il "decreto salva-ladri": depenalizzazione per il finanziamento illecito dei partiti ed estensione del patteggiamento ai reati di concussione e corruzione. Decreto che sarà precipitosamente ritirato dopo la clamorosa protesta in tv del pool milanese.
Quest'uomo è diventato ricco all'improvviso grazie al suo fiuto per gli affari.Era ricoverato in ospedale ed è fuggito.Ora è rientrato. Come in un albergo a cinque stelle. Sembra che nonostante i problemi i suoi non se la passino poi così male.

Quest'altro lavora per 1.000 euro al mese circa. ieri sera ha visto morire, bruciato vivo, un suo compagno, altri cinque sono in ospedale.E' un pò incazzato per come vanno le cose, ma non ha il tempo di alzare la testa. Deve pensare a sopravvivere con quello che c'è.
Manca un quarto, è impegnato a fare la morale sui fannulloni e gli assenteisti.Vuole più produttività per dare salari più alti.La chiede proprio a quelli come quello qua sopra.Intanto lui porta a casa 7 milioni di euro all'anno solo di stipendio. Sulle stock option paga solo il 12,5% di tasse.Quello qui sopra, con la faccia bruciata, ne paga circa il 27%.Non fate lo sforzo di indovinare chi è.martedì 4 dicembre 2007
Economia della fuffa e tempesta perfetta
Il tema è la bomba finanziaria insita nell'esposizione che le banche USA hanno in materia di concessione di credito tramite carte revolving e strumenti di pagamento differito.
Le cifre sono apocalittiche. Si parla di una esposizione di 900 miliardi di dollari e di una crescita del 13% delle insolvenze nell'ultimo trimestre.
Il fatto di avere un'esposizione finanziaria, di per sè, non è indice di cattiva gestione economica.La condizione è di avere la possibilità di poter contare su un reddito stabile nel tempo (che quanto meno cresca in funzione dell'inflazione), che l'incidenza dell'indebitamento sia tale da non superare questa capacità di generare reddito, e che questo (il debito) non cresca al di sopra della sostenibilità data dalle risorse utilizzabili per "onorarlo".
Se questi sono i sani "principi" di gestione patrimoniale e di tesoreria capitalistici (su questi un "guru" ci intrattenne amabilmente durante un seminario Ambrosetti), la realtà dell'economia è fatta dalla pervicace necessità di sostenere i consumi perchè, secondo il modello di valori attuale, questo è l'unico modo per far crescere la ricchezza e quindi allargare la soglia di benessere.
E poichè questo modello ha la necessità di finanziare rendite ed investimenti fissi spremendo plusvalore dal lavoro delle persone, non concedendo nulla sul fronte della distribuzione del reddito disponibile e tenendo bassi i salari, si offrono gli strumenti "finanziari" utili a permettere l'acquisto di beni e servizi indipendentemente dalla capacità di reggere nel lungo periodo lo sforzo necessario per garantirsi tutto questo "ben di Dio".
Il meccanismo soffre di una serie di incongruenze. Nella realtà americana questo significa che se non si rispettano i termini di pagamento del debito, si accede automaticamente ad una sorta di fido che viene rinnovato mensilmente. Un finanziamento sul finanziamento. la garanzia è data dal valore del"patrimonio" del debitore.Il bene spendibile per questo tipi di operazioni è, di solito, la casa.Il gioco funziona in presenza di un costante incremento del valore dell'immobile, che permette di accedere a nuove soglie di finanziamento, di un gioco tra domanda ed offerta che renda credibile l'incremento del valore e della speranza che l'economia tiri sine die.
Nell'ultimo periodo sono accadute due cose:
1- ribasso delle vendite di case in termini di valore e quantità
2- restrizione sul fronte del credito a causa del problema dato dai subprime
Una delle questioni che è emersa è che il credito per circa il 50% è utilizzato solo per pagare cure mediche (fonte Business Week ), La platea interessata è fatta da 46 milioni di americani che non hanno copertura assicurativa e che non sono così poveri da poter accedere all'assistenza pubblica. A questi si aggiungono altri 16 milioni di persone che hanno una franchigia sulla polizza fino a 10.000 dollari.
Come sempre dietro le cifre ci sono le persone con la loro vita. Questo significa, nella realtà, aumento della precarietà ed instabilità sociale. Un meccanismo che, dentro una società fatta da individui ridotti a particelle senza collegamenti e socialità da spendere, può generare mostri e la tentazione di garantire lo stile di vita a qualsiasi costo.
L'esposizione descritta in precedenza si somma alla criticità emersa con i titoli subprime. Per questi le stime peggiori parlano di "perdite" complessive che si avvicineranno ai 400 milioni di dollari.
In questo gioco l'Europa appare come un vaso di coccio. Dentro questo vaso di coccio un vasetto di cristallo come il nostro paese.
Nouriel Roubini individua due fattori critici prevalenti (per le famiglie) in presenza di una possibile recessione statunitense (caso peggiore):
1- la restrizione del credito avrà un impatto pesante sulle aziende europee che, più di quelle americane, risentono della necessità di finanziare le loro attività. questo dovrebbe dire meno investimenti, meno lavoro, meno produzione
2- lo scoppio della bolla edilizia dispiegherà i suoi effetti anche da noi, generando una modifica in basso del valore degli asset patrimoniali e quindi una ulteriore minus valenza sul patrimonio mobiliare spendibile(moneta) in caso di necessità di onorare i debiti (esempio mutuo).
L'altra questione che l'economista, in termini generali, mette in evidenza è l'insufficienza che si manifesta nel tentare di arginare i fenomeni di "restrizione del credito"dell'economia di mercato con strumenti di politica monetaria.
A fronte di un abbassamento del costo del danaro negli USA la stretta creditizia è peggiorata da Agosto ad oggi e lo sarà nel futuro.
In primo luogo perché se alla base della crisi finanziaria c'è un problema legato all'insolvenza di milioni di famiglie (e quindi all'economia reale ed alla capacità di produrre reddito sufficiente di milioni di famiglie), questa condiziona la possibilità di generare valore "reale" e quindi di rendere fluido il meccanismo su cui si regge l'economia materiale.
Di fronte a questo scenario, l'economia della speculazione (da noi) non soffre crisi. I prezzi aumentano indipendentemente da qualsiasi giustificazione o ragione di tipo economico. I salari perdono potere di acquisto a causa dell'inflazione ed i contratti di 8 milioni di lavoratori non vengono rinnovati.Le disparità aumentano, così come la fetta di popolazione povera o con scarse possibilità di soddisfare i bisogni essenziali.In tutto questo la priorità per sinistra ex-radicale, walter, Berlusconi e soci è quella di trovare assetti istituzionali diversi ed in grado di governare la macchina.
E se la macchina fosse già fuori controllo?
Ad una economia della fuffa specularmente corrisponde una politica di pari livello.
La questione (provocatoriamente massimalista)è: perchè mantenere in vita un sistema di relazioni ed istituzioni inadeguati?
lunedì 3 dicembre 2007
Il comunismo che non c'è
« Il comunismo non è una dottrina ma un movimento; non muove da principi ma da fatti. I comunisti non hanno come presupposto questa o quella filosofia, ma tutta la storia finora trascorsa e specialmente i suoi attuali risultati reali nei paesi civili. »
(Friedrich Engels)
« Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. »
(Karl Marx e Friedrich Engels)
Senza entrare nel merito di quello che è stato il dibattito sulla storia e sulle conseguenze che questa esperienza ha avuto su di noi, possiamo dire che uno dei presupposti di un movimento che si rapporta idealmente a questa ideologia ed al suo fine "utopico" è riconoscere, nella storia dell'umanità, una tensione ed un procedere a balzi. Così come la capacità di dare forma a nuove esperienze ed a nuove letture di quello che concretamente si muove intorno a noi.
Possiamo però coglierle se non ci liberiamo da una certa ortodossia? questo sia nel mondo dell'economia reale, della politica che in quello dell'esperienza concreta e della forma che un "movimento rivoluzionario" deve assumere in funzione del mutare delle circostanze?
Il nostro punto di vista è viziato dalla nostra cultura "occidentale", dal mito del progresso che si attua attraverso l'espansione della industrializzazione e della produzione di beni e servizi, con all'interno gli ideali "laici" e "cattolici" che ne formano la struttura ideologica.
Sul fronte dei diritti e dell'emancipazione,riusciamo a riconoscerli solo se questi stanno all'interno del perimetro dato dalla nostra storia.
Una interessante annotazione su questo concetto è quello che ci fornisce Toni Negri quando parla della "dialettica della sovranità coloniale".
In questo paragrafo cita, come esempio, tre personaggi a loro modo vicini all'idea di progresso e giustizia sociale:il vescovo Las Casas, Toussaint l'Overtoure e Carlo Marx.
Scrive Toni Negri:
"Nello stesso tempo, però, un'inequivocabile vocazione missionaria si lega indissolubilmente al progetto umanitario del buon vescovo del Chiapas.Di fatto, Las Casas può pensare l'uguaglianza solo in termini di similitudine: i nativi sono uguali per natura agli europei solo nella misura in cui sono degli europei in potenza, il che significa dei potenziali cristiani"
"Egli riconosce che l'umanità è una, ma non vede che è anche- e simultaneamente- molteplice"
"Per Toussant, la rivoluzione non è solo la ricerca della libertà dal dominio europeo per fare ritorno in Africa,....Toussaint guarda avanti, verso quelle forme di libertà che un mondo sempre più interconnesso rendeva ormai disponibili"
"A volte, però, Toussaint si esprime come se l'idea di libertà fosse stata creata da francesi e come se lui ei suoi compagni fossero diventati liberi per volere di Parigi"
" Marx inizia subito ricordando la brutalità con cui la "civilizzazione inglese" fu introdotta in India e i tormenti provocati dalla rapacità del capitalismo e del governo britannico.Ma egli mette in guardia dal reagire ....dimenticando quella prodotta dalle tradizioni della società indiana.....A parere di Marx, in determinate circostanze, il capitale ha una funzione progressiva.Come per Touisaint, anche per Marx non ha alcun senso liberarsi dalla dominazione straniera per restaurare le anguste forme di oppressione tradizionali.
venerdì 30 novembre 2007
Nuove professioni:avvocato tassista
"A Bologna ci sono 363 avvocati, su poco più di duemila presi in considerazione, che dichiarano reddito zero. Alcuni denunciano 1, 27, 28 euro, il che appare ancora più singolare. «Non è poi così singolare - nega il presidente dell'ordine Lucio Strazziari - considerando le condizioni della professione oggi e i tanti giovani che si affacciano a questo mestiere».
Vuol dire che non c´è spazio per tutti e che quindi è logico che ci siano professionisti poveri?
«Insomma, i notai in città sono 120, i taxisti poco più di 600, gli avvocati 3700. Un giovane che cominci oggi deve mettere in conto, se va bene, che per i primi 5 anni deve solo pagare le spese dello studio, del riscaldamento e le bollette. Si dice spesso che fanno gli avvocati solo i figli degli avvocati, ma non è vero. Chiunque può fare questa professione come dimostrano i numeri, ma è logico che se uno eredita uno studio avviato ha un vantaggio. Inoltre, non è detto che chi è iscritto poi faccia questo mestiere»."
Tenuto conto dello spirito delle liberalizzazioni e dello spirito del capitalismo, potrei suggerire la professione del tassista legale. Uno dei segreti dell'offerta del nuovo millennio, nei servizi, è quella di coniugare efficienza e qualità. la prima impatta sui costi, la seconda crea valore aggiunto, vantaggio competitivo e giustifica la differenza del prezzo in termini qualitativi. Ed allora invece di pagare bollette per nulla e per cinque anni a reddito zero, provate a creare una flotta business per le aziende, con giovani laureati alla guida, che offra consulenze di tipo legale in quei campi in cui il tempo del tragitto può offrire lo spazio per fornire "consigli" e "soluzioni". Una modalità operativa potrebbe essere quella di farsi anticipare al centralino la "questione" ed inviare lo specialista del ramo. Costo del servizio somma di corsa più consulenza.
Magari se qualcuno lo suggerisce a Walter questo si vende l'idea come frutto dell'Italia nuova che noi tutti vorremmo. E vi aiuta a finanziare il progetto con qualche coop.
Rimanendo a bomba su questo capitalismo da correggere e riformare, vorrei ricordare che qualcuno fa confusione tra liberalizzazioni e vantaggi per il consumatore. Nella vicenda romana abbiamo un sindaco decisionista che mentre dice di voler creare 500 licenze autorizza l'incremento del 21% delle tariffe (ferme da anni dicono). La questione è : in questo gioco cosa ci guadagna il consumatore?
giovedì 29 novembre 2007
Cosa è il caos?
Wikipedia
"La teoria del caos è stata anche utilizzata nelle critiche al Capital asset pricing model (CAPM). Il CAPM basa i suoi principi sul modello del mercato efficiente (IME), mentre la Teoria del caos[citazione necessaria] contesta i principi di questo modello e la figura dell'investitore razionale, e soprattutto che il prezzo di un titolo sconti immediatamente tutte le informazioni che pervengono dal titolo stesso.
Secondo i teorici gli investitori non reagiscono alle informazioni man mano che le ricevono, ma hanno memoria dei fatti passati, di quello che è accaduto. I mercati funzionano secondo un'ottica dinamica e non lineare.""La natura umana è di prendere quel che si vuole. Nasciamo così"
-Tratto da un treno per Yuma-
"Il nostro progenitore, Homo Sapiens, riusciva a mantenersi con 100-300 watts che era in grado di generare con il suo corpo. Che cosa fa oggi un uomo a New York?In media sfrutta circa 10.00 watts per tutte le attività che compie in una sola giornata e i negozi della metropoli gli offrono circa dieci miliardi di differenti tipoi di artefatti per realizzare ogni tipo di azione che potrebbe fare."
Prof. David Lane
"Cosa fai?"
"Niente, mi annoio. E tu?"
"Anche io"
-Da una conversazione tra due ragazzi di 13 anni
Conclusioni tratte da la teoria del caos e le sue implicazioni:
Di conseguenza, i sistemi caotici non possono più essere interpretati esclusivamente come imprevedibili anche se irregolari E' fondamentale sottolineare che il caos non è sinonimo di caso (curiosamente suo anagramma) come la logica potrebbe indurre a pensare e non si può parlare di completo disordine, in quanto i sistemi caotici, alla luce delle nuove scoperte della teoria del caos, sono sistemi dinamici sempre prevedibili a breve termine e, quindi, riconducibili ad una logica nuova più o meno complessa. Si può, dunque, paradossalmente affermare, in base a precise scoperte scientifiche, che nel caos c'è ordine.
mercoledì 28 novembre 2007
Rifondare cosa?
Cosa volete che capisca uno quando sente Giordano dire"A Gennaio ci vuole una nuova fase politica.Chiediamo una verifica" o Bertinotti affermare"Riproposta una evidente difficoltà tra esecutivo e parlamento".
La sindrome del cashmere attanaglia quell'accozzaglia di geni della politica che, purtroppo, ho votato. Gente che si avviluppa nella forma perchè manca di sostanza, di una strategia seria ed alternativa a tutto quanto ci circonda.
Cosa vorrei da costoro? In primo luogo che fossero messi nella condizione di godere in pace la loro pensione da notabili della politica.
Azzerare quella pletora di finti comunisti, alla ricerca del verbo che fu, sarebbe già un bell'inizio per ritrovare l'entusiasmo e ricominciare di nuovo.
Parole, chiacchiere, analisi di difficile interpretazione in sostanza il vuoto assoluto.
Il paradosso di una strategia alternativa è fare in modo che i processi in atto maturino fino in fondo.Lavorare in modo pesante su quelli. Senza guardare in faccia a nessuno. Assumersi il compito e la responsabilità di passare il proprio tempo in galera , se necessario.Riempire le strade ed i quartieri con la resistenza e la rabbia che c'è. Plasmarla e farla esplodere.Tenere conto delle situazioni concrete del suo popolo o di quello che aspira a rappresentare.
Quello che leggiamo è politichese, analisi tutte interne al sistema di valori e di compatibilità in essere.Nulla che vada al di là del proporre una logica del tipo " non esagerate troppo".
Mendicare pezzi di welfare, sapendo che il risultato è a somma zero, è una chiara indicazione di connivenza con il sistema in essere.
La questione, compagni, non sono le briciole. Quelle i borghesi "illuminati" ed i partiti "popolari" sanno bene quando e come distribuirle. Non c'è bisogno di rifondare nulla per quello.Basta quello che c'è. Cosa volete che cambi nella vita di una pensionata (esempio mia suocera) che ha 470€ al mese di pensione, che riesce a vivere in affitto solo perchè lo paga sua figlio (550€ al mese)e che divide il suo latte serale con la gatta?
Due giorni fa la parrocchia le ha fornito un pò del minimo per andare avanti e tra un pò avrà quella briciola che per questo anno, e fino a che ci saranno fondi, il governo di monsignore Prodi le darà.
Quello che vogliamo è un movimento che abbia come riferimento il pane nella sua totalità, ed il forno che lo cuoce con la materia prima che serve per alimentarlo e produrlo.Il resto sono chiacchiere inutili.
martedì 27 novembre 2007
Parole, significato ed applicazione pratica
"Posso ingaggiare la metà della classe lavoratrice per ammazzare l'altra metà"-Jay Gould
Hasta la vittoria siempre compagno Giordano

Il compagno Giordano ingoierà il rospo e parla di ultimo sacrificio. Di quali sacrifici parli non si capisce.Ignoriamo il curriculum e le sue esperienze da lavoratore con moglie e figli a carico, il fardello di far quadrare i conti tutti i mesi con quel poco della busta paga ed un futuro che non c'è.Però lui ingoierà il rospo e giura che sarà l'ultimo.Lui, l'uomo che in Fiat ricordano per essere arrivato con l'auto blu a parlare di difesa dei deboli ed a promettere miglioramenti. Mi ricorda tanto quel personaggio (lui e molti dei dirigenti rifondaroli) del film "giù la testa", che predicava rivoluzione, con gli occhialini da intellettuale, e che alla prima strizzata di palle denunciò i suoi compagni facendoli fucilare. Si ripresentò pulito al momento della imminente vittoria. Per fortuna qualcuno lo costrinse a spalare carbone ed a suicidarsi andando incontro ad un treno di federali.
Gli risponde l'altro compagno Russo Spena
"L'esecutivo, dopo la Finanziaria e la riforma dello stato sociale, si troverà alle prese con altre due spine: il decreto sulla sicurezza che approderà nei prossimi giorni nell'aula del Senato e il prossimo provvedimento per rifinanziare la missione militare in Afghanistan. Sul primo punto, infatti, il Prc non rinuncerà ai suoi emendamenti. "Il provvedimento va migliorato - fa messo le mano avanti il capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena -: per la sicurezza non si può calpestare lo stato di diritto".
Temiamo il modo in cui resisteranno i nostri.Aspettiamo, pazientemente, che questa schiera di "stronzi" si estingua o si tolga semplicemente dalle palle. Per manifesta incapacità. Che ricomincino da qualche scuola pubblica di periferia, in cattedra ad ascoltare la generazione che seppellirà tutti.In attesa delle nostre banlieue.
lunedì 26 novembre 2007
Un pò di tecnologia e spariscono i problemi
In buona sostanza circola l'idea che se si fosse in grado di ristrutturare l'apparato produttivo, incentivando la nascita di aziende in grado di produrre business ad alto valore tecnologico e, quindi, ad alto valore aggiunto, avremmo la possibilità di migliorare la produttività del sistema (rapporto tra fatturato e tempo di lavoro necessario), occupare una posizione strategica nel panorama internazionale ed avere vantaggi sul fronte dei redditi della manodopera impiegata.
La prima questione è: a fronte di un contesto economico che ama la deregolamentazione e la flessibilità, chi dovrebbe guidare questo processo?
La seconda è: a vantaggio di chi e, cosa non secondaria, secondo quale ordine gerarchico di interessi?
Queste sono le domande che pongo. E' ovvio che da comunista , per quanto mi riguarda, ho una opinione sulle due questioni.
Per dare un contributo mi limiterò a focalizzare la mia attenzione su due aspetti:
1- la politica aziendale rispetto al concetto di valore per gli azionisti
2- mercati finanziari e business
1- Eravamo abituati, un tempo, a valutare la forza di un'azienda in base ad una serie di indicatori che ne misuravano lo stato di salute nel breve e nel lungo periodo. Possiamo dire che, in genere, il rapporto tra attivo e passivo, il cash flow, la capacità di generare utili e la capacità di far fronte agli investimenti nel medio lungo periodo erano gli elementi su cui si centrava una analisi di tipo finanziario. Insieme a questa una proiezione dell'azienda sul contesto competitivo , le sue strategie di mercato, l'innovazione nell'offerta ed il posizionamento rispetto a segmenti di business maturi, in crescita o in declino.
Questo approccio necessitava di un contesto stabile, in cui il punto di riferimento era una logica "distributiva" : divisione degli utili e rapporto tra questi ed il valore nominale delle azioni.
Tutto l'armamentario, descritto prima, subì un notevole ridimensionamento nel periodo della new economy. In quel periodo ( che ricordo molto bene avendone frequentato da vicino qualche esponente di primo piano) quello che contava era il "valore" del progetto, il "valore" del management, l'idea di una economia immateriale in grado di creare valore indipendentemente dalla produzione tradizionale (manifatturiera).Sicuramente sono nate aziende importanti (poche) in grado di sfruttare meglio le nuove tecnologie (internet in primis) e di proporre nuovi prodotti e servizi al mercato, ma molto più vasto è stato il fronte di chi ha fallito trascinandosi dietro risorse importanti e distruggendo in men che non si dica i posti di lavoro che aveva creato.
Al mutare del contesto (flessibilizzazione di salari e prezzi) è mutata la strategia delle aziende.
Quella esperienza consolidò l'approccio ad una logica del capitale più interessato a massimizzare nel breve i profitti che a rendere stabile la certezza di poterne godere anche nel futuro. Tra gli esempi di questa "miopia" possiamo riportare alcuni esempi citati da Shankar Jha.
Nel 2000 Morgan Stanley aumentò i ricavi netti del 28% e gli utili per azione del 31%. Mancò, però, la previsione degli analisti del 6,8%. Il titolo, a dispetto dei risultati, subì una flessione del 6,8%.
Intel, nello stesso periodo, perse il 20% del proprio valore in borsa perchè (in quel trimestre) il fatturato era aumentato "solo" del 5% contro una previsione degli anlisti del 12%.
Quello che conta è massimizzare, nel breve, il capitale investito (valore dell'azione). Più questo aumenta meno interesse ha l'utile distribuito.In questa prospettiva l'azienda è interessante (per chi investe) in funzione delle sue strategie di valorizzazione del capitale.
Le prime leve, su cui si gioca per massimizzare i profitti, sono quelle dei costi del lavoro (salari) e di quelle attività che non rivestono una importanza strategica per le aziende.Su queste si opera con processi di terziarizzazione che hanno l'obiettivo di rendere flessibile l'impatto dei costi di quel "processo" sul prodotto, in funzione del suo andamento sul mercato.
Si danno a terzi i magazzini di stoccaggio, chi gestisce la logistica terziarizza a sua volta la distribuzione, si terziarizza il call center ed il centralino, la struttura commerciale subisce delle modifiche per cui si privilegiano agenti monomandatari rispetto a venditori diretti, l'I.T. aziendale viene tagliato e si standardizzano i software ed i processi di lavoro. In sostanza inizia una corsa verso l'efficienza che ha come prezzo, per le persone, un ridimensionamento delle mansioni (che impoveriscono in termini di valore) e del salario.Il valore creato deve remunerare l'investimento azionario.
Qualsiasi riorganizzazione dell'apparato produttivo in questa logica, ammesso che interessi a lor signori veramente, se lasciato in quelle mani perchè dovrebbe produrre risultati diversi in termini di distribuzione del "valore" creato per la comunità?
2- quello che contribuisce a condizionare questo approccio è il mercato finanziario e la deregolamentazione che ha subito.
I nuovi attori che decidono di investire in azioni hanno l'esigenza di massimizzare i profitti in conto capitale.
Sul fronte dell'offerta, la tecnologia ha spinto verso un abbattimento delle barriere che in qualche modo cercavano di rendere più cauti gli istituti di credito e le finanziarie nella concessione dei prestiti.
Il combinato di questi elementi funziona da detonatore di crisi violente. Se da un lato le deregolamentazioni spingono verso una precarizzazione delle fonti di reddito ed impattano pesantemente sulla sostenibilità degli standard di vita degli individui, nello stesso tempo producono aree di affari che il capitale non ignorerà mai nei periodi di espansione (quando è necessario trovare nuove forme di impiego alla liquidità generata dal sistema), ma che è pronto a sacrificare immediatamente nell'istante in cui si realizza in modo negativo il rischio.
Tra gli attori fondi pensione che legano il destino dei propri assistiti alle oscillazioni del mercato.
Se questi sono due elementi fondamentali del contesto economico, con quali proposte si presenta la sinistra (tutta) su questo scenario? E' sufficiente pensare che il contesto possa mutare solo perchè così sarebbe meglio? lasciando a quelle forze strategie e direzione di marcia?Cosa cambia, nella sostanza, per i lavoratori?
venerdì 23 novembre 2007
Statistiche- L'impero nel 1929 ed oggi
Nel 1929 negli Usa c'era un automobile ogni 5 abitanti. In Europa una ogni 84 abitanti.
Quel mercato potenziale attirò l'attenzione dei capitalisti americani che iniziarono ad investire nell'industria europea. la General Motors acquistò azioni della Adam Opel e la Ford iniziò a costruire stabilimenti in vari paesi europei.
Il maggiore generale Smedley D.Buttler ha così descritto la sua opera di custode di quegli interessi negli anni di massima espansione del capitalismo americano:
" ...ho trascorso la maggior parte del mio tempo a fare da gorilla per conto del grande capitale di Wall Street e dei banchieri. In breve, sono stato un gangster al servizio del capitalismo.Ho contribuito a rendere il Messico luogo sicuro per gli interessi petroliferi americani nel 1914.
...ad instaurare ad Haiti e a Cuba un'atmosfera decente per i ragazzi della National City Bank incaricati della riscossione degli utili...Ho contribuito a purificare il Nicaragua per la banca internazionale Brown Brothers nel 1909-1912..."
Nel 1929 il reddito nazionale prodotto fu di 81 miliardi di dollari.
Nel 1932 fu di 40 miliardi di dollari.
Il totale delle retribuzioni delle occupazioni non agricole fu di circa 52 miliardi di dollari nel 1929
Nel 1932 fu di 30 miliardi di dollari.
Il totale del reddito agricolo nel 29 fu di 12 miliardi di dollari
Nel 1932 di 5.
Fatto 100 l'indice di occupazione nel triennio 1923-1925, nel 1929 questo era pari a 106. Scese a 66 nel 1932.
L'indice dei contratti di costruzione passò da un totale di 117 nel 29 a 28 nel 1932.
Le esportazioni che ammontavano a 5241 milioni di dollari nel 29, passarono a 1611 milioni nel 32.
Il numero di corporations (banche escluse) nel 1929 ammontava a 300.000 unità.
200 di queste erano talmente grandi da battere tutte le altre messe insieme.
In quell'anno le 200 resero il 56,8% degli interessi, pagarono il 55,4% dei dividendi,registrarono il 56,8% degli utili netti.
Nel 1933, nonostante la crisi, la fetta delle 200 corporations fu proporzionalmente più grande che nel 1929.
Il loro patrimonio complessivo ammontava a 98 miliardi di dollari.
A queste si univano le 50 che predominavano nel settore finanziario.le relazioni tra il mondo della finanza e quello dell'industria manifatturiera erano strettamente connesse. Ed il controllo della parte finanziaria era molto forte in settori strategici ed ad alto valore aggiunto.
Ad esempio il gruppo Morgan-First National aveva rappresentanti nei consigli di amministrazione di General Electric, United States steel corporation, American telephone and telegraph company etc.
Le condizioni per una marcia senza ostacoli di quel capitalismo erano eccellenti, sia dal punto di vista politico interno che dalla forza che l'economia americana aveva fino ad allora espresso.
Cosa accadde e quale contraddizione si evidenziò in tutta la sua forza?
Cosa c'è di diverso ora?
Qui una analisi di Giorgio Paolucci sulla situazione oggi e sulle sue implicazioni internazionali
Gli Usa, da potenza creditrice a potenza debitrice
Fino a tutti i primi anni 1970 del secolo scorso gli Usa hanno fondato il loro potere sulla forza del loro apparato industriale come dimostra l’attivo fatto registrare dalla bilancia dei pagamenti e dalla posizione netta attiva sull’estero, cioè dalla differenza fra le attività detenute dagli operatori statunitensi all’estero e quelle detenute dagli operatori stranieri negli Usa. A partire già dai primi anni cinquanta, e a un ritmo vertiginoso dai primi anni 1980, le posizioni, però, si sono invertite: il paese che per le sue esportazioni era il più grande creditore del mondo è diventato con le sue importazioni il più grande debitore del mondo. Attualmente la bilancia dei pagamenti, che sostanzialmente rileva l’andamento del rapporto fra importazioni ed esportazioni, registra un deficit di circa 700 miliardi di dollari. Un andamento analogo ha subito anche il bilancio federale che, salvo qualche breve periodo come nella seconda metà degli anni 1990, risulta costantemente negativo. Dal 2000, l’ultimo anno in cui, grazie soprattutto al boom speculativo degli anni 1990, si chiuse con un attivo di circa 235 miliardi di dollari [2], si è passati a un disavanzo previsto per il 2006 di 423 miliardi di dollari. [3]
Non migliore è la posizione debitoria sia delle imprese sia dei privati. Sommati il debito delle imprese e quello dei privati ammontano a oltre trenta miliardi di dollari. Per finanziare questo gigantesco debito gli Usa importano qualcosa come oltre 3 miliardi di dollari al giorno assorbendo così più dell’80 per cento del risparmio mondiale.
Nessun paese al mondo potrebbe reggere un simile debito senza essere travolto dagli alti tassi di interesse che dovrebbe pagare per attrarre una massa così grandi di capitali dall’estero. Gli Usa, invece hanno continuato a ricevere capitali dall’estero anche con tassi di interesse prossimi allo zero. Solo negli ultimi due anni, nel tentativo di sgonfiare gradualmente la bolla speculativa che si è formata sul mercato immobiliare grazie anche al basso costo del denaro, la Federal Reserve ha portato i tassi al 5,25%, circa un punto più alti di quelli fissati dalla Bce per l’area dell’euro, area non gravata però da un simile posizione debitoria e con significativi attivi nella bilancia commerciale. Peraltro, la situazione debitoria degli Usa è molto più grave di quanto indichino i dati ufficiali viziati da un sistema di calcolo che in buona parte occulta le poste in bilancio già impegnate per i dipendenti pubblici e per i programmi pluriennali di assistenza sanitaria e previdenziale. Contabilizzare in modo corretto queste poste nel bilancio americano significherebbe, come ci informa il già citato Dolfini:
… portare il debito pubblico ad un livello pari a circa cinque volte il pil. Secondo i calcoli del Congressional Budget Office (Cbo), 4500 miliardi di dollari sono impegnati per la prima ragione [dipendenti pubblici — ndr], 38 mila sono il valore attuale degli impegni di assistenza sanitaria, 7 mila miliardi riguardano la previdenza. Il Cbo ha anche fatto una simulazione finalizzata a stimare le risorse necessarie per coprire l’insieme di questi debiti: ipotizzando una crescita annua del 3% del pil dal 2005 in poi, sarebbe necessario aumentare la pressione fiscale del 6,5% in maniera permanente. [4]
Come è noto, invece, nei programmi di Bush è previsto di confermare i tagli fiscali varati durante la precedente legislatura. Se ne evince con tutta evidenza che il sistema di finanziamento del debito Usa ormai prescinde dal livello delle risorse interne e si basa quasi esclusivamente sul flusso di capitali esteri in esso investiti nonostante la relativa bassa redditività dei titoli che questo debito rappresentano. Ciò è reso possibile grazie al fatto che il dollaro, a partire dagli anni ’40 del secolo scorso svolge, grazie al fatto che gli Usa sono stati fino a tutti gli ‘70 la prima potenza economica del mondo, il ruolo di moneta di riserva e di mezzo di pagamento internazionale per eccellenza. In dollari infatti sono tuttora denominate le transazioni creditorie e debitorie internazionali, i crediti e i debiti verso l’estero delle banche centrali e la gran parte delle loro riserve, la quasi totalità dei prezzi delle materie prime e in particolare quello del petrolio.
Ma nel secolo appena iniziato i rapporti di causalità si sono capovolti. Oggi gli Stati Uniti rappresentano la prima economia del mondo, nonostante il loro deficit e il loro debito verso l’estero, solo perché il dollaro rimane la moneta di riserva… l’America con le sue importazioni è diventato il più grande debitore del mondo e lo status del dollaro come moneta di riserva svolge una funzione paradossale: quella di consentire ai ricchi americani di venire finanziati dai poveri cinesi e indiani. [5]
In poche parole mentre in passato era la potenza dell’economia americana ad assicurare al dollaro il suo status di moneta privilegiata ora è il contrario: è lo status del dollaro che consente agli Usa di drenare risorse dall’estero ed essere così ancora la prima potenza del mondo. In ultima istanza il fulcro della odierna potenza statunitense è dato dalla dittatura del passato sul presente e che perciò non può prescindere dall’esercizio della forza.
La crescita della spesa militare
Dire forza significa dire soldati, armi, in una: spesa militare. Nel decennio che va dal 1980 al 1990, cioè negli anni cui si è verificata l’inversione dei rapporti di causalità a cui prima si faceva riferimento, le spese per la difesa del solo capitolo delle spese discrezionali, cioè quelle approvate dal Congresso di volta in volta e in cui , come vedremo meglio in seguito, si annida circa il 50 per cento delle spesa militare complessiva, sono raddoppiate passando da circa 250 a 400 miliardi di dollari, segno evidente che al venire meno della potenza economica ha fatto da contraltare il maggior impegno militare. [6]
E da allora questo trend non ha subito inversioni o rallentamenti di sorta.
Per l’anno fiscale 2007, i fondi assegnati direttamente al Pentagono ammontano a 439,3 miliardi di dollari. [7]
Ma, ci avverte ancora Dolfini:
Per avere un’idea corretta delle spese militari è necessario fare una ricognizione dell’intero bilancio federale. Infatti le spese militari in senso stretto — quelle iscritte nel bilancio del Pentagono — rappresentano in realtà il 50% del totale delle spese militari, dando così una versione più edulcorata della realtà. Secondo i calcoli dello storico dell’economia Robert Higgs (gennaio 2004), a queste bisogna aggiungere le poste di “natura militare” inscritte nei bilanci degli altri dipartimenti… Nell’anno fiscale 2002 la somma di tutte queste voci portava il totale degli esborsi defense related a poco meno di 600 miliardi di dollari contro i 35 miliardi assegnati direttamente al Pentagono. Mantenendo la stessa proporzione e considerando le poste straordinarie impegnante per le guerre in Iraq e Afghanistan, nell’anno finanziario 2004 i 400 miliardi di dollari circa iscritti nel bilancio del Dipartimento della Difesa sono diventati circa 750 miliardi di dollari, un livello pari a circa il 180% dell’intero disavanzo federale e a poco più del 110% del disavanzo con l’estero. [8]
Facendo questa stessa ricognizione per l’anno fiscale 2007, i 439,3 miliardi assegnati al Pentagono appaiono veramente come la famosa goccia nel mare. A essi, infatti, bisogna aggiungere altri “50 miliardi quale fondo…
di emergenza per la guerra globale al terrore” che unito ad altre voci porta la spesa totale ancora solo del Dipartimento della difesa a 504,8 miliardi di dollari. Siamo già a metà dell’intera spesa militare mondiale. [9]
Se poi a questa si aggiungono:
… gli oltre 10 miliardi di dollari per il mantenimento e l’ammodernamento dell’arsenale nucleare (iscritti nel bilancio del Dipartimento dell’energia), più altre spese di carattere militare: circa 45 miliardi (ufficiosi) per i servizi segreti, sempre più impegnati “nella guerra globale al terrore”; 38,3 miliardi per i militari a risposo, iscritti nel bilancio del Dipartimento per gli affari dei veterani: 43,5per il Dipartimento di sicurezza della patria si superano così i 640 miliardi di dollari. Ma non è finita. I 50 miliardi di dollari del “fondo di emergenza”, iscritti nel bilancio del Pentagono, rappresentano solo una piccola parte della spesa complessiva per la “guerra globale al terrore”. Finora solo la guerra in Iraq e Afghanistan è costata oltre 300 miliardi di dollari. Per coprire tale spesa si stanziano “fondi addizionali”, che si aggiungono al budget del Dipartimento della difesa. Nell’anno fiscale 2006 vengono stanziati a tale scopo 120 miliardi. Si prevede quindi che almeno altrettanto dovrà essere stanziato sotto forma di “fondi addizionali” nel 2007. I 640 miliardi di spesa militari saliranno così ad almeno 760 miliardi. [10]
E supera i 1000 miliardi di dollari se si tengono in conto anche i fondi stanziati per la “ricostruzione dell’Iraq”, quelli per il pagamento degli interessi relativi ai fondi stanziati e così via. D’altra parte è impensabile un processo di accumulazione del capitale, come è ormai divenuto quello statunitense, basato soprattutto sull’appropriazione parassitaria di plusvalore, senza il supporto della forza e di un apparato militare capace di esercitarla. Infatti, il signoraggio del dollaro, che ne è il presupposto, richiede che tutto ciò che è oggetto di scambio internazionale e che abbia una certa rilevanza nella formazione dei parametri macroeconomici della economia mondiale, sia denominato in dollari anche se è venuto meno il primato economico degli Usa. Il controllo di tutte le fonti di produzione, delle vie di trasporto del petrolio e del suo mercato come di tutte le principali materie prime nonché dei mercati finanziari, è dunque una condizione inderogabile sia per la conservazione del primato imperialistico statunitense sia per la salvaguardia del loro apparato economico-finanziario. Infatti:
Se prima il paese debitore — [oggi gli Usa se non fossero la prima potenza imperialistica — ndr] doveva alzare i tassi di interesse per attrarre capitali allo scopo di finanziare il disavanzo di bdp [della bilancia dei pagamenti — ndr], adesso è lo stesso disavanzo di bdp a generare i dollari necessari al proprio finanziamento, consentendo all’America di tenere bassi i tassi di interesse grazie al continuo acquisto di titoli del Tesoro da parte dei paesi “altri” (il reinvestimento del surplus di dollari in attività produttive è escluso: all’Opec che nel 1973 era pronta ad investire i petrodollari in aziende americane, venne detto, senza mezzi termini, che una simile azione “sarebbe stata considerata alla stregua di una dichiarazione di guerra”). [11]
Si costringe il mondo intero ad acquistare dollari per poter comprare petrolio ricevendone in cambio merci e/o valuta con cui pagare le proprie importazioni, ma si impedisce a chi accumula all’estero, per questa stessa ragione, dollari di trasformarli in attività produttive statunitensi imponendogli l’acquisto di altra carta cioè di buoni del Tesoro. In considerazione di ciò l’antropologo statunitense David Harvey, riferendosi al processo di accumulazione del capitale negli Usa, parla giustamente di “accumulazione per espropriazione”. [12]
Fatto tanto importante che:
Se questa capacità del dollaro scomparisse dall’oggi al domani i consumi in America sarebbero limitati alla produzione interna e i finanziamenti sarebbero limitati al risparmio nazionale [che è inesistente — ndr]: ne seguirebbe una terribile recessione del tipo di quella che ha colpito la Russia nell’agosto del 1998. [13]
Signoraggio del dollaro e spesa militare costituiscono pertanto un binomio inscindibile e insostituibile, pena il crollo immediato dell’impero.
Debito e Impero — art. cit.
[5] F. Arcucci — Per il paradosso del dollaro i poveri finanziano i ricchi — La Repubblica — Affari & Finanza del 9/5/2005 — Per un ulteriore approfondimento delle ragioni per cui i rapporti di causalità — come li chiama Arcucci — fra gli Usa e il mondo si siano capovolti vedi anche L’imperialismo e la guerra permanente — Strumenti di Bc n. 7 — Ed. Prometeo.
[6] Limes -Fonte BushBudget Charts — cit.
[7] F. Cantarelli — Il Bilancio Usa, solo cannoni — il Manifesto dell’8 febbraio 2006.
[8] M. Dolfini — art. cit.
[9] M. Dinucci — Noi dobbiamo prevalere — Il Manifesto dell’8 febbraio 2006.
[10] Ibid.
[11] M. Dolfino — art. Cit. — pag 34 Vedi D. Harley — La Guerra Perpetua — Il Saggiatore — 2006.
[12] Vedi D. Harley — La guerra perpetua — Il Saggiatore — 2006.
[13] F. Arcucci — art. Cit.
[14] Da: Il Bilancio Usa, solo cannoni. Art. cit.
[15] Ibid.








