Categoria «General News»: primo premio al brasiliano Luiz Vasconcelos (Jornal A Crítica/Zuma Press).
La foto, del 10 marzo, immortala una donna che cerca di fermare lo sfratto della sua gente a Manaus
(Luiz Vasconcelos/Jornal A Crítica/Zuma Press/Reuters)
Partiamo da una immagine. Credo che sintetizzi bene per cosa dovremmo batterci, indignarci e spendere se non tutto il nostro tempo almeno una porzione significativa di questo.
Nella linea che separa quella donna da quei tutori dell'ordine c'è tutto il nostro mondo e ci sono tutti i nostri valori.
Ognuno dei protagonisti, a modo suo, testimonia qualcosa. La difesa dell'ordine, della legge, del potere e della difesa del diritto alla proprietà di qualcuno che è dietro ad una ingiunzione di sfratto contro dei poveracci. C'è un'idea precisa di valori. Di gerarchie.
Da quell'altra parte c'è la resistenza. Il non arrendersi.
Come potranno mai conciliare i loro interessi i due mondi ed i loro protagonisti?
Qualcuno ha rinunciato da tempo al proprio spazio di vita e qualcun altro quello spazio lo ha occupato. In che modo lo sappiamo. Non è stato un rapporto pacifico che ha cristallizzato nel tempo l'ineluttabile, il fatto che quanto è dato è stabilito in virtù di un destino o sancito dalla maggiore abilità di qualcun altro a cogliere meglio le opportunità che ci vengono offerte.
Tutto questo è sintesi materiale di rapporti di forze tra classi di soggetti antagonisti.
Astraiamoci per un attimo da quella fotografia e passiamo a qualcosa di altro. Ieri,qui, ho trovato un articolo del nostro mago merlino Tremonti.
Oltre alle solite cose sui mostri dei video game il nostro si lancia in una dotta dissertazione su quelle che sono le patologie del mercato, sul piano di Obama per rilanciare l'economia e su quella che, a suo giudizio, dovrebbe essere la linea da seguire e la cosa da fare.
Dopo aver bacchettato gli estremisti dei derivati, lui uno dei teorici della finanza creativa (cartolarizzazioni), aver cazziato quelli che guardano all'economia fottendosene dei fondamentali (il punto su conto economico e patrimonio) dimenticandosi che il suo capo ha creato un'azienda proprio a prescindere dai fondamentali economici ma contando principalmente su rapporti di potere e aggiustamenti legislativi, dopo aver quindi dispensato un quintale di saggezza del cazzo ci racconta che è sufficiente creare una bad bank in cui mettere i titoli tossici che affossano i bilanci delle banche e ripartire rimettendo a regime il circolo virtuoso credito/investimenti/produzione/creazione di valore/ricchezza.
Una sorta di reset gigantesco con cui far ripartire di nuovo il sistema operativo.
Se non fosse che questo reset coinvolge una roba che vale 11,5 volte il valore di PIL dell'economia globale, ci sarebbe da stravaccarsi su un divano con una birra in mano e leggere la pagina sportiva del giornale seguendo annoiati il resto della cronaca.
Se non che abbiamo qualche problemino. E deve essere un cazzo di problemino se un sacco di gente strilla, fa appelli e si dice preoccupata.
La sensazione è che qui non sia in gioco solo una scatola in cui far sparire magicamente quella spazzatura, qui è in gioco quel po' di ricchezza materiale, di ammortizzatori sociali e di solidarietà che sono il collante di questa merda di paese.
Il punto è che su un mondo virtuale si è alimentato un mondo reale, facendogli perdere la sensazione di ciò che era possibile e di ciò che avrebbe richiesto tempo e risorse spese in altro modo.
Non è l'economia reale che ha alimentato il gioco ma il contrario.
Qualcosa alla fine rimaneva e tanto bastava per non preoccuparsi del resto.
Ora arriviamo a questo punto con un paese cattivo, che non coglie come i protagonisti di questo casino sono coloro che in 50 anni, imperturbabili, hanno alimentato il casino.
E contro cosa si rivolterà questo paese? O una parte di questo paese? Contro quelli che, come nella foto, resistono o contro quel cordone di poliziotti che protegge proprio gli affabulatori alla Tremonti? Per ricominciare come?
La foto, del 10 marzo, immortala una donna che cerca di fermare lo sfratto della sua gente a Manaus
(Luiz Vasconcelos/Jornal A Crítica/Zuma Press/Reuters)
Partiamo da una immagine. Credo che sintetizzi bene per cosa dovremmo batterci, indignarci e spendere se non tutto il nostro tempo almeno una porzione significativa di questo.
Nella linea che separa quella donna da quei tutori dell'ordine c'è tutto il nostro mondo e ci sono tutti i nostri valori.
Ognuno dei protagonisti, a modo suo, testimonia qualcosa. La difesa dell'ordine, della legge, del potere e della difesa del diritto alla proprietà di qualcuno che è dietro ad una ingiunzione di sfratto contro dei poveracci. C'è un'idea precisa di valori. Di gerarchie.
Da quell'altra parte c'è la resistenza. Il non arrendersi.
Come potranno mai conciliare i loro interessi i due mondi ed i loro protagonisti?
Qualcuno ha rinunciato da tempo al proprio spazio di vita e qualcun altro quello spazio lo ha occupato. In che modo lo sappiamo. Non è stato un rapporto pacifico che ha cristallizzato nel tempo l'ineluttabile, il fatto che quanto è dato è stabilito in virtù di un destino o sancito dalla maggiore abilità di qualcun altro a cogliere meglio le opportunità che ci vengono offerte.
Tutto questo è sintesi materiale di rapporti di forze tra classi di soggetti antagonisti.
Astraiamoci per un attimo da quella fotografia e passiamo a qualcosa di altro. Ieri,qui, ho trovato un articolo del nostro mago merlino Tremonti.
Oltre alle solite cose sui mostri dei video game il nostro si lancia in una dotta dissertazione su quelle che sono le patologie del mercato, sul piano di Obama per rilanciare l'economia e su quella che, a suo giudizio, dovrebbe essere la linea da seguire e la cosa da fare.
Dopo aver bacchettato gli estremisti dei derivati, lui uno dei teorici della finanza creativa (cartolarizzazioni), aver cazziato quelli che guardano all'economia fottendosene dei fondamentali (il punto su conto economico e patrimonio) dimenticandosi che il suo capo ha creato un'azienda proprio a prescindere dai fondamentali economici ma contando principalmente su rapporti di potere e aggiustamenti legislativi, dopo aver quindi dispensato un quintale di saggezza del cazzo ci racconta che è sufficiente creare una bad bank in cui mettere i titoli tossici che affossano i bilanci delle banche e ripartire rimettendo a regime il circolo virtuoso credito/investimenti/produzione/creazione di valore/ricchezza.
Una sorta di reset gigantesco con cui far ripartire di nuovo il sistema operativo.
Se non fosse che questo reset coinvolge una roba che vale 11,5 volte il valore di PIL dell'economia globale, ci sarebbe da stravaccarsi su un divano con una birra in mano e leggere la pagina sportiva del giornale seguendo annoiati il resto della cronaca.
Se non che abbiamo qualche problemino. E deve essere un cazzo di problemino se un sacco di gente strilla, fa appelli e si dice preoccupata.
La sensazione è che qui non sia in gioco solo una scatola in cui far sparire magicamente quella spazzatura, qui è in gioco quel po' di ricchezza materiale, di ammortizzatori sociali e di solidarietà che sono il collante di questa merda di paese.
Il punto è che su un mondo virtuale si è alimentato un mondo reale, facendogli perdere la sensazione di ciò che era possibile e di ciò che avrebbe richiesto tempo e risorse spese in altro modo.
Non è l'economia reale che ha alimentato il gioco ma il contrario.
Qualcosa alla fine rimaneva e tanto bastava per non preoccuparsi del resto.
Ora arriviamo a questo punto con un paese cattivo, che non coglie come i protagonisti di questo casino sono coloro che in 50 anni, imperturbabili, hanno alimentato il casino.
E contro cosa si rivolterà questo paese? O una parte di questo paese? Contro quelli che, come nella foto, resistono o contro quel cordone di poliziotti che protegge proprio gli affabulatori alla Tremonti? Per ricominciare come?
0 commenti:
Posta un commento