lunedì 29 settembre 2008

Ballando sul Titanic prima di affondare



(Impossibile anche immaginare da dove ripartire: dopo una settimana di trattative il piano era già "lievitato" da 3 a 106 pagine, si era riempito di clausole volute dai due partiti, ma non era mai abbastanza. Hanno votato contro 95 democratici e 133 repubblicani, per i primi il piano era troppo sbilanciato verso Wall Street e troppo penalizzante per i cittadini comuni. Per i secondi invece era indigeribile una legge che si presentava come il più consistente intervento pubblico nell'economia degli Stati Uniti dai tempi della Grande Depressione, non si poteva approvare un piano in odore di "socialismo".)-Repubblica

Questi ballano mentre la nave affonda.Questione di tempo, poi l'acqua salirà ed inghiottirà anche loro dopo aver fatto strage di quelli della terza classe.Quella vicino alla sala macchine.
Nel mezzo ci sarà una corsa faticosa su per la scala che porta sul ponte di coperta.Travolgerà molte delle cose ordinate con cura in tutti questi anni e quella gente, nel panico, non guarderà in faccia a nessuno.
Per buttarsi dove, poi? In un mare aperto da cui non si intravedono isole in cui rifugiarsi?
La cosa incredibile di questa vicenda è il come si sta realizzando questa sorta di rivoluzione sociale. Escono sconfitti due mondi.Quello intransigente del liberismo ad ogni costo e quello "politico" della mediazione rappresentato dal partito democratico.
Gli americani si rendono conto che, comunque vada, non sarà più come prima.Garantire il loro ordine nel mondo costa miliardi di dollari.Fino ad ora il loro deficit è stato pagato da altri.Si sono ingrassati facendo debiti e vivendo giorno per giorno. Hanno voltato, spesso, la faccia dall'altra parte per non guardare chi e come pagava il prezzo di quel benessere.Si ritrovano con una montagna di fuffa tra le mani.Quello che aveva valore non lo ha più o lo perde a rotta di collo, le pensioni dipendono da come sono stati bravi a speculare, la carta straccia adesso ha il valore della carta straccia, per quanto si siano sforzati di dare qualche stella in più con agenzie di rating compiacenti.
Nel mezzo c'è la mancanza di una qualsiasi prospettiva che non sia la riproposizione stucchevole di un socialismo annacquato.
Ci vuole altro per governare dinamiche sociali che, se lasciate a loro stesse, rischiano di produrre solo insicurezza, terrore per il futuro ed indigenza.
Sarà stato un marziano il buon Karl Marx ma è l'unico che ha intravisto come, per scardinare il conflitto latente tra "classi di soggetti" con interessi contrapposti, l'unica prospettiva è fare lo sforzo per portare il superficie il conflitto stesso.Chiamarlo per nome e cognome.Lotta di classe. Pensare a cosa costruire, e come, per le generazioni future.
Guardate come reagiscono i conservatori, loro tra il pane per tutti e la libertà di poter fare (in economia)a mani libere preferiscono la seconda opzione.Se ne fottono delle pance vuote.Loro hanno un concetto della libertà costruito su una montagna di privilegi.Non si rendono conto che quando non hai niente e passi il tempo a sopravvivere, senza aver la possibilità di cambiare nulla nella tua vita, quella libertà è solo un feticcio.
Hanno seppellito il 900 e si ritrovano con una crisi del capitalismo uguale ad una delle tante del 900.
Le condizioni in cui si realizzo' il fascismo, da noi, ed il nazismo non sono molto diverse. Anche qui abbiamo una sinistra imbelle che ha scardinato, allegramente, tutto ciò che culturalmente poteva essere la base di una riaggregazione di ceti sociali deboli intorno ad una nuova prospettiva politica.La chiamano la sfida per il futuro.Sono diventati consociativi ed hanno consegnato, spaventati ed insicuri, milioni di persone alla destra.Hanno preferito frequentare salotti e buvette parlamentari dimenticandosi il porta a porta nei quartieri.Credono che internet sia uno strumento di comunicazione che sostituisce la piazza non rendendosi conto che parlano ad un mondo di gente chiusa, sola davanti ad un monitor ed "analfabeta".
Il miglior rappresentante di ciò é un signore che acquista appartamenti a New York.Lui è degno di rappresentare questo mare montante di merda.

Vignetta sovversiva

Una domanda mi sovviene: ma su Kilombo l'avrebbero sospeso questo autore?



Un'altra mi frulla nella testa: ma questa canzone l'hanno mai cantata?


sabato 27 settembre 2008

Lilli Gruber, la crumira



Questione di luoghi.In fabbrica i crumiri, di solito, si svegliano all'alba.Arrivano e si piazzano dall'altra parte della strada dentro un bar.Ordinano il cappuccino e fanno finta di leggere la gazzetta dello sport.Poi escono, rasenti i muri e le case ,in modo affrettato, vanno lì al fondo dove una pila di mattoni gli consente di scavalcare il muro ed entrare a lavorare.
Quando lo sciopero finisce per un paio di giorni evitano di parlarti e guardano per terra pensierosi.Si sentono delle merde ma non lo ammetteranno mai.
Quando, poi, al solito bar leggono cosa quello sciopero ha portato nelle loro tasche dicono ad alta voce" Che sindacati di merda"

Oggi il crumiro non ha bisogno di nascondersi quando quel luogo di lavoro non è una fabbrica ma una televisione.Ostenta il suo faccino passato al trucco ed alla ricomposizione e ti sorride.Intervista il grande di turno,un ministro, con la stessa utilità dello zerbino che usate per pulirvi le scarpe.
Ha la sua giacchetta di Armani all'ultima moda, molti a sinistra l'hanno votata un tempo per le sue idee progressiste.Ha fatto soldi con un libro del cazzo e deve la sua fortuna a come siedeva di fronte al video.
E' l'immagine della donna che fa carriera in questo mondo di maschi di merda.
E' un'immagine triste.Una crumira che chiede al ministro se conosce il prezzo di un kg. di pasta.Proprio quando altri suoi colleghi,nella stessa TV in cui lavora, rischiano di essere licenziati e fanno sciopero.
E' questo il nuovo che deve avanzare targato sinistra?Peggio del vecchio, ma molto peggio.

giovedì 25 settembre 2008

Fonte: pensatoio

Politically correct

Operai licenziati in India uccidono il responsabile locale dell'azienda italiana Oerlikon Graziano.




Ferruccio De Bortoli,
Maria Laura Rodotà ed Alain Elkann stigmatizzano la loro assoluta mancanza di stile : "Negli Usa pvendono il lovo scatolone e si vimettono sul mevcato..." dicono all'unisono.
Il leader della Cisl Bonanni si dissocia da questa iniziativa della Cgil e teme per la tenuta unitaria dei sindacati confederali.
Spartacus Quirinus e Valerio Pieroni inviano una mail a tutti e duecento gli operai licenziati avvertendoli che da questo momento sono sospesi da Kilombo

Il mercato non funziona- George Bush jr.

" credo che le aziende che hanno fatto le scelte sbagliate debbano fallire. In circostanze normali avrei seguito questo percorso. Ma queste non sono normali circostanze. Il mercato non funziona. Abbiamo sofferto di una diffusa perdita di fiducia. E molti settori del settore finanziario americano stanno chiudendo".

Queste parole sono state pronunciate da Bush.
Fa una certa impressione leggerle.Sparito il comunismo dalla faccia della terra ci ritroviamo con uno che ammette una sconfitta di proporzioni epiche e senza che nessuno abbia mosso un dito.
Se il mercato non funziona ci chiediamo come pensano di farlo funzionare se non cambia in modo sostanziale la logica che lo sostiene.
Il buon Carletto dormirà sereno adesso.Pensare a dei capitalisti che, con il cappello in mano, ammettono che il loro furore ideologico di stampo liberista fa precipitare masse di individui nell'indigenza e nell'insicurezza è una triste consolazione.
Se ne accorgono adesso che i morsi toccano la loro carne.Fino a quando toccava agli altri erano cazzi che non li riguardavano.
Certo, ti hanno fatto fare un giro di giostra ed eri contento di vedere quelle luci scintillanti.Come tutti i sogni anche questo finisce all'alba.E ti ritrovi con il culo per terra.
Non tutti, per carità.
Qualcuno cerca ancora di sistemare i figli grazie agli amici e gli compera casa a New York.Qualcun altro cerca di accalappiare quello che resta come in Sicilia.
Da noi, grazie ad una opposizione farsa, un uomo arricchito grazie ad un socialista si erge a salvatore della patria.
Noi continueremo a pensare che quando c'è molta confusione sotto il cielo la situazione è eccellente.

mercoledì 24 settembre 2008

Il mondo va avanti ma la storia dello sfruttamento è sempre la stessa

Fonte : Il Manifesto

Dopo le bombe umanitarie e la cura liberista l'auto serba va fuori strada. Dei 38 mila dipendenti del gigante industriale jugoslavo solo 6 mila hanno mantenuto il lavoro. 300 assemblano Fiat Punto, gli altri sono finiti in mani slovene, bulgare, norvegesi. E il paese è alla fame (Loris Campetti)

«Al cuore, colpiscila al cuore. E la Zastava è stata colpita al cuore, poi alle braccia e alle gambe, un colpo le ha fatto esplodere il polmone e un altro il cervello. Adesso tonnellate di lamiera contorta e di cemento riposano senza pace nel fango. Due cornacchie amoreggiano sopra i resti del centro elaborazione dati». Iniziava così un nostro reportage da Kragujevac nel '99, quando i detriti lasciati dalle bombe e dai missili della Nato sulla più grande fabbrica di automobili dei Balcani erano ancora caldi.

Ora alla Zastava non ci sono più le carcasse carbonizzate delle vetture Jugo 45 e Jugo 55 ma fiammanti Punto, seppure il modello vecchio. Nove anni fa, nelle 34 fabbriche del gigante serbo apparentato con la Fiat sia nel settore auto che in quello dei camion (Zastava Kamiona), lavoravano 38 mila persone. Oggi, dopo i licenziamenti seguiti ai bombardamenti, i dipendenti dell'auto sono crollati da 13.500 a 3.500 e dei 38 mila complessivi del gruppo solo 6.000 hanno mantenuto il posto di lavoro. Gli altri tutti a casa, con una buonuscita pari a 200 euro per ogni anno di anzianità, bruciati in poco tempo dalla precipitazione della crisi economica. Il ministro del lavoro aveva suggerito agli ex-operai di investire quel misero gruzzoletto in un'attività in proprio, in un paese allo stremo dove mancano i beni esserziali e le privatizzazioni riempiono gli uffici di collocamento di quarantenni e cinquantenni. I licenziati Zastava li trovavi, fino a pochi mesi fa, al mercatino delle pulci dove tentavano di vendere il poco che hanno, mobilia, cianfrusaglie, poveri prodotti dell'orto, ricordi sbiaditi dell'epopea jugoslava. Adesso il terreno dove sorgeva quel piccolo suq è stato venduto a una società slovena. Per costruirci un supermercato. Così gli ex-operai non hanno più neanche un luogo dove scambiare, con le cianfrusaglie, qualche malinconia e le poche, residuali speranze per il futuro.

A una lunga stagione di latitanza - bellica e postbellica - della multinazionale torinese, hanno fatto seguito prima il pagamento alla Fiat del debito Zastava da parte del governo di Belgrado e, un anno fa, un accordo limitato per la costruzione nella fabbrica serba di alcune migliaia di vetture Punto: solo assemblaggio di pezzi e componenti provenienti dall'Italia, su una linea che ora si chiama «Zastava ten», trasferita a Kragujevac direttamente da Mirafiori. «Licence by Fiat», qualche capetto formato a Mirafiori, un corso di sei mesi di lingua italiana e 300 lavoratori occupati, dipendenti di un'azienda esterna la cui proprietà - ci dice un operaio della Zastava, tra i pochi ancora stipendiati ma senza un lavoro da svolgere - non è nota. L'obiettivo di vendere un po' di vetture è vincolato alla ripresa di una domanda interna, oggi praticamente inesistente, e all'esportazione in Russia e nei vicini paesi dell'est, Bosnia in primis. Sapendo però che la maggior parte dei marchi automobilistici orientali è stata o assorbita da giganti occidentali (è il caso della Trabant, nell'ex Ddr, finita in mano Volkswagen che ne ha rottamato il marchio), o acquistata dalle multinazionali delle quattro ruote (le ex-cecoslovacche Skoda e Tatra, la rumena Dacia), o trasformata in società miste (le russe Auto Vaz e la Uaz, l'ucraina Zaz). Un eccesso di concorrenza in un mercato che arranca, in cui opera anche la Fiat polacca, controllata in toto dai torinesi.

Alcune multinazionali europee e occidentali, tra cui la Opel interessata a impiantare una linea per la fabbricazione della Corsa, hanno studiato l'ipotesi di mettere le mani sulla fabbrica di automobili di Kragujevac. Non se ne è fatto nulla. La Peugeot ha anche stipulato un accordo per l'avvio di una linea di produzione rimasto però soltanto sulla carta. Tra la Zastava Kamiona e la Fiat Iveco, invece, è finito qualsiasi rapporto e la produzione ristagna così come i dipendenti, ridotti a 600 unità. Va avanti la privatizzazione decisa dai governi liberisti succedutisi a Belgrado del gigante ferito dalle bombe umanitarie e stremato dalla crisi, ed entro il 2008 si dovrà concludere in tutte le 34 aziende del gruppo, pena la loro liquidazione. La fabbrica di attrezzeria è stata acquistata dalla Union slovena; occupa 380 operai specializzati che lavorano - su vecchie macchine italiane - prodotti destinati all'esportazione, un drappello pagato decisamente meglio della media degli operai serbi, 400 euro al mese contro i 250 del settore auto. Anche la selleria è di proprietà slovena e lavora su commesse della Opel. Le fucine sono passate dallo stato serbo a una società bulgara che paga i suoi 250 dipendenti 220 euro ed esporta i prodotti ottenuti dallo stampaggio a caldo. Restano da privatizzare, insieme all'auto e ai camion, la componentistica plastica i ricambi. L'impiantistica e la carpenteria sono invece passate in mano norvegese e i 180 dipendenti sopravvissuti lavorano per le piattaforme petrolifere del nord-Europa. Ben poco si sa della fabbrica di armi, trasferita dal sito Zastava chissà dove. Quel che è certo è che continua a produrre pistole, fucili e materiale bellico non solo per l'esercito serbo ma anche per altri soggetti. Nato compresa, si dice sottovoce a Kragujevac.

Un gruppo di delegate e dirigenti sindacali della Zastava guidate da Rajka, ottimo italiano e un altrettanto ottimo lavoro legato all'adozione a distanza dei figli di lavoratori licenziati dalle bombe, ci aggiorna sulle condizioni disperate in cui vivono migliaia di famiglie nella Torino jugoslava, Kragujevac. Le adozioni - a cui hanno lavorato la Fiom, alcune Camere del lavoro italiane, i lettori del manifesto e di cui si occupa tra gli altri l'ong romana Abc-Solidarietà e pace - sono un po' diminuite nel tempo, ma coinvolgono ancora 1.800 bambini e bambine. Alla mancanza dei beni di prima necessità, dice Rajka, si aggiungono i problemi di salute, ingigantiti dalle conseguenze dell'inquinamento provocato dai bombardamenti, in particolare del reparto verniciatura da cui sono fuoriusciti liquidi altamente tossici. Da anni è aperta (in Serbia, ma anche nell'Unione europea) una polemica sull'uso delle bombe all'uranio impoverito nel sud del paese, negato dalla Nato e per motivi di «ordine pubblico» da Belgrado e in qualche modo suggerito dall'aumento spaventoso di tumori e leucemie nella popolazione della città, soprattutto tra gli operai che hanno bonificato la fabbrica. Non esistono statistiche attendibili: nei reparti onocologici degli ospedali di Kragujevac e Belgrado regna la reticenza, gli epidemiologi si rifiutano di parlare con i giornalisti. Solo sulle bombe a grappolo cominciano a circolare i primi dati.

Così si vive e si muore nella Detroit balcanica. I pochi fortunati che hanno conservato un lavoro lo eseguono in condizioni impensabili, senza pause per sette giorni a settimana. Gli infortuni, che in questa situazione non possono che aumentare, vengono taciuti dagli stessi lavoratori per paura di perdere posto e stipendio. Guerre, bombardamenti e politiche liberiste incentrate sulle privatizzazioni hanno ridotto allo stremo una popolazione costretta a condividere la propria miseria con quella importata dal vicino Kosovo, i cui profughi si accalcano in poveri campi alla periferia di Kragujevac. Siamo vicini all'emergenza umanitaria.

(il manifesto, 7.2.08)

domenica 21 settembre 2008

L'arte del negoziato per un sindacalista dell'Alitalia.Ovvero come prendere per il culo chi lavora

Il presidente della Anpav ha rivisto la sua posizione e si è dichiarato disponibile a firmare il contratto sottoposto da Cai.
Questo signore è titolare di una agenzia di assicurazioni, di una nota compagnia, che da decenni ha una "convenzione" con Alitalia.Qualche maligno afferma che è come mandare ad una trattativa di una fabbrica metalmeccanica, a rappresentare gli operai, uno che è titolare di una "boita" che produce per la stessa fabbrica con cui dovrebbe trattare sindacalmente.
Come tagliarsi le palle ancora prima di sedersi al tavolo.
A parte questa cosa, che non è una stranezza se pensiamo a come fanno carriera nelle aziende private e pubbliche (diventando o amministratori delegati o capi del personale) fior di sindacalisti, ci chiediamo ma i lavoratori iscritti al suo sindacato dove cazzo stavano quando lo eleggevano a rappresentarli?
La difficoltà a gestire i numeri viene fuori imperiosa ed impietosa quando, a domanda del giornalista"Il fronte del no dice che la parte variabile dello stipendio (proposta) è troppo alta, due terzi della retribuzione" lui risponde " Ma già oggi è fissa solo per il 60%"
Quindi, per lui 2/3 di variabile e 60% di fisso stessa roba è.
In sintesi, a rappresentarli, i lavoratori hanno un tizio che:
1- fa business suo privato con la controparte
2- è stato bocciato in 5a elementare

Sono messi proprio bene.

sabato 20 settembre 2008

Sergio Segio sull'articolo di Sofri


Fonte:http://www.micciacorta.it/

Tutti contro Sofri. Un intervento di Sergio Segio

 di Sergio Segio

Tutti contro Sofri. O quasi. Basterebbe questo per esprimere vicinanza all’ex leader di Lotta Continua. Se non altro per sottrarsi alla consueta ressa di chi corre in soccorso del vincitore.

La mia − presumo scomoda − solidarietà oltre che da antica amicizia e stima è motivata anche da una ragione personale. Infatti anch’io, sapete, non sono mai stato un terrorista. Omicida politico e militante della lotta armata sì, ma non terrorista. La definizione che di questa “categoria” fornisce Sofri non mi convince, poiché credo che il carattere di indiscriminatezza che appunto caratterizza il terrorismo comporti il fatto che esso non si rivolga verso “parti nemiche” e non ricerchi consensi: l’incertezza dell’attribuzione, o talvolta, il sapiente mascheramento fanno parte della strategia del terrore, che si indirizza indistintamente verso chiunque. Come appunto anche la strage di piazza Fontana ha dimostrato. Semmai sono le guerriglie o le lotte armate che si rivolgono contro le parti considerate nemiche e operano cercando di allargare il consenso in quelle reputate amiche. Normalmente, le lotte armate rivendicano le proprie azioni, mentre il terrorismo mistifica e nasconde le paternità degli attacchi; i quali sono quasi sempre stragi non singoli e mirati obiettivi.

Mi ritrovo semmai in una considerazione espressa da Francesco Cossiga riguardo gli “anni di piombo”: «Piano con i “terroristi”. Rileggendoli ora, quei dati, e considerando che sono state sei o settemila le persone finite in carcere per periodi più o meno lunghi, va ricordato che aveva ragione Moro: ci trovavamo davanti a un grosso scoppio di eversione. Non di terrorismo. Il terrorismo ha una matrice anarchica che punta sul valore dimostrativo di un attentato o di una strage. L’eversione di sinistra non ha mai fatto stragi. Ci trovavamo davanti a una sovversione. A un fenomeno politico. A un capitolo della storia politica del Paese» (articolo a firma Gian Antonio Stella, in “Sette”, magazine del “Corriere della Sera”, 7 febbraio 2002).

Ma evidentemente non si tratta di questione terminologica o scolastica. Davanti e sopra le definizioni stanno i morti, le famiglie, le sofferenze e i lutti.

La puntigliosità nominalistica − epperò fondata nella qualificazione giuridica del reato contestato e nella sentenza che lo ha condannato − su cui Sofri insiste ancora oggi sul “Corriere della Sera” non deve impedire di cogliere un punto centrale da lui sollevato: riconoscere anche Pinelli (aggiungerei: i tanti Pinelli, gli Zibecchi, i Roberto Franceschi, i Franco Serantini…) come vittima. Scrive Sofri: «Penso a Pinelli come a una vittima del terrorismo di stato, l’ultima vittima della strage di Piazza Fontana». Io direi invece che come Pinelli è stata la diciasettesima vittima della strage, Calabresi ne è stata la diciottesima. E poi ne sono venute altre, inanellate in una tragica sequenza di morti solo in apparenza scollegate e distinte: Giangiacomo Feltrinelli, Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi, Giuseppe Ciotta, Emilio Alessandrini. E tanti, troppi, ancora.

Del libro degli anni Settanta in tutta evidenza non è ancora stata voltata l’ultima pagina. Anche perché i diversi capitoli mostrano parecchi buchi. Vi sono pagine strappate che vanno ricomposte, pagine nascoste che vanno scoperte e inserite per poter leggere il libro per intero, e poterlo alfine archiviare, assieme a quel Novecento di cui è stato parte.

Quella storia va letta sino all’ultima riga. Ma partendo dall’inizio.

Ad esempio, quando il direttore di Repubblica, intervenendo a una trasmissione televisiva per presentare il libro di Mario Calabresi, dice testualmente: «La questione del terrorismo in Italia è chiarissima: è qualcosa che è impazzito nella metà del campo della sinistra, nella metà del campo del comunismo, ibridato con alcune istanze radicali», dice una verità parziale e anzi fuorviante.

La storia, infatti, ha un carattere processuale dal quale non si può seriamente prescindere. Non si può fare a meno, dunque, di ricordare − e di informare chi non c’era − come è cominciatal’intera vicenda della degenerazione armata e della strategia della tensione. Invece, negli ultimi anni, è stato espunto dal dibattito pubblico ogni riferimento su cosa è venuto prima di quell’impazzimento di cui ha parlato Ezio Mauro.

Vale a dire le stragi, le compromissioni con esse di pezzi dello stato, le degenerazioni istituzionali, i tentativi di golpe.

Uno dei fondamentali punti di snodo, se non il punto di inizio, è la strage di piazza Fontana. E la morte di Pino Pinelli. In un quadro che viene costantemente rimosso, ma che è decisivo per capire: vale a dire il contesto internazionale della Guerra fredda.

 

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Sofri vuole allontanare da sé, e da Lotta Continua intera, l’accusa di terrorismo, perché tra questo e la violenza «un confine c’era». Penso sia una innegabile verità. Anzi, penso che si via stato un confine tra violenza organizzata (quella teorizzata e praticata anche da Lotta Continua) e lotta armata. Tanto è vero che chi in Lotta Continua a un certo punto decise che bisognava passare alla lotta armata, dovette uscire da quell’organizzazione. Io, tra i tanti altri. Decisione sciagurata e sicuramente evitabile. Ma forse più facilmente evitabile se l’uso della violenza politica non fosse stato così a lungo (e ben prima ancora della nascita di LC e della sinistra extraparlamentare) contemplato ed enfatizzato, moralmente e culturalmente accettato, promosso e organizzato.

Qui mi pare abbia ragione Erri De Luca quando, all’intervistatore che gli domanda se anch’egli avrebbe potuto scegliere la lotta armata, risponde: «Avrei potuto, sì, ma guarda che noi non facevamo una lotta disarmata. La lotta armata, rispetto a quello che facevamo noi, era diversa solo perché gli altri facevano di quella attività l’unica forma di espressione politica. Per noi quello era semplicemente un accessorio maledetto della grande lotta politica pubblica». Aggiungendo poi a proposito delle armi possedute da LC: ««Che io sappia quelli che le detenevano le hanno passate ai gruppi combattenti. Se chiudi un giornale passi la tipografia a quelli che vogliono farne un altro. Le armi le passi a quelli che vogliono sparare» (Intervista a Erri De Luca di Claudio Sabelli Fioretti, Magazine del “Corriere della Sera”, 9 settembre 2004).

È questa la differenza. Per gli uni le armi (e gli omicidi politici) erano strumento programmatico, e via via esclusivo, da rivendicare. Per gli altri strumento occasionale, da sottacere. Una piccola-enorme differenza. Richiamarla, com’è giusto, presupporrebbe riconoscere – e Adriano ora onestamente lo fa − che anche i “terroristi”, vale a dire i lottarmatisti, non erano mostri caduti dalla luna, ma erano parte, se non proprio prodotto, della storia della sinistra, e anche di Lotta Continua. Non erano belve sanguinarie ma persone allucinate dall’ideologia e progressivamente disumanizzate dai mezzi usati se non dagli obiettivi prefissati.

A lungo, pressoché tutta la sinistra ha preferito invece negare ogni parentela, rivendicando un solco ampio, un insuperabile fossato tra sé e chi prese le armi. Quel solco vi è stato, ma era assai sottile. In alcuni anni e momenti, sottilissimo, come il ghiaccio sui laghi in primavera. E questo vale per gli anni Cinquanta e Sessanta, non solo per i Settanta.

L’omicidio di Luigi Calabresi, al di là di come volemmo interpretarlo noi (intendo noi che demmo vita a Prima Linea), vale a dire l’atto fondativo, l’innesco di un percorso teso verso la lotta armata e la guerra civile, ebbe invece intenzioni puramente e squisitamente “giustizialiste”, di giustizia alternativa tesa a supplire quella inadempiente, complice e compromessa dello stato. Una “giustizia terribile”: quella della pena di morte, che oggi reputo di per ciò stesso il contrario, la negazione della giustizia. Sempre e comunque, verso chiunque si rivolga, colpevole o innocente che sia: una consapevolezza che costituisce un vaccino morale e culturale di cui tutti, ma proprio tutti, allora eravamo privi.

E mi pare sia questo, questo ristabilimento di differenze, ciò su cui oggi insiste Sofri. A ragione. Ha ragione. Pure e però penso che l’omicidio del commissario Calabresi abbia costituito un punto di non ritorno, che continua a essere sottovalutato. Non solo perché alla uccisione di un uomo non c’è rimedio, e questo sì crea un solco tremendo. Ma perché ha rappresentato il primo salto dalle parole di morte alle azioni di morte, dalla morte come incidente, per quanto prevedibile, alla morte come paziente costruzione. Come intenzionalità. Lì si è mandato in frantumi un tabù non più ricomposto e forse non più ricomponibile.

Su questo, su una riflessione vera e approfondita sui nessi tra violenza, opzione rivoluzionaria, lotta armata, terrorismo e potere bisognerebbe forse soffermarsi. Dopo il 1989, la sinistra (tutta, non solo quella estrema) ha archiviato il Novecento, limitandosi a chiudere in un cassetto teorizzazioni e pratiche che pure le sono appartenute. Ma ciò che viene rimosso anziché essere elaborato è destinato a ripresentarsi, ad alimentare non detti, omertà, falsificazioni.

 

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È un triste segno dei tempi che a ricordare la vicenda di un anarchico trattenuto illegalmente in questura e morto precipitando da una finestra e a denunciare un doppiopesismo nella memoria e nel cordoglio pubblico sia lasciata sola la persona che si trova nella posizione più scomoda per farlo, Adriano Sofri.

Certo, le memorie sono lacerate, le ferite sono ancora aperte, il sangue irrisarcibile, i torti e le ragioni acclarati dalla Storia. Eppure, lo sforzo per riconoscere anche il dolore degli altri è la porta stretta attraverso cui una società deve passare per superare lacerazioni e ferite. Se non sa farlo, se non vuole farlo − e anche il dibattito di questi giorni ne è segnale eloquente − quel passato è destinato a riviverlo continuamente, senza averne assimilato alcun insegnamento. Lapietas per le vittime, per tutte le vittime, si fonda sul ricordo e sul rispetto non sull’incapacità di elaborazione.

Ogni popolo guardi al dolore dell’altro e non solo al proprio e sarà pace, ha detto il cardinal Martini a proposito del Medio Oriente. Fatti i necessari ed evidenti distinguo, credo che questo valga anche per le lacerazioni degli anni Settanta: solo questa considerazione e questo sentimento possono fondare la riconciliazione e un reale superamento.

La violenza delle parole e la censura.



"Ma le leggo quello che John Maynard Keynes scriveva il 30 dicembre del ‘33 al presidente americano Franklin Delano Roosevelt: “Durante un rallentamento la spesa pubblica è il solo mezzo sicuro di ottenere rapidamente una produzione crescente a prezzi crescenti. Questo è il motivo per cui una guerra ha sempre portato intensa attività industriale»."
Guido Rossi

"La carcerazione a volte è funzionale a salvaguardare il resto del corpo sociale: i delinquenti vengono arrestati non solo perché il sistema è crudele, ma anche per consentire al resto della società di vivere più tranquilla"
Sora Lella Pettinari

"Siccome per me i clericofascisti piddini e i fascisti clericali del pdl sono la stessa cosa e devono morire impiccati in piazzale loreto, questi nazisti sono pregati di non rompere i coglioni. Se vi va bene è così se no è così lo stesso. Questo è il mio blog e non si accettano fascisti."
Precariopoli

Queste tre frasi sono in qualche modo collegate.
Le prime due sono asettiche, oggettive.Definiscono un effetto tra una causalità ed il suo dispiegarsi negli eventi.
La terza è cruda, "barbara" e violenta.Descrive uno stato d'animo ed è quasi un auspicio.
Eppure le tre frasi hanno "dignità" diversa rispetto ad un pubblico rispettabile.Se si scava nella sostanza del loro significato dove è la differenza?
Con la prima, anche se non la si auspica, si evidenzia ciò che accade se "si aumenta" la spesa pubblica in conseguenza di una guerra.nelle mani di qualche presidente "democratico" una constatazione così "elementare" dal punto di vista economico a cosa può indurre?Cosa c'è di più inumano di una guerra se poi la misuriamo con la necessità di creare, in qualche modo, un effetto volano per l'economia?

La seconda frase auspica un modello di difesa per far star tranquilla una comunità.Quale sia il comune denominatore di questa comunità non è detto.Nel caso dell'autrice c'è un riferimento ad un'accusa di "censura" che ha coinvolto l'autore di questo blog che difendeva il diritto dell'autore della terza frase a scrivere quello che vuole e nella forma che gradisce.Il delinquente in questione è uno che scrive.
Con la stessa logica provarono a censurare Carlo Marx.Se lo leggete quanta violenza c'è in molte delle sue frasi?
Se la diamo in pasto a tutti una frase del genere e la "giustifichiamo" in funzione della forma e non della sostanza, applicata ad una comunità in cui il comune denominatore è il reddito delle persone si può pensare che, per quel tipo di tranquillità, sia normale e giusto ingabbiare uno che lava i vetri e lo fa con insistenza, uno zingaro che chiede l'elemosina, un senza fissa dimora,un povero.In fondo tutti, in un modo o nell'altro, possono essere potenziali "delinquenti".Ed in fondo basta la creazione di una norma per creare un delitto.
Se il comune denominatore è di tipo religioso, per sentirci tranquilli, è utile non far circolare donne con il velo, Salafiti, quelli che fanno le prediche in arabo, quelli che vogliono uno spazio per manifestare la propria fede, quelli che hanno usi e consuetudini diversi dai nostri.

La questione, a mio modo di vedere, rimane sempre di tipo culturale.Bisognerebbe avere la voglia di leggere ed accettare quelle frasi per batterle sul piano culturale (se si hanno gli argomenti).Bisognerebbe non estrapolarle ma analizzarle nel loro contesto, risalendo magari indietro per capire meglio il perché.Bisognerebbe separare gli uomini dalle idee e giudicare i primi in funzione di ciò che fanno e non per ciò che dicono.
Però questo è un esercizio complesso.Richiede la possibilità di confrontarsi, di esplorare le differenze, di lavorare sui punti critici di incomunicabilità.Bisognerebbe sempre lasciare aperto uno spiraglio.Eppure si preferisce chiudere la porta e buttare via la chiave. La questione è che da quel momento aumenterà in modo esponenziale il grado di insicurezza delle comunità.Il paradosso è che l'economia ne troverà giovamento.

venerdì 19 settembre 2008

I conformisti













L'idea che certa gente ha delle opinioni all'interno di una "comunità" è questa:"La carcerazione a volte è funzionale a salvaguardare il resto del corpo sociale: i delinquenti vengono arrestati non solo perché il sistema è crudele, ma anche per consentire al resto della società di vivere più tranquilla"Potete trovare il suo commento qui.http://anagnirossa.splinder.com/post/18439260/LETTERA+APERTA+ALLA+REDAZIONE



La carcerazione a cui questa persona fa riferimento è quella contro i "delinquenti delle opinioni".E' una roba che gli antifascisti hanno provato sulla loro pelle, cosi' come quelli che a baffone non la mandavano a dire.



Nel classico stile mafioso questa persona si firma "Lella" ma non ci dà alcuna possibilità di sapere chi sia.Un riferimento ad un suo blog una traccia che ci permetta un civile dibattito su ciò che afferma.



E' l'epoca dell'informazione cloroformizzata, di quelli che se dicono lo devono fare facendosi correggere i contenuti da qualcuno che sottolinea ciò che non va bene.



Eppure noi continuiamo a stare fuori dal coro.Pensiamo che siano in tanti e vogliamo in qualche modo rappresentarli.



La comunità a cui lor signori fanno riferimento è quella rappresentata molto bene dalle politiche contro i "diversi", i rom, gli extracomunitari, i clandestini.Una comunità che soffre a vedere quella roba che ti costringe a guardare alle cose che hai ponendoti qualche domanda: perché io si e loro no?.Meglio pensare a come costruire qualche muro o qualche ghetto.Si vive meglio quando si fa shopping.



Eppure qui siamo in un luogo virtuale, i muri si possono abbattere.Anche se solo per 5 minuti come ha fatto Korvorosso.

Noi continueremo a buttarvi in faccia la merda che volete nascondere.Ve la scriveremo giorno epr giorno.E sappiamo che verrete a leggerci, perché in fondo vi fate schifo e ci vorrà pur qualcuno che vi faccia sedere sul lettino a riflettere.



giovedì 18 settembre 2008

Il 25 saranno un milione. Che tristezza

Aggiornamento:il blog è stato sospeso da un coglione di redattore di Kilombo con l'elmo in testa perché non gli piace leggere il post che segue.E non è fascista.

Un idiota, dopo una giornata nervosetta e per il solo fatto che ho un po' rotto le palle, ha inviato una mail demenziale.
Quel link non è un post ma è un collegamento a precariopoli,mai pubblicato su Kilombo.
E' intitolato "l'avviso ai piddini che fa tanto incazzare i kilombini".Per leggerlo bisogna aver voglia di cercarlo.In ogni caso quali "principi lede?"Secondo me gli sta tanto sulle balle come trattiamo il loro partito di plastica e la cricca di affaristi per cui fanno i portaborse.Sembra che uno di loro leghi i lacci delle scarpe di tale Rutelli.Ci devono dire, però, per quanto tempo siamo sospesi.Educatamente l'ho chiesto a Val Pier. In questo modo:
Oltre che imbecille sei anche in mala fede e bugiardo:
1- nel mio blog non c'è il link a cui fai riferimento nella forma da te presentata (idiota), ma c'è scritto : questo è l'avviso ai piddini che fa incazzate i kilombini, a sinistra e sotto una rubrica che si intitola l'angolo di precariopoli
2- devi anche scrivere per quanto tempo siamo sospesi caro il mio cazzone, tanto per non finire di pulirti il culo, insieme a quell'altro cialtrone vecchio e con l'elmetto da cretino, con la tua cartina di Kilombo.

Credo che pubblicherai questa mail. O sbaglio?


Nel dare un'occhiata alla vignetta che vi propongo mi sono rivenute in mente tutte le parole spese dai solerti servi del capitale( che stanno nel partito che collabora con il partito a cui siamo avversi ideologicamente perché antifascisti e comunisti e da cui li differenzia una L) in tema di fondi pensione.
Ve li ricordate quando sollecitavano i lavoratori ad aprirsi al mercato e, con la fede nel cuore, a dare quei quattro soldi del TFR ai gestori dei fondi pensione?
E con quanta alterigia ci guardavano dall'alto in basso a noi, vetero comunisti incazzati che sconsigliavamo vivamente l'affare?
Sono spariti e non li sentiamo più sull'argomento.In compenso c'è un po' di gente che si cura con gli ansiolitici prima di andare in fabbrica.

Bene, dopo aver dato merito a gente del calibro di Angelo Rovati di aver chiesto (con il cappello in mano) a tal Franceso Caio, di Lehman Brothers, di "studiare con lui il piano di scissione della rete Telecom", quella in precedenza venduta all'amico Colaninno e soci, e di aver chiesto alla stessa Lehman una "cura" per il malato terminale Alitalia, dopo aver riconosciuto questo merito ci chiediamo con quale coraggio andranno in piazza il 25 di Ottobre. A protestare contro chi? Berlusconi e la destra incivile? Scusate ma dove è la differenza con voi? Siamo un pò lenti nell'afferrrarla.






Fonte vignetta: http://precariopoli.wordpress.com/

il blogger più censurato dai piddini e dagli assicuratori

Ecco perché con l’Alitalia siamo arrivati a questo triste epilogo


Leggendo questo e poi questo da gente che si professa di sinistra e che gestisce un aggregatore di sinistra non resta che sperare nell’armata rossa. Questi fascistelli danno la colpa del probabile fallimento di Alitalia ai lavoratori non alla gestione truffaldina dei manager cacciati a milionate di euro. Per loro la colpa è del personale che si rifiuta di lavorare il doppio, ricevere la metà e volare su aerei dove la manutenzione sarà considerata un costo e non un obbligo. Questi piddini amano il capitale, ne sono servi come lo sono della chiesa. solo la vera Resistenza antifascista potrà fermarli dal vendersi il nostro culo.

mercoledì 17 settembre 2008

Autocensura preventiva

Ieri ho ricevuto questa mail da un redattore (indovinate chi?):

"La redazione deve vigilare anche sul rispetto della carta di Kilombo. Per questo, molto serenamente ho il dovere di ricordarti che se in kilombo vengono metapostati rinvii a post che contengano minacce od insulti a chiunque altro autore iscritto all'aggregatore, la redazione dovrà applicare l'art. 10 della carta nei confronti di quel blog."
Poiché abbiamo capito, e ci abbiamo messo un bel po', che i nostri post vengono vagliati da un signore che dedica tempo ed energie a noi ( esolo anoi a quanto pare), godendo con la sua matitina rossa a sottolineare le cose che non rispondono ai requisiti della carta di Kilombo, abbiamo deciso di attuare la censura preventiva per risparmiargli la fatica.
Abbiamo un dubbio, lui scrive testualmente:"rinvii a post che contengano minacce od insulti a chiunque altro autore iscritto all'aggregatore," e rimanda all'applicazione dell'art.10 senza specificare quale delle "rappresaglie" sarà attuata (hanno a disposizione 3 possibilità) ne deduciamo che, avendo come punto di riferimento le persone "fisiche" iscritte e non le categorie o insiemi se scriviamo "PD clericofascista questo è ammesso, se al contrario scriviamo X (iscritto a Kilombo) è un clericofascista non è ammesso.
Se scriviamo veltroni cacca è ammesso, se scriviamo X cacca non è ammesso.

Perché autocensura? perché se volete leggere l'intervista fatta a Precariopoli dovrete cliccare qui. O è vietato anche quello?

Lo spaccato che Precariopoli rappresenta è quello di un universo di persone incazzate.Una generazione che produce "chiacchiere" in un call center, che si sbatte per vivere e che abita in un quartiere "bene" di Corsico.
Quel proletariato urbano che ogni tanto ti arriva in casa dal televisore con la sua rabbia, o che conosci bene perché ci vivi nel mezzo e condividi con loro un pezzo di strada.

Alle ultime elezioni 10milioni 843 persone o non hanno votato o hanno annullato la scheda.Sono 2 milioni in più di individui rispetto al 2006.Il 23% degli aventi diritto. Una massa sterminata di persone che non trovano rappresentanza "istituzionale" alle loro incazzature. Altri 2,5 milioni di individui che hanno regolarmente votato non trovano spazio in parlamento perché c'è una soglia che lo impedisce.
Quelli che ci entrano lo fanno non in base ad una scelta fatta dagli elettori ma solo perché così hanno deciso le segreterie.
Viviamo in un sistema in metastasi democratica, in cui se l'analisi viene fatta sulle classi sociali rappresentate possiamo osservare come il 75% di quelle classi non ha un peso proporzionale ,alla loro consistenza nel paese, dentro il parlamento.

Non ci sono operai, cassieri/e, immigrati, precari e disoccupati.Abbondano avvocati, commercialisti, tecnocrati e politici di professione.
Rispetto a tutto questo quali sono le risposte o le politiche che possano riaggregare un tessuto sociale smembrato e che guarda, individualmente, a come risolvere i propri problemi?
Certo non stando, solo, su una piazza virtuale di per sé rappresentativa di un segmento di società che non incide nelle cose di tutti i giorni.
Non rimane, a chi spera ancora, che la vecchia strada.Sporcarsi le mani e rimestare nella merda.

martedì 16 settembre 2008

Precariopoli




Allora,
io ti metto in fila una serie di domande, tu dammi le risposte.
1- Antonio, ci racconti un po' quello che è il tuo impegno politico in
questo momento?
Impegno politico: mi trovo con gli amici, oriundi pugliesi come me e ci diciamo quanto fa schifo il sisitema.Ogni tanto andiamo alla sede del PMLI a far finta di discutere, ma poi ce ne andiamo per non rischiare la rissa, perchè le nostre idee non sono esattamente come le loro
2- Da quanto tempo lavori e qual'è il tipo di contratto?
Lavoro cosi dai tempi dell'università, mi sono pagato gli studi perchè non potevo fare la zecca di mia madre. Sono un operatore Vodafone in un call center "inbound" ossia che devo garantire la soddisfazione dei clienti: dei coglioni che non sanno usare l'Iphone o mandare un sms.. Il mio tipo di Contratto è a tempo determinato, ma rinnovabile se a loro gira.Inquadramento contrattuale: 2 livello col CCNL delle TELECOMUNICAZIONI >
3-Cosa mi racconti del tuo ambiente di lavoro, c'è solidarietà tra di voi e quali sono i "sentimenti" prevalenti.?
Solidarietà tra schiavi? pensa che c'è pure qualche stronzo che ha votato Berlusconi sperando in un cambiamento. Tanto dicevano peggio di quel servo degli industriali di prodi non farà, almeno quello è un industriale. A parte che al call center dove lavoro siamo controllati in tutto, anche per quante volte pisci, tipo le chiamate sono tutte registrate e contano con quante chiamate lavoro.Poi ci sono i delatori che sono gli aspiranti Kapò che poi però vengono licenziati pure loro.
4-Quali i tuoi progetti per il futuro?
Andare in piazza seriamente insieme ai compagni per delegittimare i fascisti al governo e se non ci si riesce andare a vivere all'estero, magari in Russia
5-Perché non fai l'architetto e cosa ti ha portato a lavorare dove sei ora?
Perché per farlo ci vogliono soldi, se no' fai il tiralinee in qualche studiolo di merda, prendi ordini da un geomeotra e poi ti tocca firmargli il progetto. Lui si becca i soldi e io, se il progetto fa cagare, la galera.
6-Quanto guadagni ?
900 euro al mese . Il sussidio se capitano dei mesi che non lavoro, sui 700 >
7- Cosa hai votato alle ultime elezioni?
Non ho votato.
8- Il tuo giudizio sulla situazione politica attuale.
E' una merda: fascisti al governo e fascisti all'opposizione.
9- Vedi prospettive per la sinistra?
Si se si va in piazza e si portano precisi obiettivi di giustizia sociale
10- Cosa odi in generale.
I leccaculo, i Kapò, gli snob, i figli di papà, le figlie di papà, l'Iphone che è una merda, i fascisti di destra e di sinistra, la televisione al plasma, gli juventini.
11-Cosa ami.
La rivoluzione
12-Perché hai un blog?
Perchè no? Ce l' hanno tutti anche gli analfabeti :-D. Io mi diverto con il mio blog mi distendo, mi rilasso e comunico con gli amici che la vedono come me.
13-Cosa ne pensi della tua sospensione su Kilombo?
Piddini, fascisti, complottisti, che come fascisti censurano perché si cagano in mano
14-Perché non cancelli o cambi quel link incriminato?
Perchè dovrei cancellarlo? perchè incriminato da qualche testa di cazzo che si dice di sinistra? Ma poi da quando le opinioni sono un crimine?
15-Ti accusano di essere violento e di minacciare chi cerca di interloquire con te, cosa rispondi?
Vedi io mi arrabbio solo con le teste di cazzo e gli arrampicatori sociali, purtroppo questo corrisponde spesso al profilo dei piddini, che sono figli di papa', ma come ho detto in un post, dovrebbero venire al desk un po' di anni anche loro vedresti che si incazzano più di me, sti cornuti
16-Pensi veramente che chi vota PD sia un clerico fascista?Spiega questa tua posizione.
Si sono fascisti e servi della chiesa. Quando erano al governo non hanno fatto un cazzo né per i PACS ne per il conflitto d'interessi. Sono servi di confindustria tanto da candidare Calearo e Colaninno, sono servi della chiesa tanto da far dipendere le loro decisioni di merda da delle suore mancate come la binetti o rutelli.
17-Useresti veramente una chiave inglese per "convincere" qualcuno a non romperti le scatole?
Se mi rompono il cazzo io la uso, ma non c'è bisogno perchè con i piddini basta fare buhh che si cagano.
18-Perché per te non c'è differenza tra PD e PDL?
L'unica differenza che vedo tra pd e pdl è la L.
19-Credi che una posizione come la tua abbia ancora un senso oggi o non è altro che una testimonianza residuale di una resistenza senza sbocchi?
La mia non è una posizione residuale, è oggi che si deve fare resistenza domani si farà terrorismo contro il regime.
20- Cosa vuoi dire a quei compagni che osservano e non dicono nulla su questa vicenda?
Che sono delle merde e che le cose in Italia è anche per loro che vanno così
21-Lo sai che hai ricevuto la solidarietà di un circolo del PD dell'Emilia?
Appunto dell'Emilia perché hanno il comunismo nel DNA
22-Una battuta o una vignetta per chiudere questa intervista
Che censurare in kilombo è indicativo di come si sono comportati al governo: discriminano e accusano chi non la vede come loro, chi sentono "diverso". Lo emarginano e lo tengono lontano dal loro circolo ristretto. Questo è. La vignetta è il desktop di quel tizio fascio romanista che odia me, il mio blog e il mio amico Bretzinsky, di cui nega l'esistenza.
Grazie ad un hacker ti allego il desktop di un piddino per ragioni di privacy non dirò chi è
Saluti comunisti



In meno che non si dica la censura

Questo post è stato censurato da Kilombo. Commenti?

p.s.
un degli articoletti della carta con cui si puliscono il culetto recita (estratto):

"In questi casi la redazione, decidendo a maggioranza dei due terzi, è legittimata a rimuovere i meta-post, dopo aver avvisato l’autore. In tutti gli altri casi, decidendo a maggioranza dei due terzi, la redazione è legittimata a spostare i meta-post che si prestino a una interpretazione conflittuale con lo spirito e le finalità di Kilombo in una categoria dedicata, denominata “zona franca”, identificata da un colore distintivo. Tali meta post rimarranno visibili sulla home page seguendo la naturale rotazione degli altri meta-post al fine di permettere e stimolare l‘eventuale dibattito e la presa di posizione del collettivo che potrà stigmatizzarli o sostenerli."

1- secondo voi hanno votato?
2- se il post è conflittuale con lo spirito di Kilombo perché non lasciano che sia un libero dibattito a "cazziare" l'autore? Non è che pensano che siamo una manica di coglioni da tenere al guinzaglio?

Casapound

Sicuramente l'analisi che i fasci fanno della situazione Alitalia merita un post da commentare su un blog di sinistra come è Kilombo.In attesa che venga da loro dedicato spazio ed azioni provocatorie contro i manager della Telecom, conniventi di una classe dirigente non molto dissimile da quella che ha affossato Alitalia, che il nostro solerte commentatore avrà sicuramente la voglia di proporci, è utile ricordare chi è questa gente e cosa rappresenta, quali "ideali" porta nel cuore "nero".Anche per capire meglio come e perché uno, solo perché nero e con una brioche in mano "rubata", si prende una legnata in testa e muore.

Sarà che ho letto che il loro leader parlando di Balotelli, calciatore della nazionale italiana nero come la pece e tanto somigliante al mio pargolo,ha affermato che la sua presenza nella nazionale "ariana" è ridicola e, quindi, sono prevenuto e mi stanno sul cazzo queste persone?

Però noi siamo democratici, e mentre ci sollazziamo e scopriamo analisi "intelligenti" con cose scritte da fasci che i sindacati dei Cobas ma comunisti e rossi(ad esempio) raccontano da anni inascoltati, censuriamo (e acconsentiamo che avvenga) uno che da precario incazzato scrive "che i piddini clerico fascisti e quelli del Pdl per lui uguali sono e devono morire in p.le Loreto".

Noi speranzosi aspettiamo che quelli di casapound ci facciano una riflessione sulla faccenda e, alla fine, convengano che in fondo tutti i torti chi scrive quelle cose non le ha?







Avviso per i piddini

Siccome per me i clericofascisti piddini e i fascisti clericali del pdl sono la stessa cosa e devono morire impiccati in piazzale loreto, questi nazisti sono pregati di non rompere i coglioni. Se vi va bene è così se no è così lo stesso. Questo è il mio blog e non si accettano fascisti.

Nel caso necessitiate di ulteriori spiegazioni vi invito a corsico che la mia amica hazet 36 è disponibile a farvi la riga in mezzo alla testa.

3 Commenti

  1. Commento di toscano on 20 Agosto 2008 2:57 pm

    MAMMA MIA CHE CHIARO ESEMPIO DI COMUNISTA APERTO E LIBERALE… QUESTO è IL MIO BLOG E QUI SI FA COME DICO IO! SEI TU IL PRIMO FASCISTA E LE TUE PAROLE LO PROVANO. CHE STUPIDI VOI COMUNISTI…:-)

  2. Commento di baruda on 25 Agosto 2008 12:42 pm

    DIo mio, ma perchè non muoiono????
    Sto deficiente!
    Vai con la censura compà!

  3. Commento di Riccardo on 25 Agosto 2008 7:47 pm

    grande dopo il post e i commenti ho riso per un quarto d’ora!

lunedì 15 settembre 2008

Paradossi

Ho comprato l'ennesimo libro che tratta in qualche modo di matematica.Sarà stato il prezzo basso (4,99 €) o la necessità di non far arruginire quello che c'é nella scatola cranica rimane il consiglio per il suo acquisto.
Il titolo è "Ah! Ci sono" e l'autore è Martin Gardner.Lo trovate in edicola.
Questo testo tratta di paradossi. Da pag. 14  ne copiamo uno semplice ed esemplificativo.

"Quante parole ci sono in questa frase? : QUESTA FRASE CONTIENE SEI PAROLE" Chiaramente l'enunciato è falso.Quindi il suo CONTRARIO dovrebbe essere vero.O no?

QUESTA FRASE NON CONTIENE SEI PAROLE. Quindi il suo contrario contiene esattamente sei parole. "

Questo giochino potrebbe aiutare per cercare di risolvere alcune questioni.Mi riferisco all'abiura del fascismo fatta da Fini.
Fini ha affermato che la destra si deve riconoscere nei valori  antifascisti e democratici  della "uguaglianza, della libertà e della giustizia sociale"

Ora,qual'è la relazione coerente tra uguaglianza, giustizia sociale e libertà?
E come si concilia il sistema "democratico" di lor signori con la giustizia sociale, l'uguaglianza e la libertà?

Se tendessimo ad un sistema di eguali in cui la giustizia sociale è il cardine dello stesso la libertà(quella economica in primo luogo) ne verrebbe in qualche modo menomata.Non necessariamente quello delle idee (in fondo di diventare straricco fottendotene delle conseguenze sul resto della società  potresti anche pensarlo e dirlo ma non  potresti farlo).
Per assicurare uguaglianza e giustizia sociale dovremmo impedire (ad esempio) la concentrazione di risorse e ricchezza nelle mani di pochi. Dovremmo poter contare su un sistema redistributivo diverso rispetto all'attuale.Così come assumere dei valori diversi  che qualifichino il contributo dei singoli e che, in qualche modo, glielo riconoscano. Dovremmo, nello stesso tempo, impedire che i "simboli", e gli "idoli" ,che rappresentano il "successo"del loro contributo  funzionino da elementi che consolidano le differenze e sedimentano le "classi" .

Così come se tendiamo ad un sistema in cui assumiamo come elementi di libertà la libera iniziativa in campo economico e la rappresentanza (in quello politico) dovremmo, sempre, pensare a barriere che evitino la concentrazione (potere, soldi) e diano a tutti le stesse possibilità.Garantendo, però, che questo abbia valore sempre nel tempo. Per questo dovremmo sviluppare un concetto di interesse generale subordinando a questo gli interessi dei singoli.
Sarebbe libero un sistema che impedisce a qualcuno di arricchirsi di più e di concentrare nelle sue mani più risorse grazie a questo?
Sarebbe, paradossalmente, libero ma fino ad un certo punto.
Così come è libero ma, paradossalmente, fino ad un certo punto il sistema attuale.
In qualche modo qualcuno pagherà il prezzo dell'idea di libertà, di giustizia sociale e di uguaglianza sociale che intendiamo rappresentare. La questione rimane, alla fine, sempre nell'ordine delle grandezze, di quanti individui sono toccati da quel "fino ad un certo punto" e dalla qualità dei valori. 
 




La vignetta di precariopoli ed il post che non può pubblicare su Kilombo, paradossalmente, democratico e di sinistra.

Fonte: precariopoli

Fini: Pentimento numero 1000, il PD fa scintille

Fiuggi 1995: Fini si ispirava ad Occhetto e  Malgieri, da direttore del Secolo, propose di inserire Antonio Gramsci tra i personaggi utili a definire l’ identità della nazione. Fini: «Gennaro era colui che cercava gli elementi utili alla riconciliazione in quel magma del grande filone della destra. E in un primato nazionale non puoi negare che Gramsci ci sia stato». Roma 2008: Sempre Fini,”Chi e’ democratico e’ a pieno titolo antifascista” e la destra deve riconoscersi nei valori antifascisti dell’uguaglianza, della liberta’ e della giustizia sociale. ” Il PD che siede a sinistra in parlamento perchè a destra i posti erano occupati si congratula per il millesimo pentimento del fascista Fini  e i piddini non vedono l’ora di accoglierlo nella coalizione democratica.

domenica 14 settembre 2008

Ma quanto sono ridicoli?

Ma secondo voi uno con un profilo così ha voglia di mettersi a discutere con un tizio che, con l'elmo da gladiatore in testa, gli chiede libretto e patente per appurare che sia un responsabile "vero" di un blog multi autore?
"Filosofo e saggista. Redattore di “Porta di massa. Laboratorio autogestito di Filosofia” e “Nuove Ricerche metodologiche” ( rivista fondata nel 1976 da Ciro Colmayer). Ha scritto articoli su “Metropolis” e “Uqbar. Appunti per il prossimo millennio”, ed ha partecipato con comunicazioni e relazioni a vari convegni accademici. Si occupa in particolare del ruolo della Filosofia e della Scienza nella società contemporanea, di Pragmatica trascendentale, di Bioetica e di Storia della notazione numerica."

E tutto perché ha osato linkare un post di precariopoli su Kilombo?

MA FATEMI IL PIACERE!

Redazione Reazionaria
pru
Solidarietà al blog Crisi e Conflitti


sabato 13 settembre 2008

Noi stiamo dalla parte di Pinelli e di chi resiste

Noi stiamo dalla parte dei Pinelli, dei Serrantini, dei Lorusso e delle decine di compagni ammazzati nei tanti anni che ci hanno condotto a questa sorta di normalizzazione e di omologazione di pensieri ed azioni.Rivendichiamo TUTTE quelle vite spese in pochi anni.
Noi stiamo dalla parte di quelle ragioni e di quelle scelte e stiamo dalla parte di chi, come Sofri, esprime senza giri di parole il suo pensiero.
Noi osserviamo le scelte e giudichiamo i comportamenti.I trasformismi e la vigliaccheria del non dire e del non fare.Noi continueremo a buttarvi sul muso quello che pensiamo senza scorciatoie e giri di parole.Anche se non vi piace ascoltare.
Noi cerchiamo,ancora, di distinguere tra le ragioni dei carcerieri e di quelli che stanno dietro le sbarre.Che queste siano l'espresione di una vita passata in periferia a correre per sopravvivere, in un call center da sfruttato o in una fabbrica da cui non usciremo mai se non per morire.Noi rivendichiamo il diritto a costruire una barricata per resistere, ad organizzarci per pensare alla nostra vita in un modo che sia altro rispetto al vostro.Noi continueremo ad ascoltare tutte le voci che voi cercherete di soffocare in qualche cella, o negandogli lo spazio.
Noi stiamo dalla parte di chi resiste e vi manda a fanculo qualsiasi sia il posto da cui lo fa e qualsiasi sia il modo.

Fonte della vignetta :http://precariopoli.wordpress.com/

Goodbye and Good Luck


Chavez espelle l’ambasciatore Usa . Generosamente il Presidente Venezuelano ha concesso 72 ore a Patrick Duddy per fare le valigie :-D

"Yanquis de mierda, qué se vayan!" Hugo Chavez

venerdì 12 settembre 2008

L'isola dei famosi e la visita del papa in Sardegna

Loft dei famosi


Sardo Graal


Costo della visita papale in sardegna: 2333 euro/min
1.400.000,00 € anticipati all’ordine
400.000,00 € alla consegna
1 calice d’oro di Kg. 1,5 tempestato di gemme preziose
2 Ingressi V.I.P. al Billionaire


Ci asterremo per un po' dal commentare ciò che accade nell'universo mondo.Ci basta osservare un piccolo mondo ipocrita, avvitato su se stesso, che spende parole di fuoco contro le ingiustizie del mondo, la censura della Guzzanti, la mafia siciliana ed i poteri forti.Chiacchiere di camerieri incazzati e frustrati. Ci basta dare spazio a precariopoli il blog censurato dalla "sinistra".

giovedì 11 settembre 2008

La Guzzanti e precariopoli, ed un fasciosinistrismo con la coscienza sporca

Dal blog di Precariopoli censurato dai piddini di Kilombo e dal silenzio dei "compagni"


Eretica


Tomás Angelantonio Racanelli de Torquemada «Questa donna è una satira». Giudizio ampiamente condiviso da Veltroni e dagli altri partiti di governo

martedì 9 settembre 2008

L'8 Settembre 2008

8 settembre 2008


Dopo le brevi formalità svolte dal capo dello stato , il Ministro La Russa ha reso omaggio ai militari dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana «dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della Patria» . Questa invece la definizione di fascismo rilasciata ieri da parte del Podestà di Roma Gianni Alemanno : «Mi sembrava sbrigativo definirlo il “male assoluto”». Ma vaffanculo fascisti di merda.

Fonte: Precariopoli-il blog sospeso e censurato da una banda di coglioni che si fregiano del titolo di democratici.


Ed io aggiungo, a questa vignetta di Precariopoli, flebile protesta del PD.E d'altro canto cosa può dire un partito che alimenta il revisionismo storico, con pennivendoli alla Pansa o ex politici alla Violante (quello che sbavava dietro ai reduci di Salo'), e che per far formare un governo D'Alema arruolo' un fascista come Misserville tra le sue fila?

Da wikipedia la biografia del loro alleato di governo


Laureato in giurisprudenza nel 1954, avvocato, Misserville ha fatto politica con il Movimento Sociale Italiano, a cui si iscrisse a soli 15 anni. Già sindaco di Filettino, con il MSI venne eletto senatore nel 1987 e confermò il suo seggio anche nel 1992. Tra i fondatori di Alleanza Nazionale, riapprodò a Palazzo Madama nel 1994 e nello stesso anno venne nominato vicepresidente del Senato.

Dopo le elezioni politiche del 1996 ricevette il suo quarto mandato al Senato. Successivamente, nel marzo del 1998, venne espluso da AN in seguito alla sua decisione di fondare il movimento politico Destra di Popolo; accusato d'avere agito con il solo intento di ottenere una quota del finanziamento pubblico destinato ai Partiti, rispose esibendo decine di copie d'assegni: aveva dato tutto in beneficenza ad una moltitudine di ospedali, enti, fondazioni. Decise di aderire all'UDR, poi all'UDEUR. Sottosegretario del Ministero del Tesoro nel secondo governo D'Alema, si dimise dall'incarico il 30 dicembre del 1999 a causa delle polemiche suscitate da alcune sue dichiarazioni rilasciate nel corso di un'intervista al quotidiano la Repubblica, nella quale si definiva di destra ed ex fascista senza pentimenti, accostava la figura di D'Alema a quella di Giorgio Almirante e non nascondeva il proposito di collocare il dipinto ad olio raffigurante Mussolini che custodiva nel suo studio legale nel suo ufficio al ministero[1].