Come possiamo dimostrare la nostra coerenza?
Mi assale questo dubbio oggi. Ho letto un simpatico post di Luca (KK) nel quale trattando della questione Israelosionistapalestineseterrorista tra le righe (ma neanche troppo) si invitano i comunistirivoluzionaridablogedacaffè (come credo siamo incastonati ed immaginati nella testa dell'autore) a prendere un fucile ed iniziare a sparare.
Questo è l'incipit da cui prende spunto la riflessione.
"Ulteriore premessa: questo, come ci è stato simpaticamente rimproverato,  è “un salotto in cui con bon ton si discetta del più e del meno, con fini argomenti giuridici”, su cavilli e pippe mentali, insomma. Resta da sapere, e sarò lieto se qualcuno me lo spiega, (i) come si fa a stabilire se quel che è successo a Gaza sia o meno un “genocidio” senza esaminare seriamente quali elementi sono costitutivi della nozione di “genocidio”, cioè senza ricorrere ai cavilli e agli argomenti giuridici che costituiscono, piaccia o meno, il diritto, e senza i quali non esiste diritto ma il puro e semplice arbitrio o direttamente il Führerprinzip; (ii) perché il posto  dove si fanno tali discettazioni sarebbe un salotto e perché invece il posto in cui analogamente si discetta del più o del meno, solo con minore serietà e concludendo ogni volta con sparate grottesche contro “lorsignori”, i “colonialisti”, i “pezzi di merda” e chi più ne ha più ne metta,   sarebbe qualcosa (cosa?) di diverso da un salotto. Personalmente, mi sono rotto le scatole di sentire la solita solfa del “conflitto” ridotto ad un mero gioco da blog, da giornale, e insomma da società. Chi vuole il conflitto sul serio, sia serio per una volta in vita sua, prenda il fucile e la smetta di pavoneggiarsi a buon prezzo; se continua a sbraitare seduto al computer, non fa nemmeno salotto, fa soltanto l’Eroe ar caffè."
Cosa ci sarà di brutto nei salotti non l'ho capito. Penso solo che siano luoghi gradevoli ma con un punto di debolezza. Ti tolgono la percezione della sofferenza, della realtà e ti lasciano distante ad elucubrare in modo asettico su questioni che riguardano e toccano la vita delle persone.Se riduci solo e soltanto a formule quello che scorre attorno.
Ed appunto perché è di quello che parliamo, penso che non ha senso una discussione sull'esatto significato di un termine e della sua valenza ed applicazione giuridica secondo dottrina se, poi, non ci si mette anche un vestito addosso che è anche il solo fatto  di provarci a stare in un vestito. 
Vestito che può essere benissimo quello di un colone sionista israeliano o quello di un militante di hamas ma che ha il pregio di essere palese, non ipocrita e sintesi di un percorso storico e di vita che ha portato l'uno e l'altro a rappresentare qualcosa di concreto per noi.
In base a quello ci schieriamo e definiamo i comportamenti e le azioni. Nel concreto dello svolgersi degli avvenimenti e della loro storia. Con la passione necessaria in questi casi.
Possiamo mutare il corso degli eventi stando a casa nostra? Credo di no se continuiamo a cercare il dettaglio solo per affermare, con autorevolezza, "vedi, è conforme al significato intriseco e l'etimologia ci dice che..."
Cosa ne sanno quelli dei salotti del conflitto è una roba che sarebbe interessante indagare. Forse lo percepiscono, il conflitto, ma non lo conoscono per come può essere prodotto e per ciò che si porta dietro. Perché ha a che fare con la materialità della vita, con la merda e con le rose, con la puzza ed i profumi, con il pulito e lo sporco. E' esperienza, sono cose viste, vissute e toccate con mano. Cose che ti hanno reso felice e fatto piangere. E' come vivi. Con cosa ti misuri tutti i giorni. C'è bisogno di palesare un fucile per avere il diritto di dire ciò che a "lorsignori" non piace?
Ognuno di noi sa molto bene il percorso della sua vita e con quello deve fare i conti. Su una piazza virtuale non c'è da dimostrare niente. Ci sono solo parole e pensieri. Solo quelli. Non c'è la vita delle persone. Di quella non c'è proprio traccia. 
Mi chiedo poi a che serve. Anche dove di quella vita c'è traccia,ed Arrigoni è un esempio, cambia forse l'atteggiamento con cui si trattano quegli uomini?
Said
Grazie per la cortesia, ti rispondo qui da me e copio poi date;-)
1-"E sia. Resta da spiegare che differenza c'è, in termini di distanza da quelle persone, tra un salotto dove si ragiona e uno dove si urla, si piange e ci si contorce. Dico "in termini di distanza" perché in tutti gli altri termini la differenza c'è, ed è notevole - a favore dei salotti dove si ragiona."
La differenza è che il sottoscritto non frequenta salotti di nessun tipo.A meno che tu non voglia dire che il fatto semplice di scrivere su un blog personale non sia un salotto.
Per salotto intendo proprio un luogo che non è solo virtuale.
Per quanto esecrabile e di poco conto, nel mio contorcere ci metto anche il fare, lo stare con ed il vivere con.Io so esattamente cosa faccio, per chi e con chi.Questo semplice fatto non mi permette di accedere ai "salotti". E questo, se permetti,non ho voglia di metterlo qui solo per avere la possibilità di,quanto meno, avere la patente di "comunista" da cartolina.
2- Scrivi". Il sospetto che "ci si schiera" solo dopo aver stabilito quale di due parti ha ragione, e che nella fattispecie uno possa anche non avere una particolare simpatia né per il colono israeliano né per il militante di Hamas, a Mario non lo sfiora nemmeno. Resta comunque l'obiezione di prima: "schierarsi", se non conduce a nulla di fattivo ma solo a chiacchiere, non produce nulla di buono ma solo una istituzione caratteristica dell'Italia contemporanea: il salotto della seconda specie, cioè quello dove non si ragiona ma si piange, strilla e scalmana. "
Il punto è che io ho simpatia per il militante di Hamas e, nel caso concreto, ne appoggio la legittimità delle sue azioni e della sua resistenza perché sono giunto a delle conclusioni non per un pregiudizio ma per quello che ho "studiato, letto, conosciuto, analizzato e giudicato" di quel percorso storico e dei fatti che si sono susseguiti nel tempo.
Credo che a te manchi il "coraggio" intellettuale di dire il contrario senza cercare dei sotterfugi di carattere dialettico solo perché sei alla (disperata) ricerca di una chiave che ti permetta di riportare il tutto sotto un profilo "logico", di diritto e "giusto".E allora ti attacchi alle definizioni, al diritto internazionale e a quanto c'è di disponibile nell'immensa produzione dello scibile umano.
Chiacchiere.Non ti contorcere, Luca. sulla questione sei schierato più o meno come il sottoscritto. Stai dall'altra parte. Poi, ognuno nel proprio campo (forse e se fossimo lì) cercheremmo di mantenere un minimo di lucidità negli eventi. Fino a quel punto, però e come loro, cercheremmo tutti e due di "negoziare" da un punto di forza.
3-Luca, le cose che ho detto io le pensano tanti. E' vero. Nei sessanta anni che hai citato non è che tutto è trascorso tranquillo. Solo la mia generazione ha visto 5.000 compagni finire in galera per "terrorismo".
Il tuo approccio ha lo stesso valore di quel tizio che cianciava di fine della storia. C'è una novità. La storia non è finita per niente.Poi, se vuoi mantenere il tono "cortese" evita di scrivere di "stereotipi del cazzo" e di "esperienze vissute" che non lo sono state.Intanto perché non ne sai nulla.Poi perché quell'esperienza è legata alla vita ed alla morte di un pò di gente, compagni ed amici. Lascia stare.
Said
Perché invece tu di me che sai, Mario? Oltre al fatto che tengo un blog? Qual è il salotto che frequenterei, sentiamo? Tengo un blog e basta. E' quello il salotto? Allora, ti ripeto e poi chiudo perché diventa noioso: è un salotto proprio come il tuo blog. Con la differenza che ti ho già detto.
Sei libero di pensare che io sia "schierato" con chi ti pare: non è vero, ma non ha importanza. Quel che importa è il come si discute: è lì, non negli strilli o nei toni ultimativi, che si vede davvero quanto una questione ti sta a cuore.
Said
Di te so quello che c'è scritto sul tuo blog e sulla "scheda" che ti riguarda che, se non ricordo male, è sul sito dello studio presso cui lavori.
Detto questo, quello che fa supposizioni sui rivoluzionari che "chiacchierano" e che (per te) dovrebbero prendere un fucile sei tu.
Quindi, poichè non sai una mazza se ho mai solo sfiorato una pistola o un fucile e poiché non credo che sia interessante per nessuno questo livello di discussione, lascia stare.
Poi, se vuoi darti la medaglia di quello che scrive cose intelligenti, laiche, pensate, posate e scientificamente esatte accomodati.
C'è una fila infinita di persone che passa il tempo a cercare di spiegare quello che gli altri hanno capito male o che, semplicemente, passato un tot di tempo vedono che certe "verità" e congetture hanno bisogno di una rivisitazione.
Per altro continuo a pensare che quello che trovo nel tuo blog sia interessante, questo non significa che sia condivisibile o che non si notino incongruenze.
Il come si discute chi lo stabilisce? Te? E nel come si discute pensi che l'approccio che "ogni" tanto usi non sia da toni ultimativi?
Poi, non credi che la discussione (qualsiasi discussione) ha bisogno di misurarsi con l'esperienza ed il fare concreto?Ecco, l'impressione che mi hai dato è che in realtà non ti interessi neanche quello. Proprio perché sei schierato.