
Torniamo sull'argomento trattato qualche giorno fa che è quello relativo alla definizione di economia di sussistenza.
Iniziamo dal significato:
Lessico
sf. [sec. XIV; da sussistere].
1) Il sussistere, accezione usata specialmente in teologia e in filosofia.
2) Ciò che è necessario a vivere, gli alimenti;
Lasciamo perdere il punto 1, che qui non ci interessa, ed andiamo a quello che viene evidenziato nel punto 2.
Quello che si descrive è la relazione tra l'oggetto (in questo caso gli alimenti) e ciò che è necessario per vivere (meglio forse sopravvivere).
Si potrebbe aggiungere che, in funzione dei vincoli ambientali, tale necessità annovera anche altri oggetti come, ad esempio, ciò che serve a coprire il corpo o un riparo.
Ora introduciamo il significato che ha la parola economia; o meglio una sua definizione (economia politica).
L’attività che gli uomini svolgono utilizzando le risorse disponibili, allo scopo di soddisfare i loro bisogni fa luogo ad una serie di fenomeni economici, quali la produzione, lo scambio, la moneta, i prezzi, …Lo studio di questi fenomeni forma l’oggetto di una scienza: la economia politica.
Questa descrizione pone questo termine in combinazione con le risorse e le attività che gli uomini svolgono e con lo sviluppo dei fenomeni che vi sono legati.
Poiché una modalità economica è connessa a quello che è il periodo storico in cui si è manifestata, ai vincoli esterni dati sia dal livello di sviluppo dei gruppi sociali che dell'habitat in cui operano, per poter descrivere anche i rapporti tra i vari soggetti (dal punto di vista "sociologico") dobbiamo avere bene in mente di cosa stiamo parlando anche storicamente; cioè di quale periodo storico la contempla originariamente.
Se la nostra ambizione, dandone una definizione, è anche quella di individuare un modello di relazione tra quegli individui , di come si comportano e di come si organizzano per produrre ciò che gli occorre dovremmo, per un attimo, smettere il punto di vista "moderno" e provare a collocare la nostra analisi in quel contesto.
Cioè "combattere il dogma della scuola economica neoclassica secondo cui il modello economico rappresentato dalla società di mercato – ovvero il modello affermatosi in Occidente a partire dalla fine dell’età medievale e poi soprattutto con la Rivoluzione industriale - è di per sé sufficiente a spiegare il funzionamento dell’economia in genere, quindi anche delle economie delle società primitive o premoderne. Tale dogma però si fonda per Polanyi su un errore di prospettiva; errore costituito dall’indebita trasposizione di meccanismi e principi propri dell’economia moderna alle società antiche. Si osserva cioè il passato con la lente distorta dal presente."
Il periodo storico di riferimento, nel nostro caso, è quello del neolitico e si parla in quel contesto di economia di sussistenza in funzione del soddisfacimento di bisogni primari (come quello dell'alimentazione), di come ciò avvenisse all'interno di comunità in cui la "divisione" del lavoro era stabilita da un criterio che era quello del sesso, dell'età e quindi della capacità fisica dei singoli soggetti (e non di una specializzazione), dove chi operava lo faceva in un' ottica che lo impegnava in ragione di ciò che era necessario fare in quel momento secondo modalità di autoconsumo che esaurivano lì il proprio ciclo "economico".
Tutto questo in un' epoca in cui l'uso "della pietra levigata" si accompagnava a trasformazioni importanti che hanno visto la nascita dell'agricoltura.
Le uniche fonti di riferimento, per immaginare quel tipo di società, sono i reperti archeologici ritrovati che evidenziano schemi di insediamento e di organizzazione dei villaggi sostanzialmente uniformi, con caratteristiche quali quella delle dimensioni delle abitazioni pressoché identiche e messe assieme come un insieme di cellule.
Se, in modo cavilloso, uniamo i due termini collocandoli storicamente e vogliamo provare a definire il significato di "economia di sussistenza" seguendo questo modo di procedere potremmo "rischiare" con " attività svolta dagli uomini volta al soddisfacimento dei bisogni primari della comunità, in modo non specialistico per quanto attiene alle funzioni del lavoro ed in cui i fenomeni tipici di un economia più sviluppata (scambio tra comunità dei prodotti attraverso la produzione di eccedenze etc.) non sono presenti, collocata storicamente nel periodo neolitico".
Per chi volesse saperne di più e vuole approfondire questi argomenti consiglio i seguenti testi:
1-La sussistenza dell'uomo: il ruolo dell'economia nelle società antiche (in Italia tutte edite dalla Einaudi) di Karl Polanyi
2-Senza via di scampo di John Zerzan (edizioni Arcana)
Un aspetto che dovremmo affrontare, parlando di questo argomento, è quello che riguarda l'atteggiamento con cui osserviamo fenomeni di alcune realtà ed esperienze rurali nei quali intravediamo ancora elementi tipici dell'economia di sussistenza. In quel caso la traduzione che ne viene data è quella che ne trasforma il significato in una sorta di sinonimo del termine povertà.
L'idea di un economia basica, in cui le tecniche di produzione non sono quelle che hanno come unico parametro la "produttività" in senso classico, portano a definire quelle esperienze come esperienze primitive non in grado di rispondere alle necessità proprie di una realtà come la nostra.
Però questo è un altro argomento.
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