giovedì 31 maggio 2007

Quelli che non hanno più votato la sinistra. Sinistra?

Ci sono tre interviste oggi sul quotidiano della mia città.Offrono lo spaccato del perchè, in molti, non hanno votato nessuno dei vari partiti della nostra amabile coalizione.
C'è l'insegnante incazzata nera per i seguenti motivi:
- Il contratto della categoria langue in un cassetto-
- Paga più tasse
- La scuola è abbandonata
- La sicurezza che non c'è
la frase migliore della intervista?
"E poi sono arrivati in massa, in maniera selvaggia, la città ne è piena e non c'è lavoro per tutti. E SENZA LAVORO CHE FAI? O RUBI O TI DROGHI. Il mondo cambia, certo, ma qui stiamo andando troppo in fretta"
L'operaio, al contrario, al seggio neanche ci è andato.Lui dice che nel 60, a Genova, menava botte da orbi alla polizia in piazza.
I suoi motivi:
- e' vero che la pensione è aumentata di 50€ al mese ma, con le nuove aliquote Ire, ne hanno tolti 90.
- Ho pagato per 6 mesi i ticket diagnostici
- hanno raddoppiato il bollo dell'auto ed i soldi per una nuova ed ecologica mancano.
- Sui DICO stendere un pietoso velo
la sua frase migliore?
"Mi viene rabbia, poi le lacrime agli occhi, perchè mi rendo conto che oggi le mie battaglie le devo combattere proprio contro il centrosinistra"
L'imprenditrice ha un chiodo fisso ed è il mantra della sua intervista
- Troppe tasse
- I dipendenti costano troppo
La frase migliore in assoluto
"ma non si può più andare avanti così.Per guidare il nostro paese serve un imprenditore,uno che ne capisca. SERVE BERLUSCONI."

Questo è il paese signori. Mediare con queste diverse motivazioni? Credo che il compito sia improbo.
Personalmente lascerei perdere l'imprenditrice (per inciso, nel dramma, apre un altro negozio di bellezza).
Quello che mi preoccupa è l'insegnate ed il magma di sentimenti che le scuotono l'anima. La immagino, studentessa, immersa nei suoi libri di filosofia.In qualche liceo in autogestione e dietro una bandiera in un corteo.
La ritrovo qui, in questa pagine di giornale e provo una profonda tristezza.

P.S.
Oggi mio figlio ha ricevuto una mail da un compagno di scuola.C'è scritto : Muori negro di merda.
Mio figlio ha tredici anni si chiama Lucas ed è di colore.
Penso che quella mail appartenga a quelli che, a questo mondo, vogliono metterci un bel freno.

mercoledì 30 maggio 2007

I conigli benpensanti ed i puntini sulle i.

C'è una categoria di persone che infesta il quotidiano di noi poveri mortali. Sono i conigli benpensanti, di ceto borghese, ricchi ed affermati nella società del nulla e del formalismo che, non sapendo come occupare il tempo, amano sempre mettere i puntini sulle i e fare i primi della classe.
Sul quotidiano La Stampa e comparsa (ieri 29 maggio) questa lettera:
Avete scritto "Gay Pride, aggredita Luxuria" Luxuria è un uomo. Dunque si scrive "aggredito" Luxuria.Speriamo che i russi lo menino perbene.
Firmato Dott.Arch. DanxxSalxx

La lettera è visibile a pag. 44 ed i titoli (dott.Arch.) li ha messi il signore che ha scritto.
Secondo me nella lettera c'è l'essenza di quella che è una mentalità piccolo borghese, da maggioranza silenziosa. Loro non sono razzisti, amano andare in chiesa e battersi il petto.L'importante è che ci sia un prete pronto ad ascoltarli e ad assolverli. la coscienza è un ornamento materiale messo lì all'altezza del buco del culo.Gente per bene, amano che il lavoro sporco lo facciano altri. Che siano nazisti con la croce ortodossa o poliziotti che proteggono la loro cittadella ordinata e ricca, poco importa. C'è da mantenere il decoro ed il modo non conta.
Magari fanno anche un bel mestiere, come il nostro architetto, incontrano gente figa.Se scavi a fondo poi scopri che in realtà progettano carceri e la loro laurea di merda serve ad abbellire quelle cose lì.
E' gente che al semaforo brucia il rosso e ti urla stronzo se non fai in fretta sulle strisce pedonali,contano sulla velocità della fuga.Conigli in buona sostanza.
Il problema è che non tutti sono tolleranti come Luxuria, magari se non fai in fretta vengono lì, battono sul finestrino e ti chiedono: senti perchè non scendi e me lo dici in faccia.
Un pò come con il nostro architetto. Mi verrebbe da chiedergli : scusa ma perchè non ci provi tu a menare me, per bene.Invece di appaltare ad altri il lavoro?
Questione di stile e di sostanza.

martedì 29 maggio 2007

All'avvocato che mi onora delle sue visite

Caro Luc Simo (per capirci),
uno si chiede, visto il tuo bellissimo curriculum e la tua esperienza in materia di diritto (quello che interessa la gente con la grana), perchè mi dedichi del tempo? Forse gli affari languono? Non hai sufficienti meeting a cui partecipare,' libri da recensire? oppure semplicemente ti manca un pò di ginnastica sessuale e non sai come sfogarti (la mamma non è che ti ha fatto tanto bello). Capisco bene, adesso, tanta pignoleria nell'uso dei termini e nella corretta disposizione delle frasi. un maestro della forma e della retorica lontano dalla sostanza delle cose.
Uno progressista così e così attento alla forma mi farebbe piacere sapere quanto dichiara nella sua denuncia dei redditi.

Il diritto di essere contro

Tratto da http://www.sinistra.net, riporto un articolo in cui si parla di relazione tra "diritto", "norma" e rapporti di forza tra forze antagoniste.




Capitalismo e processi politici

Ieri


Epidemia mondiale di processi politici... Per tacere di quelli non politici di cui la stampa abbevera la insaziata clientela di lettori avida di giallismo e sempre più sottoposta in grande stile alla educazione «democratica» del trionfante americanismo, rispetto ai sistemi del quale le divulgazioni fasciste e naziste erano capolavori di sincerità e decenza.

Da un piccolo secoletto a questa parte i socialisti marxisti dicono che ogni processo politico è una superidiozia e deridono parimenti l'impiego attivo e passivo di un tale espediente.

L'8 febbraio del 1849 un giovane dottorino in legge, tal Carlo Marx, dinanzi ai giurati di Colonia, difendeva sé e i suoi compagni dalla accusa di eccitamento alla rivolta. Naturalmente egli, come anche i suoi allievi di tempo meno remoti, non tralasciò di scendere alla schermaglia sulla dizione formale della legge concreta per prendere per lo strascico della toga il procuratore generale di servizio. Ma il succo del suo discorso fu la dimostrazione che ogni applicazione dei principi e dei metodi giudiziari al conflitto politico è una vuota commedia in cui le parti sono distribuite sempre al rovescio, come un palcoscenico su cui un primo amoroso in gonnella recitasse la scena madre alla donna barbuta.

La dimostrazione data è che il comune denominatore della legalità tra le parti in conflitto politico e storico non esiste, e che in questo contrasto il giudice che detta la sentenza è uno solo: la forza.

L'imputato marxista può dunque prendere in castagna i maneggiatori inabili dell'apparato legale contingente, ma non piange né protesta mai per la legalità e costituzionalità conculcate, per le offese alla libertà e alla giustizia, ed anzi delle crisi che sconvolgono dalle loro basi tali istituti si compiace e ne fa le basi della sua critica implacabile.

Nel torno di tempo del processo di Colonia erano tre le forze in gioco sul piano storico: la Corona prussiana, l'assemblea parlamentare sorta a Berlino dalla costituzione strappata coi moti del 1848, i gruppi rivoluzionari di avanguardia fondati sulla nascente classe operaia tedesca. I rapporti di forza, disse Marx in sostanza, sono in due anni rapidamente cambiati: la costituzione e il diritto hanno subito un vero terremoto e la storia ha fatto volare all'aria i «pezzi di carta». Il problema è di vedere quale delle forze ha battuto le altre e quale potrà muovere nell'avvenire alla riscossa, non quale sia la normativa a cui tutte dovrebbero per una comune intesa sottostare.

La nostra impostazione che deriva il diritto dalla forza e non viceversa, nei momenti cruciali della storia risulta essere accettata anche dagli altri. Nel 1847 il monarca prussiano assoluto saldo sul piano legittimista dichiarava altamente che non avrebbe posto tra sé e il suo popolo nessun pezzo di carta. Ma dopo le barricate del marzo del 1848 giurava fedeltà ad una costituzione liberale. Dopo un lungo conflitto con l'assemblea nel 1849 la Corona riesce a ristabilire il potere assoluto; indi il processo al gruppo estremista renano che aveva incitato il popolo ad insorgere contro la Corona. L'accusatore presenta come legale il primo e il secondo trapasso, pretendendo che il re avesse di sua iniziativa «sospeso» un suo diritto e poi se lo fosse ripreso. Lo ridicolizza facilmente l'accusato mostrando che nel primo caso il re nulla concesse, ma il suo potere fu infranto ed egli ne abbandonò una parte nel tentativo di salvare il rimanente, nel secondo caso vinse la controrivoluzione e non esitò a lacerare la nuova legalità istituita. Chi dunque ha infranto la legge? Tutti lo hanno tentato, e quelli che vi sono riusciti processano gli altri: determinante suprema è la forza, rivoluzionaria o controrivoluzionaria. Il gruppo operaio, spiega Marx, ha lottato per mandare innanzi la infingarda e vile borghesia di Germania, non per vivere con lei all'ombra di un nuovo stato di diritto, ma per procedere ben oltre: la chiusa è questa.
«Il risultato necessario di tutto questo intreccio non può essere altro che o la vittoria completa della controrivoluzione o una nuova rivoluzione vittoriosa».
Le droghe non si usavano ancora, ma sembra chiaro che il dottor Marx aveva confessato. Fu assolto.

Oggi
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Sicurezza dello Stato, difesa della legalità costituzionale, tribunali speciali, tribunali del popolo, corti per i criminali di guerra, tutto questo armamentario ammorba le atmosfere dall'alba all'occaso. In America processano i comunisti (e magari lo fossero!) seguitando ad elaborare il brillante istituto di diritto liberale secondo cui ogni opinione e organizzazione politica è ammessa, a meno che non vi sia in programma l'abbattimento del sistema statale in vigore. Al che gli stalinisti invece di rispondere che con questo si ritorna al puro legittimismo capitalista, perfettamente analogo a quello feudale di Federico di Prussia, reagiscono col dichiarare una calunnia il loro proposito di preparare la classe operaia alla lotta armata per la sua dittatura, che rivendicano la legalità e insorgerebbero, se mai, solo a difesa di questa contro la «provocazione» reazionaria. E di chi mai, in quel felice paese, dove non si dispone di uno straccio di Asburgo di Borbone o di Hohenzollern? Forse di Montezuma o di Bisonte Nero?

Nella grande Rivoluzione Russa il magnifico gruppo bolscevico marxista che ristabilì la linea della visione comunista nelle decisive polemiche sul terrorismo contro i rinnegati della nostra scuola, poiché appunto ebbe in sorte dalla storia di attuare a Leningrado e a Mosca quello che il giovane Marx tratteggiava per Colonia e per Berlino, ossia due rivoluzioni che incalzano alle reni due controrivoluzioni, dovette sorbirsi una nauseante eredità storica di giustizia rivoluzionaria e tribunali di popolo. Marxisti del calibro di un Lenin, di un Trotzky, di un Bucharin erano ansiosi di liquidare per sempre questa bassa paccottiglia letteraria e lo si vide anche nel famoso cosiddetto processo ai socialisti rivoluzionari passati alla opposizione e alla cospirazione contro il potere dei bolscevichi. Queste non sono pratiche per pseudo magistrati ma per comitati di azione della classe rivoluzionaria del potere rivoluzionario o - inorridite pure - del partito.

Quando il partito che conduce la lotta al potere proclama e teorizza senza infingimenti la dottrina storica della forza e dichiara senza ipocriti scandalismi che solo l'esito della lotta armata ha nella storia stabilito chi debba prendere il seggio di giudice chi di accusatore e chi lo scranno del re, annunzia l'uso della violenza non come una ritorsione ma come un mezzo di indispensabile iniziativa politica, e denunzia per sempre il riconoscimento di principii e di magistrati vecchi e nuovi neutri nel conflitto, solo allora si va verso una vittoria rivoluzionaria che oltre ad aprire la via ad una società nuova chiuderà la catena delle rappresaglie e delle vendette inutilmente e crudelmente sanguinarie. Questo il non dissimulato Terrorismo dei marxisti.

Oggi che tutti proclamano programmi di tolleranza, di libertà e di democrazia, vuoi parlamentare, vuoi popolare, vuoi progressiva, tutti si mostrano pronti a colpire spietatamente il vinto, anche ridotto all'impotenza; tutti processano condannano fucilano impiccano.

Qui si protesta perché quelli hanno condannato il cardinale, quelli stessi strillano per troppo lieve condanna al comandante fascista, insieme hanno plaudito le forche di Norimberga e di Tokio.

Tutti sono ferventi paladini di legalità da rispettare e indignati dei tradimenti all'ordine costituito dello Stato. Ma è Stato popolare e di diritto? E chi lo stabilisce? Ciò che è sicuro è solo che si tratta del potere di fatto, in quanto ha potuto catturare chi rompeva le scatole e metterlo in gabbia. Una giustificazione legale è alla portata di tutti. Siete marxisti? Vi piace per caso un marxismo che cambia ogni diecina di anni? Prendiamo un Engels del 1885, maturo, no?
«I partiti ufficiali rinfacciano al partito socialista di essere rivoluzionario, di non riconoscere il terreno legale creato nel 1866 e nel 1871, e che perciò si pone fuori del diritto comune. Ma che cosa è mai il terreno legale del 1866 se non un terreno rivoluzionario? Allora si ruppe il patto federale e si dichiarò guerra ai collegati. No; risponde Bismarck, furono gli altri a rompere il trattato federale. Al che si può rispondere che un partito rivoluzionario deve essere abbastanza balordo se esso non trova per ogni levata di scudi dei motivi giuridici per lo meno tanto plausibili quanto quelli di Bismarck nel 1866».

La borghesia seppe deflorare ogni legittimità, i falsi capi operai di oggi non blaterano di altro che di legalità. La discussione sul diritto di Francesco Giuseppe di Bismarck e dei socialisti tedeschi vale quella sulla legalità dei governi di Mussolini Badoglio o De Gasperi, degli ufficiali fascisti repubblichini o partigiani.

Di processo in processo e di caccia ai traditori in caccia ai traditori, la forza rivoluzionaria degli operai va alla rovina. Andiamo verso il processo alla volante rossa e la polemica si fa sulla tesi di libertà costituzionale e - ma udite! - di moralità sociale!

La classe operaia in Italia e negli altri paesi è battuta e tradita se non riesce a portare la sua battaglia fuori dalle graveolenti aule giudiziarie, se non rifiuta ogni magistrato sovrano e ogni giustizia che non sia quella che si farà colle sue mani.

Deve dichiarare di lottare contro e fuori della costituzione, degna quella italiana di oggi, più di ogni altra, della definizione del dottor Marx in quel discorso:
«questa astratta bagattella italica, il pezzo di carta».

lunedì 28 maggio 2007

Il dominio ed il sabotaggio

Nel 1796 Gracco Babeuf tentò di rovesciare il governo di Francia con la cosiddetta congiura degli eguali.Sognava una società libera dalla proprietà privata perchè, pensava, che in quel modo fosse possibile fondare una società "comunista" in cui gli uomini si sentissero "eguali".
All'epoca la nuova borghesia organizzava feste faraoniche, gli ideali della rivoluzione avevano lasciato spazio ad idee più pragmatiche ed il destino di Babeuf fu quello dei tanti rivoluzionari che si sono succeduti nella storia: perdere la scommessa e morire.
Quando nel 1804 Napoleone si fece incoronare imperatore, in poco tempo le libertà garantite dal codice civile furono annullate. Unica eccezione la proprietà privata.La chiesa francese nel 1806 pubblicò un catechismo imperiale che imponeva, come primo dovere di buon cristiano, la fedeltà all'imperatore.
La Rivoluzione aveva promosso i francesi al rango di cittadini.da quel momento tornarono ad essere sudditi.
la maggior parte della gente si adeguò a quello stato di cose.Barattò coscienza e libertà per un pò di pancia piena. La politica espansionistica garantiva maggiori ricchezze, il prezzo lo pagavano gli spagnoli e tutti gli altri popoli conquistati.
Se si prendono pezzi di storia, le frasi dei leader di quegli anni si costruisce un mosaico che riporta all'eterna lotta tra chi spinge all'estremo la rottura con uno status di cose consolidate e chi da questo si difende.
Gli strumenti sono sempre gli stessi.L'ambizione a cambiare le cose identica.La capacità del potere di resistere e di perpetuare il dominio con nuovi mezzi e nuovi complici non cambia nell'arco dei secoli.Che si tratti di un pezzo di terra, di un ruscello, di quello che la terra produce, di ciò che gli uomini danno e tolgono il punto di partenza è sempre lo stesso:chi ha diritto a governare e distribuire le risorse?Intorno a questo si costruiscono morali, ideologie,strumenti di dominio e di repressione, consenso ed alleanze, codici, regolamenti e leggi.Contro questo si costruisce il sabotaggio, da parte di chi non accetta e di chi non vuole subire.

domenica 27 maggio 2007

Il linguaggio violento

"Comunque la questione è molto semplice: devono essere aggregati i post in cui si descrive l'omicidio politico come forma legittima di lotta? Se la risposta è no, allora il post della Valent andava censurato"

Questo è quanto ha scritto un blogger commentando un post di Tisbe.
Il punto è quanto siamo disposti a tollerare e ad ascoltare discorsi sulla violenza e sull'omicidio politico.
E chi è legittimato a farli.
Josuè De Castro un giorno, parlando del suo continente, disse"IO, CHE HO RICEVUTO UN PREMIO INTERNAZIONALE PER LA PACE, PENSO CHE-DISGRAZIATAMENTE-PER L'AMERICA LATINA NON VI SIA ALTRA SOLUZIONE CHE LA VIOLENZA"
Il signor McNamara, quando era presidente della Banca Mondiale, affermò che il cervello dei poveri pensa in media il 25% in meno di quello dei ricchi. Sulla base di queste affermazioni si sviluppò una teoria di controllo delle nascite (o selezione delle stesse)che con calcoli matematici molto sofisticati dimostrò come ad un riduzione della fertilità del 50% (in un paese in via di sviluppo) corrispondeva un aumento del reddito pro capite del 40%.
Qualche giorno fa ci fu proposto un video in cui Craxi giustificava il terrorismo palestinese. Posso aggiungere che in funzione della proprietà transitiva anche quello politico.
Sui muri di La Paz, scrive Eduardo Galeano nel suo "le vene aperte dell'America Latina", comparve una scritta che diceva"per risolvere il problema della povertà e della violenza uccidete i poveri"
Dentro Kilombo c'è chi ha l'ambizione di dare forma "consentita" a ciò che per antonomasia non può averne, il linguaggio ed il significato delle cose.
Un peloso perbenismo che dovrebbe andare fino in fondo sempre.
Chi è che stabilisce la gerarchia della violenza nelle espressioni?
Anche io ne vorrei vedere molti "morire ammazzati" come nel miglior gergo popolare.Come Dacia.
E allora? Facciamo il pelo alle intenzioni?
A voler essere così non rimane che guardarsi allo specchio e declamare alla luna. Si corrono meno rischi.
Il 15 di Maggio correva l'anniversario del "suicidio" di Ulrike Mainhof.Io la ricordo anche perchè non ho ancora ben capito la differenza con il Che.

venerdì 25 maggio 2007

Ipocriti

Montezemolo vuole dare lezioni un pò a tutti. Uno che porta a casa settemilionidieuro all'anno senza aver mai lavorato per me merita di governare questo paese.
Sono sicuro che troveranno spazio, presso la sua consorteria di potere, i vari Fassino, Rutelli e Bersani .
Volete mettere questi cavalli di razza?
Monti appartiene per lignaggio e storia alla grande famiglia Fiat.
Quell'azienda contro la quale si ruppero le corna gli operai durante i lontani 37 giorni di sciopero (1980) contro i 23.000 licenziamenti annunciati.
Alla fine di quel periodo 28.000 lavoratori furono messi in cassa integrazione a zero ore. Di questi 167 si suicidarono per la depressione e molti altri ricorsero ai servizi di igiene mentale.
Quasi nessuno tornò in fabbrica.
Alla stessa azienda furono addebitate 357.077 schedature tra gli anni 1949 e 1971(processo sulle schedature).
Gente con l'anima candida questi signori.
Durante gli scioperi del 1980 Fassino governava il PCI a Torino. Secondo i dirigenti di quel partito l'accordo, che portava alla sconfitta di un'intera classe, doveva essere siglato a tutti i costi.Per qualcuno di loro gli operai costituivano un problema di ordine pubblico.
Quell'accordo fu stilato direttamente da Romiti su invito di Luciano Lama. "Cosi' facciamo prima" disse il segretario generale della CGIL.
Se guardate indietro e cercate i nomi di chi era classe dirigente, troverete come i padri hanno passato il testimone ai figli. Quasi sempre gli stessi protagonisti della nostra storia.
Credete ancora alle favole quando qualcuno di quelli si alza e dice "c'è bisogno di una politica nuova e di una nuova classe dirigente"

giovedì 17 maggio 2007

Storie di militanza - Napoli 2

Bertinotti ha detto di non esagerare

Il compagno, dopo profonde riflessioni ascetiche, ha detto che la democrazia ha un costo e che, però, non bisogna esagerare (non deve essere esorbitante, le sue parole).
Potremmo suggerirgli di pubblicare qualche altro (inutile) libro e, con i ricavi di quello, pagare lo stipendio ai mestieranti del suo partito. O di ospitarli nella sua splendida casa, di proprietà di un ente previdenziale (o sbaglio?)dove paga ad equo canone, per risolvere almeno un paio di casi di caro affitto.
Intanto abbiamo uno dei pochi record difficilmente battibile,
CINQUECENTOSETTANTAQUATTROMILADUECENTOQUINDICI auto blu, contro le 73.000 degli USA che hanno sei volte gli abitanti dell'Italia. Ci risparmiamo l'analisi dei costi di mantenimento ed i danni causati all'ambiente (mezza finanziaria solo per la prima cosa ed 11,4 milioni di metri cubi d'acqua solo per pulirle).
Durante il periodo della rivoluzione francese, il terzo stato (il 98% della popolazione) si ruppe le balle dei privilegi di clero ed aristocrazia. Loro pagavano le tasse e, con quelle, oltre che mantenere una corte di privilegiati, sovvenzionarono una campagna militare a sostegno delle colonie americane in lotta contro l'Inghilterra.Il primo esempio di esportazione della democrazia da parte di un potere che, a casa sua, faceva valere il principio dell'assolutismo .Un pò di "borghesi" ed "aristocratici" illuminati, in verità, si sarebbero accontentati di una riforma delle modalità di rappresentanza con il passaggio dalla monarchia assoluta a quella parlamentare. I "sanculotti" no.Loro andavano in giro con un cappello rosso ed una coccarda con l'effige dei colori della bandiera francese. Rappresentavano una classe di persone senza nulla, nè di tipo materiale nè di tipo formale. La faccenda si fece complicata, le riforme diventarono "radicali" e volarono un pò di teste oltre che di privilegi.
La borghesia giocò bene le sue carte e, da una repubblica di eguali, si passò ad una repubblica di "eguali sulla carta" ma profondamente "diseguali" nella sostanza.La proprietà privata fu garantita e difesa da norme molto efficaci.Norme fatte per proteggere grandi patrimoni piuttosto che il possesso di quello che ti serve per vivere dignitosamente.
Anche allora l'informazione giocava un ruolo, limitato ma efficace. 100.000 libri furono distribuiti per evidenziare come venivano spesi i soldi delle tasse, pagate dal "popolo", e chi di quelli si arricchiva.
Una classe dirigente fu spazzata via. Fu buttato un seme di speranza, anche se con modi e forme che videro lo scatenarsi di una violenza cieca e bruta. Capita sempre così con le rivoluzioni.
Oggi godiamo di un sistema parlamentare "democratico". In cui i rappresentanti del popolo vengono scelti dai partiti. I partiti nominano loro uomini nei consigli di amministrazione che gestiscono vari aspetti della cosa pubblica. In questi consigli d'amministrazione si incontrano con altri consiglieri espressione della società civile. quella parte di società civile che ha soldi e potere, non tutta la società civile.Un reticolo di relazioni e frequentazioni che forma una formidabile rete di resistenza a qualsiasi ipotesi di cambiamento reale nel paese. Un paese in cui i "sanculotti" non hanno rappresentanza. Un paese in cui vale il principio di una democrazia che costa e che deve costare. Purchè non esageri troppo e faccia in modo che "quelli" non se ne accorgano.

martedì 15 maggio 2007

Giordano tra gli operai e le poltrone in Piemonte

I compagni Giordano e Ferrero si sono presentati di fronte ai cancelli della Fiat. Volevano rendersi conto del sentire degli azionisti di riferimento del loro partito.
Coerentemente con il loro status attuale, l'abbigliamento era costituito da giacca e cravatta, l'optional l'auto Thesis Blu che si utilizza anche a Roma. Giusto per non prenderci per il culo.
Cosa si aspettassero da questa visita non si sa.
Quello che hanno raccolto, nell'ordine, sono richieste di "restituzione del TFR, scippato", "non fare scherzi sulla pensione e abolizione dello scalone","una dignitosa e coerente uscita dal governo, se non sono in grado di raggiungere dei risultati che giustifichino la fiducia accordata ".
Altre questioncelle hanno riguardato "la gestione dell'affare Turigliatto" e "la posizione non coerente sulla questione Afghanistan".
Probabilmente gli operai Fiat sono persone troppo semplici e con categorie di pensiero troppo nette per capire le sottigliezze e la complessità della politica.
Fanno fatica a capire come mai, un corpo sociale che pesa per un terzo della forza lavoro, non disponga di una capacità di rappresentanza efficace.
Sono abituati a fare i conti con il loro magro salario, vedono i loro figli inseguire modelli sociali difficilmente raggiungibili ma che, nel concreto, servono solo a farli sentire più soli e distanti dal resto della società.
Non riescono a trovare il modo di ricostruire valori identitari di classe con tutti quelli che vivono da precari la questione del lavoro, e da "nuovi poveri" quella del salario .
In questo non gli aiuta nè il partito nè il sindacato che, al contrario, persegue scambi tra flessibilità e mance salariali, diritti e ritirate sugli stessi.
Vedono un rimasuglio di intellettuali perdere il loro prezioso tempo a fare schermaglie ideologiche su come fare crescere il PIL e la competitività del paese, piuttosto che di debito pubblico e d'interessi sulla spesa.
La loro economia parte dalle loro condizioni materiali. Dal reddito disponibile e dal come la ricchezza viene distribuita.
Agli stessi operai capita di aprire il giornale (quello che una volta chiamavano LA BUGIARDA") e leggere che gli enti pubblici sono nelle mani dei" collezionisti di poltrone "
Uno di questi, tal Jona Celesia di 71 anni, ha un record di 72 incarichi, inseguito da certo dott. Risoli con 50.
Guardano alla società ed alla sua struttura piramidale, al come la politica ha creato, di fatto, una classe di persone autoreferenziali. Gestori di un potere fatto da cordate di amici degli amici. Dove, anche se esprimi posizioni radicali, risulta difficile non essere accecati dalle sirene che ti danzano attorno. Specie se rinunci al rapporto quotidiano con la tua classe di riferimento e ti rifugi dietro i finestrini di una Lancia Thesis.
Cosa vogliamo comunicare a queste persone e come?
Io suggerisco qualche accorgimento di tipo mediatico.
Annunciare che un segretario di partito rimane in carica al massimo per due congressi e poi torna a fare militanza. Il fine? consentire una rotazione della classe dirigente.Che un deputato di quella coalizione non frequenterà il palazzo per più di una legislatura.Farei l'elenco dei consiglieri di amministrazione distribuiti tra le varie società e quanto sono della mia parte politica, le motivazioni ed i compensi oltre che i risultati del lavoro svolto.
Chiederei ad un segretario confederale di tornare a lavorare a fine mandato.
Rinforzerei i rappresentanti di fabbrica, o del luogo di lavoro, e rinuncerei a qualche centinaio di funzionari che del sindacato hanno fatto un business.
Inizierei a chiedere quanti dei figli dei soliti noti hanno esperienza di call center e quanti partecipano a concorsi pubblici.
Inizierei, in sostanza, una battaglia di trasparenza e civiltà. Un modo di marcare il terreno e le differenze. Probabilmente, allora, ci risulterà più facile comunicare e farci ascoltare.

sabato 12 maggio 2007

I suicidi dimenticati e la lotta in Valle di Susa


Ieri, come segno di solidarietà con la lotta degli abitanti di Serre, i Valsusini, si sono presentati alla stazione di Borgone di Susa, hanno acquistato il biglietto per poter accedervi ed hanno bloccato per circa un'ora la circolazione. Non ci sono stati incidenti ed i viaggiatori non hanno protestato. Al contrario. Trecento persone, uomini e donne di tutte le età compresa una folta schiera di bambini. Famiglie. Un po' come gli Spartani alle Termopili.
S'avanza un modo diverso di lottare. Su obiettivi chiari ed in grado di coinvolgere, in modo trasversale, le persone. Da quello, lontani dagli spazi istituzionali, un modo di comunicare e far crescere valori e conoscenza alternativi al dilagare di un pensiero che omologa tutto. Che dà legittimità solo a quello che trova forme di rappresentanza filtrate da apparati di partito e da associazioni istituzionali di vario genere (sindacati in primo luogo).
La lotta della Valle di Susa è una lotta che ha visto consumarsi tragedie.Una di queste riguarda due ragazzi vivi nella coscienza di qualche ragazzo e compagno dei centri sociali.
Sole e Baleno.
Il 5 Marzo del 1998, insieme a Silvano Pellissero, furono arrestati con l'accusa di "associazione sovversiva con finalità di terrorismo".
Il 28 Marzo si suicidò Baleno. L'11 Luglio anche Soledad decide di porre fine alla sua vita nella comunità sotto i ponti dove era agli arresti domiciliari.
A Settembre di quell'anno morì suicida anche Enrico De Simone, il fondatore della comunità sottoiponti presso cui Soledad aveva trovato ospitalità.
L'anno successivo, in Argentina, è la volta di Pasquale Cavaliere consigliere dei verdi, uno dei pochi a non aver abbandonato quei ragazzi anche nei momenti peggiori.
Il 21 Novembre 2001 la corte di cassazione invalida l'accusa di attività terroristica.
La storia di quei ragazzi è una pagina oscura per tutti. Oscura per una sinistra che, molto velocemente, si accodò a quanti erano in cerca di un colpevole da individuare. Oscura per l'informazione, che creò uno stato di tensione nell'opinione pubblica cavalcando un'onda emotiva che portò all'isolamento di tantissimi ragazzi.Oscura per quanti al posto del "perchè" dettero giudizi pieni di pregiudizi e condanne scontate.
Una storia che, nel suo piccolo, ripropose lo schema di Pinelli e Valpreda. la differenza in questo caso l'ha fatta l'assenza di un movimento che non ha saputo trovare la forza di proteggere la sua gente.

Vi riporto la lettera che scrisse Soledad dopo il suicidio del suo compagno



Compagni

la rabbia mi domina in questo momento. Io ho sempre pensato che ognuno è responsabile di quello che fa, però questa volta ci sono dei colpevoli e voglio dire a voce molto alta chi sono stati quelli che hanno ucciso Edo: lo Stato, i giudici, i magistrati, il giornalismo, il T.A.V., la Polizia, il carcere, tutte le leggi, le regole e tutta quella società serva che accetta questo sistema.

Noi abbiamo lottato sempre contro queste imposizioni e' per questo che siamo finiti in galera.

La galera e' un posto di tortura fisica e psichica, qua non si dispone di assolutamente niente, non si può decidere a che ora alzarsi, che cosa mangiare, con chi parlare, chi incontrare, a che ora vedere il sole. Per tutto bisogna fare una "domandina", anche per leggere un libro. Rumore di chiavi, di cancelli che si aprono e si chiudono, voci che non dicono niente, voci che fanno eco in questi corridoi freddi, scarpe di gomma per non fare rumore ed essere spiati nei momenti meno pensati, la luce di una pila che alla sera controlla il tuo sonno, posta controllata, parole vietate.

Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte.

Così ti ammazzano tutti i giorni, piano piano per farti sentire più dolore, invece Edo ha voluto finire subito con questo male infernale. Almeno lui si e' permesso di avere un ultimo gesto di minima liberà, di decidere lui quando finirla con questa tortura.

Intanto mi castigano e mi mettono in isolamento, questo non solo vuol dire non vedere nessuno, questo vuol dire non essere informata di niente, non avere nulla neanche una coperta, hanno paura che io mi uccida, secondo loro il mio e' un isolamento cautelare, lo fanno per "salvaguardarmi" e così deresponsabilizzarsi se anche io decido di finire con questa tortura.

Non mi lasciano piangere in pace, non mi lasciano avere un ultimo incontro con il mio Baleno.

Ho per 24 ore al giorno, un'agente di custodia a non più di 5 metri di distanza.

Dopo quello che e' successo sono venuti i politici dei Verdi a farmi le condoglianze eper tranquillizzarmi non hanno avuto idea migliore che dirmi: "adesso sicuramente tutto si risolverà più in fretta, dopo l'accaduto tutti staranno dietro al processo con maggiore attenzione, magari ti daranno anche gli arresti domiciliari".

Dopo questo discorso io ero senza parole, stupita, però ho potuto rispondere se c'è bisogno della morte di una persona per commuovere un pezzo di merda, in questo caso il giudice.

Insisto, in carcere hanno ammazzato altre persone e oggi hanno ucciso Edo, questi terroristi che hanno la licenza di ammazzare.

Io cercherò la forza da qualche parte, non lo sò, sinceramente non ho più voglia, però devo continuare, lo farò per la mia dignità e in nome di Edo.

L'unica cosa che mi tranquillizza sapere e' che Edo non soffre più. Protesto, protesto con tanta rabbia e dolore.

Sole

P.S. Se mettermi in carcere vuol dire castigare una persona, mi hanno già castigata con la morte o meglio con l'assassinio di Edo. Oggi ho iniziato lo sciopero della fame, chiedendo la mia libertà e la distruzione di tutta l'istituzione carceraria. La condanna la pagherò tutti i giorni della mia vita.

Guerra allo stato. Serre, provincia di salerno

La presidente della regione Piemonte (Bresso) guadagna 14.000€ al mese. Nell'intervista che le è stata fatta giustifica questo "salario" con il fatto che lei "lavora dalle 7.30 del mattino alle 8.30 della sera".Bontà sua, è convinta che il salario di un operaio sia mediamente da aumentare. Il tempo che normalmente passiamo fuori casa, per lavorare, è pressoché identico a quello della s.ra Bresso.
1 ora per raggiungere il posto di lavoro, 9 ore tra lavoro e pausa, 1 ora per tornare a casa.
La differenza la fanno, oltre allo stipendio, i benefits , l'usura, lo scoglionamento, le relazioni e le opportunità che lasci ai tuoi figli.

I soldi che guadagna la Bresso sono più o meno quelli che guadagna Bassolino. Nella sua regione c'è un emergenza rifiuti che è tale da parecchi anni.
Il Presidente Bassolino è lì praticamente da sempre e, con vari titoli, è uno dei protagonisti della gestione di quella regione e di quel problema.
Nella sua Campania, ad Acerra ed in altri sette comuni, certi tumori uccidono trenta volte di più che nel resto del paese.Il rischio delle malformazioni congenite cresce dell'83%.
Uno studio dell'Istituto superiore della sanità e del CNR offre un quadro desolante della relazione che c'è tra malattie e degrado ambientale in circa 196 comuni campani.Le donne di quelle zone si ammalano 12 volte di più di tumore rispetto alla media italiana.Il rischio di morire di cancro al fegato è più elevato del 29%.
In quelle zone è stato spacciato come concime un micidiale mix fatto da diossina, amianto, mercurio e fanghi tossici.
Questo intruglio è stato venduto come fertilizzante ed è stato usato per coltivare i campi in giro per l'Italia.

La Bresso e Bassolino sono il prodotto di un partito (i DS) che, insieme alla Margherita, si pone come punto di riferimento per la conduzione del paese.
Se voi chiedete a questi signori in virtù di cosa pensano di meritare i lauti compensi che sono di loro appannaggio, vi rispondono che lavorano 12 ore al giorno (questo lo dicono loro e bisogna fidarsi).

Il parlamento italiano e le istituzioni in genere, non rappresentano la fotografia della società italiana. Se provate a fare un'indagine su quelle che sono le classi più rappresentate, ci trovate :
Avvocati e liberi professionisti
Giornalisti e funzionari di partito o di sindacato
Imprenditori etc.
Quella classe di persone che possiamo definire come Operai, precari e soggetti a basso reddito non ha praticamente referenti in quasi nessun organo rappresentativo (parlamento, senato, regioni, comuni etc.).
Quella classe di persone in realtà è il paese. I soli metalmeccanici rappresentano il 33% della forza lavoro italiana.

Mentre scrivo questo articolo a Serre (Campania), centinaia di persone si oppongono con i loro corpi alla polizia. Il sindaco ha dichiarato" Siamo in guerra con lo stato".
Non vogliono che si realizzi una discarica in un parco ecologico.
I signori Ferrero e Pecoraro Scanio non hanno firmato il decreto governativo. Continuano a sedere al loro posto.Con questo hanno esaurito il loro compito di rappresentanti di quella sinistra alternativa che vorrebbe fare cartello a sinistra del PD.

Bisogna ragionare in modo razionale di fronte ad un caleidoscopio così eterogeneo di quelli che sono i fenomeni della nostra società. Te lo chiedono tutti quelli che rifiutano la "demagogia" ed il "qualunquismo".
la prospettiva che abbiamo di fronte è quella di una società fatta a pezzi, in cui gruppi di potere autoreferenziali governano il conflitto e fanno affari.
La gente, quella che non ha voce, fa fatica a liberare le braccia da questa commistione fatta da politici, mafie di vario genere ed apparati dello stato.
L'unico modo efficace di reagire che vedo, oggi, è rappresentato da quanti fanno muro,pacifico e passivo, con i loro corpi alle scelte di una casta di soggetti rappresentanti e custodi di interessi "forti" e che dietro un loro rappresentante istituzionale "dichiarano guerra allo stato".

venerdì 11 maggio 2007

Io di me, ricordi di militanza-Napoli 1

Quelli che non ricorda nessuno

C'è molta gente che ha voglia di celebrare la morte mettendo insieme gente con storie diverse.Un modo per espiare con i conformisti e rendere un servizio alla non storia.
Vogliamo ricordare, qui per un momento e per un giorno, giusto il tempo che qualcuno legga, quelli di cui nessuno celebra il giorno della memoria.
Franco Serantini morto nel 1972, ucciso durante una manifestazione
Giuseppe Pinelli, morto suicida per mano amica
Francesco Giuri, ucciso durante un conflitto a fuoco nel 1978
Barbara Azzaroni, uccisa a Torino durante uno scontro a fuoco nel 1979
Matteo Caggegi, ucciso a Torino nel 1979 durante uno scontro a fuoco
Maria Antonietta Berna, muore per lo scoppio accidentale di un ordigno 1979
Angelo del Santo, muore per lo scoppio accidentale di un ordigno 1979
Alberto Graziani, muore per lo scoppio accidentale di un ordigno 1979
Manfredi De Stefano, muore per un aneurisma in carcere nel 1984
Gino Liverani morto in Nicaragua nel 1988
Paolo Sivieri, morto suicida in carcere nel 1989

In un paese che perdonò quasi immediatamente i fascisti e che fa fatica a liberarsi delle scorie di quella ideologia, ci può essere spazio per il recupero di una memoria storica di gente scomoda.
Voglio potere celebrare quelle morti per poter vivere con un pò di ottimismo il futuro.Con l'immagine di compagni, ragazzi e ragazze che "assurdamente" si bruciarono la vita per scoprire alla fine con le parole di Camus che " Chi ama un essere umano lo ama nel presente. La rivoluzione vuole amare l'essere umano che non esiste"

giovedì 10 maggio 2007

La questione dell'immigrazione e la delinquenza

Parlare di extracomunitari oggi significa parlare di delinquenza e criminalità.nell'immaginario collettivo la questione dell'immigrazione è legata, per lo più, agli strumenti di tipo repressivo che bisogna utilizzare per contrastare i fenomeni di microdelinquenza che occupano le pagine dei giornali.
Lo spunto "moralista" da cui si parte è questo: Queste persone arrivano nel nostro paese e si devono adattare alle regole di convivenza ed ai valori che ci siamo dati in questa comunità".
Da qui il passaggio ad una assimilazione di questi sotto tutti i profili(comportamento adeguato e consono al vivere civile, costumi ed abbigliamento, valori culturali e religiosi etc.) è un passo obbligato secondo la maggior parte degli opinionisti e del sentire comune.
Prima ancora del fatto delinquenziale quello che ci interessa è l'assimilazione "culturale" di questi soggetti.
Una delle motivazioni di fondo è la paura della perdita di un'identità che è una sintesi di razza, radici religiose e stile di vita che identificano l'uomo e la donna italiana.
Che dietro questa inesorabile conquista ci siano dati "oggettivi" e fenomeni epocali difficilmente contrastabili, con le parole e le norme, è una cosa che sembra non interessare nessuno.
Basterebbe citare, dentro i nostri confini l'invecchiamento della popolazione, la necessità( per il sistema contributivo,economico e civile )di nuove braccia in sostituzione di quelle che strutturalmente mancano per mantenere un equilibrio di sostenibilità del nostro sistema di vita.
Fuori dai nostri confini, la migrazione di milioni di persone in funzione dei cambiamenti climatici e dei fenomeni di desertificazione con la conseguente mancanza di risorse primarie per la sopravvivenza, lo sviluppo di un'economia predatrice di materie prime in quei paesi in cambio del nulla, il disinteresse allo sviluppo di una classe dirigente locale in grado di gestire le tensioni sociali e dare risposte alla domanda di giustizia ed equità.
Neanche la storia ci ha insegnato molto ed i fenomeni di migrazione di massa, in cerca di nuove condizioni ed opportunità di vita, che hanno portato al disfacimento di imperi sono un segnale troppo lontano nel tempo.
Il punto da cui si dovrebbe partire, per me, è la convenienza ad accelerare fenomeni d'integrazione tra i vari soggetti e le varie culture, che abbia l'obiettivo di creare una nuova comunità multietnica e che trovi nella necessità della convivenza e del rispetto dell'altro la sua principale prospettiva di sopravvivenza.
Sul fenomeno dell'immigrato, come soggetto debole e portato a delinquere, ci sono due documenti che analizzano la situazione delle carceri italiane.
Nello studio della IRES vengono elaborati una serie di dati e correlati ai fenomeni a cui danno vita.
Nel 1990 l'incidenza della popolazione carceraria extracomunitaria era del 13,1%
Nel 2003 si è passati al 29,3%
Tale fenomeno è tipico degli stati occidentali in cui si manifestano massicci flussi migratori (gli USA detengono il record), ed andrebbe correlato alla crescita della incidenza della popolazione extracomunitaria rispetto a quella locale.
Un 1° dato che viene messo in evidenza è che gli italiani riescono ad utilizzare in modo maggiore le pene alternative alla detenzione.
Questo in ragione di due elementi:
1- possibilità di un lavoro stabile
2- consolidata rete di relazioni famigliari
La seconda analisi riguarda la tipologia di reati consumati e l'incidenza di quanto, su questi, pesino gli immigrati.
A giugno 2003 la popolazione carceraria era di 215.514 persone.
Tre tipologie di reato, da sole, ne assorbivano più del 50% (Spaccio e detenzione di droga 32.000 reclusi, legge sulle armi 37.000, reati contro il patrimonio 64.225)
Per quanto riguarda il contributo degli extracomunitari alla popolazione carceraria, in fz. dei singoli reati, a quella data la situazione era la seguente:
Associazione di stampo mafioso 0.2%
Reati economici 0.9%
legge armi 5.5%
reati contro il patrimonio 16,7%
Droga e spaccio 33%
Prostituzione 75%
Legge stranieri 85%
Il terzo elemento è la presenza preponderante di "clandestini" nella popolazione carceraria.
Quello che il dott. Alain Gaussot mette in evidenza in una ricerca simile, è la sostituzione della manovalanza italiana, con extracomunitari, nelle organizzazioni criminali, in particolar modo nel commercio e spaccio di droga e prostituzione.
L'altra questione evidenziata è come le organizzazioni criminali si siano spartite la filiera, in modo da far occupare ai soggetti maggiormente deboli e ricattabili gli ultimi anelli della catena.
Una filiera che può essere rappresentata da un'organizzazione che si occupa del trasferimento di braccia (tratta),una della manipolazione (locale) e logistica per il prodotto/servizio, una della organizzazione finanziaria per l'investimento e la gestione del surplus (mafia, camorra e organizzazioni locali). Una sorta di riproposizione della catena del valore che si studia nelle varie università di economia e di business.
Questo modello organizzativo ha bisogno di norme repressive e di politiche di emarginazione per poter contare su una massa di sottoproletari da impiegare a bassissimo costo e pochi rischi.
Processi sociali inclusivi, in grado di dare opportunità e strutture a queste persone toglierebbero loro una parte del mare in cui nuotano.
L'altra questione riguarda una politica di lotta alla criminalità che miri maggiormente alla testa piuttosto che alle braccia.
Esiste, su questo fronte, una classe politica lungimirante?
Voglio chiudere questo articolo con un dato sull'utilizzo dei clandestini da parte dell'economia "lecita".
Da giugno 2006, a Torino, sono stati controllati 169 cantieri. Di questi 63 hanno riscontrato irregolarità urbanistiche ed in 28 è stato individuato l'utilizzo di clandestini. Otto datori di lavoro sono stati denunciati.
Sarebbe interessante estendere il controllo alle centinaia di boite e fabbriche dell'interland.
Una domanda: secondo voi, di quanto si è ingrossato l'esercito dei potenziali criminali con quei clandestini spariti dai cantieri?

lunedì 7 maggio 2007

La storia di due donne, una terrorista ed un'operaia.Recensione a due libri


Ho appena finito di leggere due libri.Il primo è la storia autobiografica di Ines Arciuolo, il titolo è "A casa non ci torno", è stato pubblicato da Stampa Alternativa ed è disponibile in libreria da poco tempo.
Se non lo trovate potete cercarlo sul sito www.stampalternativa.it/wordpress

Il secondo è intitolato "Disoccupate le strade dai sogni, la vita di Ulrike meinhof"
L'autore è Alois Prinz ed è pubblicato da Arcana.
Il primo libro racconta della storia di una donna, una comunista che inizia la sa militanza in un paese campano negli anni del secondo dopoguerra.
Milita all'inizio nel PCI,è operaia alla Brionvega ed alla Fiat di Torino.
Nel 1979 viene licenziata e fa parte dei 61 accusati di terrorismo da parte dell'azienda torinese. Partecipa alle lotte di Mirafiori che si conclusero con la marcia dei 40.000.
In seguito decise di andarsene in Nicaragua dove è vissuta per cinque anni impegnata nelle lotte (con il fucile in mano) di emancipazione di quella gente.Parla, nel suo libro, del conflitto tra operai e padroni.Due categorie che sembrano essere scomparse dal linguaggio della politica e della sociologia.Oggi si parla di consumatori e cittadini.Qualcuno, con il poco che è rimasto, si intestardisce a chiamare le cose ed i fenomeni sociali secondo un uso della parola che tende a dare il significato intrinseco alle cose.
Significato che vuole rappresentare i fenomeni per quello che realmente sono.
Ines ci descrive un mondo in cui si lotta per conquistare, giorno per giorno, il poco che permise a tanti di migliorare le proprie condizioni di vita.Ci narra delle sue emozioni e delle sconfitte.Dei conflitti tra compagni e della disperata ricerca di qualcosa che potesse dare risposte alla sua ricerca.
Il secondo libro narra di Ulrike Meinhof, della sua educazione borghese e piena di valori "cattolici", della sua formazione scolastica e dell'influenza che ebbero su di lei le teorie di Rudolf Steiner,della comprensione di quello che rappresentò il nazismo per il suo paese,della convinzione che non era possibile che i fronti svanissero e non si distinguessero il bene ed il male e che non fosse chiaro chi stava da una parte e chi dall'altra, delle sue frequentazioni e dell'impegno in politica dal 68 in poi.Della scelta della lotta armata e del suo "suicidio".
"secondo il teologo Thieleke la frattura nella vita di Ulrike è da considerarsi come la caduta di Lucifero.
L'ex presidente della Germania, Heinemann alla notizia della sua morte dichiarò "Per quanto incomprensibile, tutto ciò che ha fatto l'ha fatto per noi"
Riproporre due storie che rappresentano il conflitto e lo scontro ha, per me, il pregio di portare alla nostra attenzione l'essenza di quello che attraversa la società ogni giorno.Una lotta senza fine tra forze che si contrastano sul modo in cui pensiamo di governare e gestire i rapporti tra le persone, le classi, i popoli e le diverse culture. Del modo in cui quello che c'è (merce, risorse, ricchezza) debba essere condiviso e distribuito, secondo quali interessi e quali rapporti di forza. Di come questo ultimo aspetto sia la chiave intorno a cui si dibatte e ci si divide. Di quali valori si rappresentano in questo.Le loro storie ci raccontano di una ricerca individuale e collettiva. Ricerca portata anche a dare risposte estreme.
Nel consigliarvi la lettura dei due libri, vi lascio con un breve incipit preso da quelle pagine.


INES ARCIUOLO
«Papà, che succede tra la Cina e l’Unione Sovietica?» gli avevo chiesto una sera sul balcone dove, prima di andare a letto, fumava l’unica sigaretta del giorno. «È molto complicato, ma se fossi più giovane aprirei una sezione cinese» mi aveva risposto pensieroso, guardando nel vuoto.

Il rapporto di Kruscev che stigmatizzava la politica di Stalin e tuonava la sua condanna al «culto della personalità», all’accanimento del potere e ai conseguenti crimini, lo sconvolse. Dovette essere molto doloroso per lui venire a conoscenza della verità. Come tanti compagni della sua generazione aveva amato Stalin: era stato lui, come per milioni di persone, l’uomo che aveva sconfitto Hitlet, e punto di riferimento per chiunque nel mondo lottasse per una società più giusta.

Le conseguenze di quelle rivelazioni furono devastanti; non tardarono a formarsi le fazioni che vedevano i compagni schierati su posizioni contrapposte e la lotta che si scatenò all’interno del partito fu senza esclusione di colpi. Lunghe, accanite discussioni caratterizzarono quel periodo. Con quale feroce accanimento lo attaccavano quei compagni che lui stesso aveva formato! Alcuni di loro, grazie anche al suo impegno, erano diventati senatori o deputato al Parlamento. I chierici del partito sfoderarono il ben noto, velenoso moralismo.



ALOIS PRINZ
Secondo lo scrittore e filosofo Camus l'uomo è l'unica creatura che può rifiutarsi di essere quello che è,condizione che rende ogni individuo un potenziale ribelle........Ogni volta che l'uomo si ribella è perchè ha oltrepassato la soglia della sopportazione.E' come se dicesse:finora era ancora possibile sopportare, ma ora basta, mi difenderò.A questo punto è evidente che un ribelle non cerca sempre e solo il conflitto.Agisce perchè desidera proteggere qualcosa a cui tiene molto e che considera prezioso.Chi denuncia l'ingiustizia vuole giustizia.Chi si oppone all'insensatezza, reclama un senso. Forse senza saperlo, ogni ribelle è alla ricerca dell'amore, di una morale o di qualcosa di sacro.Accanto ad ogni negazione ha sempre anche un'affermazione.
Questi due aspetti entrano in contraddizione quando il ribelle, nel momento della negazione, ricorre a mezzi contrari ai suoi principi, ad esempio combattendo la violenza con la violenza, la menzogna con la menzogna. Solo gli spiriti mediocri, scrive Camus, risolvono con semplicità questo conflitto. per gli spiriti eccelsi è un terribile dilemma da cui spesso non riescono ad uscire, anche se può condurli alla morte."

La censura e le regole di Kilombo

domenica 6 maggio 2007

sabato 5 maggio 2007

Tutto questo casino per morire Democristiani?

Quando si sciolse la balena bianca, sembrava che la metastasi avesse fatto il suo corso e che nessuna speranza ci fosse per i residuati di quella stagione.
Insieme a loro erano spariti i socialisti ed il PCI cambiò nome e pelle.
E dopo tanta strada cosa ci rimane?
Un partito di ex DC (la Margherita) che riesce a far sciogliere l'ultimo residuo di partito parasocialdemocratico d'Italia.
Una offensiva clericale sul tema dei diritti con toni da inquisizione e immagini di cilicio inquietanti.
Un presidente del consiglio ex D.C. con una politica alla Don Abbondio.
Un passaggio di consegne tra zio (Letta) e nipote (Letta) che rappresenta bene il potere, quello vero.
Gli amici degli amici che si spartiscono e dividono tutto.
Quella piovra che allora aveva qualche corrente, adesso può contare su :
Margherita, UDC, Nuova D.C., Mastella, L'Italia di Mezzo, Il partito delle autonomie (Sicilia), i moderati(formazione piemontese) e qualcos'altro che ho perso per strada.
Siamo circondati ed ormai il territorio è indifendibile.
A questo aggiungiamo Forza Italia ed il quadro dell'estremismo conservatore e clericale è fatto.
E' come l'immagine di Blob, una massa vischiosa e repellente pronta ad entrare in tutti i pori della società.
Da quella roba, scaturirono le energie di una bellissima stagione di lotte.
Non ho idea se vedremo di nuovo un periodo del genere. Spero solo di non morire con l'immagine dello scudo crociato sui manifesti elettorali.

Gli extracomunitari? buoni solo come carne da macello

Abderrahim Belgaid ha 42 anni, adesso è su una sedia a rotelle e non potrà camminare per il resto della sua vita
Aberrhaim è assistito 24 ore su 24 dalle sue due sorelle..
La sua colpa? Aver chiesto insistentemente di essere pagato dal suo datore di lavoro.
Aberrahim prima di allora era un infermiere, uno di quelli sotto contratto di una cooperativa dal nome evocativo : Vita serena.
Il suo capo, un signore di nome Arcuri, infastidito dalla sua richiesta non trova di meglio che prenderlo a botte. Abdou rimane a terra con una lesione alla spina dorsale.
Ai poliziotti e soccorritori chiese una pistola per uccidersi perchè aveva capito l'entità del problema.
Lui è un marocchino e la tesi del suo capo è legittima. E' sicuramente ubriaco.
E come tale è stato trattato.
Ora è in corso un processo e Abdou non ha i soldi per chiedere giustizia come è suo diritto.
Ad esempio non può fare azioni esecutive sui beni del suo aggressore (Ferrari ed ammennicoli vari) perchè costa troppo dar corso alla procedura.
Molti di quelli che crepano sui cantieri o nei luoghi di lavoro sono extracomunitari.
Gente sotto ricatto il più delle volte.
In attesa che qualcuno liberi questo mondo da tutte le ipocrisie dei benpensanti, forse possiamo fare qualcosa per lui.
Se qualcuno ha voglia, istituire un conto corrente su cui indirizzare soldi che consentano a queste persone di far valere i propri diritti sotto il profilo civile e penale.
Pagare un'assistenza legale degna.
Se siete d'accordo fate girare questa storia e proviamo ad organizzarci

giovedì 3 maggio 2007

Perchè i sindacalisti condannano Rivera?

Le cose della politichetta fanno il loro corso. Dopo il concerto del 1° Maggio i sindacati si sono affrettati a censurare le parole di Rivera, il presidente della camera ha detto una cazzata senza significato (una roba tipo non bisogna fare rumore),Prodi ha invitato ad abbassare i toni (come se fosse una colpa esprimere una opinione), la Rai ha detto che lei non centra un cazzo con i testi e che si è limitata a trasmettere il concerto ( facendo passare l'idea che i testi di quelli che ha sotto contratto sono controllati), la destra si è scatenata per difendere il Santo Padre (quello che da quando è papa è infallibile), l'Osservatore Romano ha calato il due di briscola dando del terrorista a Rivera (ed io ingenuo che ero fermo agli squadroni della morte ed alle bombe dei fascisti).Non ho colto dichiarazioni dal colle.
Le voci per la libertà di espressione? Poche e sommesse.
La sensazione è che le parole atterriscono, come sempre, molto più di manifestazioni oceaniche.
Tutti a blaterare, ma nessuno che abbia detto semplicemente che quello che era stato raccontato è vero.
L'immagine riporta ad casta di iscritti ad un club esclusivo (quello della politica e di quello che le viaggia in modo trasversale attorno) che parlano tra di loro, in modo politicamente corretto ed a bassa voce.
Distante tanta gente. Sempre più distante.

martedì 1 maggio 2007

Vietato parlare dei preti

DALLA REPUBBLICA

Rivera rincara la dose. "Il Papa ha detto che non crede nell'evoluzionismo. Sono d'accordo, infatti la chiesa non si è mai evoluta", ha detto alla folla di giovani della piazza. "Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, a Franco e per uno della banda della Magliana. E' giusto così - ha sottolineato Rivera - assieme a Gesù Cristo non c'erano due malati di Sla, ma c'erano due ladroni".

I tre sepolcri imbiancati della triplice si sono incazzati per queste battute.
Tutta la mia solidarietà a Rivera.
Quei tre, quando li vedremo nelle fabbriche o in qualche call center, mandiamoli a fanculo.

Perchè si festeggia lo sfruttamento ?

La memoria ci riporta agli scontri di Haymarket nel 1886.Lo sciopero era stato dichiarato per rivendicare giornate di lavoro di otto ore.Negli scontri tra manifestanti e polizia ci furono circa 20 morti e decine di feriti. In un lungo filo rosso a quegli avvenimenti è legata la lotta di classe. Una lotta in cui la differenza tra padroni e lavoratori è chiara, o almeno lo era in passato.
Perchè festa del lavoro?
Potrebbe essere una festa se il valore che ognuno di noi dà a quello che produce (merci o servizi) fosse retribuito nel modo giusto.
Se non fosse semplicemente un impiccio od un costo nella maggior parte dei casi.Se i diritti ad esso legati fossero rispettati, se gli stessi diritti fossero estesi invece che ridotti.
Una festa celebra cose belle e conquiste. Non vedo grandi conquiste negli ultimi anni, solo molte sconfitte.
Il lavoro contribuisce a dare valore ad una comunità.Perchè crea solidarietà nello stesso spazio che dividi con chi è nella tua stessa condizione.Oggi crea individualismo mal retribuito.Soggetti disgregati e senza prospettiva.
Ed in tutto questo chi è dalla parte del mondo del lavoro?
Forse i sepolcri imbiancati che ho visto sfilare questa mattina, a torino, con l'unica cosa rossa che è rimasta a loro? Una coccarda.